sabato 27 gennaio 2018

Buone prassi di un turismo facile ed inclusivo

SuperAbile.it del 27-01-2018

L’autorevole citazione di P. Picasso rafforza l’idea dell’influsso che l’arte esercita sull’animo ed induce a riflettere sull’importanza di un’arte fruibile a tutti, senza distinzione alcuna. Eccone degli esempi.

Trascorrere il proprio tempo libero visitando un museo è sempre una buona idea; lo è ancor di più se il museo diventa un modello di eccellenza in tema di accessibilità per tutti. È il caso della Reggia di Venaria di Torino, più inclusiva dal mese di settembre 2017 grazie a “Espositore for All”, un dispositivo ideato e realizzato dalla startup torinese New Planet 3D. Come è noto, la tecnologia 3D consente di riprodurre qualsiasi oggetto rendendolo identico all’originale, mantenendo le dimensioni reali oppure riducendolo in scala. Il prototipo realizzato per La Venaria Reale è il Busto di Diana, simbolo della dimora sabauda, esplorabile attraverso un approccio tattile guidato, la descrizione in nove lingue e filmati nella Lingua dei Segni Italiana (LIS).

La struttura della quale si compone “Espositore for All” è piuttosto agile: su un ripiano viene posto l’oggetto riprodotto che può essere toccato dai visitatori; un sistema audio unidirezionale consente alle persone con disabilità visiva di ascoltare la descrizione dell’oggetto che stanno toccando; un impianto video trasmette i contenuti alle persone con disabilità uditiva e cognitiva mediante filmati in LIS, sottotitoli in scrittura adattata con font ad alta leggibilità e video di animazione realizzati ad hoc.

Il dispositivo ha conquistato il logo per l’accessibilità universale e dal 2018 sarà commercializzato in tutto mondo poiché rappresenta uno strumento di grande utilità per la fruizione dell’arte da parte di visitatori con diverse tipologie di disabilità ed esigenze.

Anche il Museo dell’Ara Pacis di Roma si mostra attento al pubblico con problemi visivi proponendo l’uso dell’applicazione “Tooteko” realizzata dall’omonima start up veneta. Lo strumento rende accessibili le opere e i luoghi dell'arte tradizionali ai non vedenti grazie ad un anello hi-tech che legge specifici tag su un supporto tattile e, mediante l'applicazione, comunica wireless con lo smartphone o tablet per far partire informazioni audio descrittive.

Il prodotto è stato ideato da e per i non vedenti ed é basato su tecnologie a basso costo. Si propone anche quale ausilio alla conoscenza di qualsiasi visitatore perché permette di esercitare tatto e udito, normalmente intorpiditi a favore della vista. In questo senso “Tooteko” consente la percezione amplificata della realtà dove l'incremento di informazione non è visivo ma audiotattile.

Nel segnalare le buone prassi in tema di turismo accessibile, i viaggiatori che utilizzano il treno per spostarsi e magari per raggiungere la Reggia di Venaria o l’Ara Pacis, possono utilizzare la “SalaBlu online”. Si tratta di nuova applicazione web della Rete Ferroviaria Italiana che consente di richiedere alle Sale Blu di 270 stazioni il servizio di assistenza per l’accesso al treno in partenza, l’assegnazione di un posto specifico nella carrozza, l’accoglienza al treno in arrivo con accompagnamento all’uscita o al treno coincidente. SalaBlu online è realizzato nel rispetto della Legge n. 4/2004 e certificato in base agli standard raccomandati dal W3C (World Wide Web Consortium).

Certamente, le applicazioni ed i dispositivi sopra presentati non colmano il fabbisogno di cultura e di turismo facile ed inclusivo ma rappresentano delle valide esperienze riproducibili nel nostro Paese ed all’estero affinché un’utenza ampliata possa godere del proprio tempo libero con soddisfazione.

di Francesca Tulli

mercoledì 24 gennaio 2018

"Touch arte da toccare" musei accessibili per non vedenti

Il Secolo XIX del 24-01-2018

Sul finire degli anni Sessanta a Genova, l’artista Alf Gaudenzi , apriva la galleria Il Vicolo al grido di “arte per tutti”. Era, nel suo genere, una rivoluzione. Oggi, sposta il traguardo l’accessibilità alla opere espressive e intende finalmente accogliere le persone deboli, gli anziani, i disabili e tutti coloro che, lottando per il pane quotidiano, l’arte proprio non se la possono permettere.

Ed è ancora a Genova che è nato un progetto innovativo: tramite targhe braille e modellini tridimensionali intende rendere i musei praticabili anche a persone ipo o non vedenti, coinvolgendo i cosiddetti ragazzi difficili: «Ma la vera novità è il fatto che partiamo dalle scuole - sottolinea Francesca Bottaro a nome dell’Istituto David Chiossone di Genova, che da 150 anni si occupa di ciechi ed ipovedenti - saranno loro, i giovani, il motore per trasformare i luoghi di cultura in posti di pregio ma adatti a tutti».

Il progetto “Touch arte da toccare”, così si chiama, può essere un capitolo nuovo. Partendo dalle aule scolastiche cerca il modo per accogliere le persone con problemi di vista ma non solo, nei musei, palazzi storici o nelle gallerie secolari aprendo sentieri dove particolari di pittura o scultura si sfiorano, si toccano al di là della vista.

Per ora, ad impegnarsi a vario titolo per l’arte non più d’essai, sono oltre al Chiossone, la cooperativa sociale Il Laboratorio , Scuola di Robotica, le biblioteche Bruschi, De Amicis, Lercari, i musei Castello d’Albertis- Culture del mondo, Storia naturale Giacomo Doria, musei di Strada nuova, Galleria d’arte moderna di Nervi, palazzo Spinola e palazzo Reale. La lista è d’obbligo perché è lì, tra scaffali e antiche modanature, che dovrà nascere l’idea di un museo più vicino: «Rendere un percorso facile per chi non vede significa aprirlo a tutte le fasce deboli, dagli anziani a chi ha difficoltà emotive», ribadiscono al Chiossone.

Apripista in questo avvio dell’arte per tutti, sono a maggior ragione ragazzi che quotidianamente si trovano davanti scalinate inaccessibili, saloni severi, quadri dal significato immaginabile. E non solo nell’arte. Quelle barriere diventano, per giovani con problemi sociali, il simbolo di difficoltà quotidiane.

Come funziona "Touch arte da toccare"? Tenendo fede al principio secondo cui la vista non è il solo senso cui fare affidamento, il progetto promosso da Cooperativa sociale il Laboratorio che si occupa di disagio giovanile, e Chiossone si rivolge sia alle scolaresche che ai lavoratori: 200 bambini, 20 adolescenti e 12 operatori museali genovesi. «Proprio per questi ultimi, perché sono loro che potranno decidere il cambiamento - è l’entusiasmo di Bottaro - sono aperti i corsi di formazione gratuiti, e sempre con il finanziamento di Compagnia di San Paolo per il progetto -bando “Open 2016 Progetti Innovativi di Audience Engagement”». Esempio di come districarsi in un museo senza luce sarà l’esperienza proposta ai bambini e ai lavoratori dei musei, di “Dialogo nel buio”, la chiatta ormeggiata nel porto antico di Genova con laboratori, giochi, serate di musica ed aperitivi in completa assenza di luce.

Ambiente sperimentato da molte scuole italiane, Dialogo nel buio sarà la gita scolastica verso l’arte tattile: dopo la visita a palazzo Reale e palazzo Spinola, al laboratorio di divulgazione scientifica MadLab, via della Maddalena, i bambini disegneranno le opere più significative. E in stampa 3D, gli adolescenti trarranno repliche in scala e 100 targhe in braille da donare ai musei.

Touch, il piano che coinvolge le scuole serba un’idea di fondo: «È importante capire - dicono al Chiossone - che il mondo offre infinite possibilità. Chi è normodotato ha tanti mezzi per esplorarlo e li usa poco. Chi è disabile è una persona che usa un’altra strada, magari più lenta ma rispettabile».

di Annalisa Rimassa