lunedì 31 maggio 2021

Io, atleta non vedente, vi racconto la mia gara di sopravvivenza

Action Magazine del 31/05/2021

La nostra Giusy Parisi racconta in questo articolo la sua gara di sopravvivenza e orienteering da non vedente, nei boschi della Calabria.

PARCO DEL POLLINO. Maggio 2021: si inizia a respirare aria di ripresa… I locali e i cinema riaprono gradualmente, e sempre gradualmente riprende lo sport non agonistico. In tutti arde la speranza che questa sia davvero la volta buona, il passo che ci porterà piano piano a riprenderci la nostra normalità.

Fortunatamente, in questi ultimi mesi almeno lo sport agonistico non si è fermato, pur rispettando tutte le norme vigenti di sicurezza. Proprio questo “motore” ha fatto scattare negli istruttori di Calabria Survival, Angelo e Gianfranco, l’idea di una gara nazionale di sopravvivenza e orientering. Si è trattato di una gara pilota, pertanto non ci sono stati realmente vincitori e vinti, ma speriamo possa essere solo il primo passo verso una nuova, sana e rigenerante competizione sportiva in mezzo alla natura, che richiami atleti – normodotati e non – da tutta Italia.

Conoscevo Angelo e Gianfranco perché avevo già avuto occasione di provare i loro corsi. Autorizzata dallo CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale) Calabria, questa gara si è tenuta nel weekend del primo e due maggio. All’invito hanno risposto in totale sette atleti, due dei quali – io ed il mio amico Agostino – per la categoria disabili.

La prima giornata si è svolta presso il Comune di Laino Borgo, all’interno del Parco Nazionale del Pollino, ai confini con la Basilicata. In mattinata, prima di dedicarci alle attività competitive, abbiamo fatto un utile ripasso dei corsi di BLSD (acronimo di Basic Life Support and Defibrillation, ovvero primo soccorso con l’impiego di defibrillatore semiautomatico, rianimazione cardiopolmonare, manovre di disostruzione delle vie aeree) e PTC (Prehospital Trauma Care, ovvero come comportarsi con chi ha subito traumi importanti come delle fratture).

La mia gara di sopravvivenza da non vedente comincia con una mappa accessibile

Durante i turni di prova pratica degli altri partecipanti, io, Gianfranco e Agostino studiavamo un metodo di mappatura in rilievo del percorso che avremmo fatto il giorno dopo, durante il quale avrei seguito appunto la mia mappa accessibile.

Nel pomeriggio, ci siamo dedicati alla gara di tiro con l’arco e di attraversamento della corda, che consiste appunto nell’attraversare, quasi stendendovisi sopra e lasciando una gamba penzoloni per mantenere l’equilibrio, una corda tesa fra due alberi. Fortunatamente, come dicevo, si è trattato più di un esperimento che di una competizione vera e propria. Altrimenti Agostino mi avrebbe di gran lunga battuto questa volta!

A causa del coprifuoco, non si è potuta svolgere la parte più entusiasmante (almeno secondo me) dell’evento, ovvero la costruzione di un rifugio e il conseguente bivacco notturno in sopravvivenza.

L’indomani mattina, il ritrovo era fissato invece nelle vicinanze del comune di Orsomarso, dove abbiamo intrapreso il primo dei due percorsi da fare durante la giornata,”armati” di cartina e bussola. Ad accompagnarci, oltre ovviamente agli istruttori, è arrivato il presidente regionale dello CSEN, rimasto poi con noi fino a fine giornata.

Il sentiero che costeggia il fiume Argentino si presenta ben battuto e piuttosto facile. Era tempo di sperimentare l’utilizzo della mia mappa in rilievo, composta da più fogli, su ognuno dei quali era riportato, con cordoncino sottile, una parte del percorso (500 metri circa). Devo dire che questa, sia per me che per gli istruttori, è stata un’esperienza nuova.

Proseguendo lungo il percorso, si provava ad implementare la mappa con migliorie da aggiungere: da punti di riferimento, come grossi alberi, staccionate, costoni di montagna… a piccole etichette che indicassero la scala della mappa, i metri percorsi, le coordinate geografiche e via dicendo.

L’altezza di una cascata si misura a orecchio

Dopo circa 3 km, prima di ritornare indietro, breve sosta presso una cascata, con un salto, stimato ad orecchio, di poco meno di 10 metri. Sulla strada del ritorno, abbiamo invece fatto una sosta istruttiva, in cui abbiamo appreso come costruire delle barelle di emergenza, utilizzando due grossi rami resistenti e ciò che può essere utilizzato di quello che si porta con sè: una lunga corda resistente, una coperta o tre giacche in fila, abbottonate, con i bastoni passanti attraverso le maniche rivoltate verso l’interno.

Tornati al punto di partenza, era tempo di pranzare. Il mio pasto, da brava osservatrice del manuale dei corsi di sopravvivenza, consisteva in cibo in scatola e barrette, che ovviamente mi ero portata dietro da Milano. Subito dopo ci siamo recati ai piedi del monte Trincello, nei pressi di Verbicaro (Cosenza), dove avremmo affrontato il secondo percorso della giornata.

Alla mia gara di sopravvivenza da non vedente non poteva mancare il fuoco

Leggermente più impegnativo del precedente, il percorso mi stimolava ad immaginare un modo per poterlo affrontare in autonomia, con mappa, utilizzando entrambi i bastoncini da trekking sia per l’equilibrio, sia per individuare ostacoli o buche e bordi di precipizi. Magari in un futuro poco lontano noi non vedenti potremo utilizzare ausili che possano rilevare tutto questo.

Arrivati al punto da cui saremmo tornati indietro, era il momento per me e Agostino di cimentarci nell’accensione del fuoco. Dopo aver raccolto rametti e sterco di mucca che avrebbero fatto da combustibile, ci siamo appostati al riparo dal vento e abbiamo tirato fuori i nostri kit da sopravvivenza. Devo dire che più che una competizione, almeno questa volta tra me e il mio amico si è trattato di una collaborazione.

Dopo aver fatto provare l’esperienza a chi ci accompagnava, era tempo di tornare indietro. Saluti e chiacchiere di rito, e poi l’intero evento non poteva che concludersi con una degustazione: due abbondanti calici dell’ottimo vino di Verbicaro.

Dattilo Braille e software musicali per aiutare a studiare i ragazzi non vedenti di Irma D’Aria

La Repubblica del 31/05/2021

Il progetto dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e del Lions Clubs international che dona ausili didattici, anche ad alta tecnologia, ad alunni e studenti con disabilità visiva.

Dattilo Braille, Display Braille, Pc/iPad, banchi ergonomici, kit per il disegno artistico e geometrico a rilievo, software per la scrittura e la gestione autonoma della matematica, ma anche pavimenti interattivi e il “Braille music editor”, uno strumento che permette al non vedente musicista di scrivere in autonomia spartiti. Sono alcuni degli ausili ricevuti da 48 ragazzi con disabilità visiva grazie al progetto ‘La solidarietà che costruisce’ realizzato dal Lions Clubs International, Multidistretto 108 Italy, e l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (Uici), con il supporto dei Centri di Consulenza Tiflodidattica coordinati dell’Uici. Un dono particolarmente prezioso per questi ragazzi e le loro famiglie che hanno sofferto ancora di più con la didattica a distanza.

Il peso della didattica a distanza

In Italia ci sono oltre 4000 studenti con disabilità visiva e per la maggior parte di loro l’impatto delle misure di contenimento e di gestione dell’emergenza legata al Covid-19 è stato drammatico. Centinaia di ragazzi e bambini costretti a studiare in totale ‘isolamento didattico’ o impossibilitati a partecipare alle sessioni in DAD per mancanza di strumenti di assistenza, o penalizzati dal distanziamento fisico che gli ha impedito l’uso del tatto, fondamentale per loro visto che rappresenta l’unico strumento di apprendimento ed esplorazione del mondo. Difficoltà enormi anche per le famiglie e in particolare per i genitori che a causa della pandemia hanno dovuto affrontare situazioni economiche molto disagiate.

Il progetto di solidarietà

Insomma, un’emergenze nell’emergenza che ha rischiato di tagliare fuori dalla scuola ragazzi e bambini non vedenti, ipovedenti e con disabilità aggiuntive, per i quali studiare in condizioni di normalità richiede già un impegno maggiore rispetto a quello degli altri studenti. Proprio per consentire agli studenti non vedenti di poter studiare con pari opportunità degli altri, il Lions Clubs International, Multidistretto 108 Italy, e l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, con il supporto dei Centri di Consulenza Tiflodidattica coordinati dell’Uici, hanno dato vita al progetto: “La solidarietà che costruisce”, che prevede la donazione di ausili e di supporto all’inclusione scolastica.

Aiutare chi è più in difficoltà

Sono stati coinvolti studenti e studentesse e individuate scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio nazionale con una particolare attenzione a quegli alunni che registrano, oltre alla disabilità visiva, condizioni economiche svantaggiate o “particolari”, come nel caso dell’esclusione dal sistema del Servizio Sanitario Nazionale per ragioni di cittadinanza, e a scuole situate in zone periferiche sprovviste di questi strumenti. Il Progetto ha inoltre coinvolto anche bambini con disabilità aggiuntive oltre alla mancanza della vista, dando attenzione anche ai supporti dedicati all’apprendimento delle materie artistiche, prime fra tutte la musica, alla quale i bambini ciechi accedono con maggiore difficoltà perché spesso gli insegnanti non dispongono degli strumenti specifici.

Aiuti concreti per lo studio

Il progetto ha coinvolto 48 ragazzi e circa 12 scuole in tutta Italia, da nord a sud, ed è stato interamente finanziato dai Lions Clubs International, Multidistretto 108 Italy. Le dotazioni riguardano ausili tiflodidattici (sussidi per l’area linguistica, tecnico-espressiva, scientifica, storica e geografica, di rappresentazione spaziale) e tifloinformatici (per leggere, scrivere e fare calcoli) e supporti al disegno, alla musica, alla postura. Ai ragazzi sono arrivati ausili specifici per le loro esigenze di studio e apprendimento. Per esempio, le DattiloBraille Perkins, macchine da scrivere in Braille che sostituiscono punteruolo e tavoletta e consentono di ottenere una maggiore velocità di scrittura e immediatezza nella lettura.

Immagini in 3D e musica

Un altro strumento prezioso anche per le insegnanti è il Zy-Fuse Heather, una macchina che consente di trasformare una vasta gamma di disegni in immagini tattili, leggibili da persone non vedenti e ipovedenti. I libri in Braille per bambini generalmente non contengono immagini in rilievo o al massimo ne contengono solo alcune, sia perché si aggraverebbero ulteriormente i costi già di per sé elevati, sia perché la voluminosità dei testi risulterebbe poco gestibile da un bambino di scuola primaria. E poi ancora lettori Braille dello schermo a 20 - 40 caratteri (conosciuti come barre Braille); Pc/iPad dotati di sintesi vocale e software ingrandenti (zoom text); banchi ergonomici con lampada per evitare che gli ipovedenti assumano posture sbagliate e il Funtronic Med, un pavimento interattivo riabilitativo con sintesi vocale. Molto gradito anche il software di nuova generazione Braille Music Editor 2, ideale per studiare musi ca.

La consulenza tiflodidattica

In Italia sono attivi 19 Centri di Consulenza Tiflodidattica istituiti dall’Uici, dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi e dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi. Il loro compito è quello di supportare gli studenti ciechi e ipovedenti nei loro percorsi di studio e di aiutare gli educatori nella valutazione delle potenzialità dei ragazzi con disabilità, orientando la programmazione degli itinerari didattici. Insegnanti, studenti e genitori possono prendere visione del materiale didattico disponibile e delle diverse modalità di utilizzo presso i singoli Centri o contattare direttamente l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (www.uiciechi.it).

domenica 30 maggio 2021

«Disabili, non eterni ragazzi»

Avvenire del 30/05/2021

Meno assistenzialismo e più promozione di una vita il più possibile autonoma e indipendente, perché le persone disabili non sono "eterni ragazzi" ma manifestano le stesse esigenze e hanno gli stessi desideri di tutti gli altri. In sostanza, si tratta di favorire l'affermazione di un nuovo paradigma in cui la persona con disabilità viene riconosciuta in quanto cittadino, con tutti i diritti che questo status comporta. Questo non significa ovviamente negare la disabilità che equivarrebbe a negare anche i bisogni di assistenza e tutela - ma salvaguardare una visione capacitante e non solo, appunto, assistenzialistica.

Di questo si è parlato nella due giorni del convegno online "Sono adulto. Disabilità diritto alla scelta e progetto di vita", promosso nei giorni scorsi dalla casa editrice Erickson di Trento, con la partecipazione di esperti, studiosi e rappresentanti delle associazioni. «Per difendere davvero l'adultità dell'altro - ha sottolineato Fabio Folgheraiter, docente di Sociologia all'Università Cattolica, introducendo i lavori del convegno - è necessario che io lo rispetti autenticamente, vale a dire che io lo rispetti davvero così come io rispetto me stesso. È necessario che io non sia semplicemente "buono" con lui. È necessario che io sia convinto di essere mediamen- te pari a lui (e perciò, in varie cose, che io riconosca tranquillamente di essere inferiore a lui)».

Invece, non sempre questo avviene, come ha testimoniato Iacopo Melio, giornalista, scrittore, politico e attivista per i diritti umani e civili: «Le persone disabili sono persone, e così le dobbiamo trattare per abbattere barriere che non sono solo architettoniche, ma anche sociali e culturali». Ostacoli alzati anche da chi, in buona fede, pensa, invece, di "aiutare". «La parola "accompagnare" - ha sottolineato Andrea Canevaro, professore emerito di Pedagogia speciale all'Università di Bologna - non avrebbe senso se non ci fossero dei luoghi da cui partire e dove sperare di arrivare. E in questo cammino, l'educatore - la figura deputata ad accompagnare la persona con disabilità nello sviluppo del proprio progetto di vita - ha un ruolo complesso: non è facile stabilire quando l'aiuto diventa sostituirsi all'altro e, quindi, impedimento al suo sviluppo».

E poi ci sono i problemi della vita quotidiana, che per i disabili sono, molto spesso se non sempre, amplificati. Lo ha raccontato Alessandro Solipaca, esperto di disabilità dell'Istat, attraverso i dati che "fotografano" la condizione dei 3 milioni e 150mila disabili che vivono in Italia (pari al 5,2% della popolazione). Il 61% è in cattive condizioni di salute e 1,4 milioni di over 65 non sono in grado di badare a se stessi nemmeno per le operazioni più ordinarie, come alzarsi dal letto o farsi una doccia. Appena il 31,3% dei disabili tra i 15 e i 64 anni ha un lavoro, rispetto al 57,8% dei normodotati e la maggior parte di chi ha un'occupazione è assunto dalla Pubblica amministrazione. E ancora: oltre 600mila persone con disabilità vivono in grave isolamento senza alcuna rete su cui poter contare in caso di bisogno, appena il 18,1% va al cinema o a teatro e soltanto il 20,7% pratica sport.

Anche lo Stato non fa fino in fondo la propria parte. Ogni anno investe 23 miliardi in trasferimenti assistenziali e altri 14 in trasferimenti previdenziali. Sembrano tanti soldi, ma, invece, come ha ribadito Solipaca, sono «largamente insufficienti ». Mediamente, si tratta di 4.524 euro pro capite, meno del 18% dei reddito medio familiare. Tra i disabili, inoltre, il 50% percepisce soltanto una pensione legata alla disabilità, quindi sono circa due milioni le persone disabili che vivono con meno di 515 euro lordi al mese. Se si considerano anche i contributi regionali (in media 987 euro all'anno per disabile) e comunali (2.852 euro annui a testa), si arriva a un reddito familiare di 17.476 euro, inferiore del 7,8% al reddito di famiglie dove non sono presenti disabili.

Alla luce di questa situazione economica, si capisce perché il 50% delle famiglie con disabili consideri pesante il carico economico per le visite mediche, il 43% per l'acquisto di medicinali e il 24.4% è costretta a ricorrere a servizi privati, il 13,6% a collaboratori domestici e il 6,7% a persone che assistono il disabile. «Sono spese - ha osservato Solipaca - che peggiorano le condizioni economiche delle persone disabili». Così, il 27,5% delle famiglie in cui sono presenti disabili arriva a fine mese con difficoltà, il 19,5% con «grande difficoltà»; non può permettersi una vacanza di 7 giorni il 68,% delle famiglie in cui c'è un disabile e non può affrontare una spesa imprevista di 800 euro il 52,5% delle famiglie, mentre non può riscaldare adeguatamente le casa il 22,2% e non si alimenta in modo adeguato il 20,3%.

Infine, ad aggravare ulteriormente la situazione, lo scorso inverno è arrivato il Covid, che per tanti disabili, ha significato lunghi mesi di vera e propria «segregazione». «La situazione sanitaria - hanno ricordato Giampiero Griffo, Co-direttore del Center for governmentality and disability studies Robert Castel dell'Università "Suor Orsola Benincasa" di Napoli; Giovanni Merlo, direttore Ledha; Ciro Tarantino, sociologo dell'Università della Calabria - ha colpito in maniera sproporzionata le persone con disabi-lità, facendo emergere criticità nell'accesso ai diritti e nei sostegni alla loro partecipazione ».

di Paolo Ferrario

venerdì 28 maggio 2021

Il TAR può revocare la promozione se "danneggia" l’alunno

Il Sole 24 Ore del 28/05/2021

Così come la bocciatura non è una sanzione e nemmeno una punizione, la promozione di un ragazzo alla classe successiva in alcuni casi può costituire tutt'altro che un vantaggio per lui, anzi, a ben vedere, un vero e proprio “danno”. Con la sentenza 559/2021, il Tar Toscana ha affrontato il singolare ricorso dei genitori di un alunno non per la bocciatura bensì per la sua promozione con superamento degli esami di terza media.

I genitori in questione sostenendo che l'Istituto scolastico si fosse voluto “liberare” del figlio ne avevano impugnato i provvedimenti di promozione ignorando la loro istanza di trattenimento alla classe III senza aver prima verificato che il minore fosse davvero pronto al passaggio alle scuole superiori. L'istituto avrebbe insomma erroneamente interpretato la disciplina emergenziale ritenendo vigente una sorta di “promozione automatica” di tutti gli alunni, disabili compresi.

La normativa emergenziale

A ben vedere la normativa emergenziale non contempla alcuna deroga rispetto al possesso dei requisiti sulla valutazione delle alunne e degli alunni con disabilità e disturbi specifici dell'apprendimento. L'ammissione di tali alunni all'esame conclusivo del primo ciclo di istruzione, resta subordinata alla verifica del raggiungimento degli obiettivi del piano educativo individualizzato.

Nella didattica erogata a tali alunni i docenti perseguono l'obiettivo dell'integrazione scolastica che è funzionale allo sviluppo delle potenzialità della persona disabile nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione.

Una volta elaborato il piano educativo individualizzato, con il concorso degli operatori delle unità sanitarie locali e delle famiglie, alla fine di ogni anno devono essere svolte verifiche per controllare gli effetti dei diversi interventi. E nell'individuare le modalità “derogatorie” causa Covid, nulla è previsto per la valutazione finale con riferimento agli alunni con disabilità. Si prevede espressamente che per gli alunni con disabilità certificata si deve procedere alla valutazione sulla base del piano educativo individualizzato. Anzi è stato disposto che i dirigenti scolastici, sulla base di specifiche e motivate richieste da parte delle famiglie degli alunni con disabilità, sentiti i consigli di classe e acquisito il parere del Gruppo di lavoro operativo per l'inclusione a livello di istituzione scolastica, valutino l'opportunità di consentire la reiscrizione dell'alunno al medesimo anno di corso qualora sia accertato il mancato conseguimento degli obiettivi didattici.

È quindi evidente che la disciplina emergenziale obbliga i dirigenti scolastici ad effettuare una prudente istruttoria e una attenta valutazione al fine di valutare la possibile re-iscrizione dell'alunno disabile al medesimo anno trascorso. Tutto ciò – si badi - nell'intento di salvaguardare in via prioritaria, non tanto la continuità del percorso scolastico, quanto piuttosto la sua efficacia sotto il profilo inclusivo e psicologico, ancor prima che didattico.

di Pietro Alessio Palumbo

giovedì 27 maggio 2021

In un terzo di millimetro l’innovazione contro il glaucoma

La Discussione del 27/05/2021

MILANO. È stato presentato alla stampa per la prima volta in Italia iStent inject W, uno dei più piccoli dispositivi medici impiantabili ad oggi noto, (misura 360 micrometri, circa un terzo di millimetro). Il dispositivo in titanio, prodotto da Glaukos, già approvato negli Usa e in Europa per la chirurgia micro invasiva del glaucoma, viene impiantato nella struttura dell'occhio deputata al deflusso dell'umor acqueo, per ripristinarne la naturale funzionalità e ridurre la pressione intraoculare in modo sicuro ed efficace. Con un profilo di sicurezza analogo a quello della chirurgia della cataratta, l'impianto di iStent inject W rappresenta un'innovazione micro-invasiva e indolore nelle terapie del glaucoma che può consentire l'interruzione o la riduzione delle terapie farmacologiche in gocce. La revisione della letteratura proposta, tra gli altri, da Antonio Maria Fea, Mario Sbordone e Luca Cesari, e pubblicata su Clinical Ophtalmology nel 2020, evidenzia dati incoraggianti sull'utilizzo delle tecnologie MIGS – Micro Invasive Glaucoma Surgery: eliminazione/riduzione delle terapie farmacologiche, profilo di sicurezza eccellente, brevissimi tempi di recupero e procedure di impianto semplificate. Indagini osservazionali ancora più recenti hanno confermato l'efficacia di iStent inject sia nel breve sia nel lungo periodo: i follow up a 4 e a 5 anni dall'impianto non rilevano alcun evento avverso in fase operatoria o risposta infiammatoria post operatoria e mostrano una riduzione stabile della pressione oculare, nella maggior parte dei casi – oltre il 90% – senza alcuna terapia e nessuna necessità di re-intervento. Acuità visiva e campo visivo si mostrano altrettanto stabili, evidenziando un profilo rischi/benefici eccellente. "In Italia, la terapia farmacologica è ancora la terapia di prima scelta nei pazienti affetti da glaucoma: è in grado di ridurre efficacemente la pressione intraoculare ma spesso richiede l'uso di più principi attivi. L'associazione di più farmaci, oltre a non essere maneggevole specie per i pazienti più anziani, può associarsi a numerosi effetti collaterali (infiammazione oculare, prurito, disturbi della visione) che tendono a ridurre l'aderenza e quindi l'efficacia delle terapie. Alcuni studi controllati hanno dimostrato che una percentuale variabile tra il 30 ed il 70% dei pazienti non è aderente alla terapia e il 50% la abbandona dopo solo 6 mesi", spiega il professor Antonio Maria Fea, professore associato di Malattie dell'Apparato Visivo, presso l'Università degli Studi di Torino. "Con alcuni colleghi nel 2020 ci siamo chiesti perché, nonostante siano entrate nella pratica clinica di molti Paesi, l'utilizzo delle soluzioni chirurgiche mininvasive per il glaucoma sia così basso in Italia e abbiamo messo a confronto la letteratura disponibile sulle terapie "non mediche" in uso. Forse potrebbe essere il momento di accogliere e riconoscere, anche in oftalmologia, quell'enorme salto tecnologico che in altre specialità – eminentemente la cardiologia, l'oncologia, la gastroenterologia – ha permesso una vera e propria "svolta" verso la mininvasività delle procedure, cogliendo un'occasione importante per dare ai nostri pazienti uno spettro di trattamenti più ampio e personalizzato e vincendo quella che a me sembra una resistenza "culturale" più che scientifica", aggiunge il dottor Mario Sbordone, direttore del dipartimento di Oculistica dell'Ospedale S. Maria delle Grazie di Pozzuoli. "L'effetto sulla qualità della vita dei pazienti che questa nuova generazione di dispositivi genera fa la differenza. Ogni anno circa 550mila pazienti italiani si sottopongono alla chirurgia della cataratta. Una percentuale variabile tra il 5% e il 10% di queste persone, ha o svilupperà il glaucoma. Senza aumentare il tempo operatorio e con un profilo di sicurezza sovrapponibile questi pazienti potrebbero risolvere il problema del controllo della pressione oculare con l'impianto di un device per la MIGS: guardiamo a questo gruppo per un cambiamento nella presa in carico dei pazienti con glaucoma – persone con un grado di malattia lieve o moderato potrebbero avere a disposizione un'opzione rapida, indolore e che riduce il ricorso ai farmaci", conclude il dottor Luca Cesari, direttore dell'Unità di Oculistica dell'Ospedale Civile di San Benedetto del Tronto e di Ascoli Piceno.

Incontro con INPS – 26 maggio 2021

Comunicato della Sede Centrale UICI n. 49/2021

Mercoledì 26 maggio, si è tenuto un incontro con la Direzione Centrale Invalidità Civile dell’INPS, il Coordinamento Generale Medico Legale e le Associazioni storiche che rappresentano il mondo della disabilità, tra le quali l’Unione.

All’incontro è intervenuto anche il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico e, in rappresentanza del Ministero alla Disabilità, il consigliere Antonio Caponetto.

Si è trattato di un incontro fortemente voluto da tutti noi, dopo la pubblicazione del messaggio INPS n. 1835 del 6 maggio scorso, in materia di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari. Come già segnalato nel comunicato UICI n. 41 del 13 maggio, fanno discutere le nuove disposizioni dell’INPS secondo cui l’assenza a visita di revisione alla prima chiamata determinerà la sospensione provvisoria della prestazione economica, con effetto dal primo giorno del mese successivo a quello di mancata presentazione a visita; ciò, in ogni caso, “a prescindere dall’esito della comunicazione postale”.

Il confronto è stato aperto e ogni Associazione ha ribadito i punti di criticità del sopramenzionato messaggio. L’orientamento unanimemente condiviso è stato quello che l’INPS dovrà correggere, con urgenza, la propria posizione, prevedendo di mettere in atto tutta una serie di iniziative volte a garantire la massima conoscibilità della data di revisione, da parte dell’interessato (per esempio, a mezzo di una comunicazione, per posta e via SMS, con un congruo preavviso, una telefonata da parte di operatori previamente formati, e via dicendo).

Da parte dell’INPS, c’è stata un’apertura in tal senso. Attendiamo, quindi, fiduciosi un nuovo messaggio, a rettifica del precedente.

L’incontro è stato anche l’occasione per discutere dell’istituzione di un tavolo tecnico permanente sulle problematiche dell’invalidità, cecità e sordità, che porterebbe l’UICI e le altre Associazioni di categoria a riunirsi e consultarsi con

l’INPS a cadenza bimestrale o trimestrale. Tale iniziativa ci consente di portare avanti un dialogo diretto con l’Ente previdenziale, in un’ottica di maggior sinergia tra le parti.

Naturalmente, vi terremo sempre aggiornati.

mercoledì 26 maggio 2021

Caso o perseveranza?

Lucemagazine del 26/05/2021

Notizia

Nell’ultimo periodo, nonostante la pesante situazione pandemica, sono stati assunti sei allievi che hanno frequentato corsi di formazione presso la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano onlus (da ora in poi Fondazione): tre persone presso Aler Milano, importante azienda del territorio e tre persone presso DHL, azienda leader mondiale nei servizi di logistica. Le mansioni ricoperte sono nell’area del Servizio Clienti.

Si tratta di una notizia sicuramente sperata, comunque forse inaspettata, anche in considerazione del periodo che stiamo vivendo, che inorgoglisce chi scrive e che rende merito a chi ci ha creduto fin dall'inizio.

Competenze, perseveranza, contaminazione, fortuna

Nel riportare la storia della costruzione di questo successo, riteniamo utile analizzare le relazioni "causa-effetto" che hanno contribuito a favorirne la realizzazione.

Va detto, a onor del vero, che i temi dell'inserimento nel mondo del lavoro e della riqualificazione professionale delle persone con disabilità visiva richiedono competenze trasversali e multidisciplinari che necessitano in modo ineludibile del coinvolgimento di più soggetti qualificati.

I cosiddetti Servizi al lavoro, area della Fondazione, nascono circa 15 anni or sono come raggruppamento accreditato presso Regione Lombardia con il Consiglio Regionale Lombardo dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e con le sezioni provinciali di Brescia e Varese.

Storia della notizia

In occasione dei corsi professionali di Centralino e Professioni Equipollenti (esperto di telemarketing), nel 2018 abbiamo contattato alcune aziende del territorio, tra cui ALER MILANO e DHL, al fine di offrire ai nostri allievi un confronto pratico e concreto con realtà aziendali del territorio che, all'interno della loro organizzazione, avessero un’area dedicata al servizio clienti.

Questa innovazione nei corsi professionali ha origine dalla consapevolezza che l'evoluzione del mercato del lavoro, accelerata dallo sviluppo inarrestabile delle piattaforme digitali, propaga la sua onda lunga sulla ridefinizione radicale dei processi lavorativi e sull'aggiornamento dei profili professionali. L'ampliamento senza confine della rete non può prescindere dalla complementarietà degli enti di formazione, dal dialogo tra enti pubblici, organizzazioni aziendali e sindacali con le associazioni di categoria, dalla valorizzazione delle relazioni umane e professionali e, naturalmente, dall’attivo coinvolgimento di tutti gli stakeholders.

Le nostre attività in questo senso sono volte ad organizzare scambi di visite nei luoghi di lavoro, incontri dimostrativi con aziende del territorio, seminari di sensibilizzazione; tutte azioni utili e doverose, anche se non sempre tutte le iniziative hanno un seguito concreto e tangibile.

Questa volta invece abbiamo introdotto un elemento innovativo e qualificante nel percorso formativo dei corsi professionali. L’Azienda ALER ha aderito al nostro invito con molta semplicità ma con grande professionalità mettendosi a disposizione per organizzare il 15 novembre 2018 un'intensa ed interessante opportunità: un “experience Day”. Abbiamo dedicato un’intera giornata di corso, con l’intervento di 3 Responsabili Aler e di sei operatrici del Call Center che, dotate della strumentazione necessaria, hanno svolto la loro attività presso le aule dei nostri corsi professionali. In questo modo gli allievi, in ascolto, hanno potuto avere un'esauriente dimostrazione del lavoro e delle tematiche affrontate dal Servizio Clienti, creando, così, coerente connessione con le attività formative.

Questa circostanza è stata anche occasione per valutare brevemente l'accessibilità delle procedure, per far conoscere i nostri allievi e, soprattutto, mostrare le loro modalità operative attraverso l'uso della tecnologia assistiva.

Un altro incoraggiamento alla costruzione meticolosa della rete lo abbiamo avuto nella visita effettuata con le classi di allievi presso le sale operative di DHL, azienda leader nel settore. La visita ha permesso agli allievi di osservare e condividere da vicino, quasi a livello individuale, il lavoro svolto dagli operatori.

Entrambi questi due significativi momenti hanno creato i presupposti per ulteriori occasioni di approfondimento e conoscenza. Dagli “Experience Days” abbiamo ritrovato entrambe le aziende in occasione del Convegno Lavoro organizzato il 30 novembre 2018 dalla Fondazione a conclusione e a sostegno delle attività corsuali nell'ambito dell'iniziativa “Lombardia Plus 2016-2018”.

Durante i lavori gli allievi dei corsi hanno avuto l’opportunità di sostenere presso la nostra sede colloqui di lavoro con varie aziende tra le quali, naturalmente, ALER e DHL.

Se anche la "fortuna più cieca" ha qualche correlazione con le azioni passate, non è un caso che nel marzo 2019 le due aziende abbiano sottoscritto una manifestazione di interesse al nuovo progetto formativo della Fondazione per l'occupazione dei disabili presentato a Regione Lombardia. La nostra perseveranza, infatti, ha avuto un ulteriore incoraggiamento in occasione del bando che prevedeva la possibilità di condividere la progettazione del percorso formativo, denominato “Addetto Customer Care”, con le aziende interessate alla tematica, oltreché una partecipazione di personale aziendale in qualità di docente per la realizzazione di unità didattiche specifiche.

Nello stesso periodo ALER esprimeva l'intenzione di avviare tre tirocini con ragazzi disabili visivi, da selezionare in collaborazione con la Fondazione, tra le persone conosciute nei nostri corsi professionali.

DHL, inoltre, procedeva, nell’immediato e successivamente, all’assunzione di tre persone disabili visive al termine di una selezione effettuata in collaborazione con la Fondazione.

L'adeguamento costante delle norme e delle linee guida in materia di Politiche attive del lavoro per i disabili, il ruolo dei Centri per l'impiego, le molteplici linee di finanziamento ai progetti, costituiscono di fatto ulteriori determinanti elementi imprescindibili per poter ragionevolmente perseguire l'inclusione dei disabili nel mondo del lavoro.

Alla luce di quanto sopra, ogni passo compiuto sul percorso dell'inclusione lavorativa delle persone con disabilità visiva è la sintesi di una moltitudine di approcci, è frutto della convergenza di diverse volontà, è il risultato diretto o indiretto di articolati progetti finanziati, del dialogo con il mondo datoriale, del passa-parola fra le aziende, dell'incoraggiamento, del sostegno e della collaborazione reciproca fra le parti.

Ogni esperienza acquisita è un ulteriore mattone posto sui precedenti, è un vero e proprio corollario che richiama ed integra le certezze già acquisite ed attinge dall'ingente bagaglio esperienziale maturato fino a quel momento. Anche per questa ragione, il modello di interventi costituisce l'humus più esteso e più fertile per costruire condizioni ancora maggiormente favorevoli per il tramite di nuove azioni virtuose.

L'applicazione pedissequa di "linee guida" per nuovi percorsi inclusivi ascritte in documenti formali o informali, considerati a mo’ di "manualistica di riferimento", è garanzia certamente di "buone prassi", ma da sola risulterebbe un esercizio insufficiente e non in grado di assicurare il successo delle specifiche attività intraprese.

Il rapporto fiduciario con l’azienda ed il contatto costante con gli allievi aiutano ad intercettare e aprono alla risoluzione di problematiche che possono sorgere e frenare il cammino anche quando è imminente l’ingresso in azienda e “le cose sembrano fatte”.

Nell’esperienza Aler e DHL, infatti, nei diversi sopralluoghi preliminari conoscitivi in azienda, oltre a riscontrare ed affrontare la parziale accessibilità delle procedure aziendali, come accade nella maggior parte delle aziende, è emersa in ALER un’ulteriore problematica che ha ostacolato e ritardato, inaspettatamente, l’ingresso dei tirocinanti.

Nonostante la sala operativa del call center/centralino si trovasse all’ottavo piano, in un ambiente strutturalmente semplice e lineare, di facile raggiungimento, senza barriere architettoniche, un Responsabile della Sicurezza, particolarmente “preoccupato” o “alquanto premuroso”, esprimeva “parere” che i disabili visivi dovessero essere trasferiti al seminterrato per raggiungere agevolmente le uscite di sicurezza in caso di necessità.

La lettura delle combinazioni dell'elevata quantità di variabili in gioco da considerare innanzi ad ogni attività di matching tra le caratteristiche dei candidati lavoratori e gli ambienti aziendali, esce quindi dal controllo ragionieristico-numerico-gestionale ed esula da modelli messi a punto in precedenza, non ritrovandovi una univoca chiave interpretativa e indicatori inequivocabili per una codifica adeguata alle nuove circostanze.

Ciò porta a ritenere che l'analisi e la valutazione del contesto attenzionato debbano far capo ad un gruppo di professionisti qualificati, capaci in forma sinergica di farsi carico del percorso di inserimento lavorativo dal proprio livello di osservazione, mettendo in gioco le proprie competenze, le proprie sensibilità, le proprie volontà, in sintesi, l'intimo convincimento che l'inclusione nel nuovo mercato del lavoro sia possibile.

Alla fine, lieto fine, dopo 18 mesi di tirocinio in Aler e un periodo di prova in DHL, questo percorso lungo e a volte tortuoso, si concretizza in sei assunzioni.

Queste ultime due esperienze segnano un’altra tappa importante del lungo percorso scritto dai Servizi al Lavoro che ci fa rivivere l’entusiasmo vissuto nell’indimenticabile, complesso ed ambizioso progetto di qualche anno fa, che ha visto l’assunzione di 10 operatori disabili visivi nella sala operativa di AWP (Allianz Worldwide Partners), ex Mondial Assistance.

Sottolineiamo che questi progetti, di grande risonanza, sono frutto di anni di esperienza pregressa, di errori commessi e di risultati acquisiti. Decine sono stati infatti i progetti di inserimento e di riqualificazione sviluppati sul territorio, sia grazie a finanziamenti pubblici, sia in situazione di rapporti privatistici.

Ogni azione di riqualificazione e di inserimento ci consegna un enorme bagaglio di esperienze e di informazioni che consentono l’estensione di un modello flessibile e replicabile in ogni nuova situazione.

In questi mesi il nostro sguardo è rivolto a numerosi altri progetti di indubbio significato formativo ed esperienziale.

Continuiamo ad operare, infatti, senza soluzione di continuità, realizzando progetti di inserimento mirato con diverse realtà aziendali. Tutte queste azioni sono finanziate sia per il tramite di strumenti delle politiche attive del lavoro (DUL - Doti Uniche Disabili) sia mediante accordi privatistici stipulati direttamente con le aziende.

Attualmente sono attivi una quindicina di percorsi di inserimento e di riqualificazione professionale.

Un importante impulso alla costruzione della rete arriva anche dal progetto "Lavoro in Vista" sostenuto da Fondazione Cariplo. Lo scopo è l’orientamento e l’inserimento lavorativo di persone con disabilità visiva disoccupate e inoccupate residenti in Lombardia, lo scouting delle aziende nonché l’attività di matching tra domanda e offerta.

Il progetto è tanto più complesso e stimolante in quanto sono stati presi in carico un centinaio di utenti con l'obiettivo di collocare al termine delle attività previste (ottobre 2022) una quarantina di persone.

Il progetto, della durata di due anni, è svolto in partenariato tra l'agenzia per il lavoro Galdus, il Consiglio Regionale Lombardo e le sezioni territoriali dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano onlus.

Abbiamo raccontato questo successo con l’intento di divulgare e trasferire sul territorio modelli di intervento pragmatici e positivi, utili a fornire elementi di valutazione al mondo aziendale e agli operatori impegnati nell’area delle politiche attive per la riqualificazione e l’inserimento professionale nel mondo del lavoro delle persone con disabilità.

Abbiamo raccontato questo successo per incoraggiare i giovani ad investire nel loro percorso formativo, perché solide competenze sono comunque elemento fondamentale per realizzare qualsiasi processo inclusivo e avere successo lavorativo.

Abbiamo raccontato, ancora, questo successo perché chi eroga i finanziamenti e scrive le regole di accesso ai bandi consideri che la disabilità visiva non è un “di cui” ma può essere una risorsa a tutti gli effetti quando viene attenzionata in modo specifico, permettendo a tutti di partecipare. Ci riferiamo a tutte quelle persone, e sono molte, che, per mancanza di requisiti adeguati o per età, rimangono escluse e quindi non possono beneficiare di pari opportunità. La spinta innovativa non può dimenticare che anche i più fragili tra i disabili visivi debbano poter accedere a percorsi formativi anche propedeutici che rispondano alle loro caratteristiche e, nel contempo, alle logiche del mercato del lavoro. In questo senso l’auspicio è che la Legge 113/85 non venga disattesa e che si possano riproporre percorsi che, pur aggiornati, soddisfino questi bisogni.

di Franco Lisi - Direttore dell’Area Scientifica della Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano

con il contributo di Ivana Cavallini e Francesco Cusati – operatori dei Servizi al lavoro

martedì 25 maggio 2021

Ricerca. Quasi cieco rivede la luce con tecnica rivoluzionaria: l'era dell'opto-genetica

Avvenire del 25/05/2021

Grazie a proteine sensibili alla luce sintetizzate nell'occhio da un gene inserito con vettore virale, un 58enne colpito da grave retinite pigmentosa riesce a vedere alcuni oggetti. Speranza per molti.

FRANCIA. Sono speciali proteine attivate dalla luce: sintetizzate nelle cellule nervose dell'occhio, insieme a occhiali speciali, hanno permesso un 58enne francese che da 40 anni aveva perso quasi totalmente la vista a causa della retinite pigmentosa di tornare a distinguere alcuni oggetti. Il paziente ha riferito anche di essere in grado di individuare le strisce bianche degli attraversamenti pedonali, secondo quanto riportato sulla rivista scientifica Nature Medicine.

Si tratta del primo caso di terapia efficace contro una malattia neurodegenerativa grazie all'opto-genetica. Questa tecnica estremamente complessa utilizza luce di diversi colori per controllare l'attività delle cellule in precedenza modificate per rispondere agli stimoli di diversa lunghezza d'onda.

Le proteine fotosensibili sono state originariamente tratte da alcune alghe e con un vettore virale (un po’ come nel caso del vaccino anti-Covid AstraZeneca) i geni che codificano per la loro produzione vengono inseriti nei neuroni. Finora lo si è fatto negli animali, con risultati straordinari, ma nell'essere umano il rischio di effetti collaterali sembrava ancora troppo alto. Limitando l'intervento alle cellule del sistema oculare si è riusciti ad avere un risultato molto promettente senza disturbi secondari apparenti.

La retinite pigmentosa è una malattia genetica degenerativa dell'occhio che causa la morte delle cellule che raccolgono la luce nella retina. Attualmente, non vi sono cure approvate, se non la terapia genica tradizionale (che sostituisce una versione difettosa di un gene con una sana) la quale funziona ai primi stadi della malattia e ha avuto successo solo in un particolare tipo della patologia. Ora un gruppo di ricerca dell'Università di Pittsburgh e dell'Università di Basilea, guidato da José Sahel e Botond Roska, con la società privata GenSight Biologics, ha iniettato in un singolo globo oculare un virus, reso inoffensivo, trasformato in "navetta" per trasportare il gene della proteina batterica ChrimsonR, che rende le cellule sensibili agli impulsi luminosi.

Il virus ha infettato le cellule gangliari della retina, connesse al nervo ottico, rendendole capaci di rispondere di nuovo alla stimolazione della luce. "Poiché la luminosità naturale non è sufficiente ad attivarle, gli studiosi hanno adottato una soluzione ingegnosa - ha spiegato all'agenzia Ansa Fabio Benfenati, dell'Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova -. Hanno fatto indossare al paziente occhialini hi-tech, equipaggiati con una telecamera capace di riprendere l'ambiente e di trasformare le immagini in impulsi luminosi e di proiettarli sulla retina in tempo reale. In questo modo, vengono attivate le cellule modificate in precedenza". Il paziente non può vedere senza gli occhiali speciali anche perché gli impulsi continui di luce ambrata sono necessari alle cellule gangliari, che rispondono soprattutto a cambiamenti di luce. Se la luce è costante, le cellule non mandano segnali.

L'intervento è stato ben tollerato dal malato che, come detto, con l'occhio trattato è riuscito a riconoscere, contare e localizzare diversi oggetti di 10-20 centimetri. Il limite di questo tipo di terapia è che può essere usato per le malattie dei fotorecettori come la degenerazione maculare (che colpisce decine milioni di persone nel mondo), ma non per il glaucoma o la retinopatia diabetica, in cui vengono danneggiate proprio le cellule gangliari della retina, né per chi ha già perso definitivamente la capacità di vedere.

Ulteriori risultati dalla sperimentazione saranno necessari per avere un quadro più chiaro sulla sicurezza e l'efficacia della tecnica, dato che si tratta di uno studio pilota. Si sa che negli animali l'optogenetica ha mostrato di poter essere efficace contro il Parkinson, l'epilessia e aiutare nella riabilitazione post-ictus. In generale, la possibilità di inserire nel sistema nervoso umano le proteine che rispondono con estrema precisione alla stimolazione luminosa (grazie a una fibra ottica, se sono cellule interne) potrebbe permettere interventi per il trattamento di malattie psichiatriche finora incurabili. Ma si ipotizzano anche fantascientifiche manipolazioni della memoria, cambiando o rimuovendo specifici ricordi (per esempio, quelli spiacevoli o traumatici), come si è già riuscito a fare nei topi. Per questo l'opto-genetica si presenta come una straordinaria opportunità ma anche un ambito in cui sembra necessaria un'attenta valutazione dei risvolti etici implicati.

di Andrea Lavazza

sabato 22 maggio 2021

Monteverde abbatte le barriere con AbleUpp e il progetto «tutti inclusi»

Corriere della Sera del 22/05/2021

Il sistema «AbleUpp» connette un bastone smart a un percorso tattile-plantare-vocale che guida le persone non vedenti e dà informazioni anche sui servizi collegati. Sabato la presentazione al pubblico. L’Unione italiana ciechi: «Va replicato»

MONTEVERDE. Si chiama «Un paese accessibile» il progetto che verrà annunciato sabato a Monteverde (Av) e che, per la prima volta in Italia, promette di rendere barriere-free, per dirla in stile Covid, una località intera. Un miracolo per un centro di 770 abitanti che vuole abbattere la distinzione stessa fra disabili e normodotati, reso possibile da un piccolo ingrediente segreto: l’entusiasmo. L’intera comunità, infatti, incarnando alla perfezione lo spirito dell’iniziativa, si è prodigata in una gara di volontariato senza la quale, probabilmente, non si sarebbe mai arrivati in fondo. La tecnologia presentata domani, sotto la direzione dell’ingegner Giovanni Caliendo, è rivolta a ipovedenti e non vedenti. Grazie a un sistema denominato AbleUpp, che connette un bastone smart a un percorso tattile-plantare-vocale (L-V-E), è infatti possibile ricevere non solo informazioni relative al percorso stesso, ma anche a tutti i servizi collegati, compresa la descrizione delle bellezze naturalistiche e artistiche.

Mappe tattili e audioguide accompagnano chi non può vedere

Non si tratta dunque di una rete generalista di informazioni (come quella fruibile collegandosi ad esempio a Google maps), ma di un sistema autonomo, i cui gangli si diramano sotto il manto stradale, dotato di mappe tattili e adioguide, capace di guidare una persona non vedente all’interno di una stazione, fino al punto esatto di salita di una specifica carrozza, ma anche di permettere a un ristoratore di aggiornare in tempo reale il proprio menù. Le tecnologie utilizzate sono varie e, grazie a quella fornita da Huawei, la «sessione utente» viene mantenuta sempre attiva nonostante il passaggio da un «access point Wifi» all’altro, consentendo assoluta libertà di movimento.

Un progetto nato dal basso che ha coinvolto studenti, artisti, scienziati

L’idea iniziale nacque nel 2006 da una collaborazione fra il Comune di Monteverde e l’Istituto Scolastico Superiore «A.M. Maffucci» di Calitri (Av), con l’intento di esportare sul territorio le pratiche di inclusione già utilizzate all’interno della scuola. Per rompere il dualismo disabilità/incapacità, prima a scuola e poi a Monteverde, furono invitate persone diversamente abili, distintesi per le loro straordinarie capacità: Simona Atzori, danzatrice/pittrice priva delle braccia; Claudio Imprudente, scrittore e presidente del centro studi Accaparlante, spastico/distonico, che comunica con una lavagnetta in plexiglass, muovendo solo gli occhi; la band musicale I ladri di Carrozzelle; lo scienziato Fulvio Frisone, esperto mondiale di fusione fredda, cui la Rai ha dedicato il film Il Figlio della Luna. Importantissimo il ruolo svolto dalle associazioni, in particolare da I.Ri.Fo.R. (Formazione, ricerca e riabilitazione per la disabilità), nella persona del direttore per la Campania Vincenzo Del Piano, e dall’U.I.C.I. (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti), attraverso il presidente nazionale Mario Barbuto: «Il modello Monteverde - ha detto Barbuto - va seguito e replicato, come esempio di buona prassi che favorisce la fruizione del territorio da parte delle persone con disabilità, in una logica inclusiva che non lascia indietro nessuno».

Dalla Ue il premio per l’inclusione Access City Award

Quella di Monteverde è insomma una vera e propria proposta di turismo accessibile, capace di muovere l’economia e di trasformare la disabilità in risorsa. Per questo, nel 2018, il Comune ha ricevuto l’Access City Award , riconoscimento assegnato dall’Unione Europea ai migliori progetti di inclusione: «Grazie anche ai fondi Europei abbiamo realizzato un piccolo villaggio turistico ad accessibilità totale e siamo orgogliosi di essere fra i pionieri di un modello innovativo, che coniuga sviluppo economico e progresso sociale», spiega Franco Ricciardi, sindaco di questo «paese per tutti» che, insieme al vicesindaco Tonino Vella, è stato infaticabile sostenitore di un’iniziativa volta anche a ribaltare il rassegnato luogo comune per il quale i piccoli centri interni del Mezzogiorno sarebbero ineluttabilmente condannati al silenzio e allo spopolamento. Monteverde vive, prospera e il suo nome è destinato a varcare altri confini.

di Flavio Pagano (scrittore)

venerdì 21 maggio 2021

Attività formative anno 2021 – Evento formativo nazionale per Fisioterapisti e Massofisioterapisti “LA NEURODINAMICA IN TERAPIA MANUALE: Valutazione e Trattamento – Quadranti Superiore e Inferiore” – Bologna, 25-26 settembre 2021 / 13-14 novembre 2021

Comunicato IRIFOR Centrale n. 8/2021

L’I.Ri.Fo.R. Nazionale, su proposta del Comitato Tecnico Scientifico Nazionale Fisioterapisti e Massofisioterapisti dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, organizzerà un evento formativo accreditato nell’ambito del Programma nazionale di Educazione Continua in medicina (E.C.M.) dal titolo “LA NEURODINAMICA IN TERAPIA MANUALE: Valutazione e Trattamento – Quadranti Superiore e Inferiore”.

Il Corso Tecnico-Pratico “La neurodinamica o mobilizzazione del tessuto neurale” è una metodica basata su nuove acquisizioni di fisiologia e meccanica del sistema nervoso centrale e periferico (midollo spinale, dura madre, meningi, nervo periferico, tessuto connettivo neurale), nonché sui meccanismi che generano sintomatologia specifica integrati con il sistema muscoloscheletrico durante il movimento.

Finalità

- Integrazione con altre tecniche di Terapia Manuale, con particolare attenzione ai concetti di interfaccia meccanica, si utilizzeranno una progressione di tecniche di slider (scorrimento) e tensioner (tensionamento).

- Lo scopo è di regolare la fisiologia del nervo, riducendone l’edema intra neurale, ridurre il dolore, aumentare l’elasticità articolare, ridurre l’attività simpatica e stimolare il processo Neurale.

- Abilità di raccogliere dati anamnestici rilevanti e capacità di condurre l’esame fisico mediante il supporto della palpazione e dei test neuro dinamici.

- Gli studenti acquisiranno la capacità di discriminare una problematica a carico del tessuto neurale da quella del tessuto muscoloscheletrico (mediante la differenziazione strutturale), ovvero la capacità di definire una diagnosi funzionale con implicazione o meno di una disfunzione del tessuto neurale.

- Capacità di pianificare e condurre un programma terapeutico di trattamento con tecniche specifiche di Terapia Manuale e neuro dinamiche nelle più comuni Sindromi del Rachide, A.Superiore, A.Inferiore alle quali si associano le più comuni disfunzioni del tessuto nervoso (disfunzioni di scivolamento prossimale/distale, disfunzioni di tensionamento).

- Acquisizione dei Crediti Formativi E.C.M. necessari al fabbisogno triennale 2020/2022 individuati dal Ministero della Salute per i Professionisti Sanitari area della Riabilitazione, figure equipollenti ed equivalenti, a esaurimento iscritti presso la “Federazione Nazionale degli Ordini dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione a norma della Legge 11 gennaio 2018 n.3 art.4 e del D.M. Salute 9 agosto 2019.

Sede del Corso

Istituto dei Ciechi “F. CAVAZZA”

Via Castiglione, 71*

40124 Bologna

*L’entrata alla struttura per lo svolgimento del Corso avverrà da Via Arienti, n.8, sede del Residence Paolo-Emilio Cavazza

Il Corso è rivolto a:

- Fisioterapisti ed Equipollenti non vedenti e ipovedenti iscritti a norma del D.M. Salute 13 marzo 2018

- Fisioterapisti Vedenti (max 4 unità)

- Solo Mft non vedenti e ipovedenti iscritti a norma del D.M. Salute 9 agosto 2019

- Un solo posto riservato a laureanda/o non Vedente o Ipovedente con certificazione universitaria attestante l’avvenuto completamento del percorso formativo, con solo Discussione di Tesi da Sostenere.

Attenzione:

- sarà Verificata l’Iscrizione all’Albo dei Fisioterapisti e agli Elenchi Speciali per Mft a esaurimento come atto improcrastinabile alla registrazione e accettazione di partecipazione.

Chi si iscrive per la prima volta ai corsi organizzati da questo C.T.S.N. FT & Mft, U.I.C.I. (Gestione 2016/2021) è pregato/a di presentare anche VERBALE DI INVALIDITÀ VISIVA a norma della Legge 138/2001 artt. 2, 3, 4 per usufruire della quota agevolata di 390 Euro. In assenza, l’iscrizione sarà considerata come Fisioterapista Vedente, con la quota integrale di 590 Euro.

Docente

Dr.ssa FT Anastasia FORCOLIN

Responsabile Scientifico IRIFOR

Dott. Giovanni CANCELLIERE

Addetto di Segreteria in Sede di Corso

Dott. Nicholas DI DOMIZIO

Attivazione del Corso

Alla data del 15 luglio 2021 dovranno pervenire minimo 16 iscrizioni con relativo pagamento della quota di iscrizione; al raggiungimento di 22 iscrizioni con relative quote verrà emanato Comunicato di Chiusura Corso, le richieste in eccedenza verranno poste in lista di Riserva con scorrimento di precedenza dalla data di invio scheda anagrafica e versamento.

Sarà possibile esercitare l’opzione di rinuncia con restituzione della quota versata solo nei casi certificati di malattia con relativo referto medico di impedimento alla frequenza dai Servizi di Struttura Sanitaria Pubblica o di Ufficiale Medico di Medicina Generale.

Per ulteriori informazioni circa le modalità di iscrizione, è possibile consultare il presente comunicato a questo link

INVAT - Attivazione servizio di consulenza sull’accessibilità delle nuove tecnologie

Comunicato della Sede Centrale UICI n. 42/2021

Oggi le nuove tecnologie elettroniche ed informatiche sono sempre più presenti nella nostra vita quotidiana, con l’obiettivo di agevolarci; a volte però ci troviamo in difficoltà per la complessità di utilizzo o per la scarsa accessibilità.

L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti mette a disposizione attraverso INVAT, un nuovo servizio, tramite ticket, a cui convergere le tematiche legate alla tecnologia, le valutazioni ed il monitoraggio per un corretto livello di accessibilità di tutte quelle interfacce, hardware e software, che sempre più si presentano nelle nostre azioni e necessità di ogni giorno.

Per accedere a questo servizio è sufficiente consultare il sito www.invat.info

Nella pagina iniziale, si trova il pulsante “segnala una criticità” che permette di accedere ad un form dedicato da compilare in modo accurato. Le informazioni fornite verranno analizzate in tempi brevi da un pool di tecnici esperti. Per inviare una semplice comunicazione, un suggerimento o una domanda, il pulsante “comunica con noi” consente di avere un contatto immediato con INVAT.

Nel sito web, inoltre, sono presenti informazioni e utili guide sull’accessibilità di siti e sui prodotti maggiormente utilizzati nei diversi contesti delle moderne tecnologie con contributi testuali e multimediali.

Libri digitali accessibili, Italia all’avanguardia nella Ue: i prossimi step

Agenda Digitale del 21/05/2021

Il nostro è il primo paese in cui l’applicazione dell’European Accessibility Act è già avviata: sono più di 26.000 i libri digitali accessibili presenti a oggi nel catalogo di Fondazione LIA, ma è necessario che l’adeguamento sia totale entro il 2025, quando tutta la filiera editoriale Ue dovrà essere accessibile.

Nel 2025 entra in vigore una recente direttiva europea, il cosiddetto European Accessibility Act, e per tutte le persone con disabilità visiva (non vedenti o ipovedenti) e per tutte quelle che hanno difficoltà di lettura di un libro a stampa, come per esempio i dislessici, sarà un passo in avanti molto importante: entro quella data, infatti, tutta la filiera editoriale europea e quella di tutti gli operatori internazionali che intendono operare nel mercato europeo dovrà essere accessibile.

Il nostro è il primo paese in cui l’applicazione dell’European Accessibility Act è già avviata.

Una svolta per 80 milioni di europei

In tutta Europa si stima che le persone che beneficeranno di questa nuova legge siano più di 80 milioni. Accessibile significa che i libri digitali, prima di tutto, ma anche le piattaforme e i siti web che li commercializzano, dovranno essere realizzati secondo delle specifiche internazionali che li renderanno pienamente consultabili anche da loro. È un passo in avanti di civiltà importantissimo, ma anche un obiettivo di innovazione per il mondo editoriale estremamente impegnativo non solo per l’Italia, ma anche per tutti gli operatori internazionali che vorranno distribuire i loro prodotti editoriali in Europa. Fondazione Lia – Libri Italiani Accessibili – nata dalla collaborazione tra l’Associazione Italiana Editori (AIE) e l’ Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI) e di cui fa parte anche AID (Associazione Italiana Dislessia) – da anni si occupa di accompagnare gli editori in questo processo: si tratta di un progetto per l’innovazione tecnologica ma anche sociale portato avanti con il consenso e la collaborazione dei diversi stakeholders interessati, a partire dalle persone con disabilità visiva , che partecipano alle fasi di progettazione e verifica dei prodotti e dei servizi in una logica di user centered design.

Standard aperti e interoperabili per libri digitali accessibili

Il nostro obiettivo è aiutare gli editori a creare libri digitali accessibili, ovvero ebook realizzati in base ad alcuni requisiti – che fanno riferimento a standard aperti e interoperabili definiti a livello internazionale – che permettono a chi li legge con la sintesi vocale del proprio device o attraverso un display braille (una tastiera che trasforma il testo in braille digitale) di riconoscere tutte le sue parti e di navigarlo in autonomia.

Perché un ebook possa essere considerato accessibile, per esempio gli indici devono consentire al lettore di accedere direttamente a tutti i capitoli del testo tramite dei link, tutti gli elementi semantici del testo, come titoli, sottotitoli, paragrafi, note, elenchi, devono essere taggati correttamente in modo da poter essere identificati dai software di lettura e dalle tecnologie assistive, le foto, le illustrazioni o i grafici devono essere corredati da una descrizione alternativa che permetta di comprendere il contenuto. Il testo deve inoltre permettere alle soluzioni di lettura di ingrandire i caratteri e di modificare i colori degli sfondi per supportare la lettura anche da parte di chi ha un’ipovisione. Sono ben 42 i criteri che Fondazione LIA utilizza per verificare e certificare l’accessibilità degli ebook degli editori che collaborano con lei e che si basano su quanto definito a livello internazionale per gli standard di accessibilità. Se i prodotti rispondono ai requisiti richiesti, Fondazione LIA assegna loro un bollino e crea i metadati utili a comunicare le loro specifiche lungo tutto il percorso della distribuzione digitale. In questo modo gli editori saranno in linea con le indicazioni dell’Accessibility Act, che sancisce il diritto dell’utente a conoscere nel dettaglio le caratteristiche del prodotto che sta comprando.

Una cosa importante da evidenziare è che i libri digitali realizzati tenendo conto di questi requisiti sono di qualità migliore per tutti i lettori. Il principio a cui si ispira tutto il lavoro di Fondazione Lia è quello del born accessible, ovvero i prodotti editoriali sono realizzati da subito come accessibili e possono quindi essere lanciati sul mercato per essere usufruiti da tutti fin dalla loro prima pubblicazione. È un risparmio, un progresso sociale, una opportunità. Ma non sono solo gli editori a doversi adeguare: devono fare la loro parte piattaforme di distribuzione, siti di e-commerce, device e applicazioni di lettura: tutti gli attori della filiera editoriale. Anche tutte le versioni mobile devono essere accessibili perché gli smartphone sono una porta d’accesso ai contenuti sempre più diffusa e hanno già nei loro sistemi operativi delle funzionalità di accessibilità che li rendono adatti per ogni tipo di lettore.

Italia all’avanguardia sull’accessibilità dei libri digitali

Nel nostro paese l’applicazione dell’European Accessibility Act è già avviata: sono più di 26.000 i libri digitali accessibili presenti a oggi nel catalogo di Fondazione LIA e consultabili sul sito libriitalianiaccessibili.it. Un risultato reso possibile grazie all’impegno degli editori partecipanti della Fondazione e dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e al sostegno del Ministero della cultura. Sono già 76 i marchi editoriali presenti su libriitalianiaccessibili.it, ma è necessario che l’adeguamento sia totale entro quattro anni. Uno degli obiettivi principali della Fondazione è quello di diffondere la cultura dell’accessibilità, in questi anni abbiamo già accompagnato molti editori in questo percorso e continuiamo a farlo: svolgiamo attività di consulenza e abbiamo messo a punto un catalogo di corsi formazione finalizzati a fornire a tutti gli attori della filiera le competenze necessarie per comprendere l’accessibilità e per essere in grado di produrre contenuti, siti web e piattaforme accessibili in autonomia.

Fondazione LIA opera anche a livello internazionale: fa parte dei working group che si occupano di accessibilità nelle principali organizzazioni che definiscono e manutengono gli standard, come il W3C, il Daisy Consortium, ISO e l’EDRLab. Nel 2020 ha avviato una serie di collaborazioni l’associazione degli editori tedeschi, il Boersenverein e con il German Centre for Accessible Reading, con il Keio Research Institute at SFC, un importante centro di ricerca e innovazione giapponese e con l’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione (ISTI) “A. Faedo” del CNR di Pisa.

di Cristina Mussinelli,

segretario generale della Fondazione LIA

Rendere disponibili gratuitamente gli standard europei di accessibilità

Superando del 21/05/2021

«Gli standard europei di accessibilità siano resi disponibili gratuitamente alle organizzazioni di persone con disabilità e agli esperti all’interno delle loro reti, perché attualmente il loro costo risulta spesso inaccessibile»: è quanto si legge in una lettera inviata al Commissario Europeo per il Mercato Interno e i Servizi Thierry Breton, da parte dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, a firma del proprio Presidente Yannis Vardakastanis, in occasione della Giornata Mondiale per l’Accessibilità Digitale di oggi, 20 maggio (Global Accessibility Awareness Day).

«Si tratta di standard – si legge ancora nella lettera – estremamente utili per garantire e valutare l’accessibilità di un prodotto o servizio. Sfortunatamente, il loro costo, che arriva fino a 300 euro, li rende inaccessibili alle organizzazioni e agli esperti che desiderano utilizzarli, ciò che rappresenta un ostacolo significativo agli sforzi per promuovere l’accessibilità».

Il Forum chiede quindi alla Commissione europea di «garantire la disponibilità senza barriere di quegli standard europei sull’accessibilità, in particolare alle organizzazioni delle persone con disabilità e delle persone anziane», sottolineando inoltre che quei documenti «sono spesso finanziati con denaro pubblico e realizzati proprio con il contributo di quelle organizzazioni, il che porta a una situazione in cui esse non possono utilizzare o diffondere standard elaborati con il loro stesso apporto».

Gli esempi citati nella lettera riguardano innanzitutto lo standard EN 17210:2021, Accessibility and usability of the built environment – Functional requirements (Mandate 420) (“Accessibilità e usabilità dell’ambiente costruito – Requisiti funzionali”) e i relativi Rapporti tecnici, nonché EN 17161:2019, Design for All – Accessibility following a Design for All approach in products, goods and services – Extending the range of users (Mandate 473) (“Design for All – Accessibilità che segua un approccio Design for All in prodotti, beni e servizi – Ampliamento della gamma di utenti”).

Un’ulteriore richiesta, infine, prodotta dall’EDF, è che i futuri standard vengano sviluppati in piena armonia e supporto della Legge Europea sull’Accessibilità (European Accessibility Act), approvata nel 2019. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: andre.felix@edf-feph.org.

Il museo di arte sacra di Volterra diventa accessibile. Nasce il percorso per gli ipovedenti

Agenzia Impress del 21/05/2021

VOLTERRA. Un museo sbocciato nel 2017 all’interno di una chiesa, pensato e realizzato nel segno dell’inclusione per abbattere ogni barriera architettonica e divenire accessibile a tutti. Un museo che nasce all’interno di una chiesa, uno dei rari casi in Italia, che adesso si fa ancora più inclusivo grazie all’avvio di un nucleo tattile per non vedenti.

Siamo a Volterra (Pisa), nel cuore del museo diocesano di arte sacra, gioiello aperto nel 2017 nella chiesa di Sant’Agostino dove, da oggi, debutta il primo percorso tattile per non vedenti realizzato grazie anche ad un’opera forgiata dagli studenti del liceo artistico ‘Carducci’. Il primo nucleo tattile del museo accoglie un busto di San Lino (patrono della Diocesi di Volterra e secondo Papa della storia della Chiesa) creato dagli studenti del liceo artistico della città, che è copia fedele del busto del Santo in terracotta invetriata risalente al XV secolo. Il busto degli studenti della classe V B del Liceo artistico, è stato collocato al centro del museo, in maniera speculare rispetto alla centralità stessa del busto originale.

Il nucleo tattile per ipovedenti comprende, in questa fase di debutto, un gruppo di campane (la più antica risale al 1326, fino ad arrivare al 18esimo secolo), un’urna etrusca del IV secolo a.C. che aveva accolto il reliquiario di San Clemente, ed una Madonna in alabastro dei primi del ‘900. La riproduzione fedele del busto di San Lino è il risultato di un lavoro promosso dal museo con associazione Vademecum, associazione "Muse Artiterapie" liceo artistico Carducci, con il patrocinio del Comune di Volterra, dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti e del ministero della cultura e con il contributo della Diocesi, della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra e dell’associazione Mondo Nuovo.

L’obiettivo del progetto è quello di rendere maggiormente accessibile ed inclusivo il percorso espositivo artistico del museo, offrendo ai visitatori ipovedenti e non solo l’ esperienza tattile del patrimonio, facendo così scoprire la vera essenza di parte dei manufatti presenti: una prima tappa che si concretizza grazie anche all’intervento dell’artista ipovedente Felice Tagliaferri che, proprio lo scorso anno, avrebbe dovuto dar luce al primo percorso tattile nel museo di opere sacre. Un progetto che ha conosciuto uno stop a causa della pandemia e che adesso spicca il volo grazie alla riproduzione del Busto del Santo volterrano realizzata dagli studenti dell’artistico e a un nuovo percorso studiato per le prime opere adatte, per le loro caratteristiche, ad un’esperienza tattile. E l’idea guarda già verso un arricchimento del percorso per le persone ipovedenti all’interno del museo, con una rinnovata collaborazione con il liceo artistico della città.

La storia del museo di arte sacra

Il museo diocesano di arte sacra fu aperto il 20 dicembre 1932 grazie a monsignor Maurizio Cavallini, che curò la raccolta degli oggetti e la loro disposizione in alcuni locali dell’antica canonica della Cattedrale, oggi Palazzo Vescovile. Il museo fu danneggiato durante la seconda guerra mondiale, nel 1944, quando fu colpita la sezione dei parametri sacri, molti dei quali andarono distrutti. Venne riaperto una prima volta al pubblico e riordinato dalla soprintendenza nel 1956. Dopo un’ulteriore chiusura alla metà degli anni ’80, fu riaperto nel 1992 fino al trasferimento e al nuovo allestimento nel 2017 nella nuova sede, la chiesa di Sant’Agostino.

di Ilenia Pistolesi

giovedì 20 maggio 2021

Le persone con disabilità si scontrano ancora con troppe barriere anche nel digitale

Wired del 20/05/2021

L'accessibilità ai servizi da parte di aziende e uffici pubblici non è sempre garantita. L'importanza della progettazione per superare gli ostacoli.

Le barriere per le persone con disabilità non consistono solo in marciapiedi senza scivoli, stazioni senza ascensore, locali senza bagni attrezzati. Nell’epoca dell’online, per dirla col filosofo Luciano Floridi, sono diventate digitali. “Il 90% delle disabilità è invisibile”, conferma Giuseppe Trieste, presidente di Fiaba, associazione che si occupa dell’abbattimento di barriere architettoniche. Ma anche la tecnologia non sempre resta al passo.

L’accessibilità dagli anni Ottanta a oggi

La nascita di dispositivi e periferiche per persone disabili risale agli anni Ottanta. All’epoca la produzione era su misura. Poi c’è stato l’avvento del web. Che già nel 1999 si è dotato di regole di accessibilità (Wcag). “Le regole esistono da decenni”, chiarisce Roberto Scano, uno dei pionieri del settore in Italia. L’ultima versione del Wcag, con 13 linee guida, risale al 2018. “All’inizio si seguivano su base volontaria, poi si è cominciato a renderle obbligatorie. Tra i primi gli Stati Uniti. Per l’Italia bisogna aspettare il 2004, con la legge Stanca per le pubbliche amministrazioni. Poi si è passati anche alle aziende private, con la legge 67/2006 contro la discriminazione delle persone con disabilità”, prosegue Scano.

Si può portare in tribunale chi non si adegua? Sì. Tuttavia, precisa l’esperto, “i grandi gruppi si sono conformati. Anche perché fare un sito non accessibile significa perdere un cliente oggi che le nostre attività passano sempre più per la rete, come ha mostrato il lockdown“. Discorso diverso per i piccoli, prosegue: “Nella pratica, non accade quasi mai che si denunci una piccola attività, per esempio un albergo: è più semplice cambiare struttura che fare causa”.

Fondamentale il ruolo del controllo distribuito: come nel caso dell’app Io della pubblica amministrazione, dove è intervenuta l’associazione Luca Coscioni. Risposta in 48 ore e in cinque giorni problema sistemato. “Il problema, però, è cominciare a capire che le applicazioni devono essere pensate accessibili by design: è più semplice così piuttosto che smontare tutto”, dice Scano. Ed esistono già consulenti ad hoc.

Il dramma dei documenti pubblici scansionati

Entro il 2022 il Parlamento italiano recepirà l’Accessibility Act dell’Unione europea, che riguarda tutto il digitale: dai libri di testo alle banche online ai Pos. Tutti i nuovi prodotti dovranno essere accessibili entro il 2025. Per i prodotti già operativi, il limite è fissato nel 2030. “In Italia tutte le aziende che hanno fatturato sopra 500 milioni devono realizzare servizi accessibili. Un cittadino insoddisfatto può rivolgersi all’Agid, che apre istruttoria. E che, secondo legge e in caso di mancato adeguamento, può comminare una sanzione che arriva fino al 5% fatturato”, dice Scano.

Spesso, tuttavia, uffici pubblici e aziende si limitano a scansionare i documenti, che però sono illeggibili per i software di riconoscimento del testo. Meglio, suggeriscono gli esperti, scrivere i documenti con un editor di testo e convertirli in pdf, formato che salva le caratteristiche di accessibilità.

Ma anche in questo caso servono alcune accortezze: come l’utilizzo degli stili e non dei grassetti per dare i titoli ai paragrafi. Per non parlare delle infografiche: senza link, sono inutili per una persona non vedente. Tra le altre pratiche cattive, c’è quella di non inserire il testo alternativo nelle immagini quando si compone la pagina con un cms, l’uso improprio dei colori o anche la mancata possibilità di attivare la visualizzazione in orizzontale. In Gran Bretagna una società ferroviaria ha ingrigito le pagine del sito in occasione della morte del principe Filippo, col risultato che orari e prenotazioni sono diventati difficile consultabili per le persone con disturbi della vista.

Dalla tv alla scuola

I grandi, come detto, si adeguano. Word ha un controllo accessibilità, Power Point dal 2019 può leggere in contemporanea la presentazione. Android contiene Talkback, funzione per accessibilità. In Italia la Rai sta studiando nel centro Ricerche e innovazione di Torino software in grado di tradurre autonomamente il linguaggio vocale in linguaggio dei segni. Il direttore del centro, Gino Alberico, spiega: “Stiamo lavorando da cinque anni a un sistema di traduzione che abbiamo già impiegato per realizzare le audioguide del museo Radio e tv di Torino. Oggi stiamo facendo degli esperimenti con il meteo, i cui bollettini, per definizione, quando vengono letti da ufficiali dell’Aeronautica prevedono un vocabolario limitato: abbiamo un tasso di riuscita vicino al cento per cento”.

Ora l’idea è di sperimentare reti neurali “allenate” su centinaia di migliaia di casi in maniera distribuita, magari con il coinvolgimento di soggetti esterni come le scuole e le associazioni. “L’idea che stavamo elaborando era mettere a disposizione una piattaforma ad accesso libero, che desse la possibilità a enti e scuole di arricchire il database dei segni. Ma ovviamente ora bisogna definire le regole del gioco. Siamo in fase in cui la tecnologia c’è: è il momento di creare degli accordi legali di copyright sui segni“, dice Alberico.

Paolo Berro, disability manager di Wind Tre, ingegnere meccanico, è stato il primo studente online in Italia. Correva l’anno 1999, vent’anni prima della didattica a distanza. “Il Politecnico di Torino stava, allora, provando a lanciare un nuovo progetto: la didattica universitaria a distanza per la facoltà di ingegneria”, racconta Berro, che, paralizzato a causa di un gravissimo incidente, non poteva seguire più le lezioni nell’ateneo a cui si era immatricolato.

Primo studente del progetto, Berro racconta di aver sentito “da subito una grande responsabilità: quella di fare bene e di farlo, soprattutto, per tutte quelle altre persone che, come me, avevano voglia di realizzarsi”. A distanza di anni, tuttavia, l’ingegnere punta il dito contro la mancanza di aggiornamento dei sistemi a supporto delle persone con disabilità: interfacce obsolete e costose, non coperte dal sistema sanitario. E poi c’è il mancato coinvolgimento dei destinatari di questi sistemi nella fase di progettazione. “Per esperienza personale, posso dire che la presenza e i contributi di persone con disabilità, competenti nell’ambito dell’accessibilità, saranno il vero motore di questo cambiamento”, dice Berro. Gli fa eco Trieste: “Oggi nel mondo dell’informatica si parla molto di user experience per gli utenti comuni: il tema dell’accessibilità dovrebbe rientrare a pieno titolo in questo filone. Le barriere sono di qualunque tipo: significano non poter fare una cosa, non poter agire, comunicare, stare con gli altri”.

di Antonio Piemontese