lunedì 30 settembre 2019

La disabilità è trasversale a tutte le leggi e le politiche dell'Unione Europea

Superando.it del 30.09.2019

Libera circolazione, trasporti, digitalizzazione, Fondi Europei, leggi antidiscriminazione, lavoro e molto altro ancora: le persone con disabilità sono interessate praticamente da tutte le leggi e le politiche dell’Unione Europea. Per questo otto eurodeputati e nove organizzazioni di persone con disabilità, tra cui anche il Forum Europeo Sulla Disabilità, hanno chiesto, con una lettera/appello, che l’Unità per la disabilità della Commissione Europea venga trasferita al Segretariato Generale di quest’ultima, rafforzando le azioni nel settore sia in termini di risorse finanziarie che umane.

In queste settimane sono stati in molti, nel nostro Paese, a chiedere al nuovo Governo Conte una struttura stabile e solida che coordini le azioni in àmbito di disabilità, sapendo rivolgere a tali azioni i finanziamenti più adeguati.

Su una linea di lavoro neon troppo dissimile si sono mossi otto deputati del Parlamento Europeo e nove organizzazioni continentali di persone con disabilità, tra le quali anche l’EDF (European Disability Forum), chiedendo, con una specifica lettera/appello, che l’Unità di Bruxelles responsabile per la disabilità venga trasferita al Segretariato Generale della Commissione Europea, per potersi concentrare solo sulla disabilità stessa e rafforzare le azioni del settore sia in termini di risorse finanziarie che umane.

«Che si parli infatti di libera circolazione – viene sottolineato dall’EDF -, di trasporti, di digitalizzazione, di Fondi Europei, di leggi antidiscriminazione, di strategie per il lavoro e di altro ancora, le persone con disabilità sono praticamente interessate da tutte le leggi e politiche dell’Unione».

I firmatari della lettera/appello riconoscono per altro come incoraggiante il passo di volere aggiungere ai compiti di mandato di Helena Dalli, nuova Commissaria Europea all’Uguaglianza e alla Partita di Genere, anche il rispetto degli obblighi dell’Unione nei confronti della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

«E del resto – ricordano ancora dall’EDF – l’Unione Europea ha ratificato la Convenzione come Ente Regionale, il che significa che essa stessa – e non solo gli Stati Membri – ha obblighi vincolanti che si estendono a tutte le sue competenze. È per questo che l’Unità responsabile della disabilità deve fungere da snodo centrale, per garantire che la Convenzione sia rispettata e attuata in tutte le politiche. In tal senso, la collocazione dell’Unità per la Disabilità nell’àmbito del Segretariato Generale della Commissione, ovvero in una posizione preminente e con risorse adeguate, potrà facilitare il raggiungimento di questo obiettivo».

«La lettera di missione alla Commissaria Dalli designata per l’Uguaglianza – conferma e aggiunge Yannis Vardakastanis, presidente dell’EDF – include l’attuazione della Convenzione. L’Unità responsabile della disabilità dovrà dunque essere sotto la sua diretta supervisione e avere accesso centrale e diretto a tutte le politiche pertinenti».

La lettera/appello degli Europarlamentari e delle organizzazioni di persone con disabilità ha già un precedente, quando nel 2009 l’Unità per la Disabilità era stata trasferita presso la Direzione Generale Giustizia, insieme ad altri servizi, per combattere l’antidiscriminazione e l’uguaglianza. Un trasferimento, questo, rispetto al quale si fece marcia indietro nel 2014. (S.B.)

Ringraziamo Luisella Bosisio Fazzi per la collaborazione.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Comunicazione EDF (André Felix), andre.felix@edf-feph.org.

domenica 29 settembre 2019

Consultazioni per la definizione del circuito assistenza PRM (persone a ridotta mobilità): indicazioni entro il 9 ottobre

Rete Ferroviaria Italiana sta progettando un ampliamento del circuito di assistenza per le persone a ridotta mobilità, attualmente costituito da 301 stazioni.

Questa Unione, al fine di determinare le esigenze dell'utenza, ritiene opportuno, attraverso la selezione all'interno dell'elenco delle stazioni proposto, raccogliere le indicazioni degli interessati che dovranno pervenire entro mercoledì 9 ottobre 2019.

A tal proposito siamo a chiedervi di scegliere da un minimo di una ad un massimo di 5 stazioni.

Per ulteriori informazioni si rinvia al comunicato in oggetto, consultabile all’indirizzo

Disabilità visiva: Movimento apostolico ciechi, on line un servizio per la lettura tramite pagina web

SIR - Servizio Informazione Religiosa del 29.09.2019

È on line dall’inizio del mese di settembre, sul sito web del Movimento apostolico ciechi (Mac), un servizio per la lettura digitale, tramite pagina web, nato con l’intento di aiutare persone con disabilità visiva che hanno difficoltà di lettura autonoma in modo tradizionale. La nuova funzionalità, realizzata nell’ambito del progetto “In casa e… oltre”, rende disponibili attualmente 500 libri in formato audio e alcuni in formato txt o pdf. “Presto – spiega una nota – il numero dei libri, che hanno come tematica la spiritualità, la disabilità e la mondialità e che provengono dalla Nastroteca Mac di Milano, sarà incrementato”. “La fruizione del servizio – viene precisato dal Mac – è riservata esclusivamente a persone con disabilità visiva o che abbiano difficoltà di lettura”.

L’accesso al servizio è possibile dopo essersi registrati attraverso il sito web del Mac.

venerdì 27 settembre 2019

Ancora troppo pietismo, ancora troppi disabili "supereroi"

Superando.it del 27.09.2019

«Quando qualcuno sente che sei autistico, o ti pone immediatamente sotto una cappa di vetro, presumendo che tu non possa fare nulla oppure ti ritiene una sorta di “supereroe” che probabilmente vincerà il Nobel!».

Le parole di Adam Harris dell’Associazione irlandes AsIAm.ie, impegnata sul fronte dell’autismo, sintetizzano al meglio il senso di uno dei concetti principali espressi nel corso di una recente audizione del CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo) – fondamentale organo consultivo della Commissione Europea – dedicata al tema Comunicare i diritti delle persone con disabilità, che oltre ai membri del CESE stesso, ha riunito a Bruxelles i rappresentanti di numerose organizzazioni europee impegnate sul fronte dei diritti delle persone con disabilità, e anche gli esponenti dell’EBU (European Broadcasting Union), l’Unione Europea di Radiodiffusione che associa diversi operatori pubblici e privati del settore della tele-radiodiffusione, nonché dell’MDI (Media Diversity Institute), organo di controllo dei media che incoraggia un’apertura responsabile alle diversità nel mondo della comunicazione.

Sostanzialmente quattro sono stati i filoni di discussione, riguardanti rispettivamente i contenuti della comunicazione, l’accessibilità alla stessa, il linguaggio degli operatori dell’informazione e il compito, in questo settore, delle organizzazioni di persone con disabilità.

Rispetto ai contenuti, è emerso con chiarezza, durante l’incontro, che per arrivare a una comunicazione sulla disabilità realmente accurata e inclusiva, la strada da fare è ancora lunga. Troppi, infatti, sono tuttora gli stereotipi, le idee sbagliate, i messaggi compassionevoli, le persone con disabilità presentate come “eterni bambini” o, al contrario, come una sorta di “supereroi”, in grado di compiere imprese ai limiti dell’impossibile. E invece, come ha sottolineato Yannis Vardakastanis, presidente del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF) e membro del CESE, «la comunicazione dei diritti delle persone con disabilità dovrebbe avere ben altro spessore ed essere considerata come una parte importante della più ampia questione di come rappresentiamo la diversità nella nostra società, ciò che è al centro dei nostri stessi valori democratici».

Interessante anche l’osservazione di André Felix dell’Ufficio Comunicazione dell’EDF, secondo il quale «la presentazione di storie sulla disabilità con toni eccessivamente emozionali viene usata soprattutto per far sentire meglio con se stesse le persone senza disabilità». «È un fatto certamente discriminatorio – ha aggiunto – ma sta accadendo e non poco, rischiando naturalmente di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi reali delle persone con disabilità».

Un esempio di buona prassi, presentato durante l’incontro, è stato quello di Heartbreakers, progetto multimediale promosso dalla Fondazione della Repubblica Ceca che fornisce supporto all’occupazione delle persone con disabilità, e che consiste in alcuni brevi video ove si raccontano altrettante storie sia dal punto di vista del lavoratore con disabilità che del datore di lavoro. Un esempio, questo, che dovrebbe essere seguito dagli stessi programmi di intrattenimento, con la partecipazione diretta di persone con disabilità, sia sullo schermo che dietro le quinte, per fornire una rappresentazione più adeguata della realtà.

Altri programmi di emittenti pubbliche degni di menzione, per la loro capacità di combattere lo stigma e di proporre narrazioni che promuovono l’inclusività sono stati individuati in Belgio (Taboo) e in Irlanda (il documentario What Makes My Day).

A questo punto tutti i presenti hanno concordato sul fatto che tra le tante cose ancora da realizzare a livello normativo e politico, riguardo alla comunicazione dei diritti delle persone con disabilità, servirà anche l’adozione di un preciso codice di condotta, regolamentando in tal senso anche i social media, sia a livello dell’Unione Europea che dei singoli Stati Membri.

Si è passati quindi al tema delle audiodescrizioni e dei sottotitoli, che rendono la comunicazione accessibile a tutti, anche alle persone con disabilità sensoriali: anche in questo caso, durante l’audizione del CESE si è posto l’accento sul lavoro che ancora c’è da fare, ricordando però, al tempo stesso, l’indubbio aumento, in questi ultimi anni, di media che offrono servizi accessibili, per lo meno all’interno delle emittenti pubbliche, a partire dalla BBC del Regno Unito, ritenuta un vero punto di riferimento per tale questione.

Ampio spazio, quindi, è stato dato al tema del linguaggio utilizzato dagli operatori dell’informazione. «La formazione dei giornalisti è fondamentale – ha dichiarato a tal proposito Milica Pešic dell’MDI – e sarebbe particolarmente importante lavorare insieme al mondo accademico e ai dipartimenti di giornalismo, per insegnare il giornalismo inclusivo e come usare la lingua e la terminologia più appropriata e corretta quando si parla di disabilità».

«A livello europeo – ha concluso – tutte le Istituzioni, in primis l’Unione Europea, dovrebbero avere una politica specifica sulla comunicazione dei diritti delle persone con disabilità, nel pieno rispetto della Convenzione ONU».

Da parte nostra, in pieno accordo con le parole di Pešic, riteniamo di poter portare un buon contributo su questo tema, riprendendo nel box in calce il Decalogo della buona informazione sulla disabilità, redatto nell’ormai lontano 1998 da Franco Bomprezzi, ma ancora del tutto valido più di vent’anni dopo.

Nella parte conclusiva dell’audizione, si è parlato della comunicazione proposta dalle organizzazioni di persone con disabilità, «che dovrebbe adattarsi – come si è detto – ai vincoli del giornalismo moderno, fatto di un minor numero di giornalisti che “lottano” per coprire sempre più notizie e rispettare scadenze sempre più stringenti, con retribuzioni purtroppo inferiori al passato». Anche per questo, le informazioni sulla disabilità fornite ai giornalisti dovrebbero essere chiare, utilizzando il linguaggio più semplice possibile.

Tale questione è stata mirabilmente sintetizzata da Andrew Stroehlein di Human Rights Watch, che ha dichiarato: «Abbiamo un problema serio quando presentiamo il nostro materiale alle agenzie o alle testate giornalistiche generaliste, in quanto spesso viene visto come troppo complicato o noioso. Ma siccome le questioni di cui ci occupiamo sono troppo importanti per diffonderle in poche righe, bisogna cercare di fornire notizie interessanti in modo chiaro, per impedire ai media di continuare a parlare di disabilità all’insegna dei luoghi comuni». (Stefano Borgato)

Decalogo della buona informazione sulla disabilità

Franco Bomprezzi, 1998.

1) Considerare nell’informazione la persona con disabilità come fine e non come mezzo.

2) Considerare la disabilità come una situazione “normale” che può capitare a tutti nel corso dell’esistenza.

3) Rispettare la “diversità” di ogni persona con disabilità: non esistono regole standard né situazioni identiche.

4) Scrivere (o parlare) di disabilità solo dopo avere verificato le notizie, attingendo possibilmente alla fonte più documentata e imparziale.

5) Utilizzare le immagini, nuove o di archivio, solo quando sono indispensabili e comunque corredandole di didascalie corrette e non offensive della dignità della persona. Quando la persona oggetto dell’immagine è chiaramente riconoscibile, chiederne il consenso alla pubblicazione.

6) Ricorrere al parere dei genitori o dei familiari solo quando la persona con disabilità non è dichiaratamente ed evidentemente in grado di argomentare in modo autonomo, con i mezzi (anche tecnologici) a sua disposizione.

7) Avvicinare e consultare regolarmente, nell’àmbito del lavoro informativo, le associazioni, le istituzioni e le fonti in grado di fornire notizie certe e documentate sulla disabilità e sulle sue problematiche.

8) Ospitare correttamente e tempestivamente le richieste di precisazione o di chiarimento in merito a notizie e articoli pubblicati o diffusi.

9) Considerare le persone con disabilità anche come possibile soggetto di informazione e non solo come oggetto di comunicazione.

10) Eliminare dal linguaggio giornalistico (e radiotelevisivo) locuzioni stereotipate, luoghi comuni, affermazioni pietistiche, generalizzazioni e banalizzazioni di routine. Concepire titoli che riescano ad essere efficaci e interessanti, senza cadere nella volgarità o nell’ignoranza e rispettando il contenuto della notizia.

giovedì 26 settembre 2019

Unseen, il primo fumetto audio per non vedenti

Il Bosone del 26.09.2019

USA. Unseen è il primo fumetto dedicato ai non vedenti, con un personaggio cieco e realizzato da un autore cieco.

L’esperienza è simile al cinema audio-descritto: ogni pannello è descritto in maniera concreta, il dialogo è parlato e un suono “sibilante” indica l’inizio della pagina successiva.

Ambientato nel prossimo futuro, il primo numero si apre al confine tra Stati Uniti e Messico, dove un regime tirannico americano sta permettendo agli immigrati di essere cavie di esperimenti per scopi nefasti.

In questo scenario, facciamo la conoscenza di Afsana, un assassino nato in Afghanistan che sembra essere cieco. Può anche diventare invisibile, non per nulla diverso a come i ciechi e i disabili possano sentirsi rispetto al resto della società, che spesso sceglie di non notarli affatto.

Il progetto nasce da un’idea di Chad Allen, nato e cresciuto nel Rhode Island. All’eta di quindici anni, Chad scopre di essere affetto da Retinite pigmentosa che lo porterà verso una graduale cecità per i successivi 13 anni.

Gli ultimi fumetti di cui Allen ricorda le letture sono la serie Punisher di Garth Ennis e Steve Dillon, pubblicata dal 2001 al 2004. Questi fumetti simboleggiano per lui “la perdita che ho sentito non avendo più accesso ai fumetti”.

Quando divenne cieco, rivolse il suo interesse agli audiolibri e imparò a leggere il Braille. Un giorno si chiese: se posso ascoltare la prosa, allora perché non anche i fumetti?

La confutazione è ovvia: i fumetti sono un mezzo visivo, un connubio di testo e grafica. Ma l’idea non sarebbe andata via.

La radice di ogni fumetto è altamente visiva. Ma non vediamo quelle immagini con i nostri occhi, le vediamo con il nostro cervello.

Il primo numero di Unseen, che dura circa 20 minuti, è stato completato quest’anno e presentato in una mostra al museo di scienza, arte e percezione umana dell’Exploratorium di San Francisco riscuotendo numerosi consensi.

Amazon Alexa in aiuto ai non vedenti: identifica per loro gli oggetti

Macitynet del 26.09.2019

Si chiama "Show and Tell" ed è la nuova funzione di Alexa in aiuto ai non vedenti, una soluzione nell’ambito dell’accessibilità che permette a chi ha una disabilità visiva di affrontare più serenamente alcune piccole sfide quotidiane.

Per chi ha problemi di vista e per chi è affetto da cecità, capire cosa contiene una lattina o un barattolo senza aprirlo può essere difficile o impossibile se si è soli. Amazon ha pensato ad un sistema innovativo che prevede l’utilizzo di Amazon Echo e Alexa per affrontare questo problema e spingere ancora una volta la tecnologia a fare un passo in avanti di attenzione concreta ai disabili.

Amazon ha presentato il 23 settembre 2019 la funzione "Show and Tell", che consente agli utenti di tenere davanti ad un Ecco Show un oggetto e di scoprire di che cosa si tratta attraverso la voce di Alexa. L’utente dovrà chiedere “Alexa, cosa sto tenendo?” E Alexa, utilizzando la visione artificiale e l’apprendimento automatico per il riconoscimento degli oggetti, risponderà con l’ipotesi o le ipotesi migliori.

L’idea di "Show and Tell" è nata – come capita spesso quando la tecnologia guarda all’accessibilità – dai feedback degli utenti con disabilità visive. In particolare, la società ha collaborato con il Vista Center per ciechi e disabili visivi di Santa Cruz in California, con cui ha portato avanti un progetto di ricerca e di sviluppo.

La speranza di Amazon è che questa funzione e questo strumento possano essere d’aiuto nelle attività quotidiane, come fare la spesa, cucinare, disimballare o identificare gli oggetti in casa. Amazon ha recentemente apportato un altro aggiornamento nell’ambito dell’accessibilità: consente agli utenti di chiedere ad Alexa di parlare con la stessa velocità di cui hanno bisogno.

La funzione "Show and Tell" è per ora disponibile negli Stati Uniti sui dispositivi Echo Show di prima e seconda generazione. Per attivare la funzione gli utenti potranno semplicemente chiedere ad Alexa “Alexa, cosa sto tenendo?”.

Come Amazon, molte altre aziende stanno dedicando risorse alla ricerca per l’accessibilità dei disabili e tra queste ricordiamo Apple, Ikea e Google.

di Sara Sturmhoevel

FAND, Federazione delle associazioni di disabili, chiede un incontro a Conte

Vita.it del 26.09.2019

Pagano (Presidente FAND): “Bene le deleghe per le disabilità alla Presidenza del Consiglio ma, senza la nomina di un Sottosegretario specifico, mancherà nel Governo un interlocutore diretto. Chiediamo al più presto un confronto”.

ROMA. La Federazione delle Associazioni nazionali delle Persone con disabilità (FAND) nelle scorse settimane ha avuto modo di apprezzare la particolare attenzione dimostrata dal Presidente del Consiglio Conte sui temi delle disabilità: un impegno manifestato sia durante le sue consultazioni con le Associazioni dei disabili avvenute prima della formazione del nuovo Governo, sia ribadito in occasione delle sue dichiarazioni in Parlamento, quando ha affermato di voler trattenere per la Presidenza del Consiglio le deleghe in materia e di voler procedere alla conseguente nomina di un Sottosegretario specifico incardinato nella Presidenza del Consiglio. Dichiarazioni dunque di una volontà di impegno diretto che hanno suscitato legittime aspettative per un reale cambio di passo.

Tuttavia – osserva la FAND – la mancata nomina ad oggi di un Sottosegretario con delega specifica alla disabilità priva l’Esecutivo di un interlocutore diretto e sta ormai generando perplessità e malcontento nella pubblica opinione e, anzitutto, nelle persone con disabilità e nelle loro famiglie. “È per tale motivo Signor Presidente – scrive il Presidente FAND Nazaro Pagano in una lettera appello indirizzata al Premier – guardando anche a quanto già fatto da altri Paesi europei che hanno dedicato una figura simile nell’ambito dell’Esecutivo , Le chiedo un incontro a breve, al fine di poter dare al più presto compiuta risposta alle Associazioni aderenti alla Federazione.”

mercoledì 25 settembre 2019

“Gioco al Centro – Progetto Parchi gioco per Tutti”: Inaugurazione 28 settembre 2019

Sabato 28 settembre ai Giardini di via Martinetti (Milano): inaugurazione del nuovo Parco giochi accessibile.

Gioco al Centro - Parchi gioco per tutti è un progetto speciale che la Fondazione di Comunità Milano ha avviato lo scorso anno insieme al Comune di Milano con l’obiettivo di realizzare aree attrezzate accessibili con giostre e giochi inclusivi nei parchi pubblici dei 9 Municipi della città.

La Fondazione di Comunità Milano ha voluto avviare il suo percorso di attività partendo dai bambini, individuando nel diritto al gioco per tutti una priorità d’interesse generale. I parchi gioco sono poco frequentati dai bambini con disabilità, perché spesso non ci sono giochi adatti ai loro bisogni, perché non riescono a partecipare al gioco insieme agli altri bambini.

Il progetto per la realizzazione del parco giochi accessibile è stato particolarmente interessante perché si tratta della riqualificazione completa dell’area giochi, l’area verde limitrofa all’ex-asilo di Via Marinetti. Anche la posizione del parco risulta vantaggiosa: è l’unico spazio verde attrezzato in un contesto molto edificato, protetto tra alcuni condomini e lontano dai pericoli della strada, vicino a diverse scuole e per questo punto di incontro, famiglie e la comunità del quartiere.

La progettazione di ogni singolo parco giochi prevede l’esame con l’Assessorato al Verde dei diversi fattori urbanistici - localizzazione, spazi disponibili, bacino di utenza, etc.- e definisce una struttura condivisa con un gruppo di lavoro cui partecipano le Associazioni Delegate al Tavolo permanente Disabilità e la delegata del Sindaco per le politiche sull’Accessibilità, Lisa Noja. Il gruppo di lavoro si avvale delle competenze pedagogiche dell’associazione L’abilità, delle specifiche competenze di ANFFAS, UILDM, LEDHA, UICI e dell’esperienza internazionale di Inter Campus. 

La struttura e la scelta dei giochi, come per gli altri parchi, sono basati su criteri ludici ed ergonomici che hanno portato a selezionare strutture idonee ad assicurare l’accessibilità ai bambini con diverse disabilità – motoria, intellettiva, visiva – per favorire il gioco inclusivo. Il concetto di inclusione ha guidato la progettazione che concepisce tutta l’area come uno spazio integrato, in cui i bambini possono giocare insieme, per una vera condivisione dell’esperienza di gioco.

Oltre al Parco Giochi, un Progetto di sensibilizzazione nelle scuole. Non ci limitiamo a costruire nuove aree gioco, siamo impegnati soprattutto a far crescere nelle nuove generazioni la consapevolezza del rispetto dell’altro e, nel contempo, ad attivare la solidarietà e a ri-costruire comunità. Insieme all’associazione L’abilità onlus, la collaborazione di UILDM e il sostegno di Fondazione Cariplo è stata ideata l’iniziativa Tutti insieme per giocare, rivolta alle scuole materne ed elementari, che ha l’obiettivo di creare laboratori di sensibilizzazione sul tema della disabilità e della diversità, che coinvolge insegnati e genitori, affinché si sviluppi uno sguardo rispettoso e attento nei confronti di chi è diverso da sé. Nel Municipio 7 hanno già aderito 41 classi, alcune delle quali hanno già partecipato mentre altre avvieranno il progetto a inizio di questo nuovo anno scolastico.

Gioco al Centro - Parchi gioco per Tutti è solidarietà: attrezzare le area giochi con questo livello di attenzione e cura richiede un impegno importante per la Fondazione; per poter assicurare una crescente qualità, è attivato un Fondo Solidale che raccoglierà il gesto di solidarietà di privati cittadini, di imprese ed enti che condividono le finalità del progetto. Un Fondo per far giocare insieme i bambini, oggi quindi lanciamo un appello a tutti i cittadini di Milano, ed anche una gara di solidarietà tra i cittadini dei Municipi perché si uniscano a noi, con piccole e grandi donazioni. La Fondazione di Comunità Milano si candida a catalizzare le risorse da unire alle proprie con l’ambizione di realizzare più di un parco accessibile (non solo 9) nei Municipi di Milano. www.fondazionecomunitamilano.org

GIOCO AL CENTRO: una giornata di festa dedicata ai bambini e alle famiglie del quartiere.

Dopo la presentazione alla stampa e il simbolico taglio del nastro, la giornata di oggi vedrà i bambini protagonisti di uno spettacolo e di un’esperienza di gioco accompagnati dagli educatori dell’Arca di Noè, vivere l’emozione del goal con gli allenatori internazionali di Inter Campus, ascoltare storie animate con l’antico teatro giapponese Kamishibai o partecipare a laboratori di riciclo con Passi Crinali, creare un’opera d’arte con Mister Caos.

martedì 24 settembre 2019

Piacenza, una app permette ai non vedenti di muoversi in ospedale in autonomia

Redattore Sociale del 24.09.2019

Progettata da Azienda Usl e Unione italiana ciechi, la app "Piacenza, il mio ospedale" consente anche alle persone con una disabilità visiva di muoversi in autonomia nella cittadella sanitaria, prenotare al Cup, raggiungere gli ambulatori e la distribuzione farmaci.

PIACENZA. Una app per muoversi in autonomia all'interno dell'Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza, utile a chi va a trovare una persona ricoverata ma anche a chi, dentro l'ospedale, deve fare una visita o un esame. L'app accompagna l'utente nei reparti, negli ambulatori, nelle aree dedicate agli esami e agli accertamenti, al Cup e alla distribuzione dei farmaci. Con una particolarità: "Piacenza, il mio ospedale" è realizzata in co-progettazione con l'Unione italiana dei ciechi cittadina e, tramite la funzione voice over, consente anche alle persone con una disabilità visiva di accedere a tutte le funzioni presenti.

"Uno dei problemi insormontabili per noi sono gli eliminacode, quei totem che emettono un numerino cartaceo in base alla prestazione richiesta - spiega Giovanni Taverna, presidente dell'Unione ciechi di Piacenza -. Una persona cieca o con una ipovisione grave come può sapere che pulsante premere? E una volta emesso il numero, come può leggerlo? E quando viene chiamata come fa a sapere a che sportello rivolgersi? Deve sempre chiedere aiuto". L'ospedale di Piacenza, come molti in Italia, è strutturato a palazzine, aspetto che complica ulteriormente l'orientamento di utenti e visitatori, e il Cup è all'angolo opposto rispetto all'ingresso pedonale. "Così ci siamo rivolti alla dirigenza dell'Azienda Usl, che si è dimostrata subito altamente ricettiva, e abbiamo iniziato un percorso insieme".

La app coniuga un sistema di navigazione interna e uno esterno e interagisce con l'eliminacode. In pratica, lo smartphone (la app è disponibile sia per i sistemi Ios, sia Android) "parla" con il totem: il telefono legge le prestazioni disponibili e comunica la scelta al sistema. Viene così emesso un biglietto virtuale: il voice over comunica il numero all'utente e i tempi d'attesa. Quando arriva il proprio turno, il telefono emette un suono, e la comunicazione che il prossimo utente è una persona con disabilità arriva anche allo sportellista, che è invitato a guardarsi intorno, rintracciare l'utente e accompagnarlo allo sportello.

"Piacenza, il mio ospedale" per l'orientamento esterno sfrutta il Gps, per quello interno si appoggia su sensori attivati con la tecnologia Bluetooth, che non interferiscono con le altre tecnologie ospedaliere. I due sistemi integrati permettono a tutti - il motto di Taverna è: "Se va bene per noi, va bene per tutti" - di orientarsi tra le strade della cittadella sanitaria e all'interno delle palazzine. Una serie di requisiti e caratteristiche che sono valse all'Azienda Usl di Piacenza il premio Innovazione Digitale in Sanità 2019 per l'area servizi al cittadino.

"Questa app è stata sviluppata e sperimentata - lo è tuttora - insieme con le persone con disabilità, perché i suggerimenti migliori arrivano proprio da loro - sottolinea Stefano Fugazzi, responsabile unitario dell'accesso dell'Azienda Usl di Piacenza -. È stato un progetto lungo, lo sviluppo è durato 6 mesi, ma il coinvolgimento dell'Unione ciechi è stato determinante. Naturalmente, il nostro è un work in progress, perché recepiamo i feedback di chi scarica l'app e, se necessario, riportiamo le criticità agli sviluppatori, che intervengono per eliminare o aggiungere servizi e funzioni".

Silvia Grecco, la mamma-tifosa che racconta le partite al figlio ipovedente

Il Corriere della Sera del 24.09.2019

La 56enne brasiliana, supporter del Palmeiras, è stata premiata con il Fan Award al Galà Fifa di Milano.

Tra i litiganti Leo Messi e Cristiano Ronaldo, spunta l'emozionante storia di Silvia Grecco e il piccolo Nickolass. La parata di campioni e campionesse del calcio che è sfilata alla Scala di Milano per i «Best Fifa Football Awards 2019» e le frecciatine social tra i due fuoriclasse potrebbe aver oscurato il momento della coppia mamma-figlio premiata da Andrea Pirlo con il Fan Award, il riconoscimento dedicato ai tifosi.

La storia.

Silvia, 56 anni, è una torcedora sfegatata del Palmeiras, la squadra più titolata del Brasile. Con la sua passione ha contagiato il figlio adottivo di 12 anni che porta regolarmente allo stadio. Nickolass, nato prematuro di quattro mesi, è ipovedente e autistico, ma la madre ha trovato il modo di fargli vivere le partite in modo coinvolgente. Come? Diventando la sua narratrice. La radiocronaca ascoltata attraverso le cuffie non permetteva a Nicklass di godersi appieno il clima dello stadio, isolandolo dall'ambiente festoso che lo circondava. Così Silvia ha cominciato a descrivergli azioni e particolari degni di nota, senza tralasciare look e outfit dei calciatori. «Descrivo i dettagli - ha detto in un'intervista all'Afp - questo giocatore ha la divisa con maniche corte, il colore delle sue scarpe, il colore dei suoi capelli. La mia narrazione è qualcosa che si basa sulle mie emozioni. Non sono una professionista. Tutto ciò che vedo e sento, lo dico tranquillamente» . La mamma-tifosa, infatti, non si contiene nelle proteste contro l'arbitro, né tantomeno nelle esultanze per un gol. «Nicklass si è trasformato, si sente a suo agio. Si alza, festeggia e salta. Diventa un altro bambino», ha spiegato la madre nel video ufficiale per la nomination al premio Fifa.

La fama inaspettata.

La loro storia è diventata popolare nel Paese sudamericano esattamente un anno fa. Marco Aurélio Souza, un reporter dell'emittente Globo, li ha notati sugli spalti durante il derby tra Palmeiras e Corinthians. Silvia era impegnata a descrivere nel dettaglio la partita a Nickolass. Il giornalista ha chiesto al cameraman di riprendere la scena e ben prima della fine di quel match le immagini avevano già fatto il giro del Brasile. Da lì la popolarità dei due è cresciuta in modo rapido con interviste televisive e anche l'invito ad una sessione di allenamento del Palmeiras. Ma la vera gioia per Nickolass è arrivata poche settimane fa, quando è riuscito ad incontrare il suo idolo Neymar in occasione di un recente ritiro della Nazionale brasiliana e a scendere in campo con la Seleção prima dell'amichevole contro la Colombia.

«Un premio per chi tifa per i disabili».

La Fifa non ci ha messo tanto a notarli e martedì 24 settembre sono stati premiati con il Fan Award. «Siamo qui per rappresentare la nostra squadra, il Palmeiras, tutti i tifosi del Brasile e del mondo, tutti coloro che tifano per le persone con disabilità», ha detto Silvia, accompagnata da Nickolass, nel suo discorso sul palco della Scala. Ha dedicato il premio a un altro candidato al Fan Award, Justo Sanchez, tifoso uruguaiano che ha cominciato a tifare la squadra del cuore del figlio dopo la morte di quest'ultimo. «Il calcio può trasformare la vita delle persone - ha ricordato Silvia -, e grazie al semplice gesto di narrare le partite per mio figlio abbiamo avuto la possibilità di essere visti con gli occhi dell'amore».

sabato 21 settembre 2019

Nasce a San Benedetto il primo albergo delle Marche accessibile a tutti

Il Mascalzone.it del 21.09.2019

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Si chiama ‘Damaso’ il progetto lanciato dall’hotel Bolivar in collaborazione con l’Unione ciechi e ipovedenti di Ascoli Piceno e Fermo e con l’Uici nazionale. Percorsi vocalizzati, mappe tattili, abbattimento di ogni barriera architettonica: la sfida ora è coinvolgere il territorio.

Nasce a San Benedetto del Tronto (Ap) il primo hotel delle Marche accessibile a tutti, tra i primi del litorale adriatico nel centro e sud Italia. Percorsi vocalizzati che attraverso lo smartphone guidano i turisti non vedenti all’interno dell’albergo, mappe tattili in braille per orientarsi in ogni piano, Tv, ascensori e climatizzatori con comandi vocali, stanze e spazi studiati per muoversi agevolmente in carrozzina, dispense per il buffet e armadi sospesi, bagni attrezzati senza rinunciare al design, con lavandini e specchi regolabili in altezza: l’hotel Bolivar compie 50 anni e per l’occasione cambia volto, aprendo le porte all’accessibilità.

Si chiama "Damaso" e prende il nome dal figlio dei proprietari, oggi 29enne, laureato in Language, Society and Communication, non vedente dalla nascita, il progetto che dalla Riviera delle Palme lancia, insieme all’Unione italiana Ciechi e Ipovedenti di Ascoli Piceno e Fermo, un messaggio importante: “La necessità – spiega Cristiano Vittori, presidente dell’Uici territoriale – di accogliere nel migliore dei modi tutta quella fascia di turisti che a causa di una disabilità motoria o sensoriale devono rinunciare ai momenti di relax in piena autonomia”.

mercoledì 18 settembre 2019

Come il "sistema Nazioni Unite" sta includendo le persone con disabilità, di Giampiero Griffo*

Superando.it del 18.09.2019

A tredici anni dall’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, vediamo come le Nazioni Unite hanno finora affrontato la questione del cosiddetto “mainstreaming della disabilità”, ovvero dell’inserimento di tale tema in tutti i propri documenti e nel proprio assetto organizzativo e pratico. «L’impegno dell’ONU in questo àmbito – scrive Giampiero Griffo – è chiaro e trasparente, specie se confrontato con quanto avviene nel nostro Paese, ove siamo purtroppo ancora lontani da una linea coerente nell’attuare gli impegni assunti con la ratifica della Convenzione».

L’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità ha prodotto un cambiamento epocale nella lettura della condizione delle persone con disabilità nel mondo.

Ratificata ad oggi da 179 Paesi (oltre il 90% dei 193 Stati Membri delle Nazioni Unite), la Convenzione ha avviato infatti processi di cambiamento all’interno delle legislazioni nazionali in molti Paesi, ha rafforzato il ruolo delle organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità, ha prodotto riflessioni culturali, influenzato le formazioni accademiche, avviato ricerche innovative, dato il via a progetti e azioni prima impensabili.

Non è ancora possibile fare un bilancio a distanza di quasi tredici anni dalla sua approvazione, ma i dati disponibili sono confortanti.

Il sistema di monitoraggio realizzato dal Comitato ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità, il cosiddetto Treaty Body attivato dall’articolo 34 della Convenzione, attraverso le procedure dell’articolo 35, ha permesso di monitorare l’applicazione del Trattato in quasi cento Paesi, ha prodotto sette testi giuridici interpretativi degli articoli più importanti, ha promosso una visibilità importante delle istituzioni nazionali indipendenti sui diritti umani, che hanno inserito tra i propri compiti anche la promozione e tutela dei diritti per le persone con disabilità (ricordiamo, a tal proposito, che l’Italia non ha una commissione nazionale competente sui diritti umani sul modello dei Princìpi di Parigi dell’ONU).

A livello poi della partecipazione alle decisioni sui documenti e le politiche, l’IDA (International Disability Alliance) è divenuta dal 2014 rappresentante delle Minority, garante cioè per le donne, i bambini, gli anziani. Questo ha permesso di interloquire direttamente con gli uffici competenti, per inserire i diritti delle persone con disabilità in tutte le azioni e gli atti delle Nazioni Unite.

Un tema di particolare importanza, dopo l’approvazione della Convenzione, è stato quello del cosiddetto mainstreaming della disabilità, ovvero dell’inserimento di tale tema in tutti documenti e nell’assetto organizzativo e pratico delle Nazioni Unite.

All’inizio la prima questione sollevata è stata quello dell’accessibilità agli eventi organizzati dall’ONU e agli edifici che ne ospitano gli uffici. Vale qui la pena ricordare che durante le sessioni dell’Ad hoc Committee, il Comitato Ad Hoc che ha scritto il testo della Convenzione, solo nell’ultima sessione è stata disponibile una stampante in Braille per i delegati ciechi dei singoli Paesi e solo grazie a una donazione privata.

Nel 2013, quindi, è stato istituito l’Accessibility Centre, dotato di tecnologie donate dalla Corea del Sud, che sostiene a tutti i livelli la partecipazione delle persone con disabilità alle attività delle Nazioni Unite (e-mail: accessibilitycentre@un.org). Tale organismo, infatti, è incaricato di garantire facilitazioni ambientali nelle conferenze e nei servizi, e offre documentazioni e informazioni in formati accessibili.

Degno di nota, inoltre, è il documento definito per promuovere l’occupazione delle persone con disabilità all’interno del personale che lavora negli uffici delle Nazioni Unite e garantire l’adattamento delle postazioni di lavoro.
Altro elemento delle problematiche legate al mainstreaming della disabilità è stato l’impegno a definire l’inclusione delle persone con disabilità all’interno delle attività delle singole Agenzie dell’ONU.

Qui la responsabilità era demandata in precedenza agli uffici che trattavano il tema della disabilità all’interno di quelle stesse Agenzie. Ad esempio per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) era il Disability and Rehabilitation Office e lo stesso avveniva per l’Unicef, l’Unesco, l’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e così via. Spesso, però, questi piccoli uffici non avevano le risorse per lavorare su questo obiettivo, per questo è stata lanciata una campagna di formazione e sensibilizzazione all’interno dei Country Teams, ovvero delle persone che lavoravano nei vari Paesi per conto delle singole agenzie dell’ONU.

Sono state avviate, insomma, una serie di iniziative per far si che il “sistema Nazioni Unite” includesse le persone con disabilità.

L’ultima, e forse la più importante, delle iniziative sul mainstreaming della disabilità, è stata presa dall’attuale segretario generale dell’ONU, António Guterrez, che ha approvato nel marzo di quest’anno una strategia sulla disabilità denominata UNDIS (United Nations Disability Inclusion Strategy), con un apposito ufficio di coordinamento alle proprie dipendenze, sul modello del CEB (Chief Executives Board for Coordination) Policy on Gender Equality and the Empowerment of Women (CEB/2006/2), con cui collabora sui temi del genere.

La strategia – costruita sulla base di un’indagine realizzata dallo Special Rapporteur (“Relatore speciale”) sulle Regole Standard per le Pari Opportunità delle Persone con Disabilità – prevede due grandi linee di intervento, la prima delle quali legata a un impegno di alto livello per garantire nel prossimo decennio una visione chiara ed efficace per l’inclusione della disabilità nel sistema della Nazioni Unite, mentre la seconda punta ad istituire un quadro di riferimento sociale per l’implementazione della Convenzione e dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Questo impegno si è già sostanziato in vari documenti delle Nazioni Unite: ad esempio, nell’àmbito degli interventi di emergenza e degli aiuti umanitari (Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030; Charter on Inclusion of Persons with Disabilities in Humanitarian Action: Carta di Istanbul, 2015; Linee guida sull’inclusione delle persone con disabilità negli aiuti umanitari, 2019), le persone con disabilità – e altresì le ragazze e donne con disabilità, come sottolineato dall’organizzazione Women’s Refugee Commission – devono essere incluse in tutti gli interventi e coinvolte nella preparazione e gestione delle azioni conseguenti. Lo stesso vale per i rifugiati, come indicato dal Global Compact dell’ONU (2018).

Il documento più importante, comunque, è quello relativo ai diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, connessi alla citata Agenda 2030, che tracciano un modello di sviluppo volto a rispettare in maniera armonica i diritti umani, la natura, i cambiamenti climatici, lo sviluppo economico e sociale, fatto proprio anche dall’Italia.

Anche in questo documento le persone con disabilità sono parte integrante delle popolazioni che devono gestire e beneficiare dei risultati di questo sviluppo. In particolare esse sono esplicitamente citate in undici punti, nell’Obiettivo 4 (Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti), nell’Obiettivo 8 (Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti), nell’Obiettivo 10 (Ridurre le disuguaglianze all’interno e fra le Nazioni) e nell’Obiettivo 11 (Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili).

Nell’àmbito poi del settore denominato I dati, il monitoraggio e la responsabilità dell’Obiettivo 17 (Rafforzare gli strumenti di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile), è stato chiesto agli Stati di «aumentare in modo significativo la disponibilità di dati di alta qualità, tempestivi e affidabili disaggregati in base al reddito, sesso, età, razza, etnia, status migratorio, disabilità, posizione geografica e altre caratteristiche rilevanti in contesti nazionali».

Dal canto suo, la già citata IDA (International Disability Alliance) ha prodotto anche una guida su come gli Obiettivi possano concretamente sostenere i diritti allo sviluppo delle persone con disabilità.

In conclusione si può dire che l’impegno delle Nazioni Unite in questo àmbito sia chiaro e trasparente, specie se confrontato con quanto avviene nel nostro Paese, ove siamo purtroppo ancora lontani da queste metodologie di lavoro e da una linea coerente nell’attuare gli impegni assunti con la ratifica della Convenzione, avvenuta, va ricordato, all’inizio del 2009, con la Legge 18/09.

Giampiero Griffo,

Componente del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), già componente della Delegazione Italiana che partecipò all’Ad Hoc Committee, l’organismo che elaborò la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Qui di seguito gli Stati che ad oggi, 17 settembre 2109, quasi tredici anni dopo l’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, hanno ratificato tale Trattato.

Si tratta esattamente dei seguenti 180 Paesi (compresa l’Unione Europea), che appaiono appunto nell’elenco ufficiale prodotto dall’ONU. L’ordine è cronologico ed è quello che risulta dalla data pubblicata nel portale dell’ONU:
Giamaica (30 marzo 2007) – Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Cuba (6 settembre 2007) – Gabon (1° ottobre 2007) – India (1° ottobre 2007) – Bangladesh (30 novembre 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – Nicaragua (7 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Giordania (31 marzo 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Egitto (14 aprile 2008) – Honduras (14 aprile 2008) – Filippine (15 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Qatar (13 maggio 2008) – Kenya (19 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Australia (17 luglio 2008) – Thailandia (29 luglio 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Cina (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Turkmenistan (4 settembre 2008) – Nuova Zelanda (25 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Vanuatu (23 ottobre 2008) – Lesotho (2 dicembre 2008) – Corea del Sud (11 dicembre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Oman (6 gennaio 2009) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Uruguay (11 febbraio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Gran Bretagna (8 giugno 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Danimarca (24 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Malawi (27 agosto 2009) – Portogallo (23 settembre 2009) – Laos (25 settembre 2009) – Repubblica Ceca (28 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Seychelles (2 ottobre 2009) – Iran (23 ottobre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009) – Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Algeria (4 dicembre 2009) – Mauritius (8 gennaio 2010) – Zambia (1° febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010) – Francia (18 febbraio 2010) – Lettonia (1° marzo 2010) – Canada (11 marzo 2010) – Bosnia-Erzegovina (12 marzo 2010) – Emirati Arabi Uniti (19 marzo 2010) – Maldive (5 aprile 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Etiopia (7 luglio 2010) – Malaysia (19 luglio 2010) – Lituania (18 agosto 2010) – Senegal (7 settembre 2010) – Moldavia (21 settembre 2010) – Armenia (22 settembre 2010) – Nigeria (24 settembre 2010) – Sierra Leone (4 ottobre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) – Unione Europea (23 dicembre 2010) – Romania (31 gennaio 2011) – Togo (1° marzo 2011) – Colombia (10 maggio 2011) – Belize (2 giugno 2011) – Cipro (27 giugno 2011) – Pakistan (5 luglio 2011) – Bahrein (22 settembre 2011) – Lussemburgo (26 settembre 2011) – Capo Verde (10 ottobre 2011) – Indonesia (30 novembre 2011) – Myanmar (7 dicembre 2011) – Macedonia (29 dicembre 2011) – Bulgaria (22 marzo 2012) – Mozambico (30 gennaio 2012) – Mauritania (3 aprile 2012) – Estonia (30 maggio 2012) – Grecia (31 maggio 2012) – Gibuti (18 giugno 2012) – Nauru (27 giugno 2012) – Benin (5 luglio 2012) – Liberia (26 luglio 2012) – Ghana (31 luglio 2012) – Afghanistan (18 settembre 2012) – Swaziland (24 settembre 2012) – Polonia (25 settembre 2012) – Russia (25 settembre 2012) – Israele (28 settembre 2012) – Dominica (1° ottobre 2012) – Malta (10 ottobre 2012) – Cambogia (20 dicembre 2012) – Albania (11 febbraio 2013) – Barbados (27 febbraio 2013) – Iraq (20 marzo 2013) – Norvegia (3 giugno 2013) – Palau (11 giugno 2013) – Singapore (18 luglio 2013) – Kuwait (22 agosto 2013) – Zimbabwe (23 settembre 2013) – Venezuela (24 settembre 2013) – Papua Nuova Guinea (26 settembre 2013) – Kiribati (27 settembre 2013) – Tuvalu (18 dicembre 2013) – Costa d’Avorio (10 gennaio 2014) – Giappone (20 gennaio 2014) – Andorra (11 marzo 2014) – Georgia (13 marzo 2014) – Stato di Palestina (2 aprile 2014) – Svizzera (15 aprile 2014) – Angola (19 maggio 2014) – Burundi (22 maggio 2014) – Grenada (27 agosto 2014) – Repubblica Democratica del Congo (2 settembre 2014) – Guyana (10 settembre 2014) – Guinea Bissau (24 settembre 2014) – Vietnam (5 febbraio 2015) – Isole Marshall (17 marzo 2015) – Kazakistan (21 aprile 2015) – Madagascar (12 giugno 2015) – Trinidad e Tobago (25 giugno 2015) – Gambia (6 luglio 2015) –Bahamas (28 settembre 2015) – São Tomé e Príncipe (5 novembre 2015) – Antigua e Barbuda (7 gennaio 2016) – Sri Lanka (8 febbraio 2016) – Brunei (11 aprile 2016) – Finlandia (11 maggio 2016) – Comore (16 giugno 2016) – Paesi Bassi (13 luglio 2016) – Islanda (23 settembre 2016) – Repubblica Centrafricana (11 ottobre 2016) – Bielorussia (29 novembre 2016) – Samoa (2 dicembre 2016) – Corea del Sud (6 dicembre 2016) – Stati Federati di Micronesia (7 dicembre 2016) – Suriname (29 marzo 2017) – Isole Figi (7 giugno 2017) – Principato di Monaco (19 settembre 2017) – Libia (13 febbraio 2018) – Irlanda (20 marzo 2018) – Kirghizistan (16 maggio 2019) – Ciad (20 giugno 2019) – Somalia (6 agosto 2019).

Per quanto riguarda invece il Protocollo Opzionale alla Convenzione (testo che consente al Comitato sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità di ricevere anche ricorsi individuali – di singoli o di gruppi di individui – e di avviare eventuali procedure d’inchiesta), a ratificarlo sono stati finora i seguenti 97 Paesi:

Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Bangladesh (12 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Gran Bretagna (7 agosto 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Australia (21 agosto 2009) – Portogallo (23 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009) – Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Nicaragua (2 febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010) – Francia (18 febbraio 2010) – Bosnia-Erzegovina (12 marzo 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Honduras (16 agosto 2010) – Lituania (18 agosto 2010) – Lettonia (31 agosto 2010) – Nigeria (24 settembre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) – Turkmenistan (10 novembre 2010) – Togo (1° marzo 2011) – Cipro (27 giugno 2011) – Lussemburgo (26 settembre 2011) – Uruguay (28 ottobre 2011) – Macedonia (29 dicembre 2011) – Mozambico (30 gennaio 2012) – Mauritania (3 aprile 2012) – Estonia (30 maggio 2012) – Grecia (31 maggio 2012) – Gibuti (18 giugno 2012) – Benin (5 luglio 2012) – Ghana (31 luglio 2012) – Afghanistan (18 settembre 2012) – Swaziland (24 settembre 2012) – Dominica (1° ottobre 2012) – Malta (10 ottobre 2012) – Palau (11 giugno 2013) – Zimbabwe (23 settembre 2013) – Andorra (11 marzo 2014) – Angola (19 maggio 2014) – Burundi (22 maggio 2014) – Gabon (26 giugno 2014) – Repubblica Democratica del Congo (2 settembre 2014) – Danimarca (23 settembre 2014) – Turchia (26 marzo 2015) – Gambia (6 luglio 2015) – Finlandia (11 maggio 2016) – Comore (17 giugno 2016) – Thailandia (2 settembre 2016) – Nuova Zelanda (4 ottobre 2016) – Repubblica Centrafricana (11 ottobre 2016) – Guinea-Bissau (22 ottobre 2018) – Canada (3 dicembre 2018) – Stato di Palestina (10 aprile 2019) – Monaco (27 giugno 2019).

Per ulteriori approfondimenti: https://www.un.org/development/desa/disabilities.

L'app per i non vedenti "svela" la città

Il Giornale di Vicenza del 18.09.2019

Presentata l'applicazione promossa dal Lions Club per rendere accessibili 500 punti d'interesse. Musei, farmacie e siti del Pigafetta.

VICENZA. Uno strumento per muoversi in città anche in presenza di ridotte capacità visive. Sviluppato a Firenze e rilanciato a Vicenza, grazie all'impegno del Lions Club Vicenza Palladio, il progetto "L'occhio della città intelligente" è un'app per smartphone e tablet che ha lo scopo di supportare la mobilità autonoma delle persone ipovedenti o non vedenti nello spazio urbano. L'iniziativa è stata presentata ieri mattina in sala Stucchi dal sindaco Francesco Rucco, dal governatore Lions del distretto Ta1 (che comprende anche la provincia di Vicenza), Guido Cella, dalla referente del progetto, Elena Appiani, dal presidente del Club Lions Vicenza Palladio, Vincenzo Riboni, da alcuni esponenti dei distretti Lions toscani e da Sandra Zecchi, dell'università di Firenze, alla presenza del presidente dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti di Vicenza, Claudio Dal Santo. Obiettivo dell'app è rendere facilmente accessibili, durante gli spostamenti a piedi o coi mezzi pubblici, quasi 500 punti di interesse della città, tra strutture sanitarie, wi-fi, musei, monumenti, biblioteche, chiese, farmacie e impianti sportivi. Sono stati aggiunti, inoltre, 15 punti di interesse relativi all'itinerario di Pigafetta messi a disposizione grazie all'associazione Liberi pensatori. Lo strumento permette varie azioni: la definizione di un percorso ottimizzato per raggiungere una determinata località, la localizzazione dell'utente all'interno della città, la condivisione della propria posizione con alcuni contatti selezionati e l'accesso alle informazioni di contesto. Punto di forza, infatti, è l'integrazione tra un sistema di navigazione evoluto (Gps) e i dati forniti dalle reti civiche comunali e dalle aziende di trasporto pubblico. È il distretto LA Toscana ad aver sviluppato, per primo, l'app, commissionandola all'università di Firenze. Il Lions Club Vicenza Palladio ha, quindi, sposato l'idea, proponendo al Comune di replicarla con l'obiettivo di renderla più accessibile la città. «Questo progetto - commenta il sindaco - si lega strettamente al Peba, il piano di eliminazione delle barriere architettoniche al quale stiamo lavorando da più di un anno e che porteremo in consiglio comunale a fine mese, insieme con le associazioni e i progettisti: un segnale importante di attenzione che, come amministrazione, vogliamo dare alle persone con disabilità».

Tutti in classeee

Giornale UICI del 18.09.2019

Puntuale a settembre la campanella suona per dare avvio al nuovo anno scolastico.

Puntuali a settembre tornano i problemi che mai ci hanno lasciato e che accompagnano il processo di inclusione scolastica dei nostri alunni ciechi e ipovedenti, dai libri al sostegno, al materiale didattico specifico, alla formazione del personale, al doposcuola.

Puntuale, l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti deve farsi trovare pronta in ogni angolo d’Italia per fornire supporto alle famiglie e alle scuole in ogni momento e in ogni fase del complesso percorso di inclusione.
Puntualmente anche i nostri insegnanti ciechi e ipovedenti tornano a fronteggiare i quotidiani problemi di didattica, aggiornamento, documentazione, amministrazione, connessi allo svolgimento dei vari compiti inerenti il proprio ufficio e la propria missione di insegnamento che vanno aggrediti ben oltre la messa a disposizione, gratuita o meno, di un assistente personale. Solo la predisposizione di strumenti didattici e amministrativi idonei e accessibili, infatti, potrà garantire la piena partecipazione degli insegnanti non vedenti al processo lavorativo inerente la propria missione, in condizioni di pari dignità con gli altri colleghi.

Quest’anno scolastico abbiamo ottenuto un importante risultato con il raddoppio degli insegnanti distaccati presso nostre strutture con la presenza di una unità presso il Centro di Consulenza Tiflodidattica di Assisi e una presso il Centro di Caserta, per dare copertura maggiore a due aree particolarmente vaste.

Sempre nell’area dei centri di consulenza, dal prossimo mese di ottobre, Federazione pro Ciechi e Biblioteca Regina Margherita potranno avvalersi di una unità supplementare per ben undici centri, grazie all’intervento finanziario dell’Irifor nazionale che ha deciso di supportare la rete esistente, in via sperimentale per questo anno scolastico.

I Centri di Consulenza Tiflodidattica costituiscono oggi la vera ossatura di programmazione ed esecuzione degli interventi di supporto al processo di inclusione scolastica. Una intuizione felice ed efficace, posta in essere venticinque anni or sono, che va però consolidata e arricchita, potenziando le capacità operative dei Centri, considerato che costituiscono oggi il punto di riferimento naturale per gli operatori della Scuola e del territorio, oltre che per le famiglie.

Il procedere incerto del percorso di inclusione scolastica, la drammatica condizione dei soggetti con minorazioni plurime i quali troppo spesso sono privi di risposte adeguate per efficacia e dignità, ci inducono a interrogarci sempre più frequentemente circa le strade intraprese e i risultati raggiunti.

Occorrerà al più presto condividere temi, risultati e dubbi con tutto il mondo della Scuola e con le famiglie interessate per acquisire riscontri e certezze sulla strada seguita e soprattutto sugli eventuali correttivi da introdurre per assicurare a migliaia di nostri bambini, ragazzi e giovani un percorso di inclusione che offra loro davvero il meglio in termini di indipendenza, autonomia personale, mobilità, orientamento, socializzazione, materiali e strumenti di studio.
Mai più libri di testo consegnati in ritardo o incompleti.

Mai più alunni privati dell’insegnamento dell’alfabeto Braille o dell’uso dei caratteri ingranditi.

Mai più mancanza di adeguata assistenza nel dopo scuola o carenza di strumenti didattici specifici.

Mai più ragazzi con pluridisabilità confinati a una mera presenza a scuola, senza un progetto educativo-abilitativo capace di sviluppare e potenziare le loro abilità residue.

Compiti impegnativi che ci chiamano a svolgere la nostra missione di tutela e di rappresentanza con rigore, competenza e serietà per dare un futuro migliore alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, consentendo loro di cogliere tutte le possibilità oggi offerte, senza demagogia e senza ipocrisia, offrendo davvero a ciascuno secondo le proprie necessità e le proprie possibilità.

L’Unione è chiamata a guidare un’azione forte e incisiva nel settore, promuovendo la giusta interlocuzione con le autorità governative, amministrative e scolastiche e proseguendo inoltre nell’azione di coordinamento delle nostre istituzioni operanti nel settore, a partire da Federazione pro Ciechi, Biblioteca Italiana per Ciechi, Stamperia Regionale della Sicilia e Irifor perché offrano il meglio dei propri servizi e il massimo delle proprie risorse disponibili.

martedì 17 settembre 2019

"Un libro parlato che insegna l'informatica a tutti quelli che hanno difficoltà a leggere"

Il Resto del Carlino del 17.09.2019

MIRANDOLA. È stato presentato nella sede Uici di Modena, alla presenza del presidente provinciale dottor Ivan Galiotto, l'audiolibro 'Informatica, insieme verso la conoscenza’, disponibile nel catalogo delle opere del libro parlato nazionale. Un libro di testo con il quale l'autore Guido Zaccarelli si è rivolto ai suoi studenti e ai lettori con lo scopo di infondere una nuova modalità didattica, volta ad apprendere in modo semplice, efficace, l'utilizzo delle moderne tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Dottor Zaccarelli, come nasce il progetto del libro parlato d'informatica? «È nato dopo la positiva esperienza vissuta con il libro parlato "Dalla Piramide al Cerchio". Anche in questo caso, il progetto ha incontrato l'attenzione del presidente dell'Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti di Modena, e il parere favorevole dell'Uici per l'interesse condiviso nel diffondere il senso etico, i valori che stanno alla base del libro: Insieme verso la Conoscenza. Il testo è stato registrato dai volontari del Centro di Produzione del Libro Parlato di Modena che ha prodotto la versione audio dell'opera. Donare un libro, perché diventi un audiolibro, è un gesto di straordinaria importanza e di rara bellezza, che dovrebbe coinvolgere una vasta platea di persone per il valore che accompagna il gesto naturale di condividere la conoscenza». L'idea del libro di testo? «È frutto di una esperienza pluriennale nel campo dell'informatica e della formazione, anche universitaria: il libro di testo è stato realizzato per creare le fondamenta e permettere alle persone, che non hanno le necessarie competenze, di accedere al mondo digitale». Come è stato concepito? «Come un viaggio, che il lettore può affrontare a piccoli passi nel mondo dell'informatica per accedere ogni giorno a nuove forme di conoscenza, da integrare e sviluppare in ulteriori gradi di specializzazione. Il lettore, anche se non dispone di nessuna preparazione, è certo di trovare nel testo un habitat naturale dove acquisire la necessaria fiducia, per procedere ogni giorno sulla via della conoscenza informatica, da impiegare nel lavoro come nel tempo libero». Quali sono gli scopi dell'associazione? «Il Centro Nazionale del Libro Parlato (Cnlp) è un servizio che l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti offre gratuitamente da oltre sessant'anni ai non vedenti, agli ipovedenti e a tutte le persone che hanno difficoltà di lettura. Il servizio costituisce uno strumento di emancipazione culturale e sociale non solo per i ciechi ma anche per tutte le persone che per patologie o età avanzata hanno gravi problemi di vista». (v. bru.)