lunedì 31 agosto 2020

Alunno con disabilità e distanziamento: i sette consigli degli insegnanti di sostegno

Redattore Sociale del 31/08/2020

Attività individualizzate, programmazione, divisione della classe, vigilanza dei genitori: sono alcune delle strategie per garantire, al tempo stesso, sicurezza e inclusione, da superare definitivamente l'idea dell'alunno disabile fuori dalla classe e dell'insegnante di sostegno "personale".

ROMA. Gli alunni con disabilità non saranno obbligati a indossare la mascherina, qualora la loro condizione lo impedisca: una deroga opportuna, che però rischia di diventare ragione di emarginazione e allontanamento, sopratutto nel caso in cui lo studente non sia in grado di mantenere quel distanziamento fisico prescritto dalle normative. Se in questo momento, a due settimane dall'avvio dell'anno scolastico in gran parte d'Italia, il destino di tutti gli studenti è incerto, lo è forse ancora di più quello degli studenti con disabilità. Come si potrà garantire la loro sicurezza e quella dei compagni, senza per fare un passo indietro sul piano dell'inclusione? Il Coordinamento italiano insegnanti di sostegno ha individuato sette punti chiave, attraverso cui suggerisce cosa fare e cosa non fare per realizzare un obiettivo certamente non facile.

Le 4 cose da fare

Tra le "cose da fare", c'è innanzitutto la personalizzazione delle attività. "Per l'alunno con disabilità possono essere previste attività individualizzate, non condotte unicamente dal docente su posto di sostegno, ma da qualsiasi altro docente della classe alla quale egli/ella è iscritto/a", spiega Evelina Chiocca, che ha elaborato il documento del Ciis. Secondo, dividere la classe: alla domanda "come fare se l'alunno con disabilità si avvicina ai compagni e, quindi, non mantiene la distanza?", una soluzione possibile è quella di "ridurre il numero di alunni, ovvero di prevedere la divisione della classe in due gruppi eterogenei per capacità. Uno spazio maggiore favorisce il distanziamento". Terzo imperativo: programmare. "Le azioni messe in atto non possono essere frutto di improvvisazione: devono essere concordate e progettate, in modo da garantire il diritto alla salute e all'apprendimento di ciascuno e degli alunni con disabilità in particolare. Si aggiunga che programmare le azioni può essere decisamente strategico (è fondamentale, contestualmente, monitorare le azioni progettate e condivise con la famiglia)". Quarto, il ruolo attivo della famiglia: "Suggeriamo ai genitori di 'vegliare’. Non è improbabile, purtroppo, che alcuni docenti possano trovare la scusa di allontanare gli alunni con disabilità dalla loro classe, appellandosi al non sapere come gestire gli spazi o all'insufficienza di spazio nell'aula o, addirittura, al rischio per gli altri. Occorre vigilare: non è da escludersi, che ciò possa verificarsi anche in situazioni in cui la questione 'distanziamento’ non sussista":

I 3 errori da non commettere

Ed ecco cosa non fare: primo, "pensare di far uscire dalla classe il solo alunno con disabilità, giustificando tale uscita con la 'mancanza di spazio’ o perché 'non porta la mascherina’, equivale a discriminazione. E le azioni discriminanti vanno impedite, anche ricorrendo nelle sedi competenti". Secondo, "pensare poi l'insegnante di sostegno debba occuparsi unicamente dell'alunno con disabilità, come fosse l'unico 'suo’ insegnante e come se l'alunno fosse il 'suo’ unico alunno è un'idea da abbandonare. Non solo non è corretto, ma è contrario alle indicazioni delle norme inclusive ritenere che il solo docente di sostegno si occupi dell'alunno con disabilità. Al contrario, vanno promosse azioni inclusive che richiamino alla responsabilità ciascun docente della classe, proprio perché ogni insegnante della classe è insegnante anche dell'alunno con disabilità". Terzo, "potrebbe accadere che qualcuno si lamenti o avanzi dubbi o richieste sulla presenza dell'alunno con disabilità, palesando preoccupazioni per i propri figli? Ipotizziamolo: ecco, questo tipo di isterie vanno rigettate all'istante - afferma con decisione Evelina Chiocca - Gli alunni con disabilità non sono untori! Non facciamo passare questa falsa idea. E va anche aggiunto che tutti, compresi gli alunni con disabilità, hanno diritto a frequentare la scuola esattamente come i compagni. Ricordiamo che è un diritto costituzionale".

di Chiara Ludovisi

sabato 29 agosto 2020

Ben 9.000 voci amiche, per la campagna “LeggiPerMe”

Superando del 29/08/2020

È stato un grande successo, con più di 9.000 contributi pervenuti in poco tempo, quello della campagna denominata #LeggiPerMe, promossa dall’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) in occasione del proprio centenario. In pieno lockdown, infatti, l’UICI aveva lanciato un appello, affinché persone volontarie leggessero e registrassero un brano a loro piacimento, per metterlo a disposizione delle persone con disabilità visiva che non possono leggere in modo autonomo. «La recente situazione di emergenza – aveva dichiarato in tale occasione Mario Barbuto, presidente nazionale dell’UICI – ha aggravato le condizioni di vita delle persone ciechi e ipovedenti. Ci siamo dunque impegnati per rimanere quanto più possibile vicini al milione e mezzo di persone con problemi visivi in Italia che rappresentiamo, anche attraverso una campagna di solidarietà e di attenzione sociale come #LeggiPerMe».

Gli organizzatori, quindi, si dicono molto soddisfatti della buona riuscita dell’iniziativa: infatti, non si aspettavano certamente i 9.000 contributi ricevuti, considerando anche il breve tempo in cui l’hanno organizzata e la poca pubblicità impiegata.

Tra i moltissimi volontari che hanno donato la propria voce ci sono tanti nomi di politici, manager, scrittori, attori e giornalisti. Hanno contribuito ad esempio il presidente della Camera Roberto Fico, l’ex presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, lo scrittore Gianrico Carofiglio, la showgirl Lorella Cuccarini, il giornalista e conduttore televisivo Michele Cucuzza, l’attore-regista Silvano Piccardi, l’attore Patrizio Rispo, la doppiatrice Benedetta Ponticelli, gli attori e doppiatori Ermanno Ribaudo, Roberto Ciufoli e Stefano De Sando, il deputato Paolo Russo, le giornaliste RAI Isabella Schiavone e Maria Antonietta Spadorcia e molti altri.

All’iniziativa, inoltre, hanno dato il proprio apporto anche molti comuni cittadini, bambini, studenti, nonni, mamme, papà, insegnanti e casalinghe. In particolare, è commovente il fatto che bambini abbiano letto per altri bambini, anche se ciò ha implicato un ulteriore sforzo da parte degli organizzatori, che hanno dovuto intervenire là dove c’erano problemi di pronuncia e\o di comprensione.

Dal canto suo l’UICI ha intenzione di utilizzare le registrazioni raccolte anche a partire dal prossimo mese di settembre durante le varie celebrazioni per il proprio centenario, interrotte nei mesi scorsi a causa del coronavirus.

di Anna Maria Gioria

Il presente testo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Novemila voci amiche: successo della campagna #LeggiPerMe, per i cento anni dell’Unione Ciechi e Ipovedenti”) e viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

giovedì 27 agosto 2020

Una Sentenza della Cassazione sui permessi per l’assistenza

Superando del 27/08/2020

In merito ai permessi lavorativi retribuiti concessi ai lavoratori e alle lavoratrici per assistere un familiare con disabilità, una recente Sentenza della Corte di Cassazione, che costituirà un utile precedente giurisprudenziale, chiarisce che si configura una situazione di uso improprio o di abuso del diritto solo nella circostanza in cui venga a mancare del tutto il nesso causale tra assenza dal lavoro e assistenza alla persona con disabilità e che, in ogni caso, l’onere della prova dell’eventuale abuso rimane in capo al datore di lavoro che intende sanzionare il/la dipendente.

Com'è noto, i lavoratori e le lavoratrici che prestano assistenza ad un familiare con handicap in situazione di gravità possono usufruire di tre giorni di permesso retribuito al mese, come previsto dall'articolo 33, comma 3 della Legge 104/92). Per utilizzare in modo appropriato questa agevolazione è però necessario comprendere bene quali siano le attività che possono essere ricomprese nel novero dell’assistenza.

Sotto questo profilo, una recente Sentenza della Corte di Cassazione (n. 12032 del 19 giugno scorso), destinata a costituire un utile precedente giurisprudenziale, contribuisce a chiarire molti aspetti rilevanti, ribadendo concetti già espressi in precedenti pronunciamenti: che cioè si configura una situazione di uso improprio o di abuso del diritto solo nella circostanza in cui «viene a mancare del tutto il nesso causale tra assenza dal lavoro ed assistenza al disabile», e che, in ogni caso, l’onere della prova dell’assenza di assistenza e/o dello svolgimento da parte dell’utilizzatore/trice dei permessi di attività incompatibili con la prestazione della stessa è in capo al datore di lavoro che intende sanzionare il/la dipendente.

La Sentenza della Suprema Corte si esprime sulla vicenda di una lavoratrice dipendente che aveva usufruito dei permessi lavorativi previsti dalla Legge 104/92 per assistere la propria madre con disabilità. La donna era stata successivamente licenziata dalla propria azienda perché, sulla base di una relazione dell’agenzia investigativa assoldata dall'azienda stessa, quest’ultima aveva ritenuto che la donna non avesse prestato effettiva assistenza alla madre durante il periodo di fruizione del permesso. Al licenziamento ha fatto seguito il ricorso da parte della lavoratrice, prima in Tribunale e, successivamente, presso la Corte d’Appello di Bologna. Quest’ultima ha disposto il reintegro della lavoratrice e un risarcimento pari a dodici mensilità. A questo punto l’azienda ha ritenuto di presentare un nuovo ricorso alla Corte di Cassazione (Sezione Lavoro), che tuttavia lo ha respinto, confermando quanto già stabilito dalla Corte d’Appello.

In particolare, il giudice della Corte di Cassazione ha ritenuto che la relazione dell’agenzia investigativa utilizzata dall'azienda per licenziare la lavoratrice fornisse un quadro lacunoso delle attività svolte dalla donna (a tal proposito si parla di «“pochezza” delle risultanze investigative»), giacché è emerso che questa «svolgeva una serie di attività a vantaggio dell’anziana madre non implicanti necessariamente la permanenza presso l’abitazione della stessa [grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]».

Nella sostanza la Suprema Corte ha voluto sottolineare che non tutte le attività di assistenza richiedono la compresenza della persona da assistere (pensiamo, ad esempio, al disbrigo di pratiche amministrative, al fare la spesa ecc.).

In merito poi all'assistenza che legittima il beneficio in favore del lavoratore e della lavoratrice, la Corte ha chiarito che «pur non potendo intendersi esclusiva al punto da impedire a chi la offre di dedicare spazi temporali adeguati alle personali esigenze di vita, deve comunque garantire al familiare disabile in situazione di gravità di cui all'art. 3, comma 3, della l. n. 104 del 1992 un intervento assistenziale di carattere permanente, continuativo e globale», come precedentemente stabilito sempre dalla Cassazione con la Sentenza n. 19580/19.

Anche questo passaggio è importante, perché ribadisce che, compatibilmente con il dovere di assistenza alla persona con disabilità, il lavoratore e la lavoratrice possono utilizzare i permessi anche per «personali esigenze di vita».

E ancora, sempre facendo riferimento alla Sentenza n. 19580/19, viene precisato che «soltanto ove venga a mancare del tutto il nesso causale tra assenza dal lavoro ed assistenza al disabile, si è in presenza di un uso improprio o di un abuso del diritto ovvero di una grave violazione dei doveri di correttezza e buona fede sia nei confronti del datore di lavoro che dell’ente assicurativo che genera la responsabilità del dipendente».

Infine, in merito all'onere della prova, la Corte sottolinea la perdurante permanenza in capo al datore di lavoro «dell'onus probandi in ordine alla legittimità del licenziamento intimato»: non sono dunque il lavoratore o la lavoratrice a dover dimostrare di aver utilizzato i permessi per l’assistenza in modo adeguato, ma chi contesta la sussistenza di un loro uso improprio o di un abuso del diritto. (Simona Lancioni)

Il presente testo è già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

martedì 25 agosto 2020

La promozione è illegittima, se non si rispetta il diritto all’istruzione

Superando del 25/08/2020

«Solo una corretta applicazione da parte dei docenti della normativa inclusiva – scrive Salvatore Nocera, commentando una recente Sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Siciliana -, basata su Piani Educativi Individualizzati (PEI) che possano essere effettivamente utili a un percorso di crescita dell’alunno e a un’effettiva attuazione generalizzata del progetto di vita, sono le condizioni perché non si pervenga a situazioni singolari come quella qui presa in esame, che vedrà un’alunna con disabilità ripetere nel prossimo anno la terza media per la quarta volta».

di Salvatore Nocera*

Con la Sentenza n. 482 del 20 maggio scorso (pubblicata il 26 giugno), il CGA della Regione Siciliana (Consiglio di Giustizia Amministrativa), che è sezione decentrata del Consiglio di Stato, ha annullato la sentenza del TAR di Catania (Tribunale Amministrativo Regionale), con la quale si rigettava il ricorso di una famiglia contro l’ammissione agli esami di terza media e il loro superamento da parte della propria figlia, alunna con disabilità, alla fine dell’anno scolastico 2018-2019.

La vicenda di cui si parla parte da lontano. Nell’anno scolastico 2017-2018, infatti, l’alunna con disabilità in questione aveva frequentato la terza classe della scuola media, al termine della quale era stata ammessa agli esami, che pur non svolti, l’avevano comunque portata automaticamente a conseguire almeno il rilascio dell’attestato formativo, idoneo per l’iscrizione alle scuole superiori, come stabilito dall’Ordinanza Ministeriale 90/01 (articolo 11, comma 12).

La famiglia, sostenendo che l’alunna non avesse raggiunto gli obiettivi del PEI (Piano Educativo Individualizzato), aveva dunque promosso un ricorso al TAR, mentre la ragazza aveva cominciato a frequentare il primo anno di scuola superiore. Ma nel gennaio del 2019 è intervenuta una prima pronuncia del CGA della Regione Siciliana che le ha consentito di ritornare a frequentare per l’anno 2018-2019 la classe terza della scuola secondaria di primo grado (scuola media), per non avere appunto raggiunto gli obiettivi del PEI e non avere acquisito, nella misura per lei possibile e prestabilita appunto dal Piano, quelle competenze, quegli apprendimenti e quelle autonomie utili per poter proseguire verso il successivo step nel suo percorso scolastico, seppure fortemente personalizzato.

Tutto lascerebbe intendere, quindi, che finalmente, la scuola media abbia posto in essere un PEI e un percorso scolastico idoneo al raggiungimento degli obiettivi di quello stesso Piano, attivando con urgenza i vari sostegni utili al caso. E invece ancora una volta si è assistito a un ritardo in tutto: mancata definizione tempestiva del PEI (alla fine giunto ad approvazione solo a maggio, ossia a pochi giorni dalla fine di quell’anno scolastico che avrebbe dovuto invece indirizzare e governare); tardiva se non mancata erogazione dei vari sostegni, tra cui quello dell’assistenza per l’autonomia e comunicazione, perno importante per l’alunna in questione e per garantire un’effettiva e proficua frequenza, oltre a una positiva relazione con docenti e compagni.

Con tali premesse sembra chiara l’inevitabile conseguenza: il nuovo mancato raggiungimento degli obiettivi del PEI anche per l’anno 2018-2019. E allora, alla nuova ammissione agli esami di terza media, e in questo caso anche al superamento degli stessi, la famiglia non ha potuto fare altro che ricorrere nuovamente, per evitare che venisse reso ancora una volta recessivo il diritto dell’alunna con disabilità ad un’istruzione vera e non fittizia, che le permettesse di seguire il proprio PEI e di vedersi poi valutata non in maniera formale, ma secondo i giusti criteri.

Il TAR di Catania ha bocciato tale richiesta, ma il CGA di nuovo si è pronunciato a favore, ribadendo i concetti già espressi rispetto alla promozione del precedente anno scolastico e aggiungendo in questo caso pure la considerazione che non poteva mancare nemmeno l’assistenza specialistica per l’autonomia e la comunicazione, concorrendo all’attuazione del percorso di realizzazione del PEI, onde appunto non compromettere parte di un Piano tra l’altro assunto solo formalmente a maggio e quindi privato comunque del suo valore di indirizzo e di guida per il percorso svolto chiaramente senza una chiara e prefissata programmazione.

Queste le motivazioni del ricorso di appello: «Quanto sostenuto dal Collegio [di primo grado, che aveva rigettato il ricorso contro la promozione, N.d.R.] sarebbe in contraddizione con la funzione del PEI e con le disposizioni legislative dirette a tutelare l’integrazione ed il diritto allo studio dei disabili. Sostiene che non sarebbero state garantite alla minore l’assistenza – omissis – (assistenza di base), prevista dal C.C.N.L. 16/05/003 e contribuisce al raggiungimento degli obiettivi del PEI. E parimenti non sarebbe stata garantita l’assistenza – omissis – prevista legislativamente dall’art. 42 D.P.R. n. 616/1977 con funzione di curare l’integrazione dell’alunno disabile nell’ambiente scolastico e garantire il concreto ed effettivo diritto all’istruzione. Deduce che l’art. 314 comma II d.lgs. n. 297/1994 prevede che l’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell’apprendimento, nel – omissis -, nelle relazioni e nella socializzazione, intende muovere dalla diagnosi funzionale per finalizzare il recupero del soggetto disabile, tenendo conto degli aspetti: cognitivi , affettivi-relazionali, linguistici, sensoriali, motori-prassico, neuropsicologici nonché dell’autonomia personale e sociale. Tale recupero può essere raggiunto attraverso il PEI con l’ausilio necessario dell’assistente – omissis -, la cui mancanza impedirebbe che i soggetti affetti da gravissime disabilità possano raggiungere, con il solo ausilio dell’insegnante di sostegno, gli obiettivi prefissati. Censura inoltre la sentenza per aver sostenuto che la mancata utilizzazione delle griglie di valutazione non avrebbe inficiato le prove d’esame in quanto ogni mancanza sarebbe stata superata dal conseguimento della idoneità. Infine si duole che le valutazioni espresse dai docenti ed acclarate nella sentenza non rispecchierebbero la reale situazione della minore che, in realtà, non avrebbe raggiunto gli obiettivi previsti dal PEI, riportandosi alla perizia depositata in primo grado, nella parte in cui attesta che la minore non aveva acquisito alcuna nuova competenza».

Dal canto suo l’Avvocatura dello Stato ha contestato i motivi del ricorso, precisando tra l’altro come segue: «Precisa inoltre che la valutazione dell’ammissione agli esami di Stato conclusivi del 1° ciclo d’istruzione di un’alunna in situazione di disabilità è il risultato di un processo logico-valutativo onnicomprensivo delle valutazioni operate dai docenti per tutto il triennio, nella specie di quelle operate nell’a.s. 2017-2018 (anno di rilascio di attestato di credito formativo perché risultata assente non giustificata agli esami finali) e della valutazione positiva del primo quadrimestre effettuata dalla scuola superiore di regolare iscrizione e che la correttezza dell’operato della scuola è riferita anche nella relazione redatta dall’ispettrice dell’USR Sicilia a seguito di richiesta di visita ispettiva».

Nelle motivazioni espresse dal CGA della Regione Siciliana all’interno della Sentenza n. 482/20, non si entra nel merito del giudizio della commissione, ma ci si limita per legge ad una valutazione di legittimità circa il rispetto della normativa da applicarsi, relativamente anche alla procedura di formulazione del giudizio della Commissione di Esami.

Si precisa pure preliminarmente che, con riguardo alla censura mossa dalla ricorrente alla propria promozione, sussiste in lei l’interesse al ricorso poiché, contrariamente a quello che avviene normalmente secondo anche il buon senso, vi è un interesse legittimo al rispetto di tutta la normativa da parte della Commissione la cui violazione fa sorgere l’interesse alla bocciatura.

Questo il punto centrale della motivazione: «[…] Ma quel che soprattutto rileva è che il PEI non solo non è stato applicato, ma è stato materialmente approvato solo in data 9.5.2019 (allegato n. 8 della produzione del ricorrente in primo grado) e quindi è intervenuto quasi a fine anno scolastico poco tempo prima dello scrutino avvenuto in data 24.06.2019».

Segue quindi la motivazione conclusiva, che censurando la violazione da parte della Commissione di Esami dell’articolo 11 del Decreto Legislativo 62/17 sugli esami di licenza media, implicitamente richiama l’articolo 16, comma 2 della Legge 104/92 in cui è reso obbligatorio esplicitamente il raffronto tra il livello iniziale e quello finale degli apprendimenti, cosa che la Commissione non ha effettuato, data l’inesistenza di un PEI iniziale con degli obiettivi che per legge doveva essere formulato entro il mese di ottobre (Decreto Legislativo 66/17, articolo 7), mentre è stato effettivamente formulato solo a maggio.

Ecco il testo della motivazione: «Senza sconfinare nel merito dello scrutinio, è evidente che la minore è stata scrutinata ed ammessa all’esame senza avere prima seguito il percorso normativamente previsto per la sua disabilità e quindi in violazione del suo diritto ad acquisire abilità e miglioramenti e soprattutto in assenza del PEI redatto, come detto, solo a fine anno, e quindi certamente non utilizzato per lo scrutinio della alunna con riferimento alla dovuta valutazione dei progressi e/o degli obiettivi raggiunti attraverso la comparazione tra uno status di partenza, uno status in itinere ed un status di arrivo e quindi attraverso delle griglie idonee ad individuare se effettivamente durante l’iter scolastico, l’alunna potesse avere fatto dei progressi ed abbia soddisfatto obiettivi indicati nel PEI. Quanto sopra comporta la violazione dell’art. 11 d.lgs. n. 62/2017 secondo cui, per l’ammissione all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione, la sottocommissione, sulla base del piano educativo individualizzato, con riferimento alle attività svolte, alle valutazioni effettuate, valuta i progressi dell’alunno in rapporto alle sue potenzialità ed ai livelli di apprendimento iniziale. La valutazione dell’allieva è carente pertanto del presupposto normativamente previsto come obbligatorio nel percorso di assistenza durante l’intero arco dell’anno scolastico».

La Sentenza si conclude quindi con la compensazione delle spese, data «la particolarità della vicenda».

È appena il caso di notare che la Camera di Consiglio che ha portato alla decisione, data la normativa sul coronavirus, si è svolta a distanza, come segno di questi tempi particolari che stiamo vivendo.

Non sfugga poi la circostanza che il Magistrato che ha steso questa interessante Sentenza è la medesima Elisa Maria Antonia Nuara che ha reso l’ottimo Parere n. 115 del CGA della Regione Siciliana, sull’obbligo dell’assistenza igienica agli alunni con disabilità anche nell’Isola, ossia su un altro supporto importante per la frequenza degli alunni con disabilità e l’attuazione del percorso indicato nel PEI [di tale Parere si legga già ampiamente sulle nostre pagine, N.d.R.]. Non a caso in motivazione si è sottolineato, in linea con le disposizioni legislative, la necessità del PEI redatto e approvato all’inizio dell’anno scolastico e applicato in tutte le sue parti, nonché la necessità della presenza delle tre figure di riferimento, l’insegnante di sostegno, l’assistente igienico-sanitario e l’assistente alla comunicazione, oltre alla necessità di griglie di valutazione attraverso le quali potere oggettivamente valutare i progressi e/o gli obiettivi raggiunti attraverso anche la comparazione dello status di partenza e di arrivo.

Il ricorso è stato ancora una volta patrocinato dall’avvocatessa Gabriella Deplano che, con grande competenza professionale, ha saputo mettere in luce gli aspetti sopra detti, troppe volte invece non valorizzati, secondo quanto il movimento delle persone con disabilità sottolinea da anni e che adesso dovrebbe però emergere grazie al nuovo modello di PEI, in via di definizione ministeriale.

E che si tratti di una vicenda “particolare” – come scritto in conclusione nella Sentenza – è dimostrato dal fatto che è uno dei pochi casi in cui l’alunno si lagna della promozione e non della bocciatura che invece viene richiesta. È altresì particolare, dal momento che il succedersi degli eventi e delle decisioni sospensive e ora definitive fanno sì che l’alunna ripeterà nel prossimo anno per la quarta volta la terza media. Quest’ultima singolarità dovrebbe richiamare l’attenzione di tutti i docenti quando prendono in carico fin dall’inizio un alunno con disabilità.

Purtroppo ancora molto spesso nelle nostre scuole la presa in carico viene delegata dai docenti curricolari al collega di sostegno e troppo spesso ancora la facilità della promozione è determinata da un’inconfessata volontà di “mandar via dalla classe” l’alunno. Questo determina la reazione contraria di molte famiglie le quali pretendono giustamente il rispetto della qualità dell’inclusione in tutte le sue fasi.

Vi è da segnalare, a differenza del caso di specie, oggetto di questa giusta sentenza, opportunamente portato avanti per il diritto a un buon percorso scolastico, che ancora troppo spesso le famiglie chiedono la ripetenza degli alunni, specie per l’ultimo anno della frequenza scolastica di secondo grado o in prossimità di esso, basandosi su ben altre motivazioni che sul giusto diritto al raggiungimento/mancato raggiungimento degli obiettivi del PEI.

Di recente questa reazione irrazionale di molte famiglie è stata fortemente agevolata da un emendamento che il senatore Davide Faraone ha voluto introdurre nell’articolo 1, comma 4-ter, in sede di approvazione della Legge 41/20 [anche di questo si legga già ampiamente sulle nostre pagine, N.d.R.]. La richiesta di molte famiglie alla ripetenza dei propri figli e figlie, tranne che nel caso in esame, è quasi sempre motivata dall’insicurezza del futuro a cui essi andranno incontro terminata la scuola, nella quale normalmente gli stessi figli e figlie sono bene accolti e occupati.

Manca invece una cultura generalizzata, specie presso le Pubbliche Istituzioni, della formulazione di un progetto di vita degli alunni con disabilità al termine della scuola. Esso è previsto dall’articolo 14 della Legge 328/00 come dovere programmatorio del Comune di residenza ed è anzi precisato dall’articolo 6 del citato Decreto Legislativo 66/17 che di esso «è parte integrante il PEI».

Spesso è proprio la mancata attuazione generalizzata dell’articolo 14 citato che spinge le famiglie a chiedere le ripetenze. Sulle modalità d’attuazione del progetto di vita di cui all’articolo 14 citato vanno segnalate le numerose sentenze ottenute dall’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) tramite il proprio legale Gianfranco De Robertis. Al proposito si vedano tra le altre la Sentenza del TAR di Catania n. 559/19 (con la relativa scheda prodotta dall’AIPD-Associazione Italiana Persone Down), e la Sentenza del Tribunale di Marsala n. 366/19 (con la relativa scheda prodotta sempre dall’AIPD). Si ringrazia altresì lo stesso avvocato De Robertis per i chiarimenti forniti circa la complessa e tormentata vicenda in esame da lui seguita a latere dell’avvocatessa Deplano.

Solo una corretta applicazione da parte dei docenti della normativa inclusiva, costruendo e attuando PEI che possano essere effettivamente utili a un percorso di crescita dell’alunno e un’effettiva attuazione generalizzata del progetto di vita, sono le condizioni perché non si pervenga a situazioni singolari come quella oggetto della decisione presa in esame nel presente approfondimento.

Il presente approfondimento è già apparso in «La Tecnica della Scuola» e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti di contesto, per gentile concessione.

lunedì 24 agosto 2020

Come “guardare con le mani” un fumetto che racconta la vita di Gesù di Angela Bellarte

Superando del 24/08/2020

«Venezia – scrive Angela Bellarte – è sempre una sorpresa, ma ora c’è una sorpresa in più, ovvero, al Santuario di Santa Lucia, la vita di Gesù raccontata in una serie di plastici (diorama) tutti da toccare, realizzati da Francesco Bonvissuto, per consentire anche alle persone non vedenti di gustare appieno questa storia meravigliosa. È infatti come “guardare” un fumetto con le mani, e ritrovarsi direttamente dentro alla storia stessa. Si tratta di un’occasione imperdibile per appropriarsi con le mani di una spazialità e di una profondità che raramente si trovano a portata di tocco».

Venezia è sempre una sorpresa, ma ora c’è una sorpresa in più, ovvero, al Santuario di Santa Lucia, la vita di Gesù raccontata in una serie di diorama (plastici), tutti da toccare.

Ci siamo arrivati quasi per caso; eravamo in visita a Venezia per un paio di giorni, quasi in procinto di ripartire e invece ci siamo imbattuti in questa esposizione nel Santuario di Santa Lucia, che così al volo ci ha incuriosito, perché è sempre difficile trovare qualcosa che sia permesso toccare, in una mostra di qualsiasi tipo, lo sappiamo bene. Quindi siamo andati a vedere di cosa si trattava. Abbiamo così conosciuto l’autore, Francesco Bonvissuto, che ha potuto guidarci lungo tutto il suo percorso espositivo e spiegarci la sua opera, che non potremo più dimenticare.

Ci siamo trovati infatti davanti a una serie di tavoli consecutivi, con un pannello in Braille che spiega quale momento andremo a scoprire. Niente, però, ci ha preparato alla sorpresa successiva, quando abbiamo potuto letteralmente immergerci in un diorama con statuine alte 40 centimetri, paesaggi e ambientazioni dettagliati e di grande impatto.

Maria è inginocchiata nella sua povera casa, e riceve la luce che le annuncia la sua prossima maternità; attraverso tutte le fasi della vita di Gesù, la nascita nella stalla, la discussione con i Saggi nel Tempio, il battesimo nel Giordano, si arriva alla crocifissione e avanti fino alla resurrezione.

Il fatto è che le mani possono davvero esplorare interamente questo quadro tridimensionale, creato come quei quadri che servivano a spiegare il Vangelo a chi non sapeva leggere. È come “guardare” un fumetto con le mani, e ritrovarsi direttamente dentro alla storia.

In primo piano può esserci un ulivo nell’Orto del Getsemani, dove poi scopriamo il Cristo in preghiera, mentre più discosti i tre discepoli che lo accompagnano si sono addormentati; i Saggi nel Tempio, come tutti gli altri personaggi, esprimono con le proprie posizioni i rispettivi stati d’animo e i vestiti sono stoffe ricamate e merletti, frange e lacci di cuoio dettagliatissimi.

Si faccia poi caso all’acqua che dalle mani del Battista scende sul capo del Cristo inginocchiato ai suoi piedi, sgocciolando continuamente, mentre in profondità, all’interno del quadro, si possono immergere le dita in una cascatella.

Si scopra in quale quadro un lampadario in metallo pende dal soffitto, dove i pavimenti sono coperti di tappeti, e si “guardi” la pietra del sepolcro dapprima scostata, poi rotolata via dall’ingresso della tomba, e si esplori la storia che i due quadri raccontano.

La tavola dell’Ultima Cena è apparecchiata, mentre Gesù al centro spezza il pane per i suoi. Quante volte abbiamo sentito narrare questo episodio? Ma trovarselo così vivo sotto le mani trasmette un’emozione davvero difficile da esprimere.

Qualcuno prepara la corona di spine, mentre il Cristo è legato a una colonna per ricevere le frustate, con la folla che lo sbeffeggia e i soldati che mantengono l’ordine, lancia in mano: l’emozione cresce.

Chi ha potuto vedere solo nella propria mente la vita di Gesù, ci si trova immerso: siamo diventati come i personaggi che toccavamo, potevamo praticamente ascoltarli e parlare con loro. Ogni particolare poteva restare impresso nella mente, solido, con una sua profondità e un suo spessore, con il freddo dell’acqua e del metallo, il liscio e il morbido delle stoffe. E anche se non si è interessati alla storia sacra o alla religione, si tratta di un’occasione imperdibile, per appropriarsi con le mani di una spazialità e di una profondità che raramente troviamo a portata di tocco. C’è infatti il senso dei piani differenti, dei personaggi principali posti in rilievo e della successione degli eventi che anche un solo quadro suggerisce, davvero bravo a chi ha studiato la regìa!

Chi avrà poi la fortuna di farsi raccontare la realizzazione anche dall’autore, Francesco Bonvissuto, apprenderà come egli abbia avuto l’idea di creare qualcosa proprio perché anche le persone non vedenti potessero gustare appieno questa storia meravigliosa. Bonvissuto gli parlerà dei materiali e del tempo necessario a preparare l’installazione, senza nascondere nella propria voce tutta la passione impiegata e che sicuramente si ritrova nei vari quadri. Egli stesso, inoltre, ci ha promesso ulteriori lavori e sicuramente aspetteremo con ansia di poter vedere il prossimo.

Vale certamente la pena di visitare anche questo, a Venezia, tanto più che il Santuario di Santa Lucia è nei pressi della stazione dei treni. L’installazione vi resterà ancora per un anno, poi tornerà itinerante. E come già per tutto agosto, sarà aperta anche nel weekend del 29 e 30 prossimi (per prenotare una visita guidata: info@santuariodilucia.it; per approfondire ulteriormente accedere a questo sito).

Ringraziamo Josè Tralli per la collaborazione.

Istruzione, un diritto di tutti. Il progetto che porta la scuola in ospedale

Startup Italia del 24/08/2020

Un ricco portale dedicato ai bambini ricoverati in ospedale o che sono costretti ad assentarsi da scuola per molti giorni. Novità anche per gli studenti con disabilità.

L’istruzione è un diritto di tutti, anche per gli studenti che per motivi di salute sono ricoverati in ospedale o devono restare a casa, assenti da scuola. È in questa ottica che è nato il Portale nazionale per la Scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare, dedicato alle famiglie degli alunni ricoverati a casa o in ospedale. L’obiettivo è di potenziare le strategie inclusive applicate dai docenti, creando un collegamento efficace tra scuole e alunni in difficoltà e permettendo alle famiglie di avere tutte le informazioni utili sul servizio scolastico.

Un portale al servizio di studenti e famiglie

Il portale è già attivo ed è ricco di informazioni. Da un lato, permette allo stesso MIUR un monitoraggio costante grazie ai dati e alle risorse presenti; dall’altro fa sì che famiglie, docenti, operatori di scuole e ospedali possano avere informazioni puntuali e dettagli sui progetti più significativi, sviluppati dalle Scuole Polo, dal MIUR, dagli Uffici Scolastici Regionali e anche dal personale sanitario.

Ci sono spazi dedicati ai servizi regionali, alla normativa, ai progetti in atto e alla formazione. C’è però uno spazio, in particolare, che arriva dritto al cuore. Un’area dedicata alle storie; vicende reali che fanno riflettere su quanto sia importante il servizio di attività scolastica domiciliare. Storie come quella di Marisa (nome di fantasia), a firma della giornalista Natalia Poggi. Una ragazza divenuta anoressica e che grazie alla scuola a domicilio può continuare i suoi studi e riprendersi pian piano in mano la propria vita; o quella di uno studente di ingegneria informatica con una patologia genetica che attraverso la ‘scuola in ospedale’ e utilizzando il Pc come supporto nell’apprendimento ha incontrato la sua passione: l’informatica. Leggere le storie dei ragazzi emoziona e permette di riflettere.

Dal prossimo anno scolastico, al via il registro elettronico unico

Il portale si doterà per il prossimo anno scolastico di un registro elettronico unico per la scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare, per lo scambio di informazioni fra gli insegnanti della scuola ospedaliera e della scuola di appartenenza, fra i genitori e il personale ospedaliero: il sistema terrà traccia di tutti i periodi di frequenza e fornirà prospetti riassuntivi; il registro ‘seguirà’ lo studente durante l’intero periodo di ospedalizzazione o di ricovero domiciliare.

La Scuola in Ospedale, i dati

La Scuola in Ospedale è una possibilità importante per garantire il diritto allo studio e all’istruzione in ospedale o a domicilio. Sul territorio nazionale sono presenti 18 scuole polo e oltre 200 sezioni ospedaliere che coinvolgono circa 740 docenti. L’alunno viene preso in carico in modo totale, coinvolgendolo non solo dal punto di vista didattico ma in quello emotivo e relazionale. L’alunno al centro, insomma, per garantirgli diritti e futuro. Nell’anno scolastico 2017/2018 sono stati ben 68.900 studenti a usufruire della scuola in ospedale, prevalentemente dalla scuola primaria (40,1%) e dalla scuola dell’infanzia (32,1%); ma anche studenti della scuola secondaria di primo grado (19%) e di quella di secondo grado (8,9%). Le regioni maggiormente coinvolte sono la Campania, Lazio, Liguria, Lombardia e Sicilia.

Istruzione domiciliare in campo

Il servizio di istruzione domiciliare è l’altro grande ramo fondamentale per permettere agli studenti di ogni ordine e grado sottoposti a terapie domiciliari che impediscono la frequenza di scuola per un periodo non inferiore a 30 giorni (anche non continuativi) di continuare il loro percorso di studi. Il servizio è attivabile su iniziativa del consiglio di classe, che elabora un progetto formativo con l’indicazione delle discipline alle quali dare priorità, le ore di lezione previste e il numero di insegnanti coinvolti. Il progetto dovrà poi essere approvato dal collegio dei docenti e dal consiglio d’Istituto e inserito nel Piano triennale dell’offerta formativa. In linea di massima, il monte ore delle lezioni equivale a circa 4 o 5 ore settimanali per la scuola primaria, 6/7 ore settimanali per la secondaria di primo grado e secondo grado, sebbene sia comunque modulato in base ai bisogni di ogni studente ammalato. Nell’anno scolastico 2017/2018 sono state elargite ben 64.715 ore di istruzione domiciliare, soprattutto in Lombardia e nelle Marche.

In campo nuove norme per gli alunni con disabilità

Intanto, grandi passi avanti si stanno facendo anche per gli alunni con disabilità. Il Consiglio dei Ministri ha infatti recentemente approvato, in via preliminare, un provvedimento che modifica le nuove norme in materia, che dovrebbero entrare in vigore dal prossimo settembre. Intanto, viene rivista la composizione delle commissioni mediche per l’accertamento della condizione di disabilità, che includerà anche un medico specializzato nella patologia dell’alunno. Inoltre, saranno coinvolti i genitori dell’alunno e, se maggiorenni, gli stessi alunni con disabilità nel processo di assegnazione delle misure di sostegno, che quindi non saranno erogate in via meccanica solo sulla base della certificazione.

Al via i Gruppi per l’Inclusione Territoriale

Nascono poi i Gruppi per l’Inclusione Territoriale (GIT), formati su base provinciale. Si tratta di nuclei di docenti esperti che supporteranno le scuole nella redazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI) e nell’uso dei sostegni previsti nel Piano per l’Inclusione. I GIT avranno anche il compito di verificare la congruità della richiesta complessiva dei posti di sostegno che il dirigente scolastico invierà all’Ufficio Scolastico Regionale.

Parte nelle scuole il Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione

A livello scolastico opererà, invece, il Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione, composto dal team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe e che prevede la partecipazione dei genitori dell’alunno con disabilità, delle figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica che interagiscono con l’alunno; ci sarà anche il supporto dell’unità di valutazione multidisciplinare e un rappresentante designato dall’Ente Locale. Il Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione avrà il compito di redigere il Piano Educativo Individualizzato, compresa la proposta di quantificazione di ore di sostegno e delle altre misure di sostegno, tenuto conto del profilo di funzionamento dell’alunno.

Una strada verso l’inclusione

Insomma, metodologie e strumenti saranno decisi con un Piano didattico più incentrato sulle caratteristiche del singolo studente. Un passo avanti notevole, se si pensa alla tradizione italiana che interpreta la disabilità sulla base del modello medico individuale. Recentemente una parte di studi scientifici sta proponendo un modello alternativo per interpretare la disabilità. Secondo questo nuovo modello sociale, la disabilità si riferisce a tutte quelle barriere culturali, sociali e politiche che mettono la persona con disabilità in situazioni di difficoltà e che permettono così forme di macro e micro esclusione. Invece, sono le stesse persone con disabilità che dovrebbero avere un ruolo attivo nelle scelte che li riguardano. Dopo il superamento delle scuole speciali e una tendenza spostata sempre più verso l’inclusione, sembra ora che queste nuove norme procedano nella definizione di una strada che porti il contesto in cui l’alunno con disabilità vive ad avvicinarsi all’alunno stesso, abbattendo le barriere.

di Sara Riboldi

venerdì 21 agosto 2020

Diritto alla salute e aggiornamento dei LEA: esclusa la disabilità

Superando del 21/08/2020

«È strano che nello stesso Governo si incontri da un lato attenzione e ascolto nei nostri confronti, da parte del Premier e di alcuni Dicasteri, e contemporaneamente si venga ignorati quando il tema è quello del diritto alla salute!»: lo ha dichiarato Vincenzo Falabella, presidente della Federazione FISH, dopo avere appreso che i rappresentanti delle organizzazioni delle persone con disabilità sono stati esclusi dalla nuova Commissione insediatasi presso il Ministero della Salute, che ha il compito di provvedere all’aggiornamento continuo dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria).

«È come se quella centralità delle persone, dei pazienti e dei loro diritti, celebrata dal Ministro della Salute non riguardasse le persone con disabilità, come se non esistessero atti internazionali recepiti anche in Italia, quali la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che prevedono il nostro coinvolgimento sulle questioni che ci riguardano direttamente».

Questo l’amaro commento di Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), dopo avere appreso, alla fine di luglio, che nonostante i ripetuti appelli al Ministro della Salute, i rappresentanti delle organizzazioni delle persone con disabilità sono stati esclusi dalla nuova Commissione insediatasi presso il Dicastero della Salute, che ha il delicato compito di provvedere all’aggiornamento continuo dei LEA, i Livelli Essenziali dell’Assistenza definiti l’ultima volta nel gennaio del 2017, e di garantire che il Servizio Sanitario Nazionale sia al passo con le innovazioni tecnologiche e scientifiche e con le esigenze dei cittadini.

Per l’occasione il ministro Speranza aveva appunto entusiasticamente commentato che «questa Commissione svolgerà un lavoro fondamentale per rispondere ai nuovi bisogni di salute dei cittadini. A tal proposito ho chiesto a ciascuno di mettere al centro sempre le persone, i pazienti e i loro diritti».

«Gli ausili, i dispositivi per la salute, la riabilitazione, la diagnosi, la cura, i servizi sociosanitari sono segnatamente tutte questioni che riguardano il nostro stato di salute, le nostre vite e su cui abbiamo molto da dire e da raccontare, argomenti che fanno parte delle nostre quotidiane rivendicazioni anche a livello regionale. Dall’assenza di servizi essenziali alle gare sui dispositivi monouso, dalla diagnosi delle Malattie Rare agli interventi di riabilitazione precoce, dalla applicazione a macchia di leopardo dei LEA al fatto che ancora molti ausili non siano forniti dal Servizio Sanitario Nazionale, alla reperibilità di alcuni farmaci e molto altro: ne abbiamo da raccontare! Cosicché, invece di farlo produttivamente all’interno di quella Commissione che ci ha esclusi, lo faremo in altri contesti e con altri strumenti mediatici, politici e legali».

Secondo la FISH, poi, a rendere ancora più incongruente e amara l’esclusione delle organizzazioni delle persone con disabilità, è la notizia che su richiesta del Presidente della Commissione, alle riunioni di essa potranno partecipare, per fornire il proprio contributo tecnico-scientifico, rappresentanti del Consiglio Superiore di Sanità, delle Società Scientifiche, delle Federazioni dei Medici ed esperti esterni competenti nelle specifiche materie trattate.

«Siamo dunque di fronte a un Ministero che distingue fra “figli e figliastri” – annota ancora il Presidente della FISH – e che le nostre organizzazioni non le vuole nemmeno sullo “strapuntino” che ha riservato di ripiego alle Federazioni dei Medici. È strano che nello stesso Governo si incontri da un lato attenzione e ascolto nei nostri confronti, da parte del Premier e di altri Dicasteri, e contemporaneamente si venga ignorati quando il tema è quello del diritto alla salute!». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

giovedì 20 agosto 2020

Superare le barriere giocando. Arrivano i Lego in braille, per far imparare l'alfabeto ai bimbi non vedenti

Famiglia Cristiana del 20/08/2020

Saranno a breve lanciati in sette paesi. I bottoni che permettono ai mattoncini di incastrarsi gli uni sugli altri riportano le sagome delle lettere e dei numeri in braille, ma anche i simboli scritti in modo così da favorire l'interazione tra i bambini ipovedenti con tutti gli altri.

Se in Italia occorre aspettare sino alla primavera del 2021, a breve arriveranno in Brasile, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti i LEGO® Braille Bricks destinati ai bambini non vedenti. I LEGO Braille Bricks introducono un approccio completamente nuovo, divertente e coinvolgente per aiutare i bambini non vedenti a sviluppare una vasta gamma di abilità tattili e a imparare il sistema Braille. I mattoncini mantengono la loro forma iconica, ma a differenza di un normale mattoncino LEGO, gli stud (bottoni) nella parte superiore sono disposti in modo da corrispondere alle singole lettere e numeri dell’alfabeto Braille, rimanendo comunque completamente compatibili con il gioco LEGO System. Ogni mattoncino mostra la versione stampata della lettera, il numero o il simbolo, permettendo così di essere utilizzati contemporaneamente e in modo collaborativo da coetanei ipovedenti, compagni di classe o anche dagli stessi insegnanti, per giocare e imparare insieme mettendo tutti in una condizione di parità.

“Con i mattoncini Braille, LEGO Foundation ha creato per i bambini non vedenti un modo totalmente nuovo e coinvolgente per imparare a leggere e scrivere,” afferma David Clarke, Director of Services at the Royal National Institute of Blind People, che ha lavorato con LEGO Foundation per sviluppare e testare i mattoncini nel Regno Unito. “Il Braille è uno strumento importante, in particolare per i giovani con problemi alla vista. Questa ingegnosa novità apre un mondo tutto nuovo di apprendimento ludico che insegna ai bambini il Braille, coinvolgendo anche i loro compagni di classe in modo divertente e interattivo.

Il kit LEGO Braille Bricks si basa su un concetto pedagogico semplice: imparare attraverso il gioco, Tutti i materiali pedagogici sono disponibili su www.LEGObraillebricks.com, un sito web dedicato che offre spunti per le attività pre-braille e braille promuovendo il divertimento come chiave per imparare. LEGO Foundation intende anche collaborare attraverso un gruppo Facebook, LEGO Braille Bricks Community – dove gli insegnanti potranno incontrarsi per condividere i migliori esercizi, le idee creative e le esperienze ludiche con LEGO Braille Bricks. Gli studenti con disabilità visive potranno così giocare e imparare insieme ai loro coetanei vedenti.

Man mano che i kit di mattoncini LEGO Braille Bricks saranno lanciati in ogni paese, verranno distribuiti gratuitamente insieme alle Istituzioni, a scuole selezionate e servizi per l’educazione dei bambini con problemi visivi. LEGO Foundation collaborerà con Partner Ufficiali in ogni Paese per gestire l’assegnazione dei kit e la formazione dei docenti presentato su www.LEGObraillebricks.com.

Ogni kit conterrà oltre 300 LEGO Braille Bricks che comprendono l’intero alfabeto della lingua scelta, i numeri da 0-9, i simboli matematici e i segni di punteggiatura. I kit saranno disponibili nei cinque colori LEGO e comprenderanno anche tre basi e un separatore di mattoncini.

In collaborazione tra le associazioni per non vedenti di Danimarca, Brasile, Regno Unito, Norvegia, Germania, Francia e Stati Uniti, sono stati effettuati dei test in due fasi nel corso di quasi due anni. La prima parte dei mattoncini LEGO Braille è ora in fase di lancio in questi stessi Paesi e sarà lanciata in altri 13 Paesi all’inizio del 2021, tra cui Australia, Austria, Belgio, Canada, Finlandia, Irlanda, Italia, Nuova Zelanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Paesi Bassi.

lunedì 17 agosto 2020

IRIFOR Centrale – SOGGIORNO ESTIVO CON CANI GUIDA A Messina, 27 settembre – 4 ottobre 2020 IL CANE GUIDA, COMPAGNO DI VITA DA CONOSCERE E AUSILIO ALLA MOBILITÀ

Con il comunicato n. 26/2020, l’IRIFOR Centrale informa che su impulso della Commissione Nazionale Cani Guida UICI, l’I.Ri.Fo.R. Presidenza Nazionale, in collaborazione con la Scuola Cani Guida per Ciechi e Polo Nazionale per l’Autonomia “Centro Helen Keller” di Messina dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, propongono il “SOGGIORNO CON CANI GUIDA”, che si svolgerà nella città di Messina da domenica 27 settembre a domenica 4 ottobre.

Un soggiorno ideato per persone con disabilità visiva che si avvalgono di Cane Guida e per chi desidera approfondire la conoscenza di questa modalità di movimento come opportunità di autonomia e indipendenza personale.

Grazie alla presenza di operatori specializzati, sarà possibile raggiungere due importanti obiettivi:

– offrire opportunità di condivisione e confronto sulle varie problematiche relative alla “coppia” cane-conduttore;

– permettere ai partecipanti che non conoscono il cane come animale in senso generale e nel suo particolare ruolo di guida di raccogliere informazioni provenienti dagli operatori e da persone con disabilità visiva che fanno esperienza diretta, ogni giorno nei più vari contesti di vita.

Tutto questo avverrà in un luogo accogliente, ricco di stimoli e di spazi idonei che favoriranno momenti di socializzazione e di relax anche per i nostri amici a quattro zampe.

Il soggiorno prevede pernottamento in albergo e spostamento al Centro Helen Keller per le attività quotidiane, oltre a varie escursioni per la visita delle località siciliane limitrofe, ricche di Storia cultura e bellezze paesaggistiche, da decidere e concordare tutti insieme, in base alle esigenze del gruppo.

Il personale specializzato coadiuverà gli ospiti nel potenziare le loro capacità, puntando a migliorare le competenze di mobilità di ognuno, in una cornice di condivisione e svago, tramite la gestione della relazione con il cane nei diversi contesti.

PROPOSTE E ATTIVITÀ

Spazi quotidiani riservati al confronto su:

• alimentazione, premi e coccole, elementi basilari per la relazione con il cane;

• l’importanza del gioco;

• gestione in guida e in libertà, la comunicazione tra cane e persona,

• toelettatura e cura del cane;

• norme, leggi e regolamenti sull’accesso del cane guida ai diversi contesti di vita della persona con disabilità visiva;

• condivisione di esperienze personali.

• sono già previste escursioni a Messina città, Taormina, Isole Eolie, Etna e altre località di interesse storico, culturale e naturalistico.

CONDIZIONI E COSTI

Undici partecipanti: fino a 7 persone con cane guida, 4 persone con disabilità visiva senza cane guida. Persone autonome nell’igiene e cura della persona.

Include: 7 pernottamenti a pensione completa e sistemazione in camere singole, biancheria da camera e da bagno, pulizie quotidiane, istruttori di cane guida e mobilità, un componente della commissione nazionale cani guida U.I.C.I.*, viaggio a/r Aereoporto Catania o Stazione Centrale Messina – albergo, attività, escursioni e spostamenti locali.

Grazie al contributo dell’I.Ri.Fo.R. pari al 50% della quota il costo a persona del soggiorno è di 700,00 (settecento) Euro.

Esclude: viaggio aereo da e per aeroporto di Catania, o viaggio treno da e per Villa San Giovanni con collegamenti da e per Messina Marittima curati dal servizio aliscafi BluJet di Gruppo FS.

Spese personali.

Anticipo: 50 percento al momento dell’iscrizione.

Saldo: restante 50 percento entro il 20 settembre 2020

Le iscrizioni saranno accolte in ordine di arrivo, sarà data priorità a coloro che non hanno partecipato al soggiorno nelle sue precedenti edizioni, fino a esaurimento posti, con scadenza al 13 settembre 2020.

INFORMAZIONI E CHIARIMENTI:

Coordinatrice Commissione Nazionale Cani Guida U.I.C.I.

Elena Ferroni e-mail: caniguida@uiciechi.it

venerdì 14 agosto 2020

Percorso speciale multimediale per non vedenti

La Sentinella del 14/08/2020

VIDRACCO. Nell'ambito degli appuntamenti in calendario per l'iniziativa "Cinemambiente in Valchiusella", è stato inaugurato domenica scorsa a Vidracco, alla Torre Cives, nel cuore della riserva naturale dei Monti Pelati, il sentiero per non vedenti "Touch and go" (Tocca e vai). È lungo circa 800 metri. All'evento erano presenti, oltre al sindaco Antonio Bernini, Marco Bongi, presidente dell'Apri (Associazione Pro-retinopatici e ipovedenti), Giorgio Magrini, direttore del Gal Valli del Canavese, e numerosi amministratori pubblici locali. Subito dopo la cerimonia, tutte le persone intervenute si sono cimentate, bendate, nella percorrenza del sentiero. Spiega il sindaco Antonio Bernini: «Anni fa avevo partecipato in Norvegia a un convegno per amministratori, ospitato in un centro per non vedenti completo di parco avventura, appunto per ciechi. Ed è stato in quella occasione che è nata in me l'idea del progetto realizzato a Vidracco e volto a favorire l'inclusione e l'accessibilità alle attività all'aperto. E mi piace far notare che le imprese coinvolte nei lavori sono tutte canavesane». Alla partenza, così come all'arrivo del sentiero, sono sistemati due totem con voci registrate in due lingue che accolgono il visitatore illustrandogli le caratteristiche del luogo in cui si trova in quel momento. Ed alla fine del percorso, una mappa tattile illustra tutto l'itinerario. Non solo.

Il sentiero è costeggiato da una staccionata in legno intervallata da sensori che suonano in occasione di variazioni di percorso o se si incontrano panchine per sedersi a riposare. A metà dell'itinerario, sono poi state sistemate un'altra mappa tattile ed una panchina "intelligente", quest'ultima alimentata da pannelli solari che consentono la ricarica di cellulari o pc e che, nel contempo, fornisce indicazioni registrate, sul paesaggio e sulla sua storia. È stato di 45mila euro, il costo complessivo dell'opera, finanziata da fondi del Piano di sviluppo rurale per la montagna.

di Giacomo Grosso

giovedì 13 agosto 2020

L’app di Google per i non vedenti aggiunge scansioni di cibo e documenti

Macity net del 13/08/2020

Google ha lanciato la sua app Lookout nel 2019 per aiutare i non vedenti o ipovedenti a farsi strada nel mondo tramite i telefoni, anche se l’app era inizialmente disponibile solo su smartphone Pixel e con lingua impostata su inglese. Oggi, l’azienda sta lanciando un aggiornamento che aggiunge francese, italiano, tedesco e spagnolo all’elenco delle lingue supportate, ma che introduce anche due nuove modalità, un design più accessibile e una maggiore compatibilità con Android.

La prima delle nuove modalità è Food Label, che aiuta gli utenti a identificare gli alimenti confezionati puntando le telecamere verso l’etichetta. Lookout guiderà l’utente a posizionare il prodotto in modo da consentirne il riconoscimento tramite la confezione o il codice a barre. Secondo Scott Adams, product manager di Google’s Accessibility Engineering, questa novità consentirà a Lookout di “distinguere tra una lattina di mais e una lattina di fagiolini”, ad esempio.

L’altra modalità è Scansione documento, che come suggerisce il nome può scattare un’istantanea di una lettera o altri documenti e leggerla ad alta voce. Adams ha affermato che questo strumento “acquisirà il contenuto dell’intero documento nel dettaglio”, semplificando la vita nella lettura e smistamento della posta. Rispetto alle versioni precedenti dell’app, Scan Document può acquisire anche contenuti di formato più lungo. L’app di Google per i non vedenti aggiunge scansioni di cibo e documenti.

Altra novità riguarda anche il design di Lookout che adesso si basa sui feedback ricevuti ” dalla comunità non vedente e ipovedente”.

Funziona meglio con lo screen reader TalkBack di Android, offrendo più spazio al mirino della fotocamera in modo da poter inserire di più nel fotogramma. Inoltre, ora puoi scorrere tra le modalità nella parte inferiore dello schermo invece di dover toccare avanti e indietro per cambiarle.

Infine, Lookout non è più un’app solo per Pixel. È adesso possibile installarla dal Play Store su qualsiasi dispositivo Android con più di 2 GB di RAM e con Android 6.0 o versioni successive.

di Emiliano Contarino

martedì 11 agosto 2020

"Rientriamo a scuola", le domande frequenti e le risposte del Miur

Redattore Sociale del 11/08/2020

Le lezioni saranno in classe o a distanza? Sarà obbligatoria la mascherina? Gli alunni con disabilità dovranno indossarla? Qualcuno entrerà a scuola alle 7? Sono alcune delle questioni a cui il ministero dell'Istruzione risponde, in base a quanto previsto finora, sulla pagina dedicata, in continuo aggiornamento.

ROMA. "Rientriamo a scuola": è l'auspicio, l'invito, l'esortazione che il ministero dell'Istruzione ha scelto per battezzare la pagina, inaugurata ieri, dedicata alla ripresa dell'attività scolastica. Documenti, normative, informazioni e tutto ciò che è stato elaborato e diffuso dall'inizio della pandemia fino ad oggi viene ora raccolto e messo a disposizione in un unico contenitore. Allegata a questo, c'è anche la pagina delle "faq", con cui il ministero risponde (o almeno cerca di rispondere) alle questioni che maggiormente destano dubbi e confusione: dalla didattica a distanza all'uso delle mascherine per gli alunni con disabilità, dall'orario scolastico ai banchi "anti-covid", dall'assunzione degli insegnanti agli "alunni fragili".

Didattica a distanza: sì, no, forse

Per quanto riguarda il rientro fisico in classe, si chiarisce che "il servizio scolastico sarà erogato con le lezioni in presenza", ma si precisa che "la didattica digitale potrà essere utilizzata in modo complementare e integrato solo nella scuola secondaria di secondo grado". Va detto però che "in caso di una nuova sospensione delle attività in presenza, dovuta a motivi emergenziali, si renderà necessario il ricorso alla Didattica digitale integrata per tutti gli altri gradi di scuola"

Mascherine e disabilità

Per quanto riguarda l'obbligo delle mascherine, "il Comitato Tecnico Scientifico per l'emergenza (CTS) si esprimerà nel mese di agosto sull'obbligo di utilizzo della mascherina per gli studenti di età superiore a 6 anni - riferisce il ministero - Per chi ha meno di 6 anni è già previsto che non si debba utilizzarla". Diversa la situazione per gli alunni con disabilità: "Se la disabilità non è compatibile con l'uso continuativo della mascherina non dovranno indossarla. Ad ogni modo precisa il Miur - le scuole e le famiglie sono invitate a concordare le soluzioni più idonee a garantire le migliori condizioni di apprendimento". Inoltre, per il personale che interagisce con alunni disabili, "si potrà prevedere, in aggiunta alla mascherina, l'utilizzo di ulteriori dispositivi di protezione individuali per occhi, viso e mucose, tenendo conto della tipologia di disabilità e di ulteriori indicazioni impartite dalla famiglia dell'alunno/studente o dal medico". A tal proposito, il Miur rimanda al Protocollo di sicurezza per la ripresa di settembre.

Il tempo della scuola

Per quanto riguarda l'orario scolastico, "l'unità oraria può essere flessibile, quindi durare meno di un'ora, per una più efficace organizzazione delle attività didattiche, ma non si perderà neanche un minuto del monte orario previsto", precisa il ministero. Riguardo l'orario d'ingresso e uscita, "le scuole organizzeranno gli ingressi per evitare assembramenti, ma sempre tenendo conto delle esigenze delle famiglie e degli studenti".

I banchi anti-covid

Inevitabile il riferimento ai banchi e alla sostituzione di quelli tradizionale con quelli monoposto. A tal proposito, "il Comitato Tecnico Scientifico per l'emergenza ha indicato il banco monoposto come una delle misure utili per consentire il distanziamento tra gli alunni - riferisce il ministero - Oltre a garantire la sicurezza, l'acquisto dei nuovi banchi permette di rinnovare arredi spesso molto obsoleti. Per questo lo Stato ha deciso di avviare una gara europea, attraverso il Commissario straordinario di Governo, per un acquisto massivo di banchi monoposto". Chiarisce però il Miur che "le scuole hanno potuto scegliere fra quelli tradizionali e quelli innovativi attraverso una apposita rilevazione. Nessuna tipologia di banco è stata imposta".

Nuovi insegnanti in arrivo?

Per quanto riguarda l'incremento del numero di docenti, "nel Decreto Rilancio - ricorda il Miur - sono stati destinati a questo scopo 977 milioni di euro che consentiranno di avere 50 mila tra docenti e ATA in più per la ripresa di settembre. Ogni Ufficio scolastico regionale, che rappresenta il Ministero sul territorio, avrà un proprio budget da utilizzare per assumere personale e sarà data priorità alle esigenze delle scuole dell'infanzia e del primo ciclo (in particolare la primaria), insomma, ai più piccoli. La Ministra Azzolina ha già firmato l'ordinanza per distribuirlo. Con lo scostamento di bilancio di agosto arriveranno ulteriori risorse". Non è escluso che, nella scuola dell'Infanzia, arriveranno insegnanti privi di laurea, ma "si tratta di supplenze, non di assunzioni a tempo indeterminato - chiarisce il Miur - Le cattedre necessarie saranno assegnate in via prioritaria a supplenti abilitati, poi, in caso di esaurimento della graduatoria, saranno chiamati coloro che si stanno laureando in Scienze della formazione primaria. Quindi giovani formati - assicura il ministero - che hanno svolto un tirocinio e che hanno scelto di fare l'insegnante".

Lavoratori fragili e alunni fragili

Altra questione cruciale è quella delle "fragilità" presenti nella scuola. Per quanto riguarda il personale docente e non docente, "per lavoratori fragili si intendono i lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio, in ragione dell'età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, anche da patologia COVID-19, o da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da comorbilità che possono caratterizzare una maggiore rischiosità. L'individuazione del lavoratore fragile è effettuata dal medico competente su richiesta dello stesso lavoratore", Riguardo invece gli studenti, "al rientro degli alunni dovrà essere presa in considerazione la presenza di 'soggetti fragili’ esposti a un rischio potenzialmente maggiore nei confronti dell'infezione da COVID-19 - spiega il ministero - Le specifiche situazioni degli alunni in condizioni di fragilità saranno valutate in raccordo con il Dipartimento di prevenzione territoriale ed il pediatra/medico di famiglia, fermo restando - precisa il Miur - l'obbligo per la famiglia stessa di rappresentare tale condizione alla scuola in forma scritta e documentata. Lo prevede il Protocollo per la ripresa di settembre".

di Chiara Ludovisi

Portatori di handicap, Como al lavoro per diventare più accessibile

Il Giorno del 11/08/2020

COMO. Questa mattina a palazzo Cernezzi si è svolto l’incontro istituzionale tra l’Ente Nazionale Sordi, l'Unione Italiana Ciechi e il Comune di Como, rappresentato dall’assessore Elena Negretti delegata del sindaco, per discutere alcune proposte tecniche che riguardano l’accessibilità dei servizi e della città.

Dalla riunione sono emersi alcuni obiettivi strategici che riguardano gli uffici comunali e i percorsi accessibili. L’Ente Nazionale Sordi per esempio ha sottolineato la necessità di una efficace collaborazione per ideare servizi di accompagnamento e interpretariato, in particolare per le persone non udenti che hanno la necessità di recarsi presso gli uffici pubblici. L’Unione Ciechi ha chiarito bene quali siano le azioni più utili per migliorare la fruibilità dei servizi posti all’interno degli uffici comunali e sono stati presi contatti con alcune aziende per capire meglio le caratteristiche dei dispositivi proposti.

«Quello di oggi è un primo passo per sviluppare insieme un percorso di ridefinizione dei servizi e di reale inclusione per tutti i cittadini comaschi - spiega l’assessore Negretti - Abbiamo concordato un nuovo incontro a settembre per meglio approfondire richieste e tempi, e per riprendere la discussione del piano di abbattimento delle barriere architettoniche dopo le varie vicissitudini, i rallentamenti, le emergenze e i cambi di dirigenti".

venerdì 7 agosto 2020

Si ritorna a scuola. Ecco come. Tutte le decisioni prese nel protocollo condiviso dai sindacati

Avvenire del 07/08/2020

Alla fine, messe nero su bianco e condivise dalle sigle sindacali (che hanno parlato «un momento storico»), le regole per la ripresa della scuola da settembre sono diventate realtà. Che poi è quello che mancava, a quasi 8 famiglie di italiani, per capire come rimescolare le carte del proprio futuro. Perché sapere a che ora un figlio entrerà in classe, e dove, e per quanto tempo, per mesi sono sembrati dettagli secondari in un dibattito politico e scientifico “alieno” alle concrete esigenze delle persone. A cominciare proprio dai più piccoli. Ora la strada è segnata, tranne l’ultimo nodo da sciogliere: quello delle mascherine da indossare o no quando si è seduti al banco, decisione che il Comitato tecnico scientifico prenderà soltanto a due settimane dal fatidico 14 settembre. Sulla carta, certo: le regole condivise ieri e che elenchiamo in questa pagina di servizio sono infatti tutte da applicare ora in ogni singola struttura d’Italia, da ogni preside e in base a ogni singolo accordo preso con gli enti locali e con chi, come in molti casi le parrocchie, hanno messo subito a disposizione spazi per colmare l’abisso aperto improvvisamente dal Covid. La sfida del governo è non fermarsi a questo: la ministra Azzolina ieri è tornata a parlare di “classi pollaio” da superare e di nuovi investimenti che alla scuola servono, ora più che mai.

Test, febbre contagi: con un caso di Covid non si chiude tutto.

L'aspetto sanitario sarà centrale nell’anno scolastico che riprende nel bel mezzo della pandemia, questo famiglie e studenti l’avevano messo in conto. Ma fino all’ultimo molti erano stati i dubbi su come gestire la salute dei ragazzi e dei docenti e nello stesso tempo garantire una “normalità” ai tempi e ai modi della scuola. Alla fine s’è scelto di seguire una linea prudente, ma non ossessiva. Niente controllo della temperatura all’ingresso, per esempio (salvo che la misura voglia essere adottata dai singoli plessi): la responsabilità sarà delle famiglie, a scuola semplicemente non si deve andare se si ha più di 37,5 o sintomi febbrili. Nel caso poi «in cui una persona presente nella scuola sviluppi febbre e/o sintomi di infezione respiratoria si dovrà procedere al suo isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria e provvedere quanto prima al ritorno a casa». Per rientrare servirà un certificato di «avvenuta negativizzazione», e questo sia per gli studenti che per i docenti.

Inoltre le nuove linee guida messe a punto da Iss e Ministero della salute stabiliscono che non sarà un solo caso a decretare la chiusura di un istituto: l’eventuale stop infatti sarà deciso «in base al numero dei casi confermati» e dunque al livello di trasmissione del virus. E in questo senso in ogni scuola è prevista la presenza di un referente ad hoc per il Covid. Altri punti fermi: test sierologici gratuiti, ma su base volontaria, per i docenti, e rispetto rigoroso delle misure igienico-sanitarie nelle scuole con disinfezione frequente delle mani, degli spazi comuni utilizzati, dei banchi, e con areazione delle aule e dei laboratori.

Arriva lo psicologo. E per le difficoltà c'è un "help desk".

Spunta l’inedita figura dello psicologo scolastico nel protocollo siglato ieri tra il ministero dell’Istruzione e i sindacati, che potrà assicurare sia al personale, sia agli alunni «un sostegno per fronteggiare situazioni di insicurezza, stress, ansia dovuta a eccessiva responsabilità, timore di contagio, rientro al lavoro in “presenza”, difficoltà di concentrazione, situazione di isolamento vissuta». Il Miur a questo proposito ha stipulato una apposita convenzione con il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi in base alla quale gli Uffici scolastici regionali potranno fornire agli istituti la consulenza di professionisti abilitati alla professione psicologica e psicoterapeutica, con colloqui «effettuati in presenza o a distanza» e «comunque senza alcun intervento di tipo clinico».

Per superare eventuali disagi il Protocollo suggerisce pure «il rafforzamento degli spazi di condivisione e di alleanza tra scuola e famiglia, anche a distanza» e l’uso di sportelli di ascolto, soprattutto «nella gestione degli alunni con disabilità e di quelli con disturbi evolutivi specifici o altri bisogni educativi speciali».

Un vero e proprio help desk con numero verde dedicato sarà attivo dal 24 agosto (ore 9-13 e 14-18, da lunedì a sabato) per raccogliere quesiti e segnalazioni sull’applicazione delle misure di sicurezza e supportare le scuole nella delicata fase del rientro, compresa un’apposita assistenza amministrativa per gestire le risorse legate all’emergenza e superare ogni criticità. In parallelo funzioneranno Tavoli di monitoraggio negli Uffici scolastici regionali e un Tavolo nazionale con sindacati e rappresentanti dei ministeri dell’Istruzione e della Salute.

Ingressi e uscite, si va a scaglioni (e un solo genitore).

Cambia la geografia degli spostamenti all’interno della scuola. Il Protocollo stabilisce infatti che entrate e uscite «saranno differenziati» e si dovranno «evitare assembramenti con un’opportuna segnaletica e con una campagna di sensibilizzazione e informazione». Alle scuole sarà pure lasciata la scelta «ove lo si ritenga opportuno» di utilizzare «accessi alternativi»; da differenziare anche i percorsi interni all’edificio, con «predisposizione di adeguata segnaletica orizzontale sul distanziamento necessario e sui percorsi da effettuare». C’è, in questo senso, chi ha già modificato passi carrai, chi aperto nuovi varchi in muratura. Chi invece, e i presidi lo hanno sottolineato ancora una volta ieri, non ha alternative e chiede aiuto.

Il regolamento d’istituto dovrà poi essere modificato con integrazioni che prevedano anche una «ordinata regolamentazione nel caso di file per l’entrata e l’uscita, al fine di garantire l’osservanza delle norme sul distanziamento sociale». Sarà limitato l’accesso ai visitatori e a qualunque “esterno”, mamme e papà degli alunni inclusi; infatti lo studente potrà essere accompagnato da un solo genitore (o altro maggiorenne delegato), il quale dovrà indossare la mascherina «durante tutta la permanenza all’interno della struttura». Gli altri visitatori potranno entrare solo per effettiva necessità, previa prenotazione e annotando su un apposito registro i propri dati e recapiti. Una misura che creerà difficoltà soprattutto alle materne e alle elementari. Per quanto riguarda il rientro degli studenti già risultati positivi all’infezione da Covid-19, la classica “giustificazione” dei genitori non basta più: deve esserci «una preventiva comunicazione con la certificazione medica».

Tutti a un metro, in classe o altrove. Gli orari? Dipende.

Compagno di banco addio. Con le misure post-Covid, ribadite anche dal Protocollo, sarà vietato nel prossimo anno scolastico sedere a fianco dell’amico del cuore. In classe e comunque negli ambienti scolastici vige l’obbligo di «mantenere il distanziamento fisico di un metro», come ormai è prescritto in tutti i luoghi chiusi, e precisamente «tra le rime buccali», cioè tra le bocche.

Anche negli spazi comuni (mense, palestre, aule dedicate) «l’accesso deve essere contingentato, per un tempo limitato allo stretto necessario e con il mantenimento della distanza di sicurezza». Essendo questa la norma che probabilmente ha creato maggiori difficoltà ai responsabili scolastici (dove trovare infatti luoghi alternativi per tutti?), viene data loro facoltà di agire sui tempi: si potranno ad esempio «alternare le presenze degli studenti con lezioni da remoto, in modalità didattica digitale integrata» oppure «prevedere l’erogazione dei pasti per fasce orarie differenziate».

Distanze obbligatorie pure nelle aule professori e nelle zone dove si trovano i distributori automatici di bevande o snack. Gli insegnanti di sostegno, che in molti casi non possono evidentemente osservare il distacco fisico, sono autorizzati a proteggersi con dispositivi aggiuntivi: guanti, occhiali, protezioni trasparenti sul viso.

È peraltro prevedibile che, vista l’annunciata assunzione temporanea di 50.000 tra docenti e personale ausiliario, i dirigenti torneranno a considerare le convenzioni con enti esterni – tra cui associazioni, parrocchie, oratori, scuole paritarie, eccetera – che dispongano di spazi liberi per ospitare le lezioni, così da poter eventualmente “sdoppiare” le classi senza obbligarle a faticosi turni o alle lezioni a distanza. (V.D.)

giovedì 6 agosto 2020

Siena – Mostra Love is Blind – Blind for Love

Giornale UICI del 06.08.2020

Santa Maria della Scala, Siena – Palazzo del Duomo

13 agosto-1 novembre 2020

tutti i giorni 10.30-18.00 – 1 novembre 10.30-17.00

La mostra che Caroline Lépinay presenta al Santa Maria della Scala, già allestita a Venezia negli spazi di Palazzo Tiepolo Passi durante la 58ma Esposizione Internazionale, propone una serie di creazioni tattili allestite in forma di ‘opera’. Love is Blind/Blind for Love si compone di nove momenti ispirati, nella narrazione, al mito di Amore e Psiche celebrato da Apuleio nelle Metamorfosi e, nelle opere, alle suggestioni trasmesse all’artista da grandi maestri della musica, della letteratura, del cinema e dell’arte.

Attraverso il suo personale racconto emozionale Lèpinay intende farci scoprire un nuovo modo di ‘vedere’, sensibilizzando le persone sulla necessità di imparare a guardare con tutti i sensi, superando le barriere delle differenze. La mostra vuole infatti mettere in risalto la diversità tra la percezione esteriore della vista fisica, degli ‘occhi del corpo’, e quella interiore dell”occhio dell’anima’, resa possibile grazie a tatto, udito, olfatto.

“È la materia che mi chiama. Mi assorbe in un silenzio finché nella mia testa non inizio ad udire una musica, e si definiscono forme, volumi, valori, colori, contrasti e alla fine i corpi parlano, raccontano una storia, la storia della vita, la storia dell’amore” così Caroline Lépinay definisce il suo percorso creativo, che nel progetto Love is Blind/Blind for Love ha dato vita ad una vera e propria opera. In essa musica, scultura, pittura, video permettono di vivere un’esperienza sensoriale totale, in cui ripercorrere il mito classico di Amore alla riscoperta dei valori fondanti del nostro essere. Attraverso il ricordo, forza vitale e costruttiva, infatti, si vince l’oblio e si permette alla memoria di trasmettere conoscenza ed emozioni.

L’opera creata da Caroline Lèpinay si compone di nove momenti, nei quali la narrazione di Apuleio si trasfigura nel racconto di Psiche, donna amata e desiderata, ma anche anima alla ricerca di sé e di Eros che si sostanzia nell’idea di Amore/Agape incondizionato.

Il tatto e la carezza, attraverso asperità e dolcezza, accompagnano in un percorso interiore; la musica, interpretata in mostra dalla voce generosa di Luciano Pavarotti, asseconda e amplifica l’esperienza tattile; i profumi abbracciano il viaggiatore e lo guidano attraverso i diversi momenti della percezione.

Dopo Palazzo Tiepolo Passi l’opera di Caroline Lépinay, nel suo pellegrinaggio che la porterà anche oltreoceano, fa tappa nell’antico ospedale senese. Qui sarà proprio uno dei pellegrinai storici, il pellegrinaio di valle Piatta, ad accogliere il dipanarsi del suo racconto sensoriale, all’insegna delle due parole chiave che uniscono l’ospedale e l’artista: accoglienza e accessibilità.

Accoglienza e accessibilità appaiono infatti come il percettibile fil rouge che lega le opere di Caroline Lépinay, tra di loro, alle opere degli artisti ospiti, allo spazio ospitante. Con la mostra di Caroline Lèpinay il Santa Maria della Scala prosegue il suo personale percorso verso un’accoglienza e un’accessibilità universale, che hanno trovato fondamenta l’una nell’interrotta storia della struttura ospedaliera, l’altra nel continuo arricchimento e scambio di opere, percorsi, racconti destinati ad ogni tipologia di pubblico.

La mostra, ospitata nella sala san Pio, può essere visitata, nel rispetto delle attuali norme previste per il contenimento del covid19, sia autonomamente, sia bendati attraverso un percorso guidato, condotto da personale vedente e non vedente appositamente formato. Nel periodo dell’esposizione saranno inoltre organizzati eventi speciali, in cui le visite guidate saranno condotte dagli artisti stessi.

La mostra, patrocinata dalla Fondazione Pavarotti, è realizzata in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – sezione di Siena.

Caroline Lèpinay, madre italo-francese e padre francese, cresce in un ambiente culturale molto vario e vivace in cui l’amore per l’altro, la trasmissione di valori e del bello sono aspetti dominanti. Conseguita una laurea in scienze politiche si specializza in strategia e gestione delle crisi. Oltre all’attività artistica è impegnata come consigliere per politici ed industriali. Ha collaborato con il gruppo La Bélle Epoque in qualità di artista e direttrice artistica. Nel 2009 realizza a Montréal la mostra Violon et errance; del 2017 è l’esposizione a Ginevra Fra due silenzi, scritta in forma di opera, in cui ogni creazione è associata ad una musica. La mostra Love is Blind/Blind for Love, presentata alla 58ma Esposizione Internazionale d’arte di Venezia, rappresenta un ulteriore evoluzione del suo percorso creativo.

Fred Berthold, nato a Ginevra nel 1966 da genitori tedeschi, cresce all’ombra della fabbrica di materiali metallici fondata dal padre. Diplomato come tecnico meccanico, dopo aver viaggiato a lungo, entra nella ditta di famiglia che attualmente dirige. Nel 1996 progetta con Roger Pfund il prototipo di un grande orologio ad acqua, nel 2005 collabora con René Broissard alla realizzazione di numerose opere. La prima serie di opere che rispondono al suo bisogno di esprimersi attraverso la scultura si intitolano “Essere interiore”. Dalla collaborazione con caroline Lèpinay nascono opere realizzate a quttro mani, alcune delle quali parte del progetto Love is Blind/Blind for Love.

Philippe Nicolas, dopo aver studiato all’École Boulle e all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts, nel 2004 apre il suo primo laboratorio di intagliatore a Ivry sur Seine; nel 2008 è nominato maestro d’arte. Si trasferisce a Parigi e nel 2010 viene invitato a realizzare un laboratorio all’interno della Maison Cartier in cui trasmettere il suo sapere. Nel 2016 riceve l’onoreficenza di cavaliere delle Arti e delle Lettere. Incidere e scolpire è un’arte del vivere, una passione che Nicolas ha sempre praticato. Nel 2018 è invitato a presentare la sua opera a Venezia all’interno della mostra sull’artigianato artistico Homo Faber.

Domenico Sorrentino, originario di Boscotrecase, piccolo paese incastonato alle pendici del Vesuvio che guarda pigramente e disincantato la grande meraviglia naturale del golfo di Napoli, si trasferisce nella Riviera del Brenta disseminata di dimore della nobiltà veneziana. Qui realizza numerose decorazioni d’interni e vedute veneziane del tutto originali per qualità artistica e per libertà espressiva. L’incontro artistico con Caroline Lépinay che lo chiama al suo fianco nel percorso sviluppato per l’esposizione senese, avviene nelle stanze di Palazzo Tiepolo Passi sul Canal Grande dove era allestita la mostra dell’artista.