domenica 27 settembre 2020

Occhio bionico un traguardo ancora lontano

L’Arena del 27/09/2020

L'occhio «bionico», in grado di sostituire almeno in parte la funzione della vista nell'uomo? È ancora lontano, ma la scienza ci riuscirà. In un futuro non si sa quanto lontano, ma l'obiettivo è possibile. È il pensiero di Eros Pasero, professore del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni al Politecnico di Torino, tra i protagonisti di «SaluTO - Torino Medicina e Benessere», organizzato dalla scuola di Medicina dell'ateneo torinese, l'Università la Città di Torino e il Politecnico. «Purtroppo siamo molto lontani da un sistema di interconnessione col cervello», ha spiegato l'esperto. «Questo è il vero problema, molto lontano dalla soluzione. Esistono modelli diversi in questo senso, come quello di Carver Mead al Caltech che ha sviluppato anni fa una retina artificiale su silicio: si trattava di un ottimo circuito da collegare ad un computer, ma purtroppo non al cervello. Anche noi al politecnico, insieme a Giacomo Indiveri del politecnico di Zurigo e a Paolo del Giudice dell'Issn di Roma abbiamo sviluppato una retina artificiale, da collegare ad un computer. Il risultato più interessante fu un "mouse" in grado di leggere un documento e tradurlo in Braille in tempo reale, un carattere per volta, per mezzo di aghetti posti sotto il dito di un non vedente». (fe.me.)

Ricordate i fumetti con la Banda Bassotti che, nel tempo, svuota in modo impercettibile il deposito di Zio Paperone e come il vecchio taccagno si trovi un giorno a tuffarsi tra poche monetine? Abbiamo riso tutti a quella scena. Ecco, probabilmente bisogna ricordare che qualcosa di simile può accadere anche al nostro occhio. Anche per la vista, infatti, esiste una sorta di «ladro silenzioso» che, senza dare segni si appropria piano piano di porzioni piccolissime della capacità visiva, fino a creare un danno potenzialmente grave e, purtroppo, non reversibile. Si chiama glaucoma.È una patologia degenerativa che generalmente coinvolge entrambi gli occhi determinando danni permanenti al nervo ottico, che nel tempo possono portare a ipovisione e cecità. Il fattore di rischio più importante è la pressione oculare elevata, ma in un terzo dei casi viene osservato in pazienti con pressione oculare normale. Chi ne soffre può andare incontro a una progressiva riduzione del campo visivo fino alla visione «tubulare» che dà l'impressione di guardare attraverso un cono, perché si riesce a vedere solo una piccola parte di ciò che si ha davanti. Non esiste una cura definitiva, ma la patologia può solo essere rallentata. La diagnosi precoce rappresenta uno strumento fondamentale ma purtroppo capita che le persone non si accorgano, anche per lungo tempo, di esserne affette e arrivino dall'oculista quando la situazione è ormai compromessa.Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il 50 per cento dei pazienti non sa di averlo perché si arriva tardi alla diagnosi. Ed allora, ricordiamoci di controllare gli occhi, considerando che gli over 60 sono le più colpite ma il glaucoma può insorgere anche tra i più giovani. È il messaggio che viene dagli esperti dell'Associazione italiana studio per il glaucoma (Aisg). «L'individuo sano deve farsi visitare dall'oculista almeno bi-annualmente a partire dai 40 anni, ricordando che chi ha una familiarità positiva per glaucoma dovrà cominciare a farsi visitare in età giovanile», spiega Stefano Miglior, direttore della Clinica Oculistica del Policlinico di Monza- Università Milano Bicocca, nonché presidente Aisg. «Ai miopi è consigliato farsi visitare già dai 20 anni, ma è pur vero che chi è miope tenderà a farsi visitare più frequentemente e più precocemente». L'importante, in ogni caso, è rendersi conto che nella gestione più appropriata del glaucoma è necessario ottenere una riduzione della pressione oculare che sia clinicamente significativa e il cui valore assoluto dipende da vari fattori (stadio della malattia, valori basali della pressione oculare, fattori di rischio concomitanti, aspettativa di vita e velocità dell'eventuale peggioramento del danno funzionale del campo visivo nel corso del tempo). «Attenzione: rendersi conto che quando il glaucoma peggiora vuol dire che la pressione oculare non è ottimale e deve essere ulteriormente abbassata, cosa che spesso comporta la necessità di un intervento chirurgico», ricorda Miglior.

«E bisogna ricordarsi che oggi è possibile cercare di ottenere una maggior resistenza delle strutture nervose che si danneggiano nel corso della malattia con specifiche molecole neuroprotettrici, il cui utilizzo, in supporto alla tradizionale strategia terapeutica ipotonizzante, potrebbe aiutare a rallentare l'eventuale progressione del danno funzionale». Insomma: ciò che conta, per la vista, è non perdere tempo e fare controlli regolari per una diagnosi precoce.

sabato 26 settembre 2020

Per una seria riforma delle provvidenze economiche alle persone con disabilità

Superando del 26/09/2020

«Questo è solo un primo traguardo!»: dichiara Nina Daita, responsabile delle Politiche per la Disabilità della CGIL, dopo la pubblicazione della Circolare attuativa dell’INPS riguardo all’aumento delle pensioni di invalidità. «Auspichiamo infatti che l’incremento venga adeguato ed erogato a tutti gli invalidi civili parziali che abbiano compiuto 18 anni». «Continueremo dunque – conclude Daita – a lavorare per una seria e chiara riforma delle provvidenze economiche a favore delle persone con disabilità, troppo spesso oppresse da solitudine, discriminazione e in condizioni di indigenza».

«È importante sottolineare che questo è solamente un primo traguardo!»: lo ha dichiarato Nina Daita, responsabile nazionale delle Politiche per la Disabilità della CGIL, presentando una ricognizione sulla Circolare INPS n. 107, che ha applicato le disposizioni prodotte dal combinato tra la Sentenza 152/20 della Corte Costituzionale e il cosiddetto “Decreto Agosto” (Decreto Legge 104/20), riguardo all’aumento delle pensioni di invalidità.

«Da sempre – ha aggiunto Daita – sosteniamo l’insufficienza delle provvidenze economiche a favore delle persone con disabilità, che riteniamo inadeguate. La disabilità, come sottolineato dalla Corte Costituzionale, deriva da una condizione patologica e non dall’invecchiamento. I bisogni delle persone con disabilità devono quindi essere tutelati a prescindere dall’età. Pertanto, dopo quanto stabilito dalla Corte, auspichiamo che l’incremento venga adeguato ed erogato a tutti gli invalidi civili parziali che abbiano compiuto i 18 anni: si tratta infatti di migliaia di persone che non hanno un’invalidità al 100%, ma che ugualmente sono senza lavoro, in difficoltà e con gravi patologie e che dovranno continuare a sopravvivere con poco più di 280 euro al mese».

«Continueremo dunque a lavorare per una seria e chiara riforma delle provvidenze economiche a favore delle persone con disabilità – ha concluso l’esponente sindacale -, troppo spesso oppresse da solitudine, discriminazione, e in condizioni di indigenza». (S.B.)

Ringraziamo Sandro Paramatti per la collaborazione.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: politichedisabilita@cgil.it.

giovedì 24 settembre 2020

Apple brevetta un cinturino per Apple Watch per leggere il Braille

Melamorsicata del 24/09/2020

Il brevetto di Apple per un cinturino capace di far leggere il Braille.

Il Braille fu inventato nel XIX secolo come linguaggio scritto per persone cieche. Consiste in simboli rappresentati con dei punti in rilievo in una matrice 3 x 2. Ogni simbolo ha da 1 a 6 punti in rilievo. Per esempio la lettera A ha 1 punto in rilievo.

È molto utile per leggere testi. L’Apple Watch integra Voice Over per tradurre in audio ciò che appare sotto forma scritta sullo schermo. Questo implica che l’audio deve essere sempre disponibile.

A tal proposito Apple sta pensando ad una soluzione per consentire di leggere il testo per avere un grado di privacy maggiore. Utile anche per chi ha problemi di udito. Si tratta di un cinturino per Apple Watch in grado di offrire delle sensazioni tattili per leggere il Braille.

Quindi i punti in rilievo saranno generati meccanicamente sotto il polpastrello appoggiato sul cinturino. L’Apple Watch invierà la traduzione in Braille al cinturino. L’utente dovrà semplicemente toccarlo per rilevare i punti.

Al centro del sistema ci sono degli attuatori elettrotermici, in grado di espandersi o restringersi in base agli impulsi ricevuti. Quindi nelle matrici di punti questi si posizioneranno in rilievo o meno in base agli impulsi elettrici ricevuti dall’orologio.

Il brevetto risale al 2016 ma approvato di recente. Non sappiamo quando sarà trasformato in un prodotto commerciale.

mercoledì 23 settembre 2020

Disabilità: serve concretezza, servono risorse, anche pensando al Recovery Fund

Superando del 23/09/2020

È stato il presidente del Consiglio Conte a presiedere la riunione dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, il cui Comitato Tecnico-Scientifico ha presentato per l’occasione un documento di obiettivi da raggiungere, basati sulla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. All’incontro ha partecipato anche la Federazione FISH, i cui rappresentanti hanno sottolineato innanzitutto la necessità, da parte del Governo, di riservare particolare attenzione alla disabilità, nel prossimo piano di utilizzo delle risorse fissate dal Recovery Fund europeo.

È stato lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte a presiedere ieri, 22 settembre, la riunione dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità – importante organo consultivo e di supporto tecnico-scientifico per l’elaborazione delle politiche nazionali in materia di disabilità (se ne legga ampiamente anche nel box in calce) – durante un incontro che ha visto la partecipazione dei rappresentanti delle principali organizzazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie e di altri Enti ed Istituzioni.

«Nel corso della riunione – si legge in una nota diffusa dall’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio -, è stata ribadita la necessità di investire sulla piena integrazione quale principale strumento di inclusione e di protezione delle persone con disabilità, favorendone la piena partecipazione alla vita sociale, economica, culturale e politica del Paese. In tal senso, il Presidente del Consiglio ha ricordato che sono stati già previsti alcuni obiettivi, quali il consolidamento delle tutele economiche nel quadro di una più ampia riforma dell’intero sistema, l’adozione di un Codice della Disabilità che promuova la considerazione della persona con disabilità nella sua multidimensionalità, l’aggiornamento della Legge sul cosiddetto “Dopo di Noi” e l’adozione della Direttiva Europea sull’Accessibilità (European Accessibility Act)».

«Dal canto nostro – ha dichiarato a margine della riunione Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – abbiamo innanzitutto sottolineato con forza al Presidente del Consiglio la necessità di prevedere risorse necessarie ad attuare politiche mirate a migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità, riferendoci in particolare alla prossima presentazione, da parte del Governo, del piano per l’utilizzo del Recovery Fund».

Quest’ultimo, va ricordato, è il nuovo strumento europeo per la ripresa approvato dal Consiglio Europeo Straordinario del 21 luglio scorso, secondo il quale i Capi di Stato e di Governo hanno previsto di incrementare il bilancio su base temporanea tramite nuovi finanziamenti raccolti sui mercati finanziari per un ammontare pari a 750 miliardi di euro (390 di contributi a fondo perduto e 360 di prestiti). Esso prevede appunto che entro il 15 ottobre prossimo i Governi dei vari Stati presentino il proprio piano di utilizzo dei fondi.

«Abbiamo poi sottolineato una volta ancora – ha proseguito Falabella – la necessità di intervenire per la costruzione di un nuovo welfare che sia di riconoscimento dei diritti, anche alla luce della scarsa capacità di tutela, nei confronti delle fasce più deboli delle popolazione, dimostrata in questi mesi di emergenza sanitaria e sociale dall’esistente welfare di protezione».

«E ancora – ha aggiunto il Presidente della FISH – ci siamo soffermati su temi quali la lotta alla segregazione delle persone con disabilità, e l’implementazione dei progetti di vita indipendente, ciò che può finalmente portare a costruire un vero “Durante Noi”, senza trascurare naturalmente gli àmbiti della scuola, del lavoro e della salute. Per quanto riguarda infine il prospettato Codice della Disabilità, il nostro intendimento è certamente quello di interloquire propositivamente con chi lo elaborerà, a patto che tale strumento faccia parte di una riforma complessiva sulla disabilità. Tutti temi, per altro, presenti nell’ampio documento prodotto per l’occasione dal Comitato Tecnico-Scientifico dall’Osservatorio, sui quali la nostra Federazione concorda senza riserve».

«C’è ancora tanta strada da fare – ha dichiarato durante la riunione Giampiero Griffo, coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservare – per arrivare a una piena e concreta applicazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, sulla quale si basa il lavoro del nostro Osservatorio, oltreché, “a cascata”, sulle Osservazioni Conclusive al primo rapporto dell’Italia, espresse nel 2016 dal Comitato ONU sui Diritti delle persone con Disabilità, in riferimento all’applicazione della Convenzione nel nostro Paese, nonché, naturalmente, sul secondo Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità [Decreto del Presidente della Repubblica del 12 ottobre 2017, N.d.R.]».

Oltre poi a ribadire la necessità da parte del Governo di riservare particolare attenzione alla disabilità, nel presentare il piano per l’utilizzo del Recovery Fund, ci sono altri due passaggi dell’intervento di Griffo che qui preme sottolineare, il primo dei quali fa riferimento a uno specifico comma (il quinto) contenuto nel quarto articolo della Convenzione (Obblighi generali), il quale recita che «le disposizioni della presente Convenzione si estendono a tutte le unità costitutive degli Stati federali senza limitazione ed eccezione alcuna». «Tale prescrizione – secondo Griffo – va certamente considerata come un obbligo anche per le nostre Regioni a non sottrarsi alle norme della Convenzione».

Rispetto quindi al Codice della Disabilità, a parere del Coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio, esso «non dovrà essere un semplice “raggruppamento dell’esistente”, ovvero delle varie norme già esistenti sulla disabilità, ma dovrà caratterizzarsi come uno strumento nuovo, tenendo conto di nuove categorie emerse in questi anni, quali, per fare solo alcuni esempi, le multidiscriminazioni riguardanti le persone con disabilità, gli “accomodamenti ragionevoli” – termine costantemente presente nella Convenzione – oltre alla stessa definizione di disabilità».

A proposito del documento citato in precedenza, presentato dal Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio, rimandando i Lettori alla versione integrale del testo (disponibile a questo link), elenchiamo qui di seguito le tematiche di cui si occupano i tredici Gruppi di Lavoro che lo hanno elaborato, allo scopo di fornire un utile quadro di riferimento:

° Gruppo 1: Non discriminazione, riconoscimento della disabilità, definizione delle persone con disabilità, e di persone che necessitano di sostegno intensivo in linea con la definizione della Convenzione ONU.

° Gruppo 2: Armonizzare, riordinare e semplificare disposizione legislative in materia di disabilità.

° Gruppo 3: Diritto alla vita adulta, progetto personalizzato, empowerment e consulenza alla pari, caregiver.

° Gruppo 4: Contrasto alla segregazione, vita indipendente, violenza e trattamenti inumani.

° Gruppo 5: Salute e diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione, ausili, consenso informato.

° Gruppo 6: Politiche sociali, LIVEAS (Livelli Essenziali di Assistenza Sociale), servizi di abilitazione, riorganizzazione interventi monetari, orientamento alle famiglie, advocacy.

° Gruppo 7: Educazione, competenze personale, accessibilità, orientamento, università.

° Gruppo 8: Lavoro e occupazione, interventi legislativi, collocamento mirato, interventi tecnici, congedi parentali.

° Gruppo 9: Donne con disabilità, contrasto alla discriminazione, prevenzione violenza, occupazione, genitorialità.

° Gruppo 10: Accessibilità, uffici e servizi, ambienti privato, formazione, monitoraggio fondi strutturali, trasporti, informazione e comunicazione, emergenza.

° Gruppo 11: Libertà, diritti civili e partecipazione, voto, espressione della volontà, vita pubblica, organo consultivo permanente.

° Gruppo 12: Monitoraggio.

° Gruppo 13: Cooperazione internazionale.

(S.B.)

Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità

Leggiamo nel portale del Governo allo spazio dedicato a tale organismo: «Istituito dalla Legge 18/09 di ratifica da parte dell’Italia della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, l’Osservatorio ha funzioni consultive e di supporto tecnico-scientifico per l’elaborazione delle politiche nazionali in materia di disabilità, con la finalità di fare evolvere e migliorare l’informazione sulla disabilità nel nostro Paese e, nel contempo, di fornire un contributo al miglioramento del livello di efficacia e di adeguatezza delle politiche.

In particolare ai sensi dell’articolo 3, comma 5 della Legge 18/09, esso si occupa di:

1. Promuovere l’attuazione della Convenzione ONU di cui all’articolo 1 ed elaborare il rapporto dettagliato sulle misure adottate di cui all’articolo 35 della stessa Convenzione, in raccordo con il Comitato Interministeriale dei Diritti Umani.

2. Predisporre un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, in attuazione della legislazione nazionale e internazionale.

3. Promuovere la raccolta di dati statistici che illustrino la condizione delle persone con disabilità, anche con riferimento alle diverse situazioni territoriali.

4. Predisporre la relazione sullo stato di attuazione delle politiche sulla disabilità, di cui all’articolo 41, comma 8, della Legge 104/92, come modificato dal comma 8 del presente articolo.

5. Promuovere la realizzazione di studi e ricerche che possano contribuire ad individuare aree prioritarie verso cui indirizzare azioni e interventi per la promozione dei diritti delle persone con disabilità.

Il cambio di prospettiva culturale, giuridica e scientifica, introdotto dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite, a livello nazionale, europeo e mondiale, introduce un approccio alla disabilità fortemente basato sui diritti umani e, di conseguenza, impone all’Osservatorio la necessità di introdurre elementi di innovazione nel modo di leggere e intervenire sulle diverse tematiche che riguardano la disabilità e le persone con disabilità».

Bundesliga, i radiocronisti dei non vedenti

Avvenire del 23/09/2020

GERMANIA. «L'obiettivo è far partecipare anche i tifosi non vedenti e ipovedenti alla partita e alle sue emozioni». Florian Schneider è il Blinden-reporter del SV Darmstadt, club della Germania centrooccidentale che milita in Zweite Bundesliga, la seconda divisione tedesca. Schneider, che ha cominciato come moderatore nella radio dei tifosi, è l'uomo che racconta agli appassionati non vedenti e ipovedenti le partite dei "Gigli". «Non è una radiocronaca spiega Schneider - In quella commenti, in un Blinden-reportage devi descrivere. Devi dare allo spettatore tutti i dettagli possibili, soprattutto quello che lui non può percepire. Gli devi trasmettere, raccontare quello che succede in campo ma anche l'atmosfera». Il Darmstadt non è l'unico club tedesco che offre questa possibilità ai tifosi non vedenti, riuniti dal 1991 a livello nazionale nel "Fanclub Seehunde", letteralmente "le foche". «La prima società è stata nel 1999 il Bayer Leverkusen racconta Schneider - ora tutti i club di Bundesliga e di seconda divisione danno questa possibilità, oltre a otto società di terza serie e alcune delle categorie inferiori».

«Normalmente - prosegue Florian i tifosi non vedenti ascoltano allo stadio i racconti delle partite in apposite postazioni dotate di cuffie o ai loro posti con dispositivi portatili simili. In alcuni casi, ma dipende dalle singole società, possono farlo pure da casa, con il live streaming». Un'opportunità che è stata fondamentale durante la pandemia, quando il calcio tedesco, il primo a ripartire, ha chiuso le porte degli stadi. «Molte società - dice Schneider - hanno messo a disposizione gratis sui loro siti i Blinden-reportage in tempo reale delle partite della loro squadra». Il racconto per i tifosi con disabilità visiva è anche il cuore dell'attività di T_Ohr, un progetto di Awo-Passgenau, ramo dedicato alle iniziative per i tifosi della Awo, importante realtà del no profit tedesco. «Siamo partiti nell'aprile 2018 - spiega Florian Schneider, che del progetto è uno dei referenti insieme a Maximilian Mohr - il nostro obiettivo è quello di far conoscere la realtà dei Blinden-reportage, di diffonderla e di migliorarla». «Se un club volesse iniziare con i racconti delle partite per le persone non vedenti o ipovedenti - precisa Schneider - ci può contattare e noi li incontriamo e li assistiamo. Tutto gratuitamente. Sotto il profilo tecnico non servono attrezzature né molto sofisticate né costose».

"T_Ohr", il cui nome richiama la parola tedesca Ohr, orecchio, e che gioca sull'assonanza con il termine Tor, gol, si occupa di chi racconta le partite. «Abbiamo pubblicato un manuale preparato tra gli altri con alcuni studiosi dell'università di Amburgo - racconta Florian - ma periodicamente ci incontriamo con le istituzioni con cui collaboriamo, con gli esperti e i Blindenreporter». Il futuro di T_Ohr, nominato nel 2019 per il premio tedesco per l'integrazione, è ambizioso. «Oltre ai progetti in ambito educativo - conclude Schneider - vorremmo estendere i Blinden-reportage a più società di 3.Liga e ad altri sport, per esempio basket e pallamano, di cui nel 2019 abbiamo raccontato i Mondiali maschili». Perché come recita lo slogan del progetto: «In futuro i tifosi non vedenti o ipovedenti si dovrebbe poter domandare non se possono partecipare, ma se vogliono farlo».

di Roberto Brambilla

Santorso: Parco Rossi è ancora più inclusivo e interattivo

Il Popolo Veneto del 23/09/2020

Si inaugurano domenica 27 settembre le novità di Parco Rossi for all, il progetto di valorizzazione accessibile del parco storico di Villa Rossi: il gioco interattivo e multimediale INgame e il modello 3D, tattile e parlante, della Villa.

L’intervento è stato realizzato dal Comune di Santorso nell’ambito del progetto GATE finanziato dall’EU e Interreg Italia-Austria ed è frutto di un’equipe multidisciplinare di lavoro capitanata da La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale e DonQ.

SANTORSO. Un consorzio di 6 partner italiani e austriaci, 2 anni di lavoro e un’equipe multidisciplinare composta da esperti di accessibilità, sviluppatori web, drammaturghi, videomaker, traduttori, doppiatori e interpreti: nasce così il nuovo “Parco Rossi for all”, il progetto di valorizzazione inclusiva del parco storico che sta per essere inaugurato dal Comune di Santorso.

Un progetto multimediale, interattivo, multisensoriale, multimodale, multilingue; un parco che si racconta, attraverso una drammaturgia itinerante, un gioco interattivo e un modello 3D di Villa Rossi, tattile e parlante.

Strumenti progettati secondo i principi del design for all, per offrire al maggior numero possibile di visitatori un’esperienza divertente e in sicurezza.

L’appuntamento è per domenica 27 settembre, dalle ore 10 alle ore 18, con una giornata di visite dedicate proprio a tutti: bambini, adulti, anziani, famiglie, persone con disabilità visiva, uditiva e con ridotta mobilità, grazie alla proposta di un’esperienza personalizzata, in cui ciascuno potrà scegliere la modalità più funzionale per sé.

L’intervento è stato possibile grazie al progetto di cooperazione transfrontaliera GATE – Granting Accessible Tourism for Everyone, finanziato dal Programma EU Interreg V-A Italia-Austria 2014–2020, di cui il Comune di Santorso è partner insieme a Fondazione Dolomiti Unesco (capofila, Belluno), Cooperativa sociale Independent L. (Merano), CAI Alpago (Belluno), Università di Innsbruck e Salzburg Research (Austria).

L’obiettivo di GATE è di rendere il turismo sempre più inclusivo, consentendo ad un numero crescente di persone di immergersi nella natura, al di là degli ostacoli ambientali, fisici e linguistici.

In un territorio – quello alpino e prealpino – di immenso valore naturale, paesaggistico, geologico, in parte anche riconosciuto come Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

Insieme al territorio dell’Alpago, al GEOparc del Bletterbach in Sudtirolo e ad un progetto partecipato nel salisburghese, Parco Rossi è uno dei 4 siti pilota di un progetto che ha sviluppato prodotti e tecnologie innovative per la fruizione culturale e paesaggistica, in particolare per il turismo accessibile.

L’intervento ha incorporato il percorso di visita esistente, realizzato nel 2016, in un sistema ancora più inclusivo e interattivo: all’audioguida teatrale e alla mappa tattile e parlante, si aggiungono infatti due nuovi prodotti.

Il primo, INgame, è un gioco multimediale per smartphone e tablet, per esplorare il parco tra racconti, quiz, giochi, realtà aumentata e video di rievocazione storica.

Guidato di missione in missione dall’assistente virtuale Arac, ciascun giocatore potrà scegliere, sulla base delle proprie necessità e caratteristiche, il percorso preferito fra i 3 proposti, ciascuno con differenti livelli di accessibilità; la lingua preferita tra italiano, tedesco, inglese e LIS; la modalità di interazione più adatta a sé tra audio, testo e video.

Il secondo è il modello 3D audio-tattile di Villa Rossi, installato all’inizio della galleria che conduce dal Parco alla Villa e progettato per consentire a tutti, comprese le persone non vedenti e ipovedenti, di conoscere la storia dell’edificio, esplorare la sua architettura e immergersi nella storia dei suoi abitanti. Un dispositivo da leggere con gli occhi, le mani e le orecchie, composto da una superficie tattile a caratteri a contrasto e Braille a rilievo, modelli 3D che rappresentano la facciata della Villa e i suoi dettagli, e una serie di sensori capacitivi che vengono attivati dal tocco delle dita per fornire informazioni audio in italiano e in inglese.

INgame è stato realizzato da La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale per quanto riguarda i contenuti narrativi e drammaturgici, e DonQ per lo sviluppo dell’innovativa webapp che supporta il gioco. Hanno inoltre collaborato Wolfim per la realizzazione delle animazioni grafiche per la realtà aumentata e dei video di rievocazione storica, e Veasyt per la semplificazione dei testi per le persone sorde e la realizzazione dei video in LIS. Il modello 3D è invece stato realizzato da Tooteko, spin off dell’Università IUAV di Venezia che ha come obiettivo migliorare la qualità della vita di persone ipo e non vedenti attraverso la ricerca e lo sviluppo di prodotti basati su tecnologie digitali. Il pannello è stato realizzato con il supporto di Tactile Vision Torino, La Piccionaia, New Metal Sas, FRA-RUF sas e grazie alla consulenza tiflologica di Deborah Tramentozzi e Anna Spina. L’intero intervento è stato coordinato e supportato dalla consulenza per il design for all di Diana De Tomaso.

Informazioni:

La partecipazione alla giornata del 27 settembre è gratuita, con prenotazione obbligatoria a info@parcorossi.it o 0445 649518. Le visite sono a numero limitato, con partenza ogni ora. Si ricorda di portare con sé il proprio smartphone o tablet.

Dopo l’inaugurazione, Parco Rossi e le sue proposte for all rimangono fruibili il sabato e la domenica dalle 10 alle 19, ad ingresso gratuito.

Contatti per il pubblico:

info@parcorossi.it

Comune di Santorso – Ufficio Cultura 0445 649518

www.parcorossi.it

www.comune.santorso.vi.it

martedì 22 settembre 2020

Quando il tatto è molto più che una semplice alternativa alla vista

Superando del 22/09/2020

Scommessa vinta, nonostante le difficoltà di questi mesi, per lo scultore non vedente Andrea Bianco e per la Sacred Art School di Firenze, rispettivamente ideatore e realizzatrice del corso di formazione pluriennale in arti plastiche per artisti non vedenti, denominato “I Passi dell’Arte”, il cui primo modulo ha visto la partecipazione di tredici persone provenienti da varie parti d’Italia. «Strutturata in questo modo – sottolinea Bianco – con una parte artistica cui si affianca quella scientifica, si tratta di un’iniziativa decisamente nuova in Italia e forse anche a livello internazionale».

FIRENZE. «Oggi tutto purtroppo è in bilico, ma noi vogliamo essere positivi e sperare di riuscire a portare a termine questo progetto, che ho personalmente ideato e che dovrebbe portare a vivere un’esperienza pluriennale»: a dirlo, in piena emergenza coronavirus, era stato nell’aprile scorso Andrea Bianco, apprezzato scultore non vedente di Bolzano, già spesso presente sulle pagine del nostro giornale. Ma a cosa si riferiva, parlando di una vera e propria «scommessa che cercheremo di vincere anche in un periodo così difficile»?

Al corso di formazione pluriennale in arti plastiche per artisti non vedenti, denominato I Passi dell’Arte, nuova, bella iniziativa promossa dalla Sacred Art School di Firenze – ente nato con l’obiettivo di promuovere la creatività nell’arte e nell’artigianato artistico, con un’apertura senza confini sul mondo del sacro – della quale avevamo già segnalato, nel 2015, una prima analoga realizzazione, che anche in quell’occasione aveva visto Bianco quale ideatore.

Ebbene, la scommessa è stata vinta pienamente, se è vero che nei giorni scorsi si è felicemente concluso a Firenze il primo modulo di quel corso di scultura pluriennale per artisti non vedenti. «Nonostante le difficoltà causate dalla pandemia – racconta Bianco – e i conseguenti vincoli, l’iniziativa ha preso vita ed è stato un forte stimolo per i partecipanti e per la comunità intera».

Sono state tredici le persone che hanno aderito all’iniziativa, provenendo da varie parti d’Italia, che hanno preso parte dapprima alle lezioni di anatomia tenute da Massimo Gulisano, quindi a quelle di modellazione dei particolari del volto, con gli insegnanti Fernando Cidonca, Nicola Hornaecker, Giorgia Petrone e Fabio Deiana.

Nel corso poi di alcune conferenze, Emanuela Marinelli si è soffermata sul Volto di Cristo nella Sindone, Giancarlo Polenghi ha spiegato il ruolo della scuola e ha analizzato i vari stili artistici, mentre Giovanni Guidetti ha descritto la storia della città di Firenze. Lo stesso Andrea Bianco ha tenuto una lectio magistralis, esponendo le motivazioni del corso e le prospettive artistiche e formative.

E da ultime, ma non ultime, vi sono state anche due visite tattili ad altrettanti musei fiorentini.

«A questo modulo – sottolinea ancora Bianco – ne seguiranno altri nei prossimi anni, per studiare questa volta il busto, gli arti superiori e inferiori del corpo, in modo da riuscire in pochi anni ad avere un quadro completo del corpo umano».

«Strutturata in questo modo – conclude – con una parte prettamente artistica cui si affianca quella scientifica, si tratta con tutta probabilità della prima iniziativa del genere in Italia e forse anche a livello internazionale, da vivere come possibile spunto per aprire nuove vie». (S.B.)

Uno scrigno di fiori ed essenze rare, da odorare, toccare e anche assaggiare di Lorenza Vettor

Superando del 22/09/2020

«Questo non è soltanto un orto botanico spalmato su un pendio appena a nord di Asiago, ma uno scrigno di fiori e di essenze rare da odorare, toccare o addirittura assaggiare a più di mille metri di quota»: lo ha detto Aldo Primon, “anima organizzativa” di una recente escursione al Giardino Botanico Alpino di Asiago (Vicenza) e lo hanno confermato le tante persone con disabilità visiva che vi hanno partecipato, tra le quali Lorenza Vettor, che racconta con entusiasmo i vari momenti vissuti.

ASIAGO. Questo è il racconto di un’escursione svoltasi in un assolato sabato di settembre al Giardino Botanico Alpino di Asiago (Vicenza), che ha avuto per protagonisti il Gruppo Alpini Guida di Bassano del Grappa, a cui va tutta la personale ammirazione e gratitudine di chi scrive, e il Gruppo Sportivo Non Vedenti di Vicenza.

«Abbiamo voluto questa escursione che ha rappresentato anche un’occasione per scoprire angoli poco noti del nostro Altopiano. Questo, infatti, non è soltanto un orto botanico spalmato su un pendio appena a nord di Asiago, ma uno scrigno di fiori e di essenze rare da odorare, toccare o addirittura assaggiare a più di mille metri di quota». A dirlo è l’alpino Aldo Primon, uno degli organizzatori e, a parere di chi scrive, la vera anima di tutte le iniziative che da circa tre anni a questa parte vedono una sempre più folta partecipazione per un sabato al mese. Importanti, infatti, i numeri della giornata: una novantina di partecipanti, più di 20 mezzi utilizzati, 1.196 chilometri percorsi da guide e accompagnatori, 4 ricognizioni per realizzare l’escursione e 3 visite per sistemare il crescente numero delle presenze, tutto con la ben nota esperienza, maestria e bravura degli Alpini.

Altri protagonisti: la famiglia Cantele, padre e figlia, entrambi botanici e biologi, che ci hanno accompagnato alla scoperta di erbe, frutti e fiori; Luca Baù, assessore nel Comune di Asiago; la Sezione Alpini di Asiago, con il vice presidente Amerigo Baù; Gianni Celi, presidente dell’Associazione Oncologica San Bassiano; le Presidenti dell’UICI di Belluno e di Verona (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), rispettivamente Luciana Dalle Molle e Patrizia Mirandola, Rino Piccoli, presidente dei Veterani dello Sport di Bassano del Grappa e Carlo Rastello, rappresentante dell’UICI di Padova.

A fare gli onori di casa sono stati Loris Bordin, presidente del Gruppo Sportivo Non Vedenti di Vicenza e Alessandro Cavallin, caporedattore del giornale per non vedenti «Sgresende».

Il pranzo, ottimamente preparato dallo chef Paolo della Baita Al Maddarello, ha soddisfatto tutti i convenuti, fatti accomodare su tavoli abbondantemente rispettosi delle regole anti-Covid-19.

Hanno chiuso la giornata il tradizionale “terzo tempo” con intramontabili brani musicali, squisiti dolci e la consegna a chi ci accoglie, come sempre ad ogni fine escursione o incontro, di una “sgresenda”, ovvero di una scheggia di pietra prelevata dall’Altopiano di Asiago e da Cima Grappa su cui abbiamo inciso una penna d’Alpino e che poggia su una tavoletta di pino stroncato dalla tempesta Vaia.

«L’emozione provata nel raccogliere queste pietre che ancora coprono coloro che su questi luoghi hanno combattuto – sottolinea ancora Primon -, ha suggerito dei versi che accompagnano questo dono povero nel materiale, ma ricco di riconoscenza».

«La realtà parte sempre da un sogno – racconta ancora, ricordando gli inizi del progetto – e il nostro Gruppo Alpini Guida è nato da un’intuizione, rispondendo ad un annuncio apparso sul “Giornale di Vicenza” dove si cercavano piloti tandem per ciclisti non vedenti. I primi incontri con l’UICI e con il Gruppo Sportivo Non Vedenti di Vicenza sono stati ricchi di entusiasmo, ma a causa della privacy non è stato facile recuperare i dati per contattare le persone non vedenti cui proporre il progetto Insieme si Può. Per testare la fattibilità dell’idea, abbiamo quindi organizzato un’escursione risalendo le rive del Brenta a Bassano e un percorso sul massiccio del Grappa. Incoraggiati dalla presenza e dalla grande voglia di partecipazione che traspariva, hanno preso la giusta dimensione una serie di proposte per fare aderire una quantità maggiore di persone. E alla fine, per realizzare concretamente il tutto, ecco il coinvolgimento degli amici Alpini e delle loro consorti impegnatisi nel ruolo di guide, con il supporto di un periodo di formazione comportamentale, oltreché dei consigli “sul campo” da parte delle persone non vedenti sul “campo” e da tanta buona volontà».

«Un’organizzazione precisa – conclude Primon salutandomi, con l’auspicio che questo progetto possa diffondersi anche in altre realtà -, le ricognizioni per saggiare i percorsi da proporre, i giusti ritmi da tenere, hanno permesso di camminare su strade, carrarecce e sentieri in assoluta tranquillità. Abbiamo per altro voluto fin da subito dotarci di una sorta di divisa che ci aiutasse nella promozione di questa attività, indossando il cappello alpino, magliette e felpe per tutte le guide, con ricamato sul petto il nostro simbolo di Alpini Guida per Non Vedenti, raffigurante un’aquila dorata con le ali spiegate e gli artigli che sorreggono una penna d’Alpino, in fase di atterraggio su un nastro tricolore».

Ringraziamo sentitamente per la collaborazione Aldo Primon e Alessandro Cavallin.

Giornata Internazionale del Lascito solidale

Giornale UICI del 22/09/2020

PIÙ PREOCCUPATI MA PIÙ GENEROSI: L’ITALIA POST COVID-19 SI RISCOPRE ALTRUISTA

Quasi 5 milioni e mezzo di italiani pensano ad un lascito solidale

Oggi – dopo il lockdown e in pieno allarme pandemia – il 20% degli over 50 dichiara di aver fatto o di essere orientato a fare un lascito solidale in favore di un’organizzazione no profit, l’8% in più rispetto al 2018. Lo rivela la ricerca su “Gli italiani e la solidarietà dopo il Coronavirus” promossa dal Comitato Testamento Solidale. E se sono quasi 7 italiani su 10 che dichiarano di avere fatto una donazione almeno una volta nella vita, nel primo semestre di quest’anno la percentuale di chi ha compiuto un gesto concreto è salita al 28%, rispetto al 21% dell’anno precedente. Un raggio di luce in uno scenario complessivo di grande preoccupazione e incertezza per il futuro.

L’emergenza Coronavirus ha cambiato molte cose, tra queste anche la propensione degli italiani verso il testamento e il lascito solidale. Lo rivela l’ultima ricerca su “Gli italiani e la solidarietà dopo il Coronavirus”, diffusa in occasione della Giornata Internazionale del Lascito Solidale (13 settembre) e condotta nell’ultima settimana di giugno 2020 da Walden Lab per Comitato Testamento Solidale, di cui fanno parte 22 organizzazioni no profit – ActionAid, AIL, AISM, Associazione Luca Coscioni, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro, Save the Children, Aiuto alla Chiesa che Soffre Onlus, Amnesty International, Amref, CBM, Greenpeace, Istituto Pasteur Italia, Fondazione Cenci Bolognetti, Operation Smile Italia Onlus, Fondazione Telethon, Fondazione Umberto Veronesi, Mission Bambini, Progetto Arca, Unicef, Università Campus Bio-Medico di Roma, UICI e Vidas – con il patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato.

L’indagine, che ha coinvolto un campione di 1000 casi rappresentativo dei circa 40 milioni di italiani di età compresa tra i 25 e i 75 anni, mostra che tra gli over 50, l’11% dichiara di aver pensato a un lascito solidale in seguito all’emergenza Covid-19, e sono 2 su 10 gli over 50 che hanno fatto o sono propensi a fare un lascito solidale in favore di un’organizzazione no profit, un totale di quasi 5 milioni e mezzo di persone. L’incremento rispetto al passato è importante: nel 2018 la percentuale di chi prendeva in considerazione l’idea di un lascito solidale era inferiore di ben 8 punti, al 12%. Come dire: la pandemia ha cambiato la nostra visione della vita, ma non in peggio, visto che aumenta l’attitudine a pensare al futuro “degli altri”.

Parallelamente cresce in modo significativo la percentuale di chi dichiara di avere fatto testamento o di essere orientato a farlo: in 4 anni (dal 2016) si è passati dal 13% al 21%.

IL LASCITO SOLIDALE, QUESTO EX SCONOSCIUTO

Il 72% della popolazione italiana adulta (25-75 anni) sa cosa sia un lascito solidale. Tra gli over 50, il segmento di popolazione più orientato all’idea di fare testamento, la crescita è molto netta: nel 2020 ha raggiunto l’80% (nel 2016 la conoscenza del lascito era pari al 55% e nel 2018 al 58%), segno evidente dell’efficacia delle campagne portate avanti in questi ultimi anni dalle principali Onp e dal Comitato Testamento Solidale per colmare il gap culturale registrato nelle precedenti indagini.

Peraltro la ricerca ribalta l’immaginario di una terza età distante dalla tecnologia e dalla rete mostrando una popolazione “silver” sempre più a suo agio con il web. Infatti, se aumenta la percentuale di quanti si dichiarano interessati a ricevere informazioni sul lascito solidale (un balzo di ben 6 punti rispetto al 2016 – dal 30% al 36%), internet e i siti delle organizzazioni risultano i canali più “graditi” per saperne di più (14%, contro il 7% del 2016), seguiti da e-mail e newsletter (14%, contro il 5% del 2016). La comunicazione cartacea, un tempo in cima alle preferenze, risulta fanalino di coda, in nettissimo calo rispetto al 2016 (passa dal 13 al 6%). Ma c’è anche un solido 8% che si affida al notaio e al commercialista (era il 5% quattro anni fa).

“Dal 2013, con il Comitato Testamento Solidale siamo impegnati nel fare cultura su questo importante strumento di donazione. L’emergenza coronavirus ha reso gli ambiti dei nostri interventi ancora più critici e il sostegno che le organizzazioni non profit possono dare a tante cause sociali dal contrasto della povertà alla lotta alla fame, dalla cura delle persone con malattie degenerative e disabilità, alla ricerca scientifica, dalla salvaguardia dell’ambiente alla difesa dei diritti umani è oggi ancora più decisivo – sostiene Rossano Bartoli portavoce del Comitato Testamento Solidale e presidente della Lega del Filo d’Oro. – Predisporre un testamento solidale è una scelta di cui tante persone parlano apertamente con i propri famigliari, non è necessario disporre di grandi patrimoni e si può valutare di destinare ad un’organizzazione no profit anche una piccola somma per aiutare gli altri”.

1 ITALIANO SU 2 È PIÙ POVERO MA PIÙ ALTRUISTA

La buona notizia è che la paura e lo choc per quanto vissuto non ci hanno resi più egoisti: 1 italiano su 2 si sente personalmente più sensibile alle sofferenze e alle difficoltà degli altri; più preoccupato per il bene comune (49%); disponibile a sostenere una buona causa facendo volontariato (31%) o donazioni (25%). Inoltre, rispetto agli ambiti più importanti ai quali dedicare più cure e attenzioni nel prossimo futuro, se sembrano quasi scontate le risposte che riguardano la salute (66%) e i risparmi (47%), una tendenza più intimista e orientata agli affetti denotano le risposte su famiglia (61%) e amici (40%).

In generale, il 56% degli italiani pensa che dedicherà più attenzione alla natura e all’ambiente; il 50% si dichiara disposto ad accettare sacrifici; il 49% dedicherà più attenzione al senso civico e al rispetto delle regole; il 45% si sente personalmente più propenso alla solidarietà verso il prossimo.

“I valori in cui crediamo sono parte integrante della nostra vita e possono continuare a definire la nostra identità anche dopo di noi. La legge ci offre uno strumento che consente di realizzare ciò, proiettandoci nel futuro facendo del bene: è il lascito solidale – ha spiegato Gianluca Abbate, Consigliere Nazionale del Notariato con delega al Sociale e al Terzo Settore. – Per questo motivo il Consiglio nazionale del Notariato, anche in un anno difficile come questo, ha rinnovato il proprio impegno al fianco di Testamento Solidale al fine di promuovere la conoscenza dei lasciti. Il notaio rappresenta un punto di riferimento, umano e professionale, per dare corretta attuazione alle disposizioni testamentarie, anche ispirate da solidarietà sociale.”

INVERSIONE DI TENDENZA: RISALGONO LE DONAZIONI

Il lascito dunque è un aspetto di una più generale tendenza: l’emergenza Covid-19 ha spinto in alto la generosità degli italiani e il loro senso di solidarietà verso il prossimo. Sono più di 6 su 10 coloro che dichiarano di essere stati – almeno una volta nella vita – donatori o sostenitori di cause benefiche; nel corso del 2019, il 21% ha donato a una Onp per una causa solidale, mentre nel primo semestre del 2020 la percentuale raggiunge il 28%, con un incremento di ben 7 punti. A trainare le donazioni, ça va sans dire, le donazioni in favore di cause legate all’emergenza sanitaria: i tre quarti dei donatori (il 21%, pari al 77% dei donatori nel 2020) dichiarano infatti di avere donato per sostenere la Protezione Civile ed altri enti coinvolti nelle risposte all’emergenza sanitaria. Anche la donazione media aumenta lievemente, dato anche questo in controtendenza rispetto agli ultimi anni: da 70 euro nel 2018 arriva a 77 euro del 2020.

In generale, tra chi ha donato negli ultimi 2 anni, la ricerca medico-scientifica e l’aiuto alle persone indigenti in Italia aprono la classifica, ma anche le cause “globali” continuano a smuovere la generosità degli italiani: emergenze umanitarie, aiuti contro fame e povertà e adozioni a distanza resistono, a dimostrazione del fatto che gli italiani, nonostante la crisi, continuano anche a interessarsi a ciò che avviene fuori dai confini nazionali. Figurano tra le cause più amate anche la protezione dell’ambiente e degli animali.

SPAVENTATI E PREOCCUPATI, MA NON RASSEGNATI

Più in generale, guardando al futuro del Paese, 1 italiano su 3 ritiene che oggi le persone siano più sensibili alle sofferenze e alle difficoltà degli altri; la stessa percentuale di quanti pensano che ci sarà più attenzione per il bene comune; mentre il 31% ritiene che gli italiani saranno più disposti a impegnarsi personalmente per una buona causa.

In generale, se c’è un 41% di persone convinto che la società italiana sarà uguale a prima, sono 32 su 100 gli italiani che credono che sarà migliore, contro i 27 su 100 che prevedono che sarà peggiore. A destare più sfiducia è, semmai, la situazione personale: passando dai destini del Paese a quelli privati, la visione si fa più pessimista. A fronte di un 30% convinto che la propria posizione sia destinata a peggiorare, solo un 25% vede il proprio futuro in risalita. Per il restante 46% tutto resterà com’è.

In generale, aumenta la preoccupazione per il futuro (che riguarda il 75% del campione) e diminuisce la prospettiva di benessere economico (per il 43%).

IL NO PROFIT FA LA DIFFERENZA

Nel momento della crisi, il Terzo settore ha un ruolo chiave a supporto dell’emergenza socio-sanitaria: 65 su 100 pensano che le organizzazioni del no profit abbiano fatto e stiano facendo molto, e sono pochi di più (69 su 100) coloro che credono che potrebbero fare di più, con un differenziale minimo fra attualità e potenzialità. Anche le PMI sono percepite come attori sociali importanti per la ripresa: il 55% degli intervistati pensa che abbiano fatto bene la loro parte, il 68% è convinto che possano ancora giocare un ruolo decisivo.

CREARE CULTURA DEL LASCITO: IL COMITATO TESTAMENTO SOLIDALE

Il Comitato Testamento Solidale, coordinamento di 22 tra le più importanti organizzazioni attive in Italia nel Terzo Settore – ha lo scopo di promuovere la cultura e i valori del lascito solidale in Italia.

Accedendo al sito www.testamentosolidale.org è possibile avere un’esaustiva panoramica sui progetti e le iniziative realizzate dalle associazioni non profit e scaricare la Guida ai lasciti solidali che offre informazioni ampie e dettagliate sull’argomento.

lunedì 21 settembre 2020

Disabilità precoce, dopo il tirocinio l'impegno in uno studio europeo

Redattore Sociale del 21/09/2020

ROMA. Una laurea in lingue e letterature straniere, un master e già molti viaggi alle spalle: Damaso Di Emidio 31 anni, non vedente dalla nascita, è il protagonista di uno dei 10 tirocini formativi extra curriculari promossi dall'Unione ciechi e ipovedenti delle Marche per migliorare le opportunità di inserimento lavorativo di giovani con disabilità visiva. "Grazie a questo tirocinio formativo ho avuto la possibilità di mettere a frutto le mie conoscenze e i miei studi. - ha sottolineato - E' stata un'esperienza importante che mi ha riservato anche una bella sorpresa: la collaborazione con un progetto europeo che nel 2021 mi porterà in Francia e in Austria. Per me è una grande soddisfazione".

"Il progetto complessivo si chiama 'Vediamoci al lavoro! - spiega Alina Pulcini, presidente Uici Marche - e lo abbiamo lanciato per motivare i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro anche con professioni diverse da quelle tradizionali, per sensibilizzare le aziende e la comunità sulle capacità delle persone con disabilità visiva e per creare, attraverso un lavoro di rete, una sinergia tra la nostra associazione e i centri per l'impiego, favorendo l'incontro tra domanda e offerta".

Il tirocinio è sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno secondo cui "l'inserimento lavorativo, in particolare per i giovani diversamente abili, rappresenta una priorità assoluta".

"Conosco l'unione ciechi da sempre ma non ero mai stato nella sede provinciale di Ascoli, dove ho svolto il tirocinio: il centro Officina dei Sensi. Nonostante questo, mi sono trovato subito a mio agio e sono riuscito a inserirmi senza grandi difficoltà. Il tirocinio è iniziato a febbraio e poi, durante il lockdown, è proseguito in smart working per poi riprendere in presenza in questi ultimi mesi - racconta Di Emidio - Principalmente ho svolto traduzioni da e per l'inglese per il sito dell'Uici provinciale e anche per quello dell'Officina dei Sensi. Poi ho lavorato in segreteria, a contatto con i soci dell'Unione, sulla gestione dei database e come pubbliche relazioni. Ma la cosa che mi ha entusiasmato di più è stato collaborare a un progetto internazionale a cui parteciperò, speriamo in presenza, nel 2021: a febbraio infatti dovrei essere ad Angers, in Francia, e a fine maggio a Vienna. Il progetto riguarda la disabilità precoce di bambini e ragazzi e vede l'Uici di Ascoli e Fermo tra i partner. Io sarò in trasferta come aiuto segretario e traduttore. Sono molto contento di aver avuto questa opportunità".

"E' stata un'ottima occasione per entrare nel mondo del lavoro, fare formazione e aprire la strada ad altre opportunità legate ai miei studi. - conclude - Sono una persona tenace e non mi abbatto facilmente ma non mi aspettavo di ottenere così tanti risultati. Per il futuro? Mi piacerebbe molto trovare un lavoro simile a questo". Un consiglio ai ragazzi non vedenti? "Non restare chiusi in casa e prendere al volo qualunque occasione".

Educare bambini con disabilità nella scuola, cercando di renderli adulti felici di Paola Di Michele


Superando del 21/09/2020

«Si dovrebbe introdurre nelle Università e nei corsi di formazione per docenti e assistenti – scrive Paola Di Michele – una nuova materia di studio: Psicologia dell’inclusione e della rappresentazione mentale della diversità. A monte delle leggi, infatti, credo che il punto sia quanto, nella scuola e nella società in genere, si lavori per una cultura di valorizzazione e accoglienza della diversità in senso universale. Quanto lo stigma sociale di una diagnosi e la paura della diversità incidano psicologicamente, sull'accoglienza».

La notizia del momento è la scuola. E, in particolare, l’inclusione scolastica dei bambini con disabilità e tutti quei casi in cui non è stato loro concesso di entrare a scuola o dove, semplicemente, è stata ridotta la loro frequenza scolastica per mancanza di insegnanti di sostegno o di assistenti all'autonomia e alla comunicazione.

Sulle testate giornalistiche è stata nei giorni scorsi la “notizia” del momento, come se si trattasse di uno scoop giornalistico riguardante qualcosa mai successo prima.

Personalmente ci ho ragionato a lungo, beninteso, per quel che può valere l’opinione di un’assistente all'autonomia e alla comunicazione.

È evidente che il piano del ragionamento non può essere quello legale. Nessun Dirigente Scolastico, infatti, metterebbe mai per iscritto una richiesta del genere, perché è più che evidente che, rifiutando la possibilità di frequenza scolastica a un bambino/bambina con disabilità certificata, si incorre in una violazione gravissima del suo diritto costituzionale all'istruzione, senza se e senza ma.

Quanto poi sia difficoltoso reperire insegnanti di sostegno, specie se formati per esserlo, non è questione che possa riguardare i genitori dei bambini, né tanto meno l’assegnazione dell’assistente all'autonomia e alla comunicazione, dal momento che non è una scusante la difficoltà di bilancio dell’Ente Locale preposto a provvedere al servizio, stante anche la Sentenza della Corte Costituzionale 275/16 secondo la quale «non è legittimo lasciare alla discrezionalità politica dei bilanci l’esigibilità del diritto allo studio dei bambini con disabilità», e, più oltre, «ridurre i finanziamenti di anno in anno rende del tutto variabile e inattendibile la continuità e la pianificazione necessari all'attuazione del PEI (Piano Educativo Individualizzato)». Ciononostante, il taglio progressivo e orizzontale delle ore di assistenza rimane pratica comune da parte degli Enti Locali, cui, per un motivo che davvero non comprendo, il servizio è ancora assegnato.

Se dunque su un piano legale non ci sono dubbi che si tratta di pratiche del tutto illegittime e mortificanti in un Paese civile e che pure ha la legislazione fra le più avanzate del mondo in materia di inclusione scolastica, allora il ragionamento deve necessariamente spostarsi su un altro piano. Per deformazione professionale, quello psicologico.

Credo che bisognerebbe introdurre, nelle Università e nei corsi di formazione per docenti e assistenti, una nuova materia di studio: Psicologia dell’inclusione e della rappresentazione mentale della diversità.

Per me, a monte delle leggi, il punto è quanto, nella scuola e nella società in genere, si lavori per una cultura di valorizzazione e accoglienza della diversità in senso universale. Quanto lo stigma sociale di una diagnosi e la paura della diversità incidano psicologicamente, sull'accoglienza.

Proverò a fare qualche esempio.

«Ma quanto è bello, questo bambino, però…». Che se fosse pure brutto sarebbe un disastro… Oppure, «che lavoro meraviglioso che, fai, quanto sei brava…”, come se tutti gli educatori fossero appena discesi dalla “montagna della Santità”. E giù discorrendo.

O ancora il terrore panico che prende certi docenti appena scoprono che il bambino in questione è “scoperto” per qualche ora. Semiologicamente, bisognerebbe chiedersi il reale significato di questa parola. Forse che i bambini con disabilità hanno più freddo degli altri?

Oppure, semplicemente, il bambino con disabilità è un “problema” esclusivo dell’insegnante di sostegno o dell’assistente. Come se non si potesse prevedere che, in assenza dei delegati dell’inclusione scolastica, l’insegnante curricolare non potesse essere anche l’insegnante di quel dato bambino, magari predisponendo del materiale ad hoc, magari avendo a scuola predisposto una classe con tutti gli strumenti per essere inclusiva (Universal Design for Learning…). Magari smettendo di porre il bambino con disabilità in un angolo remoto dell’aula a navigare nella sua solitudine (e in questo, a dire il vero, le normative anti-Covid proprio non aiutano tutto il nostro lavoro sulla socializzazione).

Altra discussione “calda” di questi giorni riguarda la pubblicazione del modello unificato di PEI (Piano Educativo Individualizzato). Un conto sono le disposizioni date dall'alto, un conto è la realtà operativa.

Nella mia esperienza come formatrice, racconto ai miei alunni e futuri colleghi la leggenda del “Giacomo” (nome del tutto di fantasia, da me convenzionalmente scelto a caso).

Il “Giacomo” è il “PEI Primigenio”, scritto ere geologiche fa dalla “Prima Insegnante di sostegno”, una specie di essere mitologico che per prima ha redatto tale scocciatura burocratica. Da cui sono discesi tanti altri PEI, modificati (e non sempre) solo nel nome e nei codici indicanti la disabilità del bambino specifico.

Ora questa pratica si sta lentamente abbandonando e ci si sta convincendo che il PEI – sempre e solo scritto dall'insegnante di sostegno e, se si è fortunati, anche da noi assistenti, quindi non dall'intero Collegio Docenti – è utile e il GLO (Gruppo di Lavoro Operativo sull'Inclusione) ha un senso operativo e valutativo. Ciononostante, nella discussione sul potere di “voto” all'interno del GLO mi viene da chiedermi: si tratta dello stesso GLO che ci vogliono mesi per organizzare, a cui con difficoltà partecipano solo alcuni degli attori coinvolti, con estrema difficoltà o quasi mai anche il neuropsichiatra infantile dell’ASL di competenza? Si tratta dello stesso GLO in cui noi assistenti, che pure qualcosina del bambino sappiamo, non veniamo mai nominati come membri dalla legislazione vigente, se non (per pura e semplice interpretazione) come personale esterno alla scuola?

Ecco, credo che bisognerebbe davvero lavorare sulla psicologia dell’inclusione e smettere di appiccicare etichette e di pensare che tutto debba essere “speciale” o “normale”. Perché è un attimo ad essere “anormali”. Chiedere per conferma alla mia maestra di prima elementare, che mi legava la mano sinistra dietro la schiena per correggermi. E io, alla faccia sua, sono ancora, felicemente, disgrafica. Tradotto: ho una scrittura illeggibile. Ma tant'è, esistono i computer.

* Paola Di Michele,

Psicologa clinica, formatrice, assistente all'autonomia e alla comunicazione.

domenica 20 settembre 2020

Oltre 4.000 studenti disabili Mancano ancora 800 insegnanti

Corriere della Sera del 20/09/2020

BRESCIA. Lo scorso anno i docenti di sostegno in dotazione organica in provincia di Brescia erano 1.459, quest'anno sono 2.366. Di questi oltre 800 sono ancora da nominare. Sono alcuni dei numeri che emergono dal dossier sulla scuola lombarda diffuso dall'ufficio scolastico regionale. Il rafforzamento degli organici sul sostegno si accompagna alla crescita del numero di disabili nella scuola bresciana, quest'anno saliti a 4.590 rispetto a una popolazione scolastica che invece risulta in calo da oramai diversi anni. Cinque anni fa, per dare l'idea, gli studenti disabili a Brescia erano quasi un migliaio in meno. Al contrario, la popolazione scolastica delle scuole statali era di oltre 158 mila studenti mentre quest'anno, causa calo demografico, è di poco più di 154 mila studenti.

Guardiamo alle scuole paritarie e vediamo che la crescita dei disabili, in cinque anni, è passata da 440 a 600 studenti. A proposito di paritarie, abbiamo segnalato la controtendenza delle iscrizioni registrata negli ultimi mesi, ben lontana però dal frenare la tendenza di medio periodo che invece conferma l'emorragia. Cinque anni fa gli studenti bresciani iscritti alle paritarie erano 31.189, quest'anno sono meno di 29 mila, oltre 2 mila in meno, un calo superiore al 7 percento. Stabile ma comunque in lieve crescita la percentuale di studenti di cittadinanza non italiana. Quest'anno gli alunni stranieri che frequentano la scuola in provincia di Brescia sono 30,676, di cui 599 nuovi ingressi. Cinque anni fa erano 29.619, di cui però i nuovi ingressi erano stati oltre 1.100. Brescia, alle superiori, conferma l'anomalia: gli iscritti ai licei sono il 38% (cinque anni fa erano il 35%!), quando la media regionale è del 49% (cinque anni fa era il 45%). Quest'anno il Covid, con le relative misure di sicurezza da adottare, ci ha messo del suo a complicare l'avvio dell'anno scolastico ma i problemi che si trascina il sistema scolastico sono cronici da tempo, tra governi di ogni colore che negli anni hanno prevalentemente tagliato e complessità delle domande a cui dare risposte. Questa settimana dovrebbe essere completato il quadro delle nomine per la scuola secondaria di primo e secondo grado (avverrà il 23 e il 24, da calendario dell'ufficio territoriale) ma è facile immaginare che più di un buco rimarrà, dal momento che le graduatorie degli insegnanti di sostegno o di diverse discipline scientifiche sono vuote da tempo.

di Thomas Bendinelli

sabato 19 settembre 2020

'Teatro on air', a Follonica la seconda stagione teatrale totalmente accessibile anche alle persone con disabilità

Maremma news del 19/09/2020

FOLLONICA. “Teatro on air – per un teatro accessibile” è una rassegna che prenderà il via il 26 settembre a nella Sala Leopoldina del Teatro Fonderia Leopolda e la sua unicità è quella di essere una stagione teatrale pensata per essere condivisa con le persone che non possono andare a teatro: non vedenti, disabili, malati e anziani.

Il cartellone della seconda edizione è stato presentato oggi a Grosseto da parte di Massimiliano Gracili, ideatore della rassegna, Sioli Sereni e Luciana Pericci rispettivamente presidente e vice presidente dell’Unione Nazionale dei ciechi e ipovedenti di Grosseto, Sonia Lenzi e Sandro Petri dell’Associazione Liber Pater che ha organizzato la manifestazione in collaborazione con il Comune di Follonica, l’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti (UICI) e la Cooperativa sociale Arcobaleno.

Il programma prevede la partecipazione e il coinvolgimento di grandi nomi del panorama teatrale nazionale con quattro spettacoli che rinunciano alla scenografia, ai costumi, e alle azioni e si affidano solo a letture con la voce come unica e grande protagonista. Si inizia sabato 26 settembre con Ninni Bruschetta (attore di teatro, cinema e tv), che leggerà “Il mio nome è Caino” del giornalista e scrittore Claudio Fava; sabato 3 ottobre Ascanio Celestini, una delle voci più note del teatro di narrazione in Italia, sarà protagonista in “La freccia azzurra” di Gianni Rodari; venerdì 23 ottobre Paolo Briguglia, attore divenuto celebre con la sua partecipazione al film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, con “Nel mare ci sono i coccodrilli” di Fabio Geda.

Infine la rassegna si chiude sabato 14 novembre con l’attrice Donatella Finocchiaro che leggerà “Cecità”di Jorge Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998. Tutti gli spettacoli iniziano alle 21.15. Gli spettatori potranno essere presenti in sala ma gli spettacoli si potranno seguire in tutta Italia online gratuitamente grazie alla diretta streaming dalla web radio della Cooperativa Arcobaleno accessibile dal sito www.teatro-on-air.it. In questo modo si può raggiungere un pubblico impossibilitato a causa della propria disabilità ad essere presente ?sicuramente nel teatro, ma che grazie alla rete potrà condividere nello stesso istante le suggestioni delle parole lette durante gli spettacoli. Un progetto che nasce dall’esperienza maturata negli anni dall’associazione Liber Pater attraverso la realizzazione di numerosi laboratori ed eventi con la lettura ad alta voce per abbattere ogni barriera.

“La caratteristica principale della rassegna è proprio questa - ha spiegato Massimiliano Gracili - quella di provare ad abbattere le distanze, di rendere fruibile grazie al web il teatro anche per tutti coloro che normalmente al teatro non ci possono andare. Per questo abbiamo chiesto agli artisti di non animare il loro racconto ma di puntare tutto sulla suggestione vocale, alla voce. Voglio poi ringraziare il Comune di Follonica per aver sposato il nostro progetto e in particolare il direttore artistico del teatro Eugenio Allegri”. “La cultura dovrebbe essere un bene di tutti - hanno aggiunto Sioli Sereni e Luciana Pericci della UICI - ma spesso non è così. E questo riguarda le strutture ma anche i contenuti che troppe volte non usano i linguaggi adatti a chi è portatore di una disabilità. Per questo motivo siamo orgogliose di sostenere questa rassegna che punta ad essere inclusiva per tutti”. “Per chi vuole essere presente fisicamente agli spettacoli - ha ricordato Sandro Petri di LIber Pater - la sala Leopoldina ha le carte in regola con una platea senza barriere architettoniche e spazi dove si possono rispettare tutte le norme sanitarie anti covid”.

“Teatro on air, teatro accessibile” , realizzato con il contributo di Fondazione CR Firenze per il progetto Nuovi Pubblici e della Regione Toscana, è una rassegna che fa parte del progetto del Comune di Follonica "Il Teatro Fuori dal Teatro” con la direzione artistica di Eugenio Allegri. Ingresso 10 euro (abbonamento a 4 spettacoli 35 euro), biglietteria e prenotazioni: Museo Magma interno ex ilva, tel. 056659027 - da martedì a domenica ore 15.30 - 19.00, oppure alla biglietteria del Teatro Il giorno dello spettacolo, dalle ore 20:00 fino a esaurimento dei posti disponibili.

Info: www.teatro-on-air.it Facebook: teatro accessibile

Più alunni con disabilità e meno prof di sostegno. Maturità, effetto Covid: raddoppiano i voti alti

Corriere della Sera del 19/09/2020

La fotografia della scuola. Pubblicato il dossier della scuola in Lombardia. Perse 10 mila iscrizioni in un anno, 2 mila solo a Milano: scende ancora nelle classi delle elementari e cala anche il numero degli studenti con cittadinanza non italiana.

MILANO. L’effetto Covid sull’esame di maturità è nero su bianco nel dossier della scuola in Lombardia pubblicato ieri: più che raddoppiate le lodi, i 100 e i voti sopra il 90. Dopo il lockdown per la pandemia e mesi di scuola a distanza l’indicazione del ministero era l’ammissione per tutti, e la linea condivisa è stata evitare stangate e premiare il merito. Ed ecco come è andata: nelle scuole della provincia di Milano sono stati quasi trecento gli studenti diplomati con lode e più di 1.500 con il Cento. Nel documento che viene pubblicato all’inizio di ogni anno scolastico i dati sull’esame di Stato sono nell’ultimo capitolo. Il dossier che fotografa il pianeta scuola in Lombardia si apre con il numero degli alunni. In calo. Scende ancora nelle classi delle elementari, e cala anche quello degli studenti con cittadinanza non italiana. Mentre è sempre più alta la percentuale di studenti con disabilità. In primo piano il bilancio sugli organici, che arriva mentre a Milano devono ancora partire le nomine dei supplenti perché la nuova graduatoria provinciale è in fase di revisione e i presidi intanto stanno chiamando dalle liste d’istituto «supplenti a tempo» che potrebbero essere sostituiti da chi ha un punteggio migliore.

Nel dossier del provveditorato i numeri dei posti previsti e delle assunzioni. «Il ministero ne ha autorizzate molte di più ma non abbiamo trovato candidati. I posti che saranno assegnati a supplenti quest’anno arrivano a 25 mila, contando anche i 10 mila chiesti in Lombardia per l’emergenza Covid», ricorda la direttrice dell’Ufficio Scolastico Augusta Celada. E sottolinea che resta l’emergenza degli insegnanti di sostegno: «Sale il numero degli studenti disabili e servono docenti specializzati. Si è arrivati a 25 mila posti, considerate anche le deroghe. Lo scorso anno erano meno di ventimila. E ad oggi ne mancano seimila». Ecco i dati sulle assunzioni a tempo indeterminato dai concorsi: a Milano nelle scuole dell’infanzia sono 234 ( 109 l’anno precedente) e alla primaria 935 (erano 619). Alle medie e alle superiori però lo scenario cambia: le assunzioni per le medie sono appena 31 ( erano 871), per le superiori 91 (582). «Per le scuole del secondo ciclo i concorsi sono stati banditi soltanto adesso e le graduatorie sono vuote», dice la direttrice dell Usr.

Così parte il nuovo anno nelle scuole della regione. In classe più di un milione di studenti. Diecimila in meno rispetto a un anno fa ( duemila in meno a Milano). «Il calo riguarda la scuola dell’infanzia e la primaria. È iniziato nel 2015 e non si ferma. Rispecchia l’andamento demografico e sono meno numerosi anche gli studenti stranieri», è la spiegazione di Celada. Nel dossier i numeri dei presidi, un migliaio in Lombardia. A ottantadue dirigenti è stato assegnato anche l’incarico di reggente in un secondo istituto. I presidi part time sono il doppio dello scorso anno. «Ci sono stati tanti pensionamenti, ma non soltanto: — dice Celada —. Dei 360 dirigenti nominati un anno fa 50, con la legge 104, hanno chiesto di tornare nella regione di provenienza e sono andati via». Infine i dati sulle scelte degli studenti. Aumentano i liceali (48%) in tutta la regione e a Milano sfiorano il 56%, un terzo sceglie l’istituto tecnico e il 13% si iscrive al professionale.

di Federica Cavadini

venerdì 18 settembre 2020

Museo Omero – Uno zoom sull’arte

Giornale UICI del 15/09/2020

Incontri online con:

Cyrille Gouyette (Musée du Louvre)

Giuseppina Capriotti (Centro Archeologico Italiano al Cairo)

James Bradburne (Pinacoteca di Brera)

Christian Greco (Museo Egizio)

Tiziana Maffei (Reggia di Caserta)

Cinque istituzioni di rilievo internazionale, invitate dal Museo Omero, raccontano l’arte dall’antichità ad oggi.

Dal 23 settembre al 18 novembre 2020.

Incontri online sulla piattaforma web Zoom e sulla pagina Facebook del Museo Omero.

Il Museo Tattile Statale Omero organizza un calendario di cinque incontri online dal titolo “Uno zoom sull’arte” proponendo un ventaglio di grandi istituzioni culturali e di illustri personaggi. L’invito a partecipare è rivolto agli operatori, agli studiosi e a tutti coloro che amano l’arte e i luoghi della cultura, per mettere a fuoco alcuni temi che appassionano chi è spinto dall’interesse e dalla curiosità intellettuale a riempire il proprio tempo libero con il piacere di far funzionare il cervello.

Calendatio incontri – i mercoledì dalle 18 alle 19.30

23 settembre – L’eredità classica nella street art. Parodia e deviazioni

a cura di Cyrille Gouyette, Storico dell’arte e Incaricato per il Dipartimento Educazione del Musée du Louvre.

Intervistato da Loretta Secchi, Università di Bologna.

7 ottobre – Alla ricerca di Seti I: un giallo archeologico tra Egitto e Roma Capitale

a cura di Giuseppina Capriotti, Responsabile del Centro Archeologico Italiano al Cairo

21 ottobre – Brera: ripensare un museo

a cura di James Bradburne, Direttore generale della Pinacoteca di Brera

Intervistato da Nunzio Giustozzi, storico dell’arte, editor Electa

4 novembre – Rivoluzione digitale e Umanesimo

a cura di Christian Greco, Direttore Museo Egizio di Torino

18 novembre – Reggia di Caserta museo verde: il patrimonio storico artistico e paesaggistico per lo sviluppo sostenibile della società

a cura di Tiziana Maffei, Direttrice della Reggia di Caserta

Gli incontri si svolgono su piattaforma Zoom: la partecipazione è gratuita, ma i posti sono limitati. Occorre prenotarsi via mail all’indirizzo conferenze@museoomero.it, altrimenti sarà possibile seguire la diretta via streaming sulla pagina Facebook del Museo Omero @museoomero. Il Museo Omero in un periodo critico per la fruizione dei beni culturali a causa delle gravissime limitazioni imposte dalla pandemia – tanto più nel caso di un museo tattile – reagisce con un’iniziativa di grande spessore, si serve dell’ausilio della tecnologia e rifiuta di adagiarsi sul piccolo cabotaggio in attesa di tempi migliori. Con “Uno zoom sull’arte” vuol dimostrare che qualsiasi tempo può diventare “il migliore”.

giovedì 17 settembre 2020

Bambini disabili, l'Italia non garantisce il supporto

Il Sole 24 Ore del 17/09/2020

La legge per garantire nelle scuole un supporto adeguato ai bambini disabili c'è, ma l'Italia non la applica. E così la mancanza di un insegnante di sostegno per una bambina autistica che non ha ricevuto il supporto dovuto durante la scuola primaria è costata all'Italia una condanna per violazione dell'articolo 2 del Protocollo n. 1 alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo che assicura il diritto all'istruzione e dell'articolo 14 della Convenzione che vieta ogni forma di discriminazione. Lo ha accertato la Corte europea con la sentenza del 10 settembre (G.L. contro Italia, ricorso n. 59751/15), con la quale Strasburgo ha dato ragione ai genitori di una bambina che, malgrado l'articolo 13 della legge n. 104/1992 prevedesse un'assistenza specifica, si erano visti privare del supporto alla bimba per due anni scolastici. Le istanze di ripristino del servizio erano finite nel nulla. Il Tribunale amministrativo regionale della Campania e poi il Consiglio di Stato avevano dato torto ai genitori sostenendo, tra l'altro, che l'amministrazione aveva dovuto fronteggiare una riduzione di risorse arrivate dallo Stato.

Prima di tutto, la Corte europea ha chiarito che il diritto all'istruzione è indispensabile e deve essere garantito a ogni bambino con situazioni di disabilità. Non basta adottare leggi volte a sostenere i bambini che hanno alcune difficoltà, ma è necessario assicurare un sostegno adeguato a favorire autonomia e socializzazione. Sostegno che deve essere concreto ed effettivo per assicurare il pieno rispetto dei diritti convenzionali. Tra questi il divieto di discriminazione che impone agli Stati di scegliere con attenzione gli interventi necessari per evitare impatti negativi sulle persone che hanno una particolare vulnerabilità. Le autorità nazionali hanno previsto un'educazione inclusiva nei confronti dei bambini disabili ma, nel caso in esame, la bambina non aveva potuto continuare a frequentare la scuola primaria in modo simile agli alunni privi di disabilità e questo proprio a causa del mancato supporto. La Corte europea, inoltre, ha bocciato la difesa italiana incentrata sui tagli di bilancio così come ha criticato le pronunce del Tar e del Consiglio di Stato perché le eventuali restrizioni al budget avrebbero dovuto avere un impatto non solo sugli scolari con disabilità ma anche sugli altri, con una ripartizione del sacrificio che, invece, non era stato preso in considerazione. La decisione di procedere al taglio delle spese per il sostegno era ricaduta unicamente sulla bambina disabile e le aveva impedito la frequenza della scuola primaria in modo analogo agli altri bambini, con un'evidente discriminazione nei suoi confronti.

Strasburgo, poi, sottolinea la gravità della situazione perché la discriminazione subita dalla ricorrente era stata particolarmente grave in quanto avvenuta durante la scuola primaria, fondamentale sia per le basi dell'istruzione sia per l'integrazione sociale. Così, le autorità nazionali non hanno agito con diligenza e hanno impedito il diritto all'istruzione della bambina privata della sua prima esperienza di vita all'interno di una comunità di coetanei.

La Corte di Strasburgo ha condannato l'Italia a versare 2.520 euro per i danni materiali e 10mila euro per i danni non patrimoniali, nonché 4mila euro per le spese sostenute.

di Marina Castellaneta