mercoledì 31 agosto 2022

L’emarginazione degli studenti e delle studentesse con disabilità nel mondo

Superando del 31/08/2022

Sin troppo spesso siamo costretti a denunciare su queste pagine le carenze dell’inclusione scolastica nel nostro Paese, parlando di volta in volta di mancata continuità nell’inserimento di alunni e alunne con disabilità, di carente se non nulla formazione degli insegnanti specializzati, per arrivare a vere e proprie situazioni di discriminazione, che richiedono sin troppo spesso l’intervento di Sentenze e pronunciamenti vari.

E tuttavia, l’Italia la strada della “scuola di tutti pe tutti” l’ha imboccata ormai dalla fine degli Anni Settanta e se tale modello viene visto con favore da molti altri Paesi del mondo, ciò significa che la situazione, a livello internazionale, è ben più complicata.

Per rendersene conto, basta leggere quanto diffuso recentemente dall’IDA, l’Alleanza Internazionale sulla Disabilità, secondo la quale i dati disponibili certificano con chiarezza che «gli studenti e le studentesse con disabilità continuano ad essere uno dei gruppi più emarginati quando si tratta di accedere a un’istruzione di qualità ed equa».

Secondo le stime dell’UNICEF, infatti, «dei circa 240 milioni di bambini e bambine con disabilità nel mondo, essi hanno il 16% di probabilità in meno di leggere o di farlo a casa propria, rispetto a quelli e quelle senza disabilità; inoltre, hanno il 42% in meno di possibilità di avere capacità di lettura e di calcolo di base e il 49% in meno di possibilità di frequentare la scuola». Un quadro, questo, ulteriormente aggravato dalla pandemia, con i relativi lockdown, nonché dai conflitti armati presenti in varie parti del mondo. A tal proposito, un sondaggio condotto dall’IDA stessa ha rilevato che il 17% degli interpellati ha abbandonato gli studi durante la pandemia e che tra quelli che hanno frequentato le lezioni a distanza, solo il 29% ha trovato accessibili le piattaforme online.

Alla luce di quanto detto, dunque, l’IDA ha accolto con favore la convocazione di un Vertice sulla Trasformazione dell’Istruzione da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite, in vista dell’ormai prossima 77^ Assemblea Generale delle Nazioni Unite, «esortando gli Stati Membri dell’ONU a ricordare il loro impegno nel garantire l’accesso a un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa per gli studenti e le studentesse con disabilità, come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità e dall’Obiettivo 4 (Istruzione di qualità) dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, oltre a sollecitare l’adempimento dei 229 impegni presi in materia di istruzione inclusiva al Vertice Globale sulla Disabilità del febbraio scorso (Global Disability Summit)».

Ma non solo, l’Alliance, infatti, «invita tutti i Capi di Stato, gli Stati Membri e le Agenzie delle Nazioni Unite a garantire che quel prossimo Vertice sulla Trasformazione dell’Istruzione sia inclusivo e accessibile a tutte le persone con disabilità», esprimendo la propria preoccupazione «per l’inadeguata rappresentanza degli studenti e delle studentesse con disabilità e delle organizzazioni di persone con disabilità nelle attività svolte fino ad oggi, in particolare per la mancanza di accessibilità negli eventi pre-Vertice sia online che di persona. Per questo, dunque, chiediamo un coinvolgimento attivo e significativo delle organizzazioni di persone con disabilità nell’appello a democratizzare il dialogo sull’istruzione e a far crescere un movimento globale per la trasformazione educativa».

«Ancora una volta – concludono dall’IDA – siamo costretti a ribadire che l’istruzione inclusiva è l’unico modo per raggiungere l’Obiettivo 4 dell’Agenda ONU 2030, in riferimento a tutti i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze con disabilità, ovunque si trovino. Chiediamo perciò agli Stati Membri delle Nazioni Unite di garantire che il diritto a un’istruzione di qualità e inclusiva per tutti e tutte gli studenti con disabilità sia esplicitamente incluso negli impegni nazionali e internazionali per trasformare l’istruzione. Chiediamo altresì che l’inclusione e l’equità siano princìpi trasversali in tutte le aree della trasformazione del sistema educativo, perché qualsiasi struttura scolastica che non fornisca istruzione inclusiva nella sua accezione più ampia, comprese quelle non gestite dagli organismi statali, dev’essere gradualmente eliminata. E chiediamo infine maggiori investimenti per trasformare l’istruzione, a partire dalla formazione degli insegnanti, per continuare con un’accessibilità che comprenda i sottotitoli, le lingue dei segni nazionali, il Braille, l’accesso alle tecnologie assistive e la protezione sociale in generale».

Questo è dunque il quadro internazionale sull’inclusione degli studenti e delle studentesse con disabilità esposto dall’IDA, del quale sarebbe sempre bene tenere conto, nel leggere le situazioni presenti nel nostro Paese. (S.B.)

lunedì 29 agosto 2022

Ralph Teetor, l’ingegnere non vedente che inventò il “Cruise Control”

Superando del 29/08/2022

Molti automobilisti conosceranno sicuramente il dispositivo tecnologico chiamato Cruise Control, strumento presente ormai in quasi tutti i veicoli, che consente la regolazione automatica della velocità di marcia, senza l’intervento specifico del guidatore. Ben pochi sanno però che l’inventore americano di questo congegno era non vedente fin dall’età di cinque anni. Stiamo parlando dell’ingegner Ralph Teetor (1890-1982).

Nonostante la sua disabilità, acquisita in tenera età a causa di un infortunio, Teetor non si perse d’animo e percorse una luminosa carriera nel campo della progettazione automobilistica e aeronautica. Collaborò, ad altissimo livello con numerose case produttrici e si distinse per la brillante risoluzione di parecchi problemi tecnici.

Veniva da una famiglia agiata di industriali e ciò indubbiamente lo aiutò negli studi e nel lavoro. Nel 1912 si laureò in Ingegneria Meccanica presso la Pennsylvania-University e, nel medesimo istituto, frequentò successivamente alcuni master di specializzazione. Quindi lavorò per molti anni all’interno dell’azienda di famiglia, la Teetor-Hartley Motor Company, della quale divenne direttore dal 1946 al 1957. Tra l’altro, sviluppò, nel 1918, una nuova tecnica di bilanciamento delle turbine navali rotanti.

Nel 1936 venne eletto presidente della Society of Automotive Engineers e nel 1963 ottenne il titolo di professore ad honorem di ingegneria.

Ma torniamo all’invenzione per la quale divenne famoso in tutto il mondo. Ovviamente Teetor, che non poteva guidare le automobili da lui stesso progettate, era costretto a farsi costantemente accompagnare nei numerosi spostamenti legati alle sue attività professionali. Si narra, a tal proposito, che un giorno si sentisse profondamente irritato per la guida insicura di un amico avvocato. Costui, quando girava la testa per parlargli, rallentava vistosamente la marcia della vettura, per poi riaccelerare bruscamente nel momento in cui tornava a guardare avanti. Ciò gli provocava fastidiose oscillazioni al capo che si ripetevano per tutto il tragitto. Evidentemente, a quel tempo non erano ancora particolarmente diffusi né i poggiatesta, né le cinture di sicurezza.

Il non vedente si mise dunque all’opera attivando le sue capacità intuitive e l’abilità che gli derivava dalla speculazione astratta non condizionata dalla vista. E così, nel 1945, giunse a brevettare la prima versione del dispositivo.

Il Cruise Control di Ralph Teetor era ovviamente più rudimentale di quelli oggi in dotazione sulle automobili moderne. Si basava sull’utilizzo di un motore elettrico che tirava in su e in giù l’acceleratore, facendo in modo di mantenere la velocità dell’auto costante.

Il sistema, inizialmente, non venne chiamato Cruise Control e, durante la sua evoluzione, assunse diverse denominazioni commerciali, come Auto-Pilot, Touchomatic, Pressomatic, Controlmatic e Speedostat. Quest’ultimo divenne poi il marchio commerciale simbolo del sistema Cruise Control nelle automobili.

La prima introduzione commerciale su larga scala venne adottata dalla Chrysler nel 1958 che adottò una versione migliorata del dispositivo, denominata Auto-Pilot. Si passò, quindi, qualche anno dopo, al Cruise Control, che in italiano si tradurrebbe come “Controllo (della velocità di) crociera”. La Chrysler fu poi seguita dalla Cadillac nel 1960 e dalla General Motors nel 1969.

Ralph Teetor morì il 15 febbraio 1982 e nel 1988 la sua figura fu ufficialmente inserita fra i grandi protagonisti della storia automobilistica e onorata all’interno della Sala Automobilistica di Fama a Detroit. Egli ci ricorda come spesso le disabilità riescano a portare un contributo originale al progresso scientifico e tecnologico. Teniamolo presente!

di APRI,

Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti di Torino.

Rientro a scuola: quando serve fare un controllo della vista ai bambini

Io Donna Blog del 29/08/2022

Prima del rientro a scuola è bene sottoporre i bambini a un controllo della vista così da individuare eventuali problematiche. Dalle visite periodiche alle regole di prevenzione, ecco le raccomandazioni del Professor Francesco Bandello, primario dell’Unità di Oculistica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

Le vacanze volgono al termine e prima dell’inizio della scuola è bene non sottovalutare i controlli della vista nei bambini. Un difetto visivo, infatti, può rendere difficoltoso per i piccoli riuscire a mantenere un’adeguata concentrazione durante le lezioni, dando origine in alcuni casi anche a mal di testa frequenti. Non solo, sottoporre i bambini a visite oculistiche periodiche è di fondamentale importanza anche per individuare patologie che, se non diagnosticate precocemente, possono comportare, con il passare del tempo, problemi più seri.

Quali sono i controlli da fare? E come riconoscere i più comuni difetti della vista nei bambini? Ne abbiamo parlato con il Professor Francesco Bandello, primario dell’Unità di Oculistica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

Controlli della vista nei bambini: si parte dalla nascita

«Il primo controllo della vista va fatto alla nascita – spiega il Professor Bandello – si tratta di un controllo di routine che mira a verificare il riflesso rosso del fondo dell’occhio, ovvero una tipica colorazione che assume il fondo oculare illuminato da una luce opportunamente resa parallela rispetto all’occhio dell’osservatore. Un riflesso normalmente rosso indica che c’è una trasparenza dei mezzi ottici e quindi che sono assenti malattie come, per esempio, una cataratta congenita piuttosto che patologie ancora più gravi che possono presentarsi sin dalla nascita».

Controlli della vista nei bambini prima dell’ingresso alla scuola materna

Un momento altrettanto importante per sottoporre i bambini al controllo della vista è quello dell’ingresso alla scuola materna, intorno ai 3 anni.

«È il momento in cui si può verificare che vi sia una funzione visiva analoga nei due occhi – spiega ancora l’oculista – una ridotta funzione in uno dei due occhi, infatti, può essere l’anticamera di un problema che, nel gergo comune, viene indicato come occhio pigro e che noi definiamo ambliopia».

Occhio pigro o ambliopia: di cosa si tratta?

«Si impara a vedere con il cervello ma perché questo accada è necessario che il cervello riceva immagini di buona qualità da entrambi gli occhi – spiega il Professor Bandello – Se viceversa, per un qualsiasi motivo, come un banale difetto visivo, l’immagine di uno dei due occhi arriva al cervello con una qualità molto peggiore rispetto a quella proveniente dall’altro occhio, il cervello, piuttosto che vedere doppio, impara a sopprimere l’immagine meno bella.

Questo meccanismo, se non rilevato entro i 5 o 6 anni, è di per sé capace di determinare per sempre una ipovisione in quell’occhio. Ecco perché è necessario diagnosticare tempestivamente tale condizione andando a correggere l’eventuale difetto visivo o la causa per cui quell’occhio vede meno bene. Si interviene di solito coprendo con una benda l’occhio buono, così da costringere il cervello a utilizzare l’occhio più debole. Questo deve però avvenire entro i 6 anni altrimenti il cervello si abitua e non riesce più a correggere tale meccanismo».

Controlli della vista nei bambini: quali sono i campanelli d’allarme?

Se dal punto di vista della prevenzione, i controlli periodici sono di fondamentale importanza, è bene poi prestare attenzione a quelli che possono essere i segnali di un difetto della vista già presente nei più piccoli.

«Alcuni atteggiamenti possono aiutarci a capire che c’è qualcosa che non va – sottolinea il Professor Bandello – Se il bambino, per esempio, tende a tenere il capo obliquo o inclinato da una parte si può ipotizzare un problema di astigmatismo. Se invece il piccolo tende ad avvicinarsi molto allo schermo della televisione piuttosto che a un testo, può trattarsi di miopia. Il bambino cerca infatti di solito di assumere delle posizioni che siano capaci di garantirgli una visione migliore».

Tablet e smartphone: quali conseguenze sulla vista?

Sappiamo inoltre che i bambini di oggi trascorrono molto tempo davanti agli schermi di tablet o computer. Una consuetudine che desta preoccupazione anche per quelli che possono essere gli effetti negativi sulla vista.

«Se ne è parlato molto in questi ultimi anni – sottolinea l’oculista – Utilizzando qualsiasi device si mette in atto un processo di accomodazione, ovvero si attiva un muscolo presente all’interno dell’occhio che ci consente di mettere a fuoco gli oggetti che sono a distanza ravvicinata. Questa prolungata e mai interrotta accomodazione che si realizza davanti a uno schermo, si ritiene essere oggi responsabile della miopia, sempre più diffusa negli ultimi anni tra la popolazione».

Tablet e smartphone: la regola utile

Per limitare i rischi legati all’uso prolungato di tablet e computer da parte dei piccoli, la regola da rispettare è quella che vale anche per gli adulti.

«È bene interrompere l’attività dopo un’ora, cercando di osservare qualcosa che sia posto a distanza, magari guardando fuori dalla finestra – spiega il Professor Bandello – così che il processo di accomodazione venga interamente rilasciato e si interrompa quella catena che si ritiene possa generare la miopia».

Gli effetti della luce blu sulla vista

C’è poi un altro aspetto da considerare quando si parla di schermi.

«I device emettono una luce con una lunghezza d’onda molto corta e una componente blu-viola. – spiega l’esperto – È stato dimostrato, in animali da laboratorio e cellule in coltura, che questa luce può avere un effetto citotossico in grado di danneggiare i tessuti, specie quelli oculari, la retina in particolare. Si tratta di una dimostrazione che per ovvie ragioni non può essere condotta sull’uomo ma che deve indurci comunque a ipotizzare che le luci blu-viola degli schermi abbiano una responsabilità nel determinare un danno ai tessuti oculari».

Controlli della vista nei bambini: i disturbi più comuni

Quali sono dunque i disturbi della vista più diffusi tra i bambini? La miopia è senza dubbio uno dei più frequenti ma ne esistono diversi altri su cui spesso si tende a fare molta confusione. Uno di questi è l’ipermetropia.

«È l’esatto opposto alla miopia – spiega il Professor Bandello – si tratta cioè di un difetto visivo per cui gli oggetti vicini appaiono sfocati. Nella miopia il fuoco dei raggi luminosi che entrano nell’occhio si va a formare davanti al piano retinico perché l’occhio è più lungo di quanto dovrebbe essere.

Nell’ipermetropia, al contrario, l’occhio è più corto e il fuoco si forma dietro al piano retinico. Di norma l’ipermetropia si riduce con lo sviluppo dell’occhio, scomparendo del tutto già verso i 6 anni. Se, invece, dovesse persistere è necessario intervenire rapidamente per correggerla con un paio di appositi occhiali».

Ipermetropia e strabismo

«Una delle caratteristiche dell’ipermetropia – continua l’oculista – è che la sua correzione parziale o totale può avvenire anche attraverso uno sforzo accomodativo, ovvero facendo funzionare molto il muscolo responsabile dell’accomodazione. La conseguenza può essere però il riflesso di accomodazione e convergenza, in ragione del quale, contemporaneamente all’accomodamento, si mette in atto la convergenza dei bulbi oculari dando origine allo strabismo convergente. Capita infatti a volte che lo strabismo nei bambini scompaia totalmente semplicemente utilizzando un paio di occhiali per l’ipermetropia».

Tra i disturbi più comuni anche l’astigmatismo. «Si tratta di un disturbo differente perché caratterizzato dal fatto che la superficie corneale è irregolare – spiega il Professor Bandello – e questo comporta una visione distorta sia da lontano sia da vicino».

Bambini e occhiali: le dritte utili

Cosa fare, infine, nel caso in cui i bambini non accettino di buon grado l’idea di dover indossare gli occhiali? Una dritta utile è senza dubbio quella di coinvolgerli nella scelta della montatura, assecondando le loro preferenze ma rispettando sempre un criterio fondamentale, per quanto riguarda comfort e sicurezza.

«Gli occhiali per i bambini devono essere leggeri, con montatura in gomma e lenti infrangibili – conclude l’oculista – cadute o piccoli incidenti, infatti, non devono in alcun modo mettere a rischio la sicurezza dei piccoli».

di Francesca Gastaldi

sabato 27 agosto 2022

Accessibilità dei disabili: gli obblighi (spesso disattesi) della pubblica amministrazione

Il Salvagente del 27/08/2022

In Italia 2 scuole su 3 sono ancora prive di postazioni informatiche accessibili agli alunni disabili, solo l'1 per cento ha disponibilità di ausili per studenti con cecità o ipovedenti. Eppure le pubbliche amministrazioni dovrebbero attenersi alle Linee Guida sull’accessibilità degli strumenti informatici in nome della transizione digitale.

In Italia, l'accessibilità dei disabili nell'uso degli strumenti informatici è garantita dall'articolo 11 della Legge numero 4 del 2004. Grazie a questo impianto normativo l'Agenzia per l'Italia Digitale (AGID) ha emanato le Linee Guida sull’accessibilità degli strumenti informatici.

Questo vademecum stabilisce i requisiti tecnici per l'accessibilità degli strumenti informatici, ivi inclusi i siti web e le applicazioni mobili. Non solo. Le linee guida dovrebbero essere il vangelo anche nell'ambito del lavoro e della fruizione dei servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione (PA).

Come deve essere uno strumento informatico accessibile?

Un contenuto, un documento digitale, una app o un sito web, si possono ritenere accessibili quando si adattano anche alle esigenze di lettura di persone con disabilità , come ciechi, ipovedenti e tutti coloro che abbiano difficoltà nella lettura a stampa. Detti anche diversamente abili o diversabili.

Accessibilità, dunque, è la capacità dei sistemi informatici di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari.

Le PA devono attenersi alle Linee Guida per garantire l'accessibilità degli utenti e lavoratori disabili. Più precisamente, devono svolgere i seguenti compiti di monitoraggio:

- Possono effettuare le verifiche dell'accessibilità degli strumenti informatici (siti web e app), al fine di valutare lo stato di conformità;

- Possono effettuare una "verifica soggettiva" per contratti di fornitura sopra soglia comunitaria;

- Possono compilare e pubblicare una “Dichiarazione di Accessibilità” (sotto la responsabilità del Responsabile per la "transizione al digitale" RTD) tramite la form.agid.it. Nella dichiarazione potranno essere previste eventuali deroghe all'accessibilità;

- Possono predisporre un “Meccanismo di Feedback” per consentire ai cittadini di inviare una segnalazione (prima istanza).

L'Agenzia AGID ha il compito di effettuare il monitoraggio dei siti web e delle app su un campione rappresentativo, relazionando ogni 3 anni alla Commissione europea sui risultati del monitoraggio.

Chi deve compilare la dichiarazione di accessibilità?

Sono tenute alla compilazione della Dichiarazione di Accessibilità tutte le amministrazioni pubbliche, come stabilito dall’articolo 2 comma 2 del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD). Il nuovo CAD dell’amministrazione digitale è entrato in vigore il 14 settembre 2016, con l’obiettivo di rendere vera ed effettiva la digitalizzazione della pubblica amministrazione e la semplificazione dei rapporti con cittadini ed imprese.

Chi è il responsabile dell'accessibilità?

L'articolo 9 del decreto del presidente della Repubblica datato primo marzo 2005, individua la figura del responsabile dell’accessibilità informatica tra il personale appartenente alla qualifica dirigenziale già in servizio presso un ufficio pubblico. In assenza di specifica designazione, questo compito è designato al responsabile dei sistemi informativi.

Dove pubblicare la dichiarazione di accessibilità?

La dichiarazione deve essere redatta e pubblicata utilizzando esclusivamente l’applicazione online https://form.agid.gov.it. La conformità al modello di Dichiarazione di Accessibilità è garantita esclusivamente dalla compilazione del modello online fornito appunto da AGID.

Dove vanno pubblicati gli obiettivi di accessibilità?

A partire dal 2022, la pubblicazione degli obiettivi di accessibilità può essere effettuata dal Responsabile della transizione digitale (RTD) sul portale https://form.agid.gov.it nella apposita sezione dedicata agli Obiettivi di Accessibilità.

Chi è il responsabile per la transizione digitale?

Il RTD è il dirigente all’interno della PA che garantisce operativamente la trasformazione digitale dell’amministrazione, coordinando lo sviluppo dei servizi pubblici digitali e l’adozione di nuovi modelli di relazione con i cittadini, trasparenti e aperti.

Il RTD deve essere necessariamente un soggetto interno all’ente pubblico: sono quindi esclusi consulenti esterni. Il Responsabile deve essere individuato nella persona che piò soddisfa le caratteristiche richieste dalla legge (adeguate competenze tecnologiche, di informatica giuridica e manageriali).

Cos'è la transizione digitale?

Il processo di "Transizione Digitale" ha come obiettivo la realizzazione di un’amministrazione digitale e aperta, che offra servizi pubblici digitali facilmente utilizzabili, sicuri e di qualità, tali da garantire una relazione trasparente e aperta con i cittadini. Tutti i cittadini: anche gli utenti e i lavoratori diversamente abili.

Una scuola su tre non ha postazioni informatiche per alunni disabili

Stando ai più recenti dati Istat, 2 scuole italiane su 3 sono ancora prive di postazioni informatiche accessibili agli alunni disabili, solo l'1 per cento ha disponibilità di ausili per studenti con cecità o ipovedenti. In questo caso è ancora peggio, poiché mancano le basi: non solo non viene garantito l'accesso a siti e contenuti digitali, ma manca proprio l'infrastruttura per accedere alle informazioni digitali.

venerdì 26 agosto 2022

Cecità corneale, un impianto derivato da pelle di maiale potrebbe restituire la vista

La Repubblica del 26/08/2022

In uno studio pilota, una membrana di collagene suino ha restituito la vista a 20 persone affette da una patologia corneale. Potrebbe essere un'alternativa al trapianto di cornea umana.

Dalla Svezia arriva una cornea artificiale ricavata da molecole di collagene di maiale che, impiantata con un innovativo intervento chirurgico, promette di diventare una valida alternativa al trapianto di cornea umana. Come spiegato dai ricercatori dell'università di Linköping sulle pagine di Nature Biotechnology, la piccola sperimentazione su 20 persone ha mostrato come il nuovo impianto sia ben tollerato e sia in grado di ripristinare (in alcuni casi perfettamente) l'acuità visiva dei pazienti con cecità dovuta a danno corneale.

Danno corneale e trapianto

La cornea è quella sottile membrana trasparente, costituita da epitelio e da una fitta rete di fibre di collagene, che ricopre la parte anteriore dell'occhio e che funge da prima lente del sistema visivo: permette il passaggio della luce e contribuisce alla messa a fuoco delle immagini sulla retina. Per questo un danno alla cornea - che sia accidentale o conseguenza di una patologia - compromette la vista e in alcuni casi può portare a cecità. Come nel caso del cheratocono, una patologia con basi ereditarie che porta la cornea a assottigliarsi e deformarsi e che nei casi più gravi necessita di un trapianto di cornea da donatore deceduto.

Secondo le stime, però, le cornee umane da donatore non sono sufficienti a soddisfare la domanda: circa 12,7 milioni di persone nel mondo sono in attesa di un trapianto, ma la disponibilità è di 1 a 70. Una carenza cronica, che si acuisce nei Paesi a reddito medio e basso, a cui si aggiungono le criticità dell'intervento chirurgico, che infatti viene eseguito in centri specializzati.

Da pelle suina a cornea

Proprio per via delle limitazioni del trapianto di cornea umana, la ricerca lavora per trovare soluzioni alternative. Come quella proposta da Mehrdad Rafat e da Neil Lagali dell'università di Linköping. Gli scienziati, con il supporto della LinkoCare Life Sciences AB, hanno utilizzato del collagene di origine suina, altamente purificato e lavorato per essere compatibile con l'organismo umano e per costituire un materiale trasparente robusto e stabile, da utilizzare come impianto.

Questa cornea artificiale - hanno spiegato i ricercatori - ha il vantaggio di essere fatta di un materiale facilmente reperibile (il collagene di origine suina è anche un prodotto dell'industria alimentare) e già approvato per altri usi medici; inoltre, la bio-ingegnerizzazione l'ha resa stabile e resistente, per cui può essere conservata per più di due anni, mentre una cornea umana può essere impiantata entro due settimane dal prelievo.

La sperimentazione

Per verificare se il nuovo impianto potesse essere un'alternativa sicura e efficace al trapianto di cornea, il team svedese ha intrapreso un piccolo studio pilota su 20 pazienti (indiani e israeliani) affetti da cheratocono in stadio avanzato. Rafat e Lagali hanno anche sviluppato un nuovo metodo chirurgico poco invasivo per impiantare la cornea artificiale in questi pazienti, una tecnica che non richiede l'asportazione della cornea malata e la sutura di quella nuova, ma che permette di inserire l'impianto nella cornea esistente attraverso una piccola incisione con il laser o anche a mano con semplici strumenti chirurgici. "Un metodo non invasivo - precisa Lagali - può essere usato in più ospedali e perciò può aiutare più persone".

Lo scopo primario dello studio pilota era verificare che l'impianto e la nuova tecnica fossero sicuri per i pazienti, ma i risultati hanno stupito gli stessi ricercatori. A due anni dall'operazione le cornee dei pazienti hanno riacquisito spessore e curvatura normali e oggi tutti i partecipanti, benché 14 fossero ciechi all'inizio del trial, hanno riacquistato la vista, tre di loro addirittura ci vedono perfettamente.

I dati raccolti finora, insomma, sono molto promettenti, ma dovranno essere confermati da sperimentazioni su ampia scala anche in Europa e negli Stati Uniti perché sia possibile fare richiesta di approvazione alle autorità regolatorie come trattamento per il cheratocono. In più, i ricercatori hanno in programma di verificare se la tecnologia possa essere impiegata anche per altre patologie della cornea e se, adattandola a ciascun individuo, possa essere ancora più efficace.

di Mara Magistroni

Corso di Vela autonoma per non vedenti 8-15 ottobre 2022

Homerus Associazione ONLUS/ASD, Affiliato alla Federazione Italiana Vela e prima scuola di vela per disabili visivi in Italia, informa tutti gli interessati che sono aperte le iscrizioni al corso di vela autonoma per non vedenti.

Le lezioni si terranno dal 8 al 15 ottobre 2022 presso la sede della scuola di vela Homerus, a Bogliaco (sponda bresciana del lago di Garda) comune di Gargnano.

Il corso, tenuto da istruttori con esperienza pluriennale nell’insegnamento ai non vedenti e ipovedenti, avrà lo scopo di rendere autonomi i partecipanti nella conduzione e governo di una imbarcazione a vela. Al termine del corso l’allievo sarà inoltre in grado di preparare una barca a vela per la navigazione.

Le barche utilizzate saranno piccoli cabinati di 6 metri a chiglia fissa, classe Meteor, ideali per dimensioni, sicurezza e maneggevolezza, per imparare e per ricevere emozioni e sensazioni uniche.

Negli ultimi giorni del corso i nuovi allievi avranno la possibilità di navigare in compagnia di altri velisti non vedenti e ipovedenti che, praticando la vela già da molti anni, potranno condividere le proprie esperienze e strategie di navigazione.

COSTI E LOGISTICA

Il costo a persona è di € 270 per il corso e di € 80 per la quota associativa, comprensiva di tessera Fiv.

È necessario che i partecipanti si muniscano di abbigliamento adeguato: pantaloni e giacca cerata in caso di pioggia o di forte vento, scarpe da barca o dalla suola in gomma chiara e guanti da barca (preferibilmente con dita scoperte) e zainetto.

Durante la pratica è in oltre obbligatorio, per motivi di sicurezza, indossare il giubbetto salvagente. Se sprovvisti, i partecipanti potranno noleggiarlo al costo di 10€ (per la durata del corso) o acquistarlo presso un negozio di articoli nautici vicino alla scuola.

Homerus, previo accordi, potrà fornire pantaloni e giacche cerate ad un prezzo agevolato.

I costi di vitto e alloggio e l’organizzazione alberghiera sono a carico dei partecipanti, l’associazione è disponibile a fornire qualsiasi altra informazione e consiglio in merito.

Il numero massimo di partecipanti è di 8 allievi, per iscriversi telefonare a Luigi Bertanza (recapito da richiedere all’Associazione Homerus), sarà data priorità in ordine di iscrizione fino ad esaurimento dei posti.

Entro 15 giorni dall’inizio del corso, previa conferma della segreteria, il partecipante dovrà versare la cifra totale di euro 350 mediante bonifico bancario sul conto:

Intesa Sanpaolo Spa – Filiale Accentrata, Piazza Paolo Ferrari, 10

IBAN: IT84I0335901600100000003401

Intestato a Homerus ASSOCIAZIONE ONLUS

Il partecipante dovrà comunicare all’indirizzo mail

info@homerus.it i propri dati:

nome cognome telefono e-mail indirizzo e codice fiscale, e dovrà produrre un certificato medico in corso di validità, attestante l’idoneità alla pratica sportiva.

Vi aspettiamo numerosi, sarà un’esperienza indimenticabile e l’inizio di nuove amicizie. Buon Vento.

Il Presidente e tutto il consiglio direttivo

Condividiamo il PENSIERO DI UN VELISTA NON VEDENTE

“Ad occhi chiusi, sono al timone della mia barca. Concentrato e rilassato allo stesso tempo, sento che il vento, anzi no, il vento e la barca mi dicono dove devo andare, piccoli movimenti della mano, quasi impercettibili e scivolo senza rumore sulla superfice di questo lago incantato. Apro gli occhi ma non cambia quasi nulla: quando navigo dimentico le mie difficoltà visive!”

SE AVETE PERSO LA VISTA DA POCO

Alcuni nostri allievi erano persone di recente cecità o ipovisione, sono venuti per imparare ad andare in barca, magari spinti da amici o familiari, sono tornati con maggiore autostima, con più autonomia generale, con qualche amico in più nella rubrica che, vivendo gli stessi problemi, non compatisce ma stimola, non ascolta solo l’elenco delle difficoltà che si incontrano non vedendo, ma suggerisce strategie per sopperire in altro modo alle limitazioni date dalla cecità.

Ecco, oltre alla vela che resta sempre un’esperienza favolosa, cos’è per noi il progetto Homerus!

giovedì 25 agosto 2022

Disabilità. L'INPS: Carta europea, semplificato e potenziato il servizio

Redattore Sociale del 25/08/2022

ROMA. L'INPS ha semplificato le procedure per allegare la foto conforme al rilascio della carta europea della disabilità e ha realizzato un servizio sms ed e-mail dedicato per facilitare la relazione tra l'Istituto e l'utente. La procedura richiesta per allegare la foto consente ora all'utente di operare con facilità. Infatti, oltre al percorso guidato messo a disposizione del cittadino per completare l'iter di presentazione della domanda, il servizio consente di ritagliare automaticamente la foto allegata per rispettare i requisiti di conformità richiesti.

Grazie ai nuovi strumenti di intelligenza artificiale adottati, il sistema, spiega la nota INPS, è in grado di verificare ed elaborare automaticamente la foto allegata rendendola immediatamente compatibile con gli standard tecnici previsti al fine di migliorare la qualità del processo.

L'Istituto ha, inoltre, predisposto misure in grado di monitorare i tentativi non completati di inoltro della domanda da parte dell'utente, e di consigliare, mediante l'invio di una mail/SMS il miglior percorso nel nuovo tentativo di presentazione della domanda. L'Inps invia anche una mail per avvertire gli utenti in caso di: domanda non accolta a seguito dell'istruttoria automatica; domanda non accolta a seguito dell'istruttoria a carico della sede territoriale competente; stampa e spedizione della carta; carta non stampabile per non conformità della foto allegata; consegna impossibile (indirizzo sconosciuto, soggetto trasferito, soggetto non trovato, ecc.).

Si ricorda, infine, che la domanda per ottenere la disability card può essere presentata direttamente dal cittadino oppure avvalendosi, tramite delega, di associazioni rappresentative delle persone con disabilità autorizzate dall'INPS all'uso del canale telematico.

lunedì 22 agosto 2022

Permessi, congedi parentali e discriminazioni: le modifiche alla Legge 104

Superando del 22/08/2022

ROMA. Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 luglio scorso, il Decreto Legislativo 105/22, recante Attuazione della direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio (22G00114), ha introdotto una serie di novità in tema di maternità, paternità e congedo parentale, con l’obiettivo, come si legge al primo comma dell’articolo 1, «di migliorare la conciliazione tra attività lavorativa e vita privata per i genitori e i prestatori di assistenza, al fine di conseguire la condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne e la parità di genere in àmbito lavorativo e familiare».

A tal proposito il provvedimento ha modificato o integrato alcune parti della Legge Quadro 104/92, come possiamo vedere di seguito, ricordando che successivamente l’INPS, tramite il Messaggio n. 3066 del 4 agosto, ha fornito le prime indicazioni ai fini del riconoscimento delle relative indennità, entrate in vigore dal 13 agosto. Le indicazioni operative di dettaglio saranno invece oggetto di una specifica Circolare di successiva pubblicazione.

Vediamo dunque quali sono le integrazioni e le modifiche inserite dall’articolo 3 del Decreto 105/22 (articolo intitolato appunto Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104) nella Legge 104/92, a partire dall’inserimento dell’articolo 2 bis (Divieto di discriminazione), secondo il quale: «1. È vietato discriminare o riservare un trattamento meno favorevole ai lavoratori che chiedono o usufruiscono dei benefici di cui all’articolo 33 della presente legge, agli articoli 33 e 42 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, all’articolo 18, comma 3-bis, della legge 22 maggio 2017, n. 81, e all’articolo 8 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, nonché di ogni altro beneficio concesso ai lavoratori medesimi in relazione alla condizione di disabilità propria o di coloro ai quali viene prestata assistenza e cura. 2. I giudizi civili avverso atti e comportamenti ritenuti discriminatori in base al presente articolo sono regolati dall’articolo 28 del decreto legislativo 1° settembre 2011, n. 150. 3. Chi intende agire in giudizio per il riconoscimento della sussistenza di una delle discriminazioni di cui al presente articolo e non ritiene di avvalersi delle procedure di conciliazione previste dai contratti collettivi, può promuovere il tentativo di conciliazione ai sensi dell’articolo 410 del codice di procedura civile. 4. Resta salva la giurisdizione del giudice amministrativo per il personale di cui all’articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165».

E veniamo alle modifiche all’articolo 33 (Agevolazioni) della Legge 104/92, contenute sempre nell’articolo 3 del Decreto Legislativo 105/22:

«1) il comma 2 [dell’articolo 33 della Legge 104/92] è sostituito dal seguente: 2. La lavoratrice madre o, in alternativa, il lavoratore padre, anche adottivi, di minore con disabilità in situazione di gravità accertata ai sensi dell’articolo 4, comma 1, possono chiedere ai rispettivi datori di lavoro di usufruire, in alternativa al prolungamento fino a 3 anni del congedo parentale di cui all’articolo 33 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, di due ore di permesso giornaliero retribuito fino al compimento del terzo anno di vita del bambino;

2) il comma 3 [dell’articolo 33 della Legge 104/92] è sostituito dal seguente: 3. Il lavoratore dipendente, pubblico o privato, ha diritto a fruire di tre giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa, per assistere una persona con disabilità in situazione di gravità, che non sia ricoverata a tempo pieno, rispetto alla quale il lavoratore sia coniuge, parte di un’unione civile ai sensi dell’articolo 1, comma 20, della legge 20 maggio 2016, n. 76, convivente di fatto ai sensi dell’articolo 1, comma 36, della medesima legge, parente o affine entro il secondo grado. In caso di mancanza o decesso dei genitori o del coniuge o della parte di un’unione civile o del convivente di fatto, ovvero qualora gli stessi siano affetti da patologie invalidanti o abbiano compiuto i sessantacinque anni di età, il diritto è riconosciuto a parenti o affini entro il terzo grado della persona con disabilità in situazione di gravità. Fermo restando il limite complessivo di tre giorni, per l’assistenza allo stesso individuo con disabilità in situazione di gravità, il diritto può essere riconosciuto, su richiesta, a più soggetti tra quelli sopra elencati, che possono fruirne in via alternativa tra loro. Il lavoratore ha diritto di prestare assistenza nei confronti di più persone con disabilità in situazione di gravità, a condizione che si tratti del coniuge o della parte di un’unione civile di cui all’articolo 1, comma 20, della legge 20 maggio 2016, n. 76, o del convivente di fatto ai sensi dell’articolo 1, comma 36, della medesima legge o di un parente o affine entro il primo grado o entro il secondo grado qualora i genitori o il coniuge della persona con disabilità in situazione di gravità abbiano compiuto i 65 anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;

3) il comma 4 [dell’articolo 33 della Legge 104/92] è sostituito dal seguente: 4. Ai permessi di cui ai commi 2 e 3, che si cumulano con quelli previsti agli articoli 32 e 47 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, si applicano le disposizioni di cui agli articoli 43, 44 e 56 del citato decreto legislativo n. 151 del 2001;

4) dopo il comma 6, è inserito il seguente: 6-bis. I lavoratori che usufruiscono dei permessi di cui ai commi 2 e 3 del presente articolo hanno diritto di priorità nell’accesso al lavoro agile ai sensi dell’articolo 18, comma 3-bis, della legge 22 maggio 2017, n. 81 o ad altre forme di lavoro flessibile. Restano ferme le eventuali previsioni più favorevoli previste dalla contrattazione collettiva nel settore pubblico e privato;

5) dopo il comma 7-bis, è aggiunto il seguente: 7-ter. Il rifiuto, l’opposizione o l’ostacolo all’esercizio dei diritti di cui al presente articolo, ove rilevati nei due anni antecedenti alla richiesta della certificazione della parità di genere di cui all’articolo 46-bis del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, o di analoghe certificazioni previste dalle regioni e dalle province autonome nei rispettivi ordinamenti, impediscono al datore di lavoro il conseguimento delle stesse certificazioni».

Ricapitolando in breve i passaggi più significativi di queste modifiche, si può dire questo: niente più “referente unico” per la fruizione dei permessi mensili di cui alla Legge 104, per assistere le persone con disabilità. D’ora in poi, infatti, i tre giorni di permesso mensile retribuito potranno anche essere alternati nella fruizione tra più soggetti (lavoratori dipendenti) per l’assistenza alla stessa persona con disabilità. In tal senso, diventa possibile per due soggetti (ad esempio per i coniugi) assentarsi dal lavoro per assistere lo stesso familiare con disabilità in giorni diversi, fermo restando il limite complessivo di tre giorni al mese.

Per quanto poi riguarda i congedi straordinari di cui all’articolo 42, comma 5 del Decreto Legislativo 151/01, essi, come già previsto per i permessi, sono fruibili, d’ora in avanti, anche da un convivente di fatto. (S.B.)

martedì 2 agosto 2022

L’azienda brianzola dove lavorano (quasi) esclusivamente persone non vedenti

di Barbara Apicella

Quella mattina dell’1 gennaio 2021 non la dimenticherà mai. Quando ha aperto gli occhi Davide non ci vedeva più: attorno a lui solo il buio e nel suo cuore tanta paura e sconforto. Che cosa ne sarebbe stato della sua vita, del suo lavoro, del suo futuro ormai avvolto per sempre nelle tenebre?

Dopo un iniziale momento di sconforto Davide ha ripreso in mano la sua vita, e grazie ai corsi di autonomia e di informatica promossi dall’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Monza ha ricominciato a vivere. Ma soprattutto a lavorare. Ha proseguito l’attività di responsabile tecnico di aziende specializzate nell’installazione di impianti fondando, insieme al collega (e oggi amico) Salvatore, dando vita a una nuova azienda (la SCR Tecnologies Srls). Un connubio particolare e unico dove gli occhi di Salvatore vedono al posto di quelli di Davide e gli spiegano quello che lui non può vedere; mentre l’esperienza di Davide trova le soluzioni per il problemi che Salvatore poi trasforma in progetti.

Una storia di rinascita (“guai a chiamarla resilienza, è più corretto definirla resistenza a una situazione che non tornerà mai più come prima”, precisa l’uomo) quella che ha come protagonista Davide Rizzi e il suo collega Salvatore Scorrano. Insieme sono riusciti ad andare oltre i limiti e i pregiudizi e Davide - grazie ai corsi organizzati dall’Uici (Unione italiana ciechi e ipovedenti) di Monza - è tornato sui cantieri, ma anche alla sua vita normale. Anche se avvolta nel buio.

Davide Rizzi ha 59 anni e vive a Pero. “Nel 2018 mi è stata diagnosticata una malattia neurologica – spiega -. Una malattia che mi ha cambiato radicalmente la vita”. Davide, libero professionista, appassionato di trekking e di viaggi ha dovuto fermarsi. “Facevo fatica anche a fare piccoli passi – prosegue -. È stato l’inizio di un calvario, dentro e fuori gli ospedali. Alla fine sono stato costretto anche a chiudere l’azienda”. Nel frattempo l’incontro con Salvatore che – malgrado i problemi di salute del collega – lo ha voluto fortemente nel suo nuovo progetto imprenditoriale. “Ho creduto fin da subito in lui – racconta Salvatore -. Non ci sono stati assolutamente problemi a dovermi adattare ai suoi tempi e alle sue esigenze, accettando la sua richiesta di lavorare mettendo però al primo posto la salute”.

Poi, improvvisamente, quella notte dell’1 gennaio di un anno e mezzo fa sulla vita di Davide è calato per sempre il buio, ma tutto questo non ha scalfito quel connubio lavorativo tra Davide e Salvatore. Tutt’altro: si sono dovuti semplicemente riadattare a una situazione che non sarebbe potuta cambiare. “Non avrei più riacquistato la mia vista – precisa Davide -. Dovevo assolutamente fare qualcosa”. Non sono stati mesi facili e Davide non nasconde di aver pensato, nei momenti di maggiore rabbia e sconforto, anche di compiere un gesto estremo. Perché non è facile, dall’oggi al domani, dover dipendere da qualcuno perché non si è più autonomi neppure a casa propria. Uno tsunami di emozioni hanno travolto l’uomo che, oltre dover fare i conti con la nuova condizione, doveva anche rispondere alle telefonate dei clienti che, ignari dell’accaduto, si erano affidati al professionista. “Ma anche rispondere al telefono non era facile, inviare un’email era impossibile”, ricorda.

A quel punto la rinascita. La decisione di rimettersi in pista e di ripartire, da una condizione diversa. “Ho accettato la proposta di Nicola Stilla, all’epoca commissario dell’Uici di Monza, di partecipare ai corsi di autonomia e di informatica – prosegue -. Sono stati la mia salvezza. Ho ricominciato a vivere, invece di sopravvivere sul divano di casa ad ascoltare la tv”.

Davide è tornato a lavorare: si muove con il bastone, utilizza senza problemi i mezzi pubblici, in casa è autonomo, invia email e risponde al telefono. E intanto l’azienda va avanti: anzi ha aperto le porte anche a un’altra professionista non vedente. Anche Elena Cantù – 40 anni di Monza, non vedente da dieci anni – è appena entrata nel team dove si occupa di marketing e di comunicazione. Anche per lei la partecipazione ai corsi di autonomia sono stati la “salvezza” per rientrare nel mondo del lavoro. “Se io e Davide non avessimo partecipato ai corsi di informatica non saremmo qui a parlare oggi di lavoro e di autonomia – precisa Elena -. Lavoro da casa, mi sento utile, vedo un futuro”.

Salvatore e Davide sono molto soddisfatti del lavoro di Elena. “Elena è stata assunta perché brava, molto brava, nel proprio lavoro – ribadisce Salvatore -. La conoscenza delle problematiche relative alla disabilità visiva acquisita dall’esperienza di Davide ci ha permesso di non discriminare Elena per la sua disabilità e quindi di inserire in azienda una risorsa capace ed importante. Spesso chi è disabile non ha bisogno di favoritismi ma solo di non essere discriminato”.

Nella presentazione dell’azienda che Davide e Salvatore inviano ai clienti, è scritto a chiare lettere che Davide è una persona non vedente. “Eppure questo non è un ostacolo – aggiunge -. Le persone neppure se ne accorgono. Guardano dritto al professionista, alle offerte e ai risultati”. Che Davide non veda non interessa: loro guardano ai risultati che quei due professionisti (ciascuno con le proprie peculiarità) riescono a offrire. “L’handicap c’è – precisa Davide -. Ma la competenza, agli occhi dei clienti, lo fa scomparire”.

Grande la gioia dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Monza. “Le storie di Davide e di Elena sono la dimostrazione che i corsi di autonomia e di informatica sono fondamentali – commenta il vice presidente Maurizio Erba -. Ma è ancora più importante la forza di volontà delle persone. La nostra associazione c’è ed è al fianco delle persone con disabilità visiva per dare loro un aiuto a ritornare a vivere e a lavorare”.

La SCR TECNOLOGIES ha assunto la struttura di azienda diffusa, ovvero senza una sede formale ma distribuita sul territorio. Ha piccoli depositi a Gorgonzola e a Brugherio, un ufficio a Pero ed uno a Monza. Elena Cantù ha scelto per comodità di operare da casa potendo quindi occuparsi anche dei figli e seguirli da vicino. L'azienda conta su un gruppo di collaboratori sparsi nel territorio lombardo. L’azienda devolverà una parte dei profitti all’Unione italiana ciechi ed ipovedenti di Monza per offrire le stesse possibilità avute da Elena e Davide anche ad altre persone con disabilità visiva.