martedì 31 luglio 2018

COMUNICATO STAMPA del Consiglio Regionale Lombardo dell'U.I.C.I.

Alunni con disabilità sensoriale e servizi di supporto all’inclusione scolastica: da Regione Lombardia un contributo straordinario pari a 2 milioni di euro.

È con viva soddisfazione che l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI) Consiglio Regionale Lombardo prende atto dello stanziamento da parte di Regione Lombardia di un contributo straordinario pari a 2 milioni di euro, volto a finanziare i servizi di supporto all’inclusione scolastica rivolti agli studenti con disabilità sensoriale per l’anno scolastico 2018/2019.
Il provvedimento, adottato in occasione della manovra di assestamento al bilancio 2018-2020 approvata nelle sedute consiliari del 30 e 31 luglio, è il risultato di una costante opera di sensibilizzazione che negli scorsi mesi ha visto l’UICI della Lombardia impegnata in prima linea per far sì che gli alunni con disabilità visiva ed eventuali disabilità aggiuntive siano messi nelle condizioni ottimali per compiere il loro percorso scolastico, primo passo verso una vera inclusione sociale.
“Lo stanziamento del contributo straordinario da parte di Regione Lombardia - dichiara il Presidente Regionale UICI Nicola Stilla – rappresenta per tutti noi un risultato di estrema importanza. L’anno scolastico appena trascorso ci ha visto fortemente impegnati nel garantire ai nostri ragazzi il rispetto del loro imprescindibile diritto allo studio, meglio definito grazie alle linee guida approvate proprio un anno fa da Regione Lombardia”.
Il contributo recentemente stanziato andrà ad aggiungersi al budget già previsto annualmente.
“Le ulteriori risorse – prosegue Stilla – permetteranno agli enti erogatori dei servizi di lavorare con maggiore tranquillità e di sicuro questo avrà ricadute positive sui singoli alunni, che potranno contare su servizi maggiormente efficienti e predisposti tenendo conto delle specifiche esigenze. Auspichiamo che i nuovi strumenti messi a disposizione siano da stimolo agli Enti preposti ad agire con sempre maggior consapevolezza dell’estrema importanza che lo studio riveste per i nostri ragazzi. Da parte dell’UICI Lombardia – conclude Stilla – ci sarà sempre l’incondizionata disponibilità al dialogo e al confronto sia con gli Enti preposti alla gestione e all’erogazione dei servizi, sia con le Istituzioni, cosicché si possa compiere insieme quel percorso verso l’a graduale eliminazione delle criticità purtroppo ancora presenti”.
Un sentito ringraziamento alla Vice Presidente del Consiglio di Regione Lombardia avv. Francesca Brianza che ha raccolto le nostre istanze, presentando l’emendamento.
Un grazie particolare anche agli Assessori regionali Stefano Bolognini (Politiche sociali, abitative e disabilità) e Davide Carlo Caparini (Bilancio, finanza e semplificazione) che hanno condiviso l’iniziativa.
L’azione compiuta nei giorni 30 e 31 luglio, oltre a fornire una risposta concreta alle problematiche rappresentate, dimostra l’estrema sensibilità, disponibilità al dialogo e al reciproco confronto da parte del Consiglio di Regione Lombardia.

Carla e Piero, amore cieco «La diversità ci va stretta»

LA PROVINCIA DI COMO DEL 31-07-2018

«Un cieco, come tutte le persone all'inizio della loro vita, è un foglio bianco: se va in mano a un artista diventa un capolavoro, altrimenti¦» Carla e Piero hanno un sorriso che sembra un'opera d'arte. Ma se bussi alla loro porta, non è la loro gentilezza la prima cosa che incontri, ma l'imponente figura nera di una meravigliosa flat coated retriever. Sharim si presenta sull'uscio scodinzolando e ti invita a entrare prendendoti delicatamente la mano in bocca, prima di affidarti all'ospitalità dei suoi padroni. Lei è Carla Panizza. Madre, nonna, pensionata e volontaria: va nelle scuole a raccontare che la diversità non è un male e non deve mai diventare uno stigma. Lui è Piero Alpino. Marito e, ovviamente, padre e nonno: «Le posso offrire un caffè?».
Carla e Piero girano per casa veloci e sicuri nonostante lei sia cieca dalla nascita e lui abbia perso del tutto la vista da ragazzo. «Il buio non esiste» attacca Carla, decisa a mandare in frantumi non solo i luoghi comuni sulla cecità, ma anche l'imbarazzo di chi per tutta la durata della chiacchierata si augura di non salutare con un: «Ci vediamo». Il disagio della diversità «La cosa peggiore di tutte? Non è la curiosità, non sono le domande, nè tantomeno il desiderio di sapere e di conoscere. La cosa peggiore è il silenzio imbarazzato, perchè per noi, se una persona sta zitta, non esiste comunicazione.
C'è chi si sente spesso a disagio con noi per timore di fare una brutta figura, ma la figura peggiore è ignorarci e passare via dritti». E allora, per quasi due ore, si parla senza filtri di cecità, solidarietà, educazione, cani guida, genitorialità, scuola.
«Innanzitutto c'è una grande differenza tra una persona nata cieca, come me, e chi lo è diventato -dice la signora Panizza - Un cieco dalla nascita parte da zero. Chi perde la vista deve abituarsi a una situazione nuova, ed è più difficile anche psicologicamente». Il primo passo, essenziale, è accettare «il disagio della diversità». Ma come? «Noi - dice riferendosi a se stessa e al marito - veniamo da un periodo in cui i non vedenti ricevevano un'istruzione all'Istituto Ciechi di Milano. E, devo dire, secondo me era una strada migliore. Oggi, spesso, l'integrazione e l'inclusione a tutti i costi nella scuola pubblica rischiano di creare enormi dislivelli». E poi ci sono le famiglie: «Molte sono troppo protettive e le eccessive paure impediscono ai ragazzi di superare gli ostacoli, ma ovviamente questa considerazione vale anche per chi non è cieco».
Originaria di Mandello del Lario, Carla, uscita dall'Istituto Ciechi, decide di trasferirsi a Como:
«In un piccolo paese io ero, per tutti, la diversa. E questo mi andava stretto. La mia famiglia mi ha dato fiducia e così a 20 anni mi sono trasferita a Como e ho vissuto il mio Sessantotto, anche se era il 69» commenta ridendo. «A quell'età ho preso il mio primo cane: ormai festeggio le nozze d'oro con i cani guida». I cani guida Sharim si sente chiamata in causa: esce da sotto il tavolo con un cerchio di gomma in bocca e si avvicina sperando di strappare qualche minuto di gioco. «é cresciuta in una parrocchia - spiega Carla Panizza, mentre accarezza la sua amica - Si chiamava Charlie, ma le ho cambiato nome: non poteva chiamarsi come me». Altra risata. Contagiosa.
«Venga a vedere quanto caffè vuole: questa è una di quelle cose che ancora non ho imparato a fare» scherza dalla cucina Piero, mentre Sharim non si perde un movimento dei suoi padroni. «é il mio quinto cane - prosegue Carla - Quando sono per strada lei è i miei occhi ed è lei a vigilare sulla mia sicurezza: evita che finisca in un buco, se c'è un gradino da superare me lo fa capire, se c'è un ostacolo me lo fa evitare». Come quando, in Varesina, il solito automobilista apparentemente normodotato, eccezion fatta per il concetto di altruismo, ha parcheggiato sul marciapiede: «Sharim si è bloccata e non capivo perchè. Allora ho preso il bastone bianco e ho compreso che c'era quest'auto. Ad alta voce ho insultato chi l'aveva lasciata lì , senza sapere che in realtà era presente. Si dev'essere vergognato un mondo ¦ e ben gli sta». Nuova risata. Contagiosa, pure questa.
«Alla fine mi ha aiutato lui ad aggirare l'ostacolo. Il cane serve non solo per evitare i pericoli, ma anche per rompere le barriere con gli altri. Io con Sharim parlo. Se arriviamo a un semaforo senza avviso sonoro dico ad alta voce: avvisami quando è verde. Di solito, i giovani in questo sono fenomenali, c'è sempre qualcuno nelle vicinanze che mi dice: Glielo dico io, signora. E il gioco è fatto». «I rumori disorientano» La cosa che più detestano Carla e Piero quando sono in giro? «I rumori. Ci disorientano. E poi le piazze troppo grandi: perdiamo i punti di riferimento».
«Il buio non esiste» ripete Carla. Che spiega: «Io percepisco la luce del sole». Racconta Piero: «Un giorno ho chiesto: Carla, com'è il tempo fuori. E lei: c'è tanta luce, ci dev'essere un bel sole. Allora mi sono messo le scarpe basse. Sono uscito e ho infilato il piede in 15 centimetri di neve». Risata. Contagio. Ai coniugi Alpino piace l'arte: «Io ho un'amica così brava a raccontarmi quel che vede che è come se i suoi fossero anche i miei occhi - spiega Carla - è meraviglioso quando trovi persone che riescono a farti vedere quello che vedono loro. Con l'Unione spesso organizziamo viaggi. E se trovi guide brave, riesci ad apprezzare quel che ti circonda».
Aneddoto di Piero: «Una volta, in Toscana, la guida ha fermato uno di quelli che vendono souvenir: il Duomo in miniatura, la torre in miniatura, ce li ha portati, ce li ha dati in mano e con quelli ha iniziato a descrivere ogni cosa». Ma la capacità di vedere, per un cieco, va coltivata: «Se fin da piccolo impari a lavorare con le descrizioni del paesaggio allora riesci a costruirti le tue immagini».
Vedere con il tatto La tecnologia ha fatto il resto: «Grazie alle stampanti 3D, oggi, riusciamo ad avere qualunque cosa in miniatura e questo ci permette di avere un'idea di tutto».
Il tatto, surrogato della vista. Anche nel rapporto con gli altri? «Per me - risponde Carla - non è così importante toccare il viso di una persona. Non mi pongo il problema del colore della pelle, di sapere se ha i capelli corti o lunghi o se indossa gli orecchini. A me di una persona colpisce il tono della voce. E la gentilezza. é tutto ciò che conta». Lo ha spiegato anche a un bambino che, nel corso di un incontro a scuola, le aveva chiesto: «Ma anche tuo marito è cieco? E allora come avete fatto a capire che vi piacevate?». Risposta di Carla: «Se tu hai una bella compagna, ma lei non gioca con te e non ti presta le cose, ti piace?». E il bimbo: «No, perchè è antipatica». Appunto.
Vita da genitori Non ci sono domande tabù: «Voi avete avuto due figli. Come avete fatto?».
Con la solita naturalezza Carla risponde: «Ci abbiamo pensato molto, prima. Due disabilità non dimezzano i problemi, anzi li raddoppiano. I miei suoceri abitavano vicini, sapevamo di poter contare sul loro aiuto, e allora abbiamo deciso di provare. Ci siamo improvvisati, un po' come tutti i genitori. Abbiamo trovato i nostri espedienti: mai in giro con i bimbi liberi per strada, anche quando erano con i nonni. Quando li imboccavamo ogni tanto si impiastricciavano, ma lo abbiamo fatto diventare un gioco, per sentirli in casa abbiamo attaccato loro un campanello ai pantaloni, diverso da quello del cane». Nuova risata.
«Era divertente quando, da piccoli, ci facevano da occhi. Aspettavamo il bus e quando arrivava chiedevo: Che numero è? Ma i numeri ancora non li conoscevano e allora li descrivevano: Quello con il fischietto con la coda in su il 6. Quello con la pistola il 7. Al supermercato, poi, si divertivano a trovare loro le cose. Come quando ho chiesto a mio figlio: Mi prendi il tonno? Lui è tornato e mi ha detto: mamma, l'ho trovato. Ma vuoi quello di pesce o di mucca?». Risata collettiva.
Diventare autonomi L'autonomia è un traguardo. «All'Unione lavoriamo molto soprattutto con gli ipovedenti o con chi ha perso da poco la vista. Cerchiamo di far capire che si può fare quasi tutto: ad esempio io non saprò cucire bene, ma i bottoni me li attacco». E il racconto si fa appello:
«Oggi a un bimbo ipovedente non si insegna il braille, ma si utilizzano gli strumenti tecnologici per consentirgli di vedere. é sbagliato: imparare il braille gli darebbe più autonomia. Devono conquistare fiducia in sè e liberarsi la schiavitù del senso comandone». Scusi? «Il senso comandone¦ la vista, ovviamente». Risata. Grazie Carla e Piero.


sabato 28 luglio 2018

Corte dei conti contro Miur: "Sui disabili disorganizzato, inadeguato, omissivo"


La Repubblica del 28-07-2018

La relazione sul quinquennio 2012-2017: "A scuola gli studenti con bisogni sono il 2,9 per cento, un record. "Praticamente raddoppiati in tutte le regioni". I docenti dedicati sono 154 mila, il costo per lo Stato pari a 5,1 miliardi di euro. I numeri dell'Abruzzo e le 225 sentenze in Sicilia che hanno assegnato più ore.
ROMA. La Corte dei conti affonda la scuola italiana sul suo aspetto più delicato: il sostegno. Ieri l’organismo di controllo contabile ha reso pubblica la sua relazione “Gli interventi per la didattica a favore degli alunni con disabilità e bisogni educativi speciali”. Considera il quinquennio 2012-2017 e si spinge, in alcuni casi, dentro l’anno scolastico appena concluso. Spiega il lavoro: il sistema "disabilità scolastica" costa 5,1 miliardi di euro l’anno. Quattro miliardi servono solo per pagare gli stipendi ai docenti specializzati. Bene, nelle considerazioni finali la Corte dei conti scrive: “La coesistenza sul tema di scuola, enti locali e servizi sanitari ha mostrato la farraginosità dell’impianto, la genericità delle intese e un’estrema frammentarietà degli interventi”. Un’estrema frammentarietà degli interventi, sì. Che ricasca sugli studenti, le loro famiglie. Si manifestano, poi, “carenze in tema di dati e indicatori sulla qualità dell’istruzione e dell’inclusione degli studenti con disabilità”. Nel dettaglio: sono pochi gli interpreti della lingua dei segni per bambini sordi, limitati il materiale didattico e le tecnologie di ausilio.
Nelle 129 pagine scritte dal relatore Leonardo Venturini si trovano, enucleati in testa, i sei punti del ritardo italiano sulla questione. Sono: l’inadeguatezza di una pianificazione delle risorse per l’integrazione a livello centrale, la si definisce addirittura “un’incapacità previsionale dell’amministrazione”, quindi la rigidità delle procedure operative, la debolezza esecutiva degli strumenti di coordinamento fra le diverse istituzioni, “un intreccio non virtuoso”. E poi i ritardi nell’erogazione delle risorse alle scuole, la mancanza di informazioni ispirate all’evidenza statistica dei dati, cosa che va di pari passo con “la carenza nell’attività di valutazione dell’efficacia delle prassi di integrazione e inclusione”. Infine, "l’incertezza ed episodicità delle risorse finanziarie dedicate". Un disastro amministrativo, ecco.
All’interno del ministero dell'Istruzione – seguendo i ragionamenti della Corte dei conti – si allarga una babele di uffici non dialoganti “articolata in una molteplicità di strutture operanti” nelle diverse direzioni generali, a cui si aggiungono, sul territorio, gli Uffici scolastici regionali “che svolgono analoghe funzioni”. Un raddoppio di strutture per gli stessi compiti. La magistratura sottolinea – cosa che, d’altro canto, si può applicare a tutto ciò che riguarda il Miur – “la difficoltà incontrata nell’ottenere le informazioni sia sulla dimensione della disabilità presente nella scuola sia sugli elementi finanziari e gestionali”. Di più, “è lontana la realizzazione di un sistema integrato di fonti informative” e, il commento porta avanti l’accusa, “le omissioni del ministero si prestano a rilevanti stigmatizzazioni”.
Gran parte dei soldi prima erogati dallo Stato, a causa delle spending review che si sono succedute a partire dal 2012, sono diventate “risorse non aventi natura obbligatoria” con ricadute “sulla tenuta dell’intero sistema educativo”. Scrive la Corte dei conti: “Una concreta integrazione passa attraverso l’assegnazione di finanziamenti certi e continui”.
Un nodo critico cruciale nelle politiche scolastiche di sostegno, sottolinea il relatore Venturini, è l’accelerata mobilità del personale docente, di sostegno e no. Si tratta di un fattore che non favorisce l’integrazione, “talché sarebbe necessario individuare soluzioni organizzative che agevolino la continuità didattica per l’alunno diversamente abile”. La Riforma Faraone del 2017 ha cercato di porre un freno alle specializzazioni sul sostegno prese dai docenti solo per ottenere punti di carriera che consentono di avere prima una cattedra.
Gli alunni diversamente abili sono passati dal 2,3 per cento dell’anno scolastico 2011-2012 al 2,9 per cento del 2016-2017. Una crescita di un quarto in cinque anni. In Calabria, alle elementari, il 4,46 per cento sul totale ha bisogno di aiuto. E così il 4,74 per cento in Abruzzo alle medie e, sempre in Abruzzo, il 3,66 nelle superiori. Ecco, la distribuzione territoriale. Nella scuola dell’infanzia e nelle superiori la maggiore concentrazione di alunni diversamente abili è in Centro Italia, nella scuola primaria si registra nel Meridione, nelle medie al Nord. In generale, negli ultimi cinque anni la disabilità nell'infanzia (3-6 anni) è raddoppiata in termini percentuali in tutte le regioni.
Dai dati Istat emerge che l’8,5 per cento delle famiglie di alunni con bisogni (scuola primaria) ha presentato un ricorso al tribunale civile o amministrativo per avere un maggiore numero di ore di sostegno. Nel Mezzogiorno la quota di famiglie che si è rivolta alla magistratura è decisamente più alta. Nel 2016-2017 – questi sono dati diretti Miur – ci sono state 24 sentenze sul tema in Campania, 30 sentenze e 12 ordinanze in Lombardia, ben 228 sentenze e 175 ordinanze in Sicilia con un ripristino, qui, di 2.292 ore di sostegno. Solo in Campania, va considerato, nel 2015 c’erano 1.008 alunni ospedalizzati.
A fronte di un tema – l’handicap a scuola - che è stato affrontato per la prima volta nel 1975 sotto la ministra Franca Falcucci, l’ultimo monitoraggio (17 marzo 2018) ha fatto emergere che i numeri del personale docente per il sostegno sono sempre cresciuti passando da quota 110.216 nel 2014 ai 154.432 dell’ultima stagione (un terzo sono insegnanti in deroga). Il tetto di un docente in deroga ogni 138 alunni è stato a lungo non rispettato e alla fine abolito. Il problema è che sono cresciute anche le certificazioni di disabilità raggiungendo nel 2016 la cifra di 254.366. Ognuna di queste comporta una spesa media di 33 mila euro anno: 5,1 miliardi il totale, appunto. “Il fenomeno è da tenere sotto osservazione”, dice la Corte dei conti, “attraverso un continuo monitoraggio dei posti di sostegno in deroga e la crescita di un sistema di verifica”. A proposito del sempre contestato rapporto tra sostegno e medicalità, si legge: “La presenza di un legame tra disabilità e accertamento medico-legale non è in linea con quello espresso dalla Convenzione Onu e la certificazione del deficit continua ad essere un’attestazione di natura medica”. Non scolastica.
È interessante notare come ancora nel 2016 i docenti laureati sul sostegno fossero quasi 56 mila, i diplomati oltre 68 mila. E come, nelle ultime stagioni, il Miur abbia ripristinato l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica.
di Corrado Zunino

venerdì 27 luglio 2018

Ford Feel The View, anche i non vedenti potranno godere dei paesaggi mentre viaggiano

Da Ford e AEDO arriva Feel the View, per un paesaggio “in punta di dita”!

DigitalDay.it del 27-07-2018

Ford partecipa con AEDO allo sviluppo di Feel The View, un apparecchio che tramite opportune vibrazioni, permetterà ai non vendenti di leggere immagini dei paesaggi circostanti, in viaggio e non solo.
Nella splendida cornice delle Dolomiti, presso Cortina d'Ampezzo, in occasione della presentazione della nuova Ford Ecosport AWD, abbiamo avuto modo di provare "Feel the View", un innovativo dispositivo che permette ai non-vedenti di godere del paesaggio fuori dal finestrino dell'auto, sentendolo con il tatto e l'udito.
L'idea nasce dal desiderio di rendere accessibile a tutti la bellezza dei panorami quando si viaggia in auto (e non solo). In quest'ottica la casa automobilista Ford, incarnando lo spirito che era già di Henry Ford, di voler migliorare la vita delle persone, cambiando il modo in cui si muovono, ha supportato questo progetto di AEDO, start-up italiana specializzata nello sviluppo di sistemi d'ausilio alle persone non vedenti e ipovedenti. Ford ha agito così da facilitatore, permettendo la realizzazione di un prototipo perfettamente funzionante che abbiamo provato di persona.
Il dispositivo, lungo poco più di 30 cm, si applica direttamente al finestrino dell'auto e integra, rivolta verso l'esterno del veicolo, una fotocamera che scatta una foto del paesaggio che si vuole "vedere".
A questo punto Feel The View è in grado di decodificare l'immagine e, riducendola in scala di grigi a 256 colori, la trasforma in una sorta di mappa tattile dove, ad ogni gradazione di grigio, è associata una specifica intensità di vibrazione.
Dei particolari attuatori trasferiscono quindi questa vibrazione al finestrino dell'auto, dove il non-vedente, passando il dito sulla superficie, può recepirle e interpretarle.
La sofisticata tecnologia di Feel The View infatti, riesce a identificare la precisa posizione del dito sulla superficie, e ritornare la corretta vibrazione relativa alla porzione dell'immagine che si sta esplorando.
Idealmente così, con il dito e il solo uso del tatto, è possibile seguire, e così percepire, il profilo di una montagna, di una nuvola o di un edificio. Nello stesso tempo, l'intensità della vibrazione ci darà un'idea del suo colore, della sua intensità luminosa, e renderà molto intuitivo il "passaggio" da una struttura all'altra.
Il movimento del dito è recepito attraverso dei sensori di prossimità sulla base del dispositivo, mentre le vibrazioni sono emesse da particolari attuatori. Il "cervello" del sistema è basato su una piattaforma Arduino mentre la fotocamera (almeno quella presente del prototipo) era una comune GoPro.
A migliorare l'esperienza c'è anche il supporto di una intelligenza artificiale online, alla quale la foto scattata al paesaggio viene inviata in tempo reale e che la ritorna sotto forma di descrizione vocale così che al non vedente viene anche descritta la natura di quello che sta percependo con il tatto scorrendo il dito sulla superficie.
Per la realizzazione del prototipo sono state coinvolte persone appartenenti ad alcune associazioni, come la sede italiana di Views International o l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. Nella fase di studio sono stati ascoltati i loro desideri, mentre in quella di progettazione si è cercato di interpretarne al meglio le impressioni, elaborando le reazioni nell’utilizzo della nuova tecnologia, in modo da realizzare un prototipo definitivo in linea con le loro esigenze. Insieme a noi, sulle Dolomiti, c'erano anche due di loro, ed è stato molto emozionante vedere la loro gioia nel momento in cui, per la prima volta, erano in grado di godere di quello stupendo panorama.
Dal canto nostro, pur non essendo certamente allenati al pari di chi ha sviluppato una sensibilità al tatto superiore alla media, siamo riusciti a cogliere i profili delle montagne, percependo chiaramente le variazioni di intensità delle vibrazioni.
Abbiamo apprezzato l'ottima risoluzione del sistema di tracciatura del tocco sul finestrino, che riesce in maniera molto precisa a seguire il tracciato e restituire così le opportune vibrazioni che, sulla superficie altamente riflettente del vetro, erano chiaramente interpretabili anche per noi.
Attualmente non ci sono piani di sviluppo definitivo, ma secondo AEDO questo prodotto potrebbe andare in commercio a circa 100 euro, un prezzo decisamente competitivo, se paragonato ad altri sistemi Braille che costano comunemente intorno ai 2.000 euro.
di Alessandro Cucca

martedì 24 luglio 2018

Inizio anno scolastico rischia di partire senza docenti, posti vacanti in Lombardia

UIL Scuola Lombardia: fra pensionamenti e trasferimenti in Lombardia si partirà con migliaia di posti vacanti che non si riuscirà a coprire in tempo.

OrizzonteScuola.it del 24-07-2018

Il Segretario generale UIL Scuola Lombardia Carlo Giuffré – Con oltre 2000 pensionamenti di docenti e i movimenti relativi ai trasferimenti in altre regioni avvenuti nelle scorse settimane,
il dato allarmante per le scuole della Lombardia è quello che si partirà con migliaia di posti vacanti che non si riuscirà a coprire per tempo, se non ci sarà un’attenta programmazione già da ora.
Il risultato finale che si prefigura in Lombardia dopo i trasferimenti è comunque quello che avremo migliaia di posti vacanti di cui:
• 1371 alla scuola primaria
• 482 all’infanzia
• 1203 posti di Lettere
• 1079 di Matematica alle Medie
•oltre 2000 posti da coprire alle Secondarie di 2° grado, tra le quali spiccano Materie letterarie, Matematica, Matematica e Fisica, Tecnologia informatica, Tecnologia meccanica.
A tali posti vacanti in organico di diritto, se ne aggiungeranno altri innumerevoli che si renderanno vacanti per via delle assegnazioni provvisorie in altre regioni e su tali posti si dovranno convocare i docenti per l’assunzione a tempo determinato, con una calendarizzazione sicuramente poco compatibile con l’inizio del nuovo anno scolastico che comporterà ripercussioni sugli alunni che saranno privati del diritto di avere gli insegnanti sin dal primo giorno di scuola.
Appare chiaro che la tempistica ordinaria dei trasferimenti, quella dei concorsi e delle assunzioni sui posti vacanti non garantisce il regolare funzionamento del sistema scuola e tutti gli anni il problema si ripropone.
Oltre a ciò, un’ulteriore grandissima problematica è quella dei docenti con diploma magistrale assunti in ruolo con riserva che si pensa di tutelare con il “decreto dignità” che non fa altro che aggravare ancora una volta il sovraccaricare le aule di Giustizia e rendere precarie le condizioni di lavoratori, alunni e famiglie.
La UIL scuola su questa problematica ha avanzato una proposta concreta che prevede un intervento legislativo urgente che possa sanare gradualmente la situazione, a partire da un’analisi delle situazioni giuridiche del personale interessato e dei tanti posti liberi esistenti nel settore primario.
Ove non ci siano controinteressati, appare superfluo licenziare, trasformare i contratti in presenza di posti vacanti su cui è facile trovare soluzioni che prevedano lo scioglimento positivo della riserva con cui sono stati assunti in ruolo.
Per quanto riguarda il sostegno agli alunni diversamente abili, la UIL Scuola Lombardia ritiene sia “drammatica” la situazione dei posti di sostegno scoperti nelle scuole statali della regione:
• 2415 alla scuola media
• 1137 alla scuola primaria
• 457 alla scuola secondaria di 2° grado
• 233 alla scuola dell’infanzia
Dopo l’approvazione del D.Lvo. n. 66 del 13 aprile 2017 – Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n. 107, che prevede una formazione specifica con adeguata e specifica formazione del personale docente da utilizzare sulle diverse disabilità, ci ritroveremo a settembre con migliaia di posti da coprire con personale senza alcuna competenza specifica!
Il diritto allo studio e l’inclusione dei diversamente abili viene assicurata solo a parole; nelle scuole della Lombardia i posti verranno coperti con supplenti annuali e temporanei privi di titolo di specializzazione e di competenze specifiche, che accettano la nomina su posto di sostegno per assicurarsi uno stipendio e fanno quello che possono.
È una situazione catastrofica e non accettabile da chi come noi della UIL Scuola crede nella funzione che la scuola è chiamata ad assolvere.
Affinché vi sia un’inclusione di qualità, occorre investire realmente ed adeguatamente sulla formazione dei docenti specializzati mancanti e di conseguenza sugli alunni con disabilità che usufruirebbero del vero diritto allo studio.
Per superare questa “piaga” riteniamo che a livello regionale, di concerto con Regione Lombardia, confidando nella sensibilità dell’Assessore all’Istruzione e lavoro e dell’USR, si debba aprire un tavolo che coinvolga il MIUR per provare a trovare una soluzione possibile, ovvero un piano straordinario finanziato dalla regione che coinvolga le Università lombarde al fine di istituire corsi annuali di specializzazione per il sostegno in numero adeguato ai posti organico di sostegno vacanti nella regione
La regione ha competenze sul diritto allo studio e sull’inclusione che deve essere assicurata in modo adeguato; ha il dovere quindi di metterci le risorse economiche necessarie per la formazione dei docenti abilitati che aderirebbero in massa, se le Università aprissero detti corsi con numeri di accesso congrui.
Avremmo finalmente, se non del tutto, in larga parte, coperto con persone specializzate i posti di sostegno vacanti e daremmo veramente ai diversamente abili possibilità di apprendimenti e miglioramenti psico-fisici.

Ciechi in cammino sui sentieri di montagna

Valle d’Aosta: quando il turismo è a misura di tutti!

Libero del 24-07-2018

VALLE D'AOSTA. Due ore di passeggiata in montagna. Luca, cieco da quando aveva 17 anni, si è sentito immerso nella natura. «Mi è piaciuto camminare sentendo vicino il suono dell'acqua e immaginare una fonte purissima». Non è lo stesso che mangiare con gli occhi il panorama mozzafiato della Valle D'Aosta, certo, ma è un inizio per andare oltre alla disabilità. Luca, oggi 45enne, anziché essere costretto a rimanere chiuso in un albergo o a fare piccoli giri in paese, si è spinto in uno dei tanti itinerari che la Valle d'Aosta offre ai turisti. Percorsi che arrivano ai rifugi fin quasi sulle vette, escursioni tra boschi e pinete, luoghi finora interdetti alle persone come lui, perse senza l'insostituibile bastone bianco. Luca ha potuto addentrarsi per quei sentieri sterrati, che d'inverno diventano bianchi di neve, grazie a un accompagnatore, un volontario, che ha camminato con lui, fianco a fianco, senza mai lasciarlo un attimo. Prima non era così. Il servizio è nuovo, partito da pochissimo nella regione alpina grazie a una sinergia tra la sezione di Aosta dell'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici), in collaborazione con la cooperativa sociale C'era l'Acca e l'associazione sport per tutti (Aspert). Altre regioni si stanno adeguando e arrivano adesioni. È bastata un'idea semplice, un pensiero fisso su come rendere meno pesante un handicap che colpisce con sempre maggiore frequenza. L'Uici ha pensato a un turismo a misura di ciechi. La coop ha reclutato i volontari, un'istruttrice ha tenuto un corso di formazione per insegnare agli interessati come gestire un ipovedente sui sentieri di montagna. Il presidente regionale Uici, Luigi Giunta, ha contattato gli albergatori della valle e le aziende di soggiorno locali affinché potessero proporre questo servizio nei loro circuiti. Si parte, ovviamente, con escursioni in piano, ad esempio da Etroubles lungo la via Francigena, ma poi tutto varia da persona a persona, molto dipende dall'età e dalle condizioni generali del "turista speciale", soprattutto dal grado di autonomia. «Uno degli itinerari privilegiati è la camminata che raggiunge il ponte acquedotto sul Ru Prevot», ci spiega Maria Cosentino di C'era l'Acca, «che passa lungo vecchi canali d'irrigazione costruiti nel Medioevo, ma in passato siamo stati anche al Parco del Gran Paradiso e puntiamo ad ampliare la gamma dei percorsi. All'inizio bisogna scegliere sentieri larghi dove non vedente e accompagnatore possono procedere affiancati, solo in un secondo tempo, con l'esperienza, potremo pensare a zone più strette e meno agevoli dove camminare in fila indiana». Tecnicamente la camminata avviene in due modi. Nel primo il non vedente prende il braccio dell'accompagnatore all'altezza del gomito. Il secondo prevede che entrambi tengano in mano un comune laccetto, uno ad un'estremità, l'altro al lato opposto. Il tatto è essenziale per le persone affette da cecità. Anche toccare un tronco d'albero, sentire gli aghi dei larici sui polpastrelli delle dita, accarezzare una foglia durante una passeggiata in montagna, diventa una piccola luce. Nel buio.
di Brunella Bolloli

Politecnico, la fabbrica dei brevetti: il gioco per "allenare" il senso del tatto

TACTIVITY: un gioco in scatola davvero per tutti!

Il Giorno del 23-07-2018

"Tactivity" è stato studiato con i pazienti non vedenti, che hanno confermato l'importanza dell'imparare giocando.

MILANO. Da una tesi di laurea in Design and Engineering al Politecnico è nato un gioco in scatola innovativo. "C'era un vuoto merceologico - spiega l'inventore di Tactivity, Lorenzo Sarghini, 29 anni, che lo ha brevettato insieme alla relatrice Venere Ferraro -: mancano giochi per incrementare la capacità tattile se si escludono i primi anni di vita dei bimbi. La fase di ricerca è stata fatta al Centro Regionale Sant'Alessio di Roma, con i pazienti non vedenti che hanno confermato la carenza e l'importanza dell'imparare giocando. Lorenzo Sarghini ha creato un prototipo: c'è una griglia, ci sono tasselli estraibili e c'è una cornice "elettronica".
Si gioca in due. "Bisogna riuscire a infilare tre tasselli simili per categoria, ogni tassello può essere composto da qualsiasi cosa, sono diversi per forma e texture - spiega l'autore -. La difficoltà sta nell'indagare tattilmente la superficie. Il tassello poi ha due facce diverse, andandole a inserire cambi la configurazione a chi hai davanti". Un feedback sonoro avverte quando si fa punto. "è un gioco inclusivo, che possono fare i non vedenti e tutti, da bendati - conclude Sarghini -. Con Tactivity usciamo dal campo medicale: tutti possono divertirsi a migliorare la percezione tattile".
di Simona Ballatore


La prima mostra iper-sensoriale per scoprire la vita dei nuragici

Santa Teresa - La mostra, visitabile fino al 15 novembre, presenta alti contenuti tecnologici con riproduzioni 3D, pannelli braille e stampe tridimensionali tattili e audio.

La Nuova Sardegna del 23-07-2018

SANTA TERESA. È stata inaugurata l'altro ieri a Santa Teresa la mostra "Lu Brandali leggi tocca e ascolta", un viaggio nella quotidianità di un villaggio nuragico di 3500 anni fa. La mostra, visitabile fino al 15 novembre, presenta alti contenuti tecnologici con riproduzioni 3D, pannelli braille e stampe tridimensionali tattili e audio. È anche la prima mostra di archeologia ipersensoriale in grado di far conoscere una storia millenaria anche a persone con disabilità fisiche. La mostra rientra in un progetto ideato dalla CoolTour Gallura, la cooperativa che gestisce il complesso nuragico "Lu Brandali", che conduce lo spettatore all'interno di un viaggio tattile, sensoriale e tridimensionale nella storia, ma soprattutto un percorso culturale accessibile anche alle persone con disabilità. Interamente tradotta in braille, grazie alla stretta collaborazione con l'associazione Irifor- Formazione, ricerca e riabilitazione per la disabilità visiva. "Lu Brandali leggi tocca e ascolta" propone stampe tridimensionali tattili e audio. Si tratta del progetto "Tooteko", ideato da una start up che rende l'arte e i luoghi di cultura fruibili ai non vedenti e ipovedenti attraverso una speciale "app" collegata ad alcuni sensori che consentono di toccare i reperti esposti e ascoltare le spiegazioni. La mostra sarà visitabile fino al prossimo 15 novembre con i seguenti orari: dalle 9,30 alle 18,30.

Dalla Sede Centrale: Ricerca partecipanti per seminario internazionale formativo sulla progettazione ERASMUS+, Berlino (Germania), 28 settembre - 6 ottobre 2018 (candidature possibilmente entro il 6 agosto)

Con il comunicato n. 107/2018 la Sede Centrale UICI informa che, grazie alla collaborazione con la “Deutscher Blinden- und Sehbehindertenverband (DBSV), associazione tedesca di supporto e tutela dei disabili visivi e con VIEWS Italia, il gruppo informale di giovani non vedenti che rappresenta l’Unione in seno all’organizzazione VIEWS International, sarà possibile selezionare tre giovani ciechi o ipovedenti tra i 18 e i 30 anni che parteciperanno al seminario internazionale sulla progettazione europea nell’ambito del programma europeo ERASMUS+, realizzato dalla DBSV e da VIEWS International a Berlino (Germania) dal 28 settembre al 6 ottobre 2018.
Il corso si prefigge un approccio concreto, con l'obiettivo primario di formare i giovani alla creazione e realizzazione di un progetto finanziabile con il programma ERASMUS+. 
È previsto anche un follow-up del corso per seguire i progressi di coloro che, al ritorno, vorranno provare a mettere in pratica la propria idea progettuale trasformandola, appunto, in una iniziativa effettivamente da realizzare.
La partecipazione al corso di formazione è gratuita, ma sono a carico dei partecipanti le spese relative al viaggio, per le quali sarà comunque possibile ottenere un rimborso massimo di 275 Euro, previa presentazione dei biglietti e dell’eventuale assicurazione del viaggio.
Le candidature dovranno essere inviate all’indirizzo:
e, in copia, a:
possibilmente entro lunedì 6 agosto 2018.
Per ulteriori informazioni, si rimanda al comunicato in oggetto ed ai relativi allegati, scaricabili al seguente url:

venerdì 20 luglio 2018

Apple Academy in campo un'App per aiutare i ciechi

Il Mattino del 20/07/2018

L'INIZIATIVA
Mariagiovanna Capone
Migliorare la vita ai disabili e renderli più autonomi, affinché la diversità possa diventare opportunità. Partendo da questo assunto, tre team della Apple Developer Academy si sono messi al lavoro per capire come mettere a disposizione di chi ha bisogno le loro competenze tecnologiche. Perché seppure siano stati fatti molti passi avanti, sono ancora numerose le difficoltà che devono affrontare quotidianamente, in particolare i ciechi e gli ipovedenti.

IL DEBUTTO
Già lo scorso anno i giovani sviluppatori guidati dal direttore Giorgio Ventre della Federico II e dai docenti dell'Academy crearono l'app «Cromnia» per aiutarli a riconoscere (e quindi abbinare) i colori degli abiti. Una creazione che entusiasmò la numero due di Apple Lisa Jackson che volle inserirla sull'AppStore immediatamente ed un successo internazionale. Gli studenti del secondo anno hanno continuato la collaborazione con l'Uici (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) mettendo a punto tre app per favorire l'autonomia dei disabili visivi ma anche l'intrattenimento, coadiuvati dalla sezione territoriale di Napoli della Commissione Ausili, Nuove Tecnologie e Accessibilità dell'Uici.

LE NOVITÀ
Il team Speaking Panda (Paolo Mirabella, Vittorio Grimaldi, Renato Tramontano, Antonio di Giovanni, Matteo Stellato, Ilaria Gison, Giada Di Somma) ha creato «Audiograph», una sorta di album dei ricordi più belli come feste di compleanno o matrimoni, non composti da immagini ma da memo vocali di alta qualità e con attenuazione del rumore. Gli utenti possono così sfogliare le registrazioni e riprovare la gioia dei momenti più importanti della loro vita.
Il team Breaking Barriers (Maher Al Qawabeh, Sara Brancato, Fabrizio Natale, Francesco Picerno, Francesco Pignorato) ha invece creato «Qrecord», nata dall'esigenza di fornire alle persone affette da disabilità visive un supporto per migliorare la loro indipendenza. Attraverso codici QR, si possono associare informazioni, come a esempio la data di scadenza di un farmaco o del latte, e poter successivamente rileggerle. E infine il Fortuna Team (Simone Penna, Carlo Santoro, Mirko Pennone, Roberto Pelonara, Mattia De Rosa) ha creato «Dusk», una serie di giochi da fare da soli o in coppia, progettato per non vedenti

IL FUTURO
«La collaborazione tra Apple Academy e Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti continuerà anche con gli studenti del terzo anno» ha sottolineato il presidente Mario Mirabile, «orgoglioso che da Napoli partano iniziative creative e sociali che fanno il giro del mondo», e come confermato dal consigliere nazionale Nunziante Esposito, dal coordinatore della Commissione Ausili Giuseppe Fornaro e dal docente Apple Stefano Perna. Tra le sfide, quella di creare un'app per persone sordo-cieche.


mercoledì 18 luglio 2018

Il design sensoriale migliora la vita

Interazione e accessibilità sono le parole chiave di una mostra in corso a New York.

Abitare.it del 18-07-2018

Superfici che emettono suoni se accarezzate, dispositivi per non udenti che traducono il suono in vibrazione. Interazione e accessibilità sono le parole chiave di una mostra in corso a New York.
NEW YORK. Fino al 28 ottobre 2018 il Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum di New York ospita The Senses: Design Beyond Vision, la mostra che racconta come il design multisensoriale possa amplificare la capacità di ricevere informazioni, esplorare il mondo, soddisfare esigenze essenziali. Curata da Ellen Lupton e Andrea Lipps, con l’allestimento di Studio Joseph, l’esposizione permette ai visitatori di interagire con una serie di installazioni realizzate in collaborazione con designer – molti dei quali giovanissimi – provenienti da ogni parte del mondo: dalla Corea del Sud ai Paesi Bassi, da Singapore all’Italia, dalla Turchia all’India e al Giappone, fino agli Stati Uniti.
La mostra accoglie i lavori di oltre 65 progettisti che illustrano come il design sensoriale riesca a migliorare la qualità della vita, in particolare delle persone con disabilità. La mostra stessa è stata concepita in modo che chiunque possa visitarla: le targhe sono in braille e un’applicazione personalizzata permette ai visitatori di accedere ai contenuti completi tramite testo o audio su smartphone. «I designer stanno cercando il modo per stimolare le nostre risposte sensoriali al mondo», spiega Caroline Baumann, direttrice di Cooper Hewitt. Nell’ambiente inclusivo creato per la mostra ci sono oltre 40 oggetti che possono essere toccati, oltre a servizi come le descrizioni audio e visive delle opere in mostra, un passo importante per rendere le mostre accessibili a tutti.
"FlavorFactory", una nuova installazione della food artist e designer Emilie Baltz. "The Senses: Design Beyond Vision", Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum. (Photo Scott Rudd)
“FlavorFactory”, una nuova installazione della food artist e designer Emilie Baltz. “The Senses: Design Beyond Vision”, Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum. (Photo Scott Rudd)
Tactile Orchestra, 2017-18. Roos Meerman (Paesi Bassi, 1991), Studio Roos Meerman (fondato nel 2014 ad Arnhem, Paesi Bassi) con Stefanie Hesseling (Paesi Bassi, 1985), Tom Kortbeek (Paesi Bassi, 1987) e Tim Rouschop (Paesi Bassi, 1988), KunstLAB Arnhem (fondato nel 2014 ad Arnhem). Tessuto, legno, componenti elettronici. (Courtesy Xandra van der Eijk)
Tactile Orchestra, 2017-18. Roos Meerman (Paesi Bassi, 1991), Studio Roos Meerman (fondato nel 2014 ad Arnhem, Paesi Bassi) con Stefanie Hesseling (Paesi Bassi, 1985), Tom Kortbeek (Paesi Bassi, 1987) e Tim Rouschop (Paesi Bassi, 1988), KunstLAB Arnhem (fondato nel 2014 ad Arnhem). Tessuto, legno, componenti elettronici. (Courtesy Xandra van der Eijk)
Fra i lavori esposti ci sono Tactile Orchestra, l’installazione degli olandesi di Studio Roos Meerman e KunstLAB Arnhem costituita da una parete di pelliccia sintetica toccando la quale i visitatori possono ascoltare e comporre le loro sinfonie; Dot Watch, lo smartwatch realizzato dai coreani di Dot Incorporation per ipovedenti che integra il linguaggio braille con un dispositivo elettronico; Tactile Headset, l’installazione dell’italiano Alessandro Perini che esplora la percezione tattile del suono come vibrazione esercitata sulle ossa e sulla pelle della testa; Cyrano, riproduttore digitale di profumi ideato dallo studio statunitense oNotes; Folding Plate, il piatto della saudita Lina Saleh prodotto con silicone e porcellana che consente di esplorare una dimensione interattiva con i supporti per il cibo; Ode, concepito dagli inglesi di Rodd Design, è un oggetto dedicato alle persone con demenza senile che, rilasciando fragranze alimentari prima dei pasti, favorisce l’appetito e crea una connessione sensoriale con i il cibo; Tactile Architectural Drawing, i disegni tattili degli statunitensi Mark Cavagnero Associates e Chris Downey per la nuova sede di Lighthouse for the Blind and Visually Impaired a San Francisco, organizzazione no profit di servizi per non vedenti e ipovedenti.
"Plate and Cup", dalla collezione "Share. Food Tableware", 2013. Bilge Nur Saltik (Turchia, 1988), Studio Bilge Nur Saltik (fondato a Londra 2013). Ceramica. (Courtesy Studio Bilge Nur Saltik)
“Plate and Cup”, dalla collezione “Share. Food Tableware”, 2013. Bilge Nur Saltik (Turchia, 1988), Studio Bilge Nur Saltik (fondato a Londra 2013). Ceramica. (Courtesy Studio Bilge Nur Saltik)
"Dot Watch", 2017. Dot Incorporation (fondato nel 2014 a Seul). Cassa di alluminio anodizzato, giroscopio, sensori tattili, wireless MCU platform, pelle. (Courtesy Dot Incorporation)
“Dot Watch”, 2017. Dot Incorporation (fondato nel 2014 a Seul). Cassa di alluminio anodizzato, giroscopio, sensori tattili, wireless MCU platform, pelle. (Courtesy Dot Incorporation)
The Senses: Design Beyond Vision
a cura di Ellen Lupton e Andrea Lipps
Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum
New York
13 aprile – 28 ottobre
di Francesca Oddo

sabato 14 luglio 2018

Dal Sant'Alessio primo test per misurare l'intelligenza non verbale dei bambini disabili visivi

Agenpress del 14-07-2018

ROMA. Un test “aptico” per la misurazione dell’intelligenza non verbale dei bambini in età evolutiva (10/16 anni) con disabilità visiva è stato messo a punto dal Centro Regionale Sant’Alessio per i ciechi di Roma, con il Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica dell’Università Sapienza e la collaborazione del Polo Scientifico IAPB. La ricerca, unica in Italia e terza al mondo, mira a valutare con esattezza le abilità cognitive del minore, scongiurando così diagnosi errate di ritardi cognitivi nei bambini ciechi o ipovedenti che, a causa della loro disabilità maturano strategie cognitive individuali e diverse rispetto ai coetanei vedenti.
“Il test, ancora in fase di sperimentazione, è l’unico dedicato ai minori che si avvale dell’esplorazione tattile per la misurazione dell’intelligenza, al di là degli apprendimenti scolastici e culturali – dichiara Carolina Cassar, psicologa e dottore di ricerca in psicologia dinamica e clinica, che ha svolto lo studio scientifico -. Abbiamo selezionato due campioni di bambini, con disabilità visiva e vedenti, ai quali abbiamo somministrato delle prove cognitive, procurando di bendare i vedenti e gli ipovedenti, in modo da realizzare condizioni standardizzate – spiega Cassar –. I soggetti, presi singolarmente, hanno esplorato delle matrici tattili e completato l’organizzazione sulla base di correlazioni logiche. La ricerca, durata tre anni, ha dimostrato che lo strumento ha attendibilità e validità elevate e quindi è utile per valutare le abilità logiche, di rappresentazione mentale dello spazio, di apprendimento esperienziale e di coping nel minore con disabilità visiva – ha concluso Cassar”.
“Conoscere le effettive potenzialità cognitive di un bambino non vedente o ipovedente permette di effettuare un intervento riabilitativo mirato – ha dichiarato Maria Macrì, neuropsichiatra infantile e direttore medico del Centro Regionale Sant’Alessio.

giovedì 12 luglio 2018

L'esperienza del vino per i non vedenti

Brescia – Consegnati i diplomi ai partecipanti non vedenti ed ipovedenti al corso per assaggiatori di vino organizzato dall’ONAV in collaborazione con la locale Sezione UICI.

Bresciaoggi del 12-07-2018
L'esperienza del vino per i non vedenti

BRESCIA. Prosegue l'impegno dell'O- nav, l'associazione degli assaggiatori di vino, in collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Brescia. Questa sera dalle 19.30 all'Azienda Agricola Cobue, a Pozzolengo è in programma la serata dedicata agli ipo e non vedenti, divenuti Assaggiatori Vino, insieme ad altri partecipanti del corso classico. Gli allievi dell'Uici di Brescia riceveranno i diplomi Onav, dopo aver sostenuto la prova finale e concluso i percorsi formativi a loro dedicati e concepiti per eliminare qualsiasi tipo di barriera nell'enologia. I neo-assaggiatori hanno superato brillantemente la verifica teorica scritta e quella pratica di degustazione di cinque vini, entrambe condotte, come i corsi sostenuti, attraverso l'utilizzo di pubblicazioni appositamente redatte in Braille dall'Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino.
Si tratta di un'iniziativa unica nel suo genere che, ancora una volta, sottolinea l'impegno di Onav per una cultura del vino veramente aperta a tutti, che consenta l'abbattimento di ogni barriera. I corsi erano partiti a febbraio, prima nella provincia di Verona e poi in quella di Brescia, in collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, seguendo il progetto coordinato della vicepresidente nazionale Onav Pia Donata Berlucchi. Proprio la vicepresidente Onav parla del «valore delle differenze»: «Se da una parte oggi, grazie a questi percorsi formativi avviati per la prima volta a Verona e a Brescia, possiamo dire che i ciechi sono più vicini alla cultura del vino, dall'altra il mondo enologico può dire di vedere e sentire se stesso con una sensibilità nuova e più matura. Stasera - sottolinea Berlucchi - si mescoleranno tutte queste diverse sensibilità: vedenti, ipo e non vedenti, tutti quanti insieme, verso un'integrazione vera e un arricchimento culturale reciproco».

Alunni con disabilità vittime di discriminazioni: tutelati da una legge poco usata

Disabili.com del 12-07-2018
Alunni con disabilità vittime di discriminazioni: tutelati da una legge poco usata

Una legge del 2006 prevede tutela inibitoria e risarcitoria per le persone con disabilità vittime di discriminazioni, ma è stata poco applicata nelle vicende giudiziarie, anche scolastiche.
Spesso i genitori di bambini o ragazzi con disabilità raccontano, soprattutto nelle pagine dei social network, episodi riguardanti i loro figli che nella vita scolastica subiscono micro o macro esclusioni, o anche episodi più o meno gravi di vere e proprie discriminazioni. Si tratta di vicende molto eterogenee, che spaziano dalla routine scolastica alle uscite didattiche, dalle relazioni con i pari a quelle con i docenti, con i dirigenti ecc. e che, naturalmente, turbano profondamente la serenità ed il benessere dei loro figli. Non è raro che riportino anche atteggiamenti di chiusura o di palese ostilità da parte degli altri genitori, soprattutto se la situazione di disabilità vissuta dai loro figli è causa di comportamenti che vengono da essi percepiti come azione di disturbo delle attività scolastiche.
Molte famiglie cercano di informarsi, di capire se i loro figli siano effettivamente vittime di atteggiamenti discriminatori. Per tale ragione, acquisiscono nel tempo maggiori conoscenze, anche di tipo normativo, che comportano una maggiore consapevolezza dei diritti dei loro ragazzi, nella vita scolastica ed extrascolastica. Molti genitori, dunque, riescono oggi a rigettare richieste illecite come la non partecipazione ad una gita o la riduzione del tempo scuola, che inibiscono l’esercizio del diritto alla piena partecipazione alle attività scolastiche. Al tempo stesso, ricorrono spesso ai tribunali amministrativi quando invece non viene tutelato il diritto alla presenza adeguata del docente per le attività di sostegno se le amministrazioni assegnano risorse non sufficienti.
Tuttavia vi è un’importante legge che, benché nata proprio per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni, ha trovato fino ad oggi scarsa applicazione, anche in ambito scolastico. Si tratta della L. n. 67/06, che ha introdotto in Italia un vero e proprio mezzo per ottenere tutela dalle discriminazioni verso le persone disabili. Essa prevede che, se accertata la discriminazione, il giudice possa ordinare il risarcimento del danno subito e la cessazione della discriminazione (se ancora in corso). Può inoltre adottare provvedimenti idonei a rimuovere gli effetti della discriminazione ed ordinare la rimozione delle discriminazioni accertate. Le azioni di discriminazione contro cui è possibile ricorrere sono quella diretta – trattamento meno favorevole per motivi connessi alla disabilità – e quella indiretta – in cui un fatto apparentemente neutro mette una persona con disabilità in posizione di svantaggio. Inoltre, si può reagire anche contro le molestie e contro quei comportamenti posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona o creano un clima di intimidazione ed umiliazione nei suoi confronti.
Questa legge, però, è stata fino ad ora poco usata nei tribunali italiani, come abbiamo avuto modo di ricordare anche in questo nostro articolo. I dati del Centro antidiscriminazione Bomprezzi (CAFB) della Ledha, infatti, evidenziano che i ricorsi basati sulla legge 67 in oltre dieci anni sono stati solo 64. Tra luglio 2015 e giugno 2018 state oltre tremila le segnalazioni arrivate al centralino del CAFB e il 33% di esse ha riguardato proprio la scuola. La prevalenza di segnalazioni relativa al tema dell’inclusione scolastica è dovuta, da una parte, al buon livello di consapevolezza sui propri diritti raggiunto dalle famiglie su questo tema. Dall’altro, dalla presenza di un ampio quadro normativo cogente e vincolante, che ha consentito a numerosi Tribunali di accertare diverse condotte discriminatorie e di condannare i relativi responsabili, spiega l’avvocato L. Abet.
Tuttavia, i processi celebrati in base alla L. 67 sono pochissimi. Si tratta di uno strumento utile ed efficace per il contrasto alle discriminazioni, di cui però non sono state ancora sfruttate tutte le potenzialità. È importante, perciò, che le persone con disabilità e le loro famiglie possano conoscerlo e chiederne l’applicazione, qualora ravvisino atteggiamenti e comportamenti discriminatori lesivi verso la propria persona o quella di un loro congiunto, a scuola, nella vita lavorativa e sociale, nelle relazioni pubbliche o nell’esercizio dei diritti di cittadinanza.
di Tina Naccarato

Press-IN anno X / n. 1606

Superando.it del 12-07-2018

Invalidita' civile e minorazione visiva: un esempio da seguire 

a cura dell'UICI di Modena* 

Grazie all’impegno dell’UICI di Modena (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), d’ora in poi, nella città emiliana, sarà facile e finalmente possibile prenotare l’esame specialistico del campo visivo presso l’Azienda Sanitaria Pubblica, con totale copertura delle spese a carico del Servizio Sanitario Nazionale e farlo con la metodica più corretta. Vediamo come si è arrivati a questo risultato tramite un percorso che costituisce un esempio da seguire.

MODENA. La Metodica CV% Zingirian-Gandolfo è oggi poco conosciuta e supportata. Com’è noto, infatti, la minorazione visiva viene oggi valutata non solo sulla base del residuo visivo dell’interessato (espresso in frazioni), ma anche su quella del suo «campo visivo perimetrico binoculare» (espresso in percentuale), come esplicitato dalla Legge 138/01 (Classificazione e quantificazione delle minorazioni visive e norme in materia di accertamenti oculistici), presa ormai a riferimento dalle Commissioni di Prima Istanza per l’accertamento dell’invalidità INPS.
Quando anche il Ministero delle Finanze, nel 2004, assunse come riferimento la citata legge, per quanto concerne la valutazione del deficit visivo, esso fece proprio il punto di vista scientifico espresso in una relazione del professor Roberto Ratiglia, oculista esperto del Consiglio Superiore di Sanità. In tale relazione, Ratiglia indicava il programma CV% Zingirian-Gandolfo quale metodica più efficace per il corretto calcolo del campo visivo perimetrico binoculare, rispetto allo standard fino a quel momento utilizzato, ovverossia il Metodo Estermann. Il programma CV% Zingirian-Gandolfo puntava infatti sulla funzionalità del residuo visivo del paziente e non tanto sulla semplice percezione dello stimolo luminoso, risultando più preciso e scientificamente corretto. Fino a qui, nessun problema.
Le difficoltà, tuttavia, sono nate nel momento in cui le Commissioni di Prima Istanza, seppur lentamente, si sono avviate a richiedere ai pazienti la quantificazione del campo visivo perimetrico binoculare secondo appunto la Metodica CV% Zingirian-Gandolfo: si è infatti appurato che sono ben pochi gli oculisti che la conoscono e ben poche anche le attrezzature oculistiche in circolazione, i cosiddetti “perimetri”, che la supportano. Risulta infatti che presso le strutture sanitarie di intere Regioni italiane non esistano perimetri idonei al calcolo del residuo perimetrico con il programma CV% e che anche laddove questi esistano, i medici che li utilizzano non sono in grado di estrapolare dati che consentano una certificazione nello standard richiesto dalla Circolare Ministeriale.
Morale della favola: in mezzo a tanti altri problemi che le persone con disabilità visiva devono risolvere, si aggiunge anche questo, apparentemente banale, ma di non facile soluzione nella realtà, perché sensibilizzare gli operatori in proposito, con i tempi di “caccia alle streghe” che corrono, non è per niente semplice.

La necessità di disporre di una Legge come la 138/01 non è derivata tanto e non soltanto dall’esigenza di adeguare i criteri valutativi italiani a quelli della medicina internazionale, ma dal fatto che nella nostra Associazione [UICI di Modena – Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, N.d.R.] abbiamo ripetutamente riscontrato, svolgendo la nostra attività di assistenza a giovani ciechi e ipovedenti, situazioni anomale e inaccettabili. Vi erano infatti soggetti che, considerando unicamente l’acuità visiva, risultavano privi dei requisiti in base ai quali chiedere l’intervento dell’Ente Pubblico.
Si hanno validi motivi per sperare che la misurazione dell’ampiezza del campo visivo – talvolta limitatissima anche in soggetti con buona acuità visiva – ci permetterà di evitare esclusioni dolorose.
L’UICI ha rivolto da tempo un accorato appello a tutti coloro che sono in qualche modo interessati a questo problema, affinché tali direttive siano quanto prima correttamente recepite e rese fruibili, in modo da offrire a tutti gli operatori un preciso indirizzo per un’applicazione equa e corretta delle disposizioni di legge. L’attuale situazione, infatti, caratterizzata dall’adozione di criteri disomogenei, crea forti sperequazioni da Provincia a Provincia, da Regione a Regione.

Oggi sono passati più di diciassette anni dall’approvazione della Legge 138/01, quando già negli anni precedenti l’UICI era stata fortemente impegnata per far sì che l’istituto dell’invalidità civile per ciechi fosse revisionato, superando l’assioma che voleva la funzione visiva identificata soltanto con la visione centrale.
La 138 fu subito salutata come una buona Legge, che andava a colmare un vuoto normativo. Essa non solo inseriva tra le categorie di cecità – come si è detto – coloro che avevano perso la visione periferica, ma anche e soprattutto riconosceva ufficialmente l’esistenza degli “ipovedenti”, sino ad allora ignorati dalla legislazione italiana.

Partendo da tali premesse, il Ministero della Salute ha espresso il parere che «la classificazione e la quantificazione del danno visivo, ai sensi della Legge 3 aprile 2001 n. 138 sia presa a riferimento in tutti gli ambiti in cui si effettua una valutazione medico-legale da danno funzionale a carico dell’apparato visivo» e, quindi, anche in sede di accertamento della cecità per causa civile ai fini della concessione dei relativi benefìci, sia di carattere economico che socio-assistenziale.
Ormai la strada da seguire era stata tracciata e il problema di trovare strutture pubbliche che assicurassero tale prestazione diagnostica (perimetria – campo visivo computerizzato con Metodo Gandolfo CV 100%) era da affrontare. Ancora oggi, ribadiamo infatti, sono pochi i perimetri che dispongono di tale programma. Le ASL, le Aziende Ospedaliere e Universitarie e anche gli studi oculistici privati non hanno provveduto in tal senso.

Proprio per queste ragioni di immobilismo, la nostra Sezione UICI di Modena “Mariangela Lugli” si è fatta carico della questione e ha intrapreso nei mesi scorsi un percorso di interlocuzione e incontri istituzionali con l’Azienda Ospedaliera di Modena, che ha avuto ad oggetto l’opportunità di assicurare a quanti soffrano di disabilità visive di prenotare un esame fondamentale – appunto il campo visivo con Metodo Gandolfo (per la precisione, “residuo perimetrico binoculare”) – che la medicina internazionale considera come parametro legale alternativo al visus, per il riconoscimento della cecità.
Il risultato finalmente è stato raggiunto: a Modena sarà facile e finalmente possibile prenotare l’esame specialistico del campo visivo presso l’Azienda Sanitaria Pubblica, con totale copertura delle spese a carico del Servizio Sanitario Nazionale: questa è la sintesi dell’Accordo raggiunto dal Presidente della nostra Sezione, Ivan Galiotto, con l’Azienda Ospedaliera modenese.
Qui di seguito riassumiamo brevemente i dettagli di tale Accordo:
° non sarà necessaria l’impegnativa del medico curante;
° l’esame del campo visivo con il Metodo Gandolfo potrà essere richiesto direttamente dal cittadino per tramite del patronato dell’UICI di Modena, che ne redigerà la richiesta all’Azienda USL;
° tutti coloro che sono in possesso di tale richiesta per il campo visivo con Metodo Gandolfo potranno contattare il numero verde dell’AUSL di Modena (800 239123);
° l’esame del campo visivo con Metodo Gandolfo presso l’AUSL sarà gratuito;
° è stata individuata nell’Ambulatorio Oculistico del Distretto di Modena (Via del Pozzo, 71/b) una sede dedicata all’effettuazione degli esami con Metodo Gandolfo, anche per semplificarne la logistica in sede di calendarizzazione degli appuntamenti.

Un nuovo servizio di prenotazione telefonica è iniziato lo scorso 21 maggio (per chi ne volesse sapere di più, contattare il patronato dell’UICI di Modena, tel. 059 300012, ore 9-12, presso il quale sarà anche possibile richiedere l’esame del campo visivo con Metodo Gandolfo, richiesta che andrà poi presentata all’AUSL al momento della visita).

Anche la Presidenza Nazionale dell’UICI ha lodato lo spirito di iniziativa della nostra Sezione, con un elogio al Presidente di essa e al personale della stessa, che entusiasticamente si è messo a disposizione, per aggiungere un altro fondamentale tassello ai servizi già resi dall’Associazione.
Iniziative come queste devono essere da esempio per le altre strutture dell’Unione, nella costruzione di una rete di servizi di assistenza, che risponda concretamente alle necessità primarie dei cittadini con difficoltà visive.
Dal canto suo l’Azienda USL di Modena ha correttamente interpretato e reso fruibili le istanze dell’UICI e questo è più importante risultato tangibile, che crea il primo caso italiano di erogazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale della prestazione richiesta con un percorso dedicato e in tempi molto ridotti.
«Bella questa Sezione territoriale che fa squadra e guadagna conquiste!», ha dichiarato Ivan Galiotto, manifestando plauso e grande soddisfazione per l’operato svolto e il risultato ottenuto, integrando i temi a lui più cari in un dibattito che da tempo è in atto.

Occorre poi spendere una parola in più per il servizio interno di patronato della nostra Sezione, e in particolare sul fatto che esso si rivolge indistintamente a tutta la cittadinanza, offrendo servizi e prestazioni a costo zero in materia di previdenza, lavoro e assistenza.
Prende il via da queste premesse una nuova immagine dell’UICI, per così dire “multifunzionale” nei confronti della cittadinanza, delle persone con disabilità visiva e delle loro famiglie. L’obiettivo è certamente quello di promuovere più servizi senza scopi di lucro, che corrispondano alle esigenze dell’utente in termini di qualità e di tempestività, con la speranza di rinforzare una relazione fiduciaria tra l’UICI e i propri sostenitori. Tutti, infatti, possono rivolgersi liberamente presso la nostra Sezione, dove troveranno personale sempre disponibile a fornire una consulenza completa, competente e del tutto gratuita in materia contributiva e previdenziale, informazioni e orientamento su questioni riguardanti il lavoro, l’invalidità e la salute.
Da dire, in conclusione, che l’Accordo d’Intesa con l’UICI verrà divulgato dall’Azienda Ospedaliera di Modena a tutti i Patronati di Modena e Provincia, per informarli del nuovo percorso creato.

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (uicmo@uiciechi.it).

martedì 10 luglio 2018

L’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica torna in scena. Miur e inclusione scolastica: sodalizio complesso, non impossibile…

Giornale UICI del 10-07-2018
di Marco Condidorio

Come noto ai più, il Decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 66, afferente l’inclusione scolastica, prevede una serie di adempimenti per circa nove deleghe per le quali sono necessari altrettanti regolamenti attuativi la cui definizione, secondo quanto disposto all’art. 15 dello stesso decreto, deve ottenere il parere obbligatorio, “non vincolante”, dell’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica, di cui ricordiamo ai lettori lo stesso viene costituito con DM del 31.08.2017 e che recentemente si è riunito per dare seguito ai lavori preparatori dei provvedimenti in parola, costituendo ben sette tavoli tecnici per la stesura dei decreti attuativi: Individuazione degli indicatori per la valutazione della qualità dell’inclusione scolastica in coerenza con i quadri di riferimento del Sistema nazionale di valutazione; Elaborazione di proposte per la redazione del modello di PEI; Proposte relative alle modalità di funzionamento del GIT e GLIR; Definizione dei piani di studio e delle modalità, attuative ed organizzative del Corso di specializzazione per le attività di sostegno didattico nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria; definizione delle Linee Guida contenenti i criteri, i contenuti e le modalità di redazione della certificazione della disabilità in età evolutiva e del profilo di funzionamento; individuazione dei criteri per una progressiva uniformità su tutto il territorio nazionale della definizione dei profili professionali del personale destinato all’assistenza all’autonomia e la comunicazione personale le linee guida per l’alternanza scuola-lavoro; valutazione, certificazione;
Questi alcuni dei temi sul tavolo dell’Osservatorio, che ora sono oggetto di studio presso i gruppi di lavoro al fine di realizzare un percorso quanto più possibile condiviso e che tenga conto delle realtà territoriali e soprattutto delle competenze e delle esperienze maturate dalle scuole e dalle amministrazioni periferiche; non solo, noi che in questa importante assise siamo la voce degli alunni/studenti e dei loro docenti, la Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione rafforza maggiormente la propria azione d’ascolto e confronto manifestando la volontà di avere uno scambio di idee con i Referenti regionali per l’inclusione scolastica e le Associazioni maggiormente rappresentative sul territorio nazionale, perché la voce d’ogni alunno e studente che non si senta sufficientemente tutelato trovi in noi attori la garanzia di un presidio di legalità, che ne garantisca libertà di pensiero, d’azione e dia voce al silenzio sempre più rumoroso, teso ad avvantaggiare arroganza e prepotenza di chi si crede migliore.
E così il 15 maggio e il 27 giugno di quest’anno l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica del MIUR torna a riunirsi ed a presiederlo è il direttore generale Giovanna Boda. Si respira da subito l’approccio innovativo al tavolo del Ministero, che già dalle prime battute dello stesso Direttore Boda, presenta i caratteri del cambiamento, quasi a voler rompere col recente passato, mantenendone però le fondamenta.
Il Direttore generale G. Boda è fortemente motivata a perseguire gli obiettivi affidati all’osservatorio e per i quali ritiene opportuno coinvolgere in maniera impegnante ed impegnativa ognuno dei presenti al fine di perseguire efficacemente e con competenza quanto scritto all’ordine del giorno.
Per questa ragione non ci stanchiamo di scrivere che, i lavori dell’osservatorio rappresentano l’occasione irrinunciabile per le associazioni storiche, tra cui le stesse federazioni FAND FISH, per tutte le figure professionali quali: insegnanti per il sostegno, curriculari; per gli assistenti alla comunicazione, educatori; non sono escluse le famiglie, per portare direttamente dentro il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca senza alcun filtro, la scuola ed il territorio; tutto ciò al fine di instaurare tra il ministero e le parti sociali, come detto sopra, quel dialogo utile e necessario e di farlo coi protagonisti in modo diretto e simultaneo: i direttori generali dei diversi dipartimenti; con il Ministro, il Sottosegretario, l’Ufficio di Gabinetto sui temi maggiormente strategici ai fini della realizzazione dell’inclusione scolastica e dell’esercizio effettivo del diritto allo studio dei nostri alunni/studenti.
L’inclusione scolastica necessita di interlocutori consapevoli, consci cioè delle priorità per cui ogni alunno/studente manifesti un proprio disagio derivante dalle condizioni ambientali, famigliari, sociali, fisiche e/o sensoriali (nello specifico, per quanto attiene alla nostra area di competenza, le condizione di cecità, sordità e/o pluriminorazione).
Al tavolo dell’Osservatorio possono prendere forma e diventare progetti: riflessioni; idee; divergenza d’opinione, convergenza di bisogni e buone prassi; ascoltare; accogliere e comprendere aiuta ciascuno a chiarire le proprie idee e posizioni che, talvolta rischiano di ergersi a guisa di barriere comunicative, impedendo così ogni sviluppo possibile in percorsi che, se condivisi potrebbero rappresentare la soluzione non solo per il nostro problema ma a anche di quello altrui.
Le parti sociali che siedono al tavolo hanno la responsabilità di rappresentare concretamente tutte quelle barriere, che costituiscono l’ostacolo contro cui il diritto allo studio, il successo formativo, il perseguimento degli obiettivi progettati e strutturati al fine di realizzare la piena inclusione umana, sociale e scolastica si infrangono.
Troppe, sono le difficoltà che si presentano lungo il percorso scolastico dei nostri alunni/studenti:
INACCESSIBILITÁ e FRUIBILITÁ dei materiali didattici; degli strumenti e delle tecnologie.
La carente e inadeguata FORMAZIONE iniziale e in itinere dei docenti per il sostegno e per quelli curriculari
Le scarse CONOSCENZE e COMPETENZE dei dirigenti scolastici afferenti la disabilità.
L’assenza di una rete di professionalità a sostegno dei servizi per l’inclusione scolastica; che spesso si traduce con l’opportunistico ed incondizionato affidamento totale e assoluto delle consegne al solo docente per il sostegno; quando invece il vero esercizio al sostegno scolastico che possa tradursi in inclusione scolastica è patrimonio anzitutto della scuola che deve realizzarsi come sistema educativo e didattico per un’istruzione davvero inclusiva e “non esclusiva”.
Obiettivo complesso perché frutto di un “sodalizio” altrettanto difficile ma, per la natura stessa della relazione, non impossibile.
L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, assieme alle altre grandi associazioni, tutte unite sotto le bandiere intrecciate di FAND e FISH, ha dato il proprio contributo professionale per permettere la progettazione di interventi efficaci, utili a costruire la rete dei servizi a sostegno dell’inclusione scolastica.
Ora auspichiamo che, la compagine governativa, di cui il MIUR è parte integrante assieme ai due rami del Parlamento faccia la sua parte tenendo in debita considerazione quanto condiviso durante le riunioni plenarie dell’Osservatorio e di quanto discusso ai tavoli tecnici.
Ricordiamo quanto scritto all’inizio: il parere delle parti sociali è doveroso per parte nostra e, il Ministero è obbligato ad ascoltarci ma, tale parere non è vincolante. Certo, questo è l’anello debole di buona parte dei processi che tutti assieme formano il tessuto democratico; tuttavia, quando i risultati rafforzano competenze ed esperienze condivise tra le parti sociali e i tecnici del ministero, grazie anche al consenso e il sostegno della classe politica, allora vuol dire che vi è stato ascolto attivo da tutte le parti, privilegiando, nel nostro caso i valori dell’educazione, dell’istruzione e della formazione professionale.
A questo punto, sentiamo il desiderio di sottolineare, in quanto persone impegnate nei processi educativi, che: la didattica, in quanto relazione educativa tra discente e pedagogo si presenta sin dalla sua origine universale, accessibile e fruibile; patrimonio a tutela della libera diffusione della trasmissione del sapere, delle singole conoscenze, al fine di consentire ad ogni essere umano di accogliere ed elaborare autonomamente le esperienze e la storia del pensiero umano, prodotto che fa di “una civiltà” la custode liberale per i diritti civili e politici; democratica per quelli sociali; entrambe lo Stato di diritto.