mercoledì 31 maggio 2023

Soggiorni estivi I.Ri.Fo.R. Lombardia 2023

Carissime e Carissimi,

è con grande piacere che vi comunico che il nostro I.Ri.Fo.R. della Lombardia, grazie al prezioso sostegno del Consiglio di Amministrazione Centrale e del nostro team di operatori e collaboratori, realizzerà i suoi consueti campi estivi anche per l’estate 2023.

Le proposte riabilitative quest’anno sono tre, in modo da includere l’utenza più vasta possibile e rispondere alle necessità di tutti. I campi si svolgeranno presso la struttura ampiamente rodata di Villa Sant’Ignazio a Duna Verde di Caorle (VE), una casa vacanze immersa nel verde con spiaggia privata ad esclusiva disposizione dei partecipanti. Di seguito, alcune informazioni sintetiche circa le iniziative:

a) Soggiorno estivo per famiglie 2023: dall'1 all'11 luglio p.v. Rivolto a nuclei familiari composti da un genitore e un bambino con disabilità visiva e eventuali difficoltà aggiuntive di età compresa tra 0 e 10 anni.  Attività riabilitative previste: musicoterapia, neuropsicomotricità, fisioterapia, idrostimolazione, logopedia, psicomotricità, stimolazione basale, stimolazioni visive, orientamento e mobilità. L’esperienza ha differenti finalità: riabilitativa per i piccoli, formativa, socializzante e motivazionale per i genitori. Durante il soggiorno, le famiglie affiancheranno i piccoli in svariate attività di carattere riabilitativo con operatori specializzati, con i quali potranno confrontarsi. Ad alcune attività potranno partecipare a scopo formativo ed educativo anche i fratelli e le sorelle dei piccoli. Per i genitori è prevista inoltre un’attività di relax e massaggio. Un team di educatori si occuperà dell’attività di babysitteraggio e animazione.

Da  quest'anno verrà organizzata una nuova attività per i bambini più grandi: verranno inseriti nel gruppo dei fratelli e delle sorelle vedenti per renderli partecipi delle attività che loro andranno a svolgere.

b) “A passo sicuro” – Campo estivo per ragazzi e ragazze con disabilità visiva dai 14 ai 21 anni: dal 22 luglio al 5 agosto p.v. Rivolto a ragazzi e ragazze con disabilità visiva di età indicativamente compresa tra 14 e 21 anni. Attività educativo-riabilitative previste: autonomia personale, orientamento e mobilità, laboratorio di teatro e attività di subacquea e vela. Si tratta di un campo estivo di carattere educativo e riabilitativo con finalità, oltre che riabilitative, formative e socializzanti. Saranno presenti n. 4 operatori (un istruttore di Orientamento, mobilità e autonomia personale, un esperto di idro-stimolazione, un’arteterapeuta/musicoterapeuta e un insegnante di karate) che proporranno ai partecipanti percorsi di carattere riabilitativo in un contesto ludico e ricco di esperienze inedite.

c) “Insieme, alla scoperta delle possibilità di autonomia nel quotidiano” – Campo estivo per ragazzi e ragazze con disabilità complessa: dal 22 luglio al 5 agosto p.v. Rivolto a ragazzi e ragazze con disabilità visiva e difficoltà aggiuntive indicativamente dagli 11 ai 35 anni. Per favorire la partecipazione dei più piccoli, il campo sarà aperto anche a un numero limitato di nuclei familiari composti da un genitore e da un bambino.  Attività educativo-riabilitative previste: orientamento, mobilità e autonomia personale, idrostimolazione, neuropsicomotricità e musicoterapia. Si tratta di un’iniziativa progettata per i giovani che presentano, ciascuno ovviamente secondo le proprie specificità, difficoltà aggiuntive rispetto a quella visiva. Saranno presenti n. 4 operatori (un istruttore di Orientamento, mobilità e autonomia personale, una musicoterapista, un esperto di idro-stimolazione e una neuro-psicomotricista) che proporranno ai partecipanti laboratori e percorsi di carattere formativo, riabilitativo, socializzante e ludico in un contesto inclusivo e stimolante pensato apposta per andare incontro alle loro necessità.

Di seguito le comunicazioni dettagliate relative ai soggiorni, complete di informazioni circa le quote di compartecipazione:

Comunicazione campo "A passo sicuro"

- Comunicazione campo "Insieme alla scoperta delle possibilità di autonomia nel quotidiano”

- Comunicazione "Soggiorno estivo per famiglie"

Da quest'anno la domanda di iscrizione è compilabile ed inviabile on-line al seguente link:

https://form.jotform.com/223394287528062

Vi ricordo che la nostra coordinatrice delle attività riabilitative regionali Sig.ra Silvia Marzoli è a piena disposizione delle strutture U.I.C.I. e dei genitori per ogni necessità, chiarimento o informazione: cell. 334/6340071 - E-mail silviamarzoli29@gmail.com (contattabile per telefono dalle ore 14.00 in poi).

lunedì 29 maggio 2023

Premio “Antonio Muñoz” anno 2023 per studenti con disabilità visiva

Il Movimento Apostolico Ciechi, dal 1978, indice annualmente un premio intitolato ad Antonio Muñoz, professore non vedente di Latina alla cui memoria è dedicato, con l’obiettivo di promuovere la migliore qualità dell’inclusione e dell’istruzione scolastica delle persone con disabilità visiva.

Possono partecipare gli studenti, ciechi o ipovedenti, che hanno frequentato nell’anno scolastico 2022/2023 la scuola primaria o la scuola secondaria di I e II grado. 

Il premio “Antonio Muñoz” consiste nell’assegnazione di n° 6 contributi a studenti particolarmente meritevoli, attribuiti in considerazione del merito scolastico, della gravità della disabilità visiva, della condizione economica e della composizione del nucleo familiare. I premi sono così suddivisi: n° 2 per la scuola primaria, con un importo ciascuno di € 300 (trecento), n° 2 per la scuola secondaria di primo grado, con un importo ciascuno di € 400 (quattrocento) e n° 2 per la scuola secondaria di secondo grado, con un importo ciascuno di € 500 (cinquecento). 

Il termine di scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione è fissato al 31 luglio 2023.

Al seguente link i dettagli per l'iscrizione: https://www.movimentoapostolicociechi.it/in-programma/bandi-e-concorsi/582-premio-munoz-2023-regolamento

domenica 28 maggio 2023

Maculopatie: un rischio per over 60 e diabetici

Osservatorio Malattie Rare del 28/05/2023

MILANO. Sensibilizzare sull'impatto che la degenerazione maculare legata all'età e l'edema maculare diabetico hanno non solo sulla vita di chi ne viene colpito, ma anche sulle famiglie dei pazienti. Roche ha promosso a Milano un media tutorial che ha guidato alla scoperta di due patologie della vista estremamente invalidanti, al punto da rendere difficile perfino nutrirsi. “Convivere con la maculopatia oggi” era il sottotitolo di questa iniziativa, che ha puntato inoltre a raccontare come la sanità e i caregiver prendono in carico chi si trova ad affrontare il progressivo danneggiamento della parte centrale della retina.

Quando si parla di degenerazione maculare legata all'età (AMD) bisogna distinguere tra due forme: la prima, definita secca, consiste nell'accumulo di scarti sotto la retina, che va incontro a un lento assottigliamento; la seconda ha invece un decorso molto rapido e per questo è considerata più grave. Si tratta della degenerazione neovascolare, in cui i vasi sanguigni proliferano sotto la macula causando un gonfiore che comporta l'insorgere di punti oscuri nella visione, l'offuscamento e la distorsione di forme e colori. Non si conoscono le cause specifiche che innescano questo tipo di danneggiamento. Ad oggi sono noti solo i fattori di rischio, e il principale è appunto l'età: i pazienti sono per lo più over 60. In Italia la fascia più colpita è quella tra i 65 e i 69 anni, con un altro picco di casi tra gli over 85, anche per l'elevata presenza di comorbidità. Nello sviluppo della patologia incidono il fumo e la genetica; è più probabile che si ammali chi ha già familiarità con la AMD.

Simile negli effetti, ma diverso per la causa, è l'edema maculare diabetico (DME). In questo caso il rapporto con il diabete è evidente. Questo significa, però, che il danneggiamento della retina può insorgere a qualsiasi età. Fondamentale diventa allora la prevenzione, come ha sottolineato Leonardo Mastropasqua, direttore della Clinica oftalmologica dell'università “Gabriele D'Annunzio” di Chieti: "Si dovrebbe fare una visita oculista una volta all'anno tutti gli anni dopo i 40 anni, ma nel caso dei pazienti diabetici è importantissimo ricorrere agli specialisti. Anche se non si hanno sintomi, sottoporsi a una tomografia a coerenza ottica significa esaminare la macula per verificare se non siano già presenti delle alterazioni in fase iniziale".

Tanto nel caso della AMD quanto in quello del DME una completa remissione della malattia al momento non è possibile. Poiché alla base delle due patologie c'è la proliferazione dei vasi sanguigni, le terapie disponibili consistono in cicli di iniezioni intravitreali di farmaci che bloccano il fattore di crescita dell'endotelio vascolare. Molto spesso, però, i pazienti decidono di non sottoporsi più alla cura. "Da una parte c'è la paura del dolore – ha spiegato Francesco Bandello, direttore dell'Unità di Oculistica del San Raffaele di Milano – dall’altra c'è il profondo disagio che queste persone vivono sia a livello psicologico sia in casa. Spesso infatti accade che il paziente dica 'Non vengo più a farmi visitare per non gravare sui miei parenti’".

Il problema maggiore che AMD e DME provocano è proprio l'invalidità. Chi sviluppa una delle due patologie vive la progressiva perdita della visione centrale e dettagliata, con un impatto notevole sia sulla quotidianità sia sulla psiche. "Forse il caso peggiore è quello dell'edema - ha affermato ancora Mastropasqua - perché non è legato all'età e quindi colpisce anche pazienti giovani che di colpo non possono più lavorare. Certo, anche la degenerazione maculare neovascolare crea difficoltà psicologiche, perché gli anziani si trovano nella condizione non solo di non essere autonomi, ma anche di non poter vedere i nipoti, per esempio. La sofferenza c'è ed è tanta. Nei centri che prendono in carico questi pazienti diventa fondamentale il supporto psicologico".

È anche per questo che Roche sta portando avanti simili eventi. L'impegno nella comunicazione e la ricerca scientifica procedono di pari passo con l'obiettivo di diffondere conoscenza e consapevolezza in chi, un domani, potrebbe sviluppare queste patologie. "Solo così si possono evitare i ritardi nell'approccio della malattia", ha aggiunto Bandello. L'unione di prevenzione, terapie all'avanguardia e diagnosi precoce può tracciare una nuova strada per i pazienti di oggi e domani, consci che convivere sempre meglio con la patologia è possibile.

mercoledì 24 maggio 2023

Problemi agli occhi: per salvare la vista servono diagnosi e cure tempestive e accessibili a tutti

Corriere della Sera del 24/05/2023

In aumento le persone ipovedenti a causa di patologie legate all'età quali glaucoma, cataratta, degenerazione maculare.

Limitazioni visive gravi o moderate interessano quasi il 20% della popolazione, ma ben oltre il 40% degli ultra 75enni. Quasi un italiano su cinque soffre di limitazioni della vista gravi (circa il 2% della popolazione dai 15 anni in su) o moderate (il 16,7% della popolazione). Percentuali ben più alte si registrano tra chi è più in là con gli anni: ad avere gravi o moderati problemi agli occhi è il 33,8% degli ultrasessantacinquenni e ben il 41,9% degli ultrasettantacinquenni, come confermano i dati (2019) della «Relazione sullo stato di attuazione delle politiche sulla prevenzione della cecità, l'educazione e la riabilitazione visiva» trasmessa di recente dal Ministero della Salute al Parlamento.

Il numero delle persone affette da ipovisione è in aumento anche perché il progressivo aumento della speranza di vita ha portato a una maggiore diffusione di malattie oculari quali la degenerazione maculare legata all'età, il glaucoma, la cataratta, patologie vascolari retiniche.

Il rischio è che entro il 2030 raddoppino le persone cieche se non s'interviene subito, avverte la Società italiana di oftalmologia (Soi) che, in occasione del ventesimo Congresso internazionale in programma dal 25 al 27 maggio a Roma richiama l'attenzione sulla necessità di un'inversione di rotta sul fronte della prevenzione e dell'assistenza oculistica nell'ambito del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Lunghe attese e visite frammentate Oggi per un intervento di cataratta in una struttura del Ssn si possono attendere anche due-tre anni. Così come sono lunghe le attese nel pubblico per visite ed esami diagnostici.

Chi può permetterselo si rivolge al privato, chi no attende o rinuncia alle cure. Le visite, poi, sono «frammentate», come spiega Matteo Piovella, presidente Soi: «Se un cittadino non vede bene non può effettuare una visita oculistica completa nel pubblico in un unico accesso. Ogni esame è regolato da tempistiche differenti e ticket da pagare. Prima di avere una diagnosi passano almeno 3-6 mesi, entrando e uscendo da ambulatori o reparti ospedalieri; nel frattempo, senza trattamenti adeguati, peggiora la patologia e la vista». Tecnologie innovative ma scarse nel pubblico Negli ultimi vent'anni ci sono stati enormi progressi in oculistica, dallo sviluppo di tecnologie innovative che permettono diagnosi sempre più precise in tempo reale, alle nuove tecniche chirurgiche e terapie farmacologiche.

«Purtroppo, però, - sottolinea Piovella - le difficoltà organizzative ed economiche hanno penalizzato il nostro Servizio sanitario per cui l'adozione di queste nuove tecnologie all'interno delle strutture pubbliche raggiunge appena il 4%. E a pagare le conseguenze sono i pazienti. Per esempio, - continua il presidente Soi - su circa 650mila interventi di cataratta effettuati ogni anno in Italia, solo lo 0,6 per cento dei pazienti ha usufruito di un cristallino artificiale in grado di eliminare tutti i difetti di vista e la presbiopia».

Come pure vengono penalizzati i pazienti che soffrono di maculopatia.

«In Italia -dice Piovella - ha accesso alle cure adeguate solo il 30% di chi ha necessità: si effettuano, infatti, circa 300 mila iniezioni intra-vitreali ogni anno rispetto al milione e oltre che si fanno in Inghilterra, Francia, Germania». Pochi oculisti nel Servizio sanitario C'è poi il problema della carenza di oculisti nella sanità pubblica. Secondo i calcoli di Soi, dei settemila oftalmologi che lavorano in Italia meno di 3mila lo fanno nelle strutture del Servizio sanitario nazionale e, nel giro di pochi anni, uno sue tre (circa mille) raggiungerà l'età della pensione. Questo a fronte di una richiesta di assistenza oculistica cresciuta di venti volte dagli anni Ottanta (quando entrò in vigore la legge n. 833/78 istitutiva del Servizio sanitario nazionale, ndr) a oggi, secondo le stime di Soi; con conseguenze anche sulle lunghe attese nel pubblico. Un problema che riguarda quasi tutte le branche della medicina ma per alcune, come l'oculistica, «è particolarmente evidente a causa dell'enorme richiesta di cure a fronte di un numero ridotto di oculisti che lavorano nel Servizio sanitario nazionale» sottolinea Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che aggiunge: «L'obiettivo della sanità pubblica deve essere sempre quello di mettere a disposizione di tutti i pazienti le tecnologie innovative, in oculistica può voler dire prevenire la cecità». Appello alle istituzioni Il Manifesto «Accesso alle cure oculistiche sostenibili in Italia» messo a punto dalla Società italiana di oftalmologia contiene alcune proposte per rendere tempestive e di qualità le prestazioni oculistiche, sia diagnostiche che chirurgiche, nell' ambito del Servizio sanitario nazionale, per prevenire la perdita della vista di migliaia di connazionali. Secondo gli oculisti è necessario, tra l'altro, ridurre i tempi di attesa per visite, esami, interventi chirurgici; garantire l'accesso a visite meno frammentate rendendo fruibili, nel pubblico, sia strumenti tecnologici innovativi che oggi consentono diagnosi di precisione in tempo reale, sia terapie e interventi all'avanguardia; incrementare il numero di oculisti che lavorano nella sanità pubblica.

Da qui l'appello alle istituzioni perché s'impegnino con investimenti e un approccio innovativo a rafforzare l'oftalmologia pubblica.

di Maria Giovanna Faiella

lunedì 22 maggio 2023

Evento "Gioco al Centro - Parchi Gioco per Tutti" - Milano, 26 maggio alle ore 10:00

Venerdì 26 maggio ore 10:00

presso Casa dei Diritti, via De Amicis 10 Milano

GIOCHIAMO INSIEME?

Il decalogo del parco giochi inclusivo

Dopo 6 anni di intenso lavoro e 9 aree gioco inclusive realizzate a Milano, il progetto Gioco al Centro restituisce alla comunità quanto appreso. Lo fa con un report e un decalogo nati per stimolare l’avvio di nuovi progetti e condividere buone prassi. Perché il gioco è un diritto universale.

PROGRAMMA

Saluti Istituzionali

- Elena Grandi - Assessora all’Ambiente e al Verde, Comune di Milano

- Carlo Marchetti - Presidente, Fondazione di Comunità Milano

- Mara Tanelli - Delegata del Rettore per la Diversità e Inclusione, Politecnico di Milano

Gioco al Centro presenta il decalogo del parco giochi inclusivo

- Carlotta Moratti - Consigliera Fondazione di Comunità Milano e Presidente Inter Campus

- Anna Moro - Responsabile per DAStU-Politecnico di Milano della ricerca su Gioco al Centro

Progettare inclusivo, ascoltare la comunità, condividere esperienze

- Giuseppe Arconzo - Delegato per le Politiche sull'Accessibilità, Comune di Milano

- Filippo Petrolati - Direttore Generale, Fondazione di Comunità Milano

- Simonetta Venosta - Responsabile Pianificazione Urbanistica e Architettonica, Fondazione Housing Sociale

- Paola Viganò - Direttore Area Verde, Comune di Milano

- Carlo Riva - Direttore dei Servizi, Associazione L’abilità Onlus

- Marco Rasconi - Presidente UILDM | Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare

- Elena Dottore - Presidente Associazione La nostra Comunità Onlus

Donare è bello come giocare, parola di campione

- Bruno Cerella - Cestista e imprenditore

Modera: Claudio Arrigoni, giornalista La Gazzetta dello Sport

“Diversity Day” - Università Bocconi Milano, 24 maggio alle ore 9:30

Mercoledì 24 maggio, dalle ore 9:30 alle 16:00, presso l’Università Bocconi, Via Guglielmo Rontgen 1, Milano, è organizzato il “Diversity Day”, un progetto dedicato all’inserimento lavorativo di persone con disabilità.

Diversity day è un importante career day interamente dedicato all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e appartenenti alle categorie protette ex L.68/99. Per maggiori informazioni, potete consultare il sito www.disersityday.it

Durante il convegno di apertura dell’evento saranno premiate le Aziende più virtuose con il riconoscimento del Diversity Equity & Inclusion Award. I premi verranno consegnati alle aziende che hanno partecipato all’evento nel 2022 e inserito nel proprio team risorse appartenenti alle categorie riservatarie ex legge. 

Qui il programma della giornata, con preghiera di condividerlo tra quanti possano essere interessati a tale iniziativa.

Per iscriversi all’evento, bisogna accedere alla pagina dedicata Evento Diversity Day Milano 2023 – 24 Maggio Università BOCCONI – Diversity Day

Non mancate!

Maculopatia, entro il 2023 nuove terapie salva-retina

Socialfarma del 22/05/2023

Una delle emergenze con le quali gli esperti dovranno confrontarsi sempre più spesso nei prossimi anni, è la degenerazione maculare legata all’età. Attualmente interessa oltre 1milione di italiani che hanno un “buco” al centro del campo visivo: per loro leggere è quasi impossibile, guidare un’utopia e anche camminare e andare a fare la spesa un’impresa.

Un panorama destinato a cambiare nel prossimo futuro grazie all’arrivo di nuovi farmaci e di innovative strategie di intervento su cui gli esperti faranno il punto nel corso del 2o Congresso Nazionale della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO.).

“La maculopatia è una patologia che compromette in maniera significativa la qualità di vita dei pazienti ed è molto diffusa: riguarda il 2% degli italiani e aumenta al crescere dell’età – osserva Stanislao Rizzo, direttore della Clinica Oculistica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCSS, professore ordinario di Oculistica presso Università Cattolica e membro del Consiglio direttivo SISO – È ormai una malattia sociale e rappresenta la causa più frequente di ipovisione e disabilità visiva dopo i 50 anni, nel mondo occidentale. Ne esistono due forme, quella “secca”, la più comune (circa il 90% di tutte le forme), e quella umida o essudativa.

La maculopatia umida fino a qualche anno fa non era considerata curabile ma i progressi terapeutici degli ultimi anni hanno consentito di rallentarne notevolmente la progressione e di ridurne la evoluzione”.

“Purtroppo – mette in guardia l’esperto – molti pazienti arrivano alla diagnosi in ritardo perché non si sottopongono a visite oculistiche di controllo dopo i 50 anni e perché trascurano i sintomi iniziali, costituiti principalmente dalla visione un po’ distorta delle immagini: se l’altro occhio è sano, accade di non accorgersene subito e il disturbo progredisce, fino ad arrivare alla comparsa di una macchia scura potenzialmente irreversibile e indistinta in mezzo al campo visivo.

L’obiettivo della ricerca di questi ultimi anni è stato perciò trovare farmaci che potessero essere più efficaci nel ritardare la progressione della perdita visiva agendo anche su altri fattori di crescita coinvolti, e che rendessero più agevole la cura, riducendo la necessità di somministrazioni intravitreali”.

La maculopatia secca è dovuta alla formazione di depositi giallastri sotto la macula con atrofia del tessuto retinico e la riduzione della visione centrale è in genere più graduale e lentamente progressiva.

È attesa per quest’anno l’approvazione da parte dell’EMA, a seguito dell’ok della FDA di qualche mese fa, di un nuovo farmaco, Pegcetacoplan, una terapia attualmente in uso per i pazienti con una rara malattia del sangue.

“Nei pazienti con maculopatia secca, nelle forme più avanzate, al momento orfane di terapie, il farmaco, iniettato per via intravitreale, – spiega Rizzo – va ad inattivare il meccanismo di infiammazione che è mediato dalla “cascata del complemento”, ovvero una serie concatenata di eventi infiammatori responsabili della degenerazione fotorecettoriale. Il farmaco potrebbe rallentarne l’evoluzione senza purtroppo restituire la vista.

I trials di fase I (Filly), II e III (OAKS e DERBY) hanno mostrato una regressione delle aree di atrofia retinica a fronte di buoni profili di sicurezza”, sottolinea l’esperto.

La maculopatia “umida” è causata da una crescita anomala di neovasi sotto la macula, la parte centrale della retina responsabile della visione fine e la compromissione della vista in questa forma può avvenire in modo repentino.

La terapia della forma umida da qualche anno si avvale di farmaci molto potenti diretti contro un fattore di crescita che facilita la proliferazione dei neovasi nella regione maculare. Sono le cosìdette terapie anti-VEGF che vengono somministrate direttamente nell’occhio (iniezioni intravitreali) in maniera continuativa, in genere una volta al mese, con notevole impegno di tempo anche da parte del paziente.

“Sono però finalmente in arrivo terapie innovative, sempre più potenti e a lunga durata di azione, che ci consentiranno di allungare gli intervalli di trattamento”, dichiara Francesco Bandello, direttore Clinica Oculistica Vita-Salute San Raffaele di Milano e membro del Consiglio Direttivo SISO “È il caso del nuovo anticorpo faricimab, disponibile da pochi mesi e a breve rimborsabile dal Servizio Sanitario Nazionale.

Questo è il primo anticorpo bispecifico, cioè a “doppio bersaglio” perché oltre ad agire come anti VEGF colpisce anche un secondo importante bersaglio cioè l’angipoietina-2, un’altra sostanza che concorre ad aumentare la formazione di nuovi vasi, contribuendo in questo modo a migliorare la stabilità vascolare e a ridurre la risposta dei vasi ai VEGF”.

Arriverà anche in Italia, sempre nel 2023, contro la maculopatia senile umida e l’edema maculare diabetico, anche un anticorpo monoclonale anti VEGF già utilizzato, ranibizumab, inserito in un piccolo serbatoio ricaricabile, impiantato nella parete dell’occhio e che eroga quotidianamente piccole quantità di farmaco. “L’innovativa strategia terapeutica è quella di impiantare chirurgicamente nell’occhio piccoli serbatoi che rilasciano gradualmente il farmaco all’interno.

Questo potrebbe estendere l’intervallo di ritrattamento a sei mesi, semplicemente facendo il refill del serbatoio e riducendo così il numero delle iniezioni necessarie all’anno”.

I dati mostrano che quasi tutti i pazienti (98%), possono lasciare passare un intervallo di 6 mesi fra un refill e l’altro, con la stessa efficacia terapeutica del trattamento mensile intravitreale del farmaco.

Anche per quanto riguarda l’impiego di faricimab, recenti studi pubblicati anche su The Lancet, confermano che nel 60% dei pazienti può essere somministrato ogni 4 mesi, anziché 2 come l’attuale standard terapeutico.

I nuovi trattamenti aggiungono quindi un vantaggio: l’estensione dell’intervallo tra le somministrazioni, riducendo il numero delle iniezioni.