mercoledì 31 luglio 2019

Colorado, lei non cammina, lui non vede: insieme viaggiano per scoprire il mondo

Leggo del 31.07.2019

USA. Trasformare le proprie mancanze in punti di forza. Insieme. Melanie Knecht, 29 anni, e Trevor Hahn, 42, lo hanno decisamente fatto. Lei, affetta da spina bifida, è costretta sulla sedia a rotelle da quando è nata e non cammina. Lui, a causa di un glaucoma, non può vedere. Insieme hanno deciso di viaggiare scalando le montagne. Questa storia incredibile arriva dal Colorado, negli Stati Uniti.

Melanie e Trevor, entrambi originari di Fort Collins (Colorado), si sono incontrati per la prima volta durante una lezione di boxe e poco tempo dopo ad una lezione adattiva di arrampicata su roccia. Hanno iniziato a parlare. A raccontarsi difficoltà e dolori nell'affrontare le loro gravi disabilità.

Poi, un giorno, Melanie ha rivelato ad Hahn la sua più grande passione: il campeggio. L'ultimo fatto interamente "in spalla" ad un amico all'Isola di Pasqua. A quel punto Hahn ha avuto l'idea: «Perchè non unire le forze e iniziare a scoprire il mondo insieme?».

I due hanno iniziato gradualmente a fare piccole passeggiate nella natura. Poi ad affrontare percorsi sempre più difficili, fino alla sfida di questa estate: scalare una montagna alta più di 4mila metri. «È un fatto di buonsenso», ha detto Melanie. «Lui è le gambe, io sono gli occhi, boom! Insieme, siamo la squadra dei sogni», ha spiegato. La loro avventura sarà interamente condivisa su Instagram. «Sono così felice di aiutare qualcuno a provare quello che ho provato per tutta la vita», ha detto Hahn commosso. «La parte più bella è riuscire a farla sorridere, questo mi dà uno scopo».

lunedì 29 luglio 2019

UNIONE CIECHI, il successo degli audiolibri

Bresciaoggi del 29.07.2019

Classici, gialli e anche la narrativa contemporanea: a disposizione ci sono 19.000 titoli grazie al lavoro garantito da lettori professionisti e dai volontari.

BRESCIA. Resta sempre aperta e a disposizione la sezione bresciana dell'Unione ciechi e ipovedenti (Uici) presieduta da Sandra Inverardi, con i suoi servizi e le sue potenzialità a disposizione di tutti. La sede di via Divisione Tridentina è infatti quotidianamente frequentata non solo da persone con problemi di vista, anzi... E se l'associazione, che conta 1100 iscritti sul territorio bresciano, funziona bene è perché l'organizzazione è impeccabile e basata sul lavoro, volontario e non, di diversi professionisti, che hanno il valore aggiunto di presentare una sensibilità particolare. LO SI PERCEPISCE immediatamente, non appena varcata la soglia, grazie alla curata accoglienza del personale della segreteria: «Il nostro compito è infondere coraggio con empatia ma senza farsi travolgere dai sentimenti - spiega Nadia Almici che, in tanti anni di presenza, ha imparato a relazionarsi con sorridente serietà - presentando le offerte di accompagnamento morale e pratico, tenendo conto delle esigenze che variano da persona a persona, a seconda dell'età, della storia individuale, del grado della disabilità». I servizi per i soci sono numerosi, dai Caf all'assistenza pratiche per indennità, sussidi, contributi sanitari, agevolazioni trasporti, consulenze lavorative, legali, psicologiche; e tra questi spicca l'opportunità della lettura, resa possibile grazie al servizio «Libro parlato» che rappresenta un'eccellenza inventata a Brescia ed esportata anche all'estero. Nato nel 1973 sotto forma di Nastroteca Fratelli Milani (intitolata a Carlo e Giulia Milani benefattori dell'Uici), dal 2009 il servizio ha preso il nome di Centro del libro parlato, in seguito anche ai cambi tecnologici, con il tramonto delle bobine, sostituite dalle audio-cassette prima, dai cd poi e oggi dall'on line. Parte del vecchio materiale resta in archivio mentre in movimento c'è quello digitale, a disposizione del Servizio nazionale del libro parlato di Roma. Con ben diciannovemila titoli ad oggi disponibili, il Centro bresciano ha servito, per ora, «815 persone su tutto il territorio, per i quali sono attivi sia i prestiti del materiale che abbiamo in sede, sia il prelievo on line. Serve soltanto essere iscritti - spiega il tecnico coordinatore Andrea Pedersoli - e il sevizio è per chiunque abbia disabilità visiva certificata (dislessici e anziani con difficoltà di lettura) ed è integrato nel sistema bibliotecario urbano e provinciale». MA A BRESCIA gli audiolibri sono anche registrati, grazie a lettori professionisti e volontari. Gli attori producono le opere che registrano negli attrezzati studi della sede, mentre i volontari, che sono circa una trentina nel bresciano, incidono dal proprio Pc di casa tramite un programma audio. «Ogni anno riusciamo a produrre circa settanta audiolibri a seconda delle richieste degli utenti» aggiunge Pedersoli, in questi giorni impegnato all'elaborazione «di testi classici di Maupassant, Nievo, Stendhal, ma non mancano anche alcuni libri gialli e la narrativa contemporanea». Altra offerta particolare dell'Uici locale è quella che riguarda l'informatica: in sede c'è un'aula con una decina di personal computer dove «due istruttori tecnici informatici organizzano corsi di Windows, Mac e Iphone, a seconda delle richieste - racconta Domenico Gorno responsabile del settore -. L'ultimo ciclo di lezioni è stato in primavera e frequentato da 6/7 persone, che rappresenta la media di ciascun corso». Il laboratorio è anche un test center per la Patente europea per il computer (Ecdl) «aperto a tutti, non solamente a ipo e non vedenti», precisa Domenico Gorno. Uici insomma si conferma un servizio per la città intera, senza differenze e con al centro sempre la gentilezza accogliente. Per far sentire tutti sempre a casa: davvero un grande orgoglio per la città.

Brescia – Corsa, rally, sci e golf: sport «avanti tutta», di Irene Panighetti

Bresciaoggi del 29.07.2019

LE ALTRE ATTIVITÀ. C’è anche una commissione per le varie iniziative

Tante le medaglie vinte ai tricolori paralimpici. A Castrezzato si va in buca, c’è Borno per la neve

Corsa, rally, golf, sci…L’attività della sezione bresciana dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti non si pone limiti. I progetti sono diventati così numerosi da implicare la formazione di un’apposita commissione sport all’interno dell’Uici, per accogliere le tante idee e soprattutto realizzarle, oltre a sognare i traguardi futuri, magari in occasione del centenario dell’Uici che cade il prossimo anno. «Stiamo già lavorando per organizzare eventi che vengano ricordati», anticipa Davide Foglio, runners ipovedente, vincitore di molte medaglie, sostenuto dall’inventiva scoppiettante di Gilberto Pozza, storico promotore di iniziative e inventore di Mite, progetto di rally per ciechi o ipovedenti. Per adesso, le conquiste più prestigiose sono forse quelle delle corse: agli ultimi campionati italiani paralimpici Foglio, Sandra Inverardi e Khadir Asghar hanno fatto incetta di medaglie d’oro e d’argento, correndo tutti con le rispettive guide, con un’unica amarezza: Asghar è arrivato primo ma non è classificabile perché non ha ancora la cittadinanza. «Un dolore per lui, in attesa, dal 2016, di questa attestazione dopo anni di lavoro in Italia – ricorda Foglio, che a Iesolo ha chiamato sul podio il compagno di corsa e gli ha messo al collo una delle sue medaglie – perché lui è un vincitore e il riconoscimento è doveroso». Continuano le vittorie anche con i rally: lo scorso 13 luglio nel vicentino ha debuttato, grazie al progetto Mite, «un nostro socio di Manerbio, Michele Brignani, che è salito sul podio insieme a Sandro Martini, pilota della scuderia Mite, la quale ha vinto la coppa di primo posto per auto storiche, secondo posto auto moderne… è stato un nuovo successo!» racconta Pozza. Prossime discipline coinvolte: golf e sci. Per la prima è attivo Roberto Regosa, golfista e volontario Uici: «Sto organizzando per la prima settimana di ottobre a Castrezzato un torneo dove vorrei partecipassero 40 squadre con 40 ipovedenti o ciechi accompagnati da 80 persone senza problemi di vista», illustra. Per lo sci invece, spiega Foglio: «Un’amica che ha un negozio di articoli sportivi a Villa Carcina e che è istruttrice di sci per non vedenti ci ha proposto di organizzare una proposta di sci a Borno per la prossima stagione. Ovviamente siamo già in movimento!».

venerdì 26 luglio 2019

La nuova stazione è per tutti: sottopasso senza più barriere

La Provincia di Cremona del 26-07-2019

La nuova stazione è per tutti: sottopasso senza più barriere

Riaperto ieri dopo la riqualificazione. Percorso tattile per disabili. Lavori avanti

Il sottopasso principale è riaperto da ieri: completamente riqualificato, funzionale e bello anche a vedersi, dotato di ascensori che dovrebbero entrare in funzione in tempi brevi.

E tra il secondo e il terzo binario, la sempre promessa e ora finalmente anche concreta attenzione alla disabilità si specchia nei marciapiedi rialzati e sistemati e nell’allestimento del percorso tattile per non vedenti in fase avanzata.
Eccolo, il volto nuovo della stazione ferroviaria: esteticamente migliore, più moderna e accessibile e, soprattutto, senza barriere.

È così, con un intervento di generale riordino che ancora attende di essere implementato ma che intanto mostra i primi, significativi cambiamenti, che incomincia a prendere forma il progetto concordato fra Comune e Rete Ferroviaria Italiana quasi due anni fa. Si tratta del piano di ristrutturazione, da oltre due milioni di euro, elaborato in sinergia dall’ente e dalla società nel corso di una interlocuzione lunga, prima aperta e poi sostenuta anche tecnicamente dall’allora assessore alla Mobilità e Infrastrutture Alessia Manfredini, dall’assessore Rosita Viola e dal direttore del settore Lavori Pubblici, Marco Pagliarini. In particolare, è già stato riqualificato il principale sottopasso pedonale con la realizzazione di due nuovi ascensori, a servizio del primo e del secondo marciapiede di stazione, in linea con le specifiche tecniche previste per le persone a ridotta mobilità. Inoltre, rispettando lo standard previsto a livello europeo per i servizi ferroviari metropolitani, sempre con l’obiettivo di agevolare l’ingresso e l’uscita dai treni, anche i camminamenti sono già stati innalzati a 55 centimetri dal piano binari, con l’inserimento dei percorsi tattili per ipovedenti e non vedenti.

E ora i lavori, approvati dalla Soprintendenza, proseguiranno con un’ulteriore fase del progetto complessivo che riguarderà l’intera stazione e che avrà ripercussioni positive, ovviamente anche per i pendolari. Proseguiranno e si intersecheranno con un altro maxi intervento, quello finanziato dal ‘Patto per la Lombardia’ sulla base dell’accordo sottoscritto nel 2016 fra l’allora esecutivo di Roberto Maroni e l’allora governo di Matteo Renzi, che contempla per Cremona la completa rivisitazione della stazione ferroviaria, con riordino del piazzale, raddoppio del parcheggio di servizio e sistemazione della parte adiacente di via Dante sul fronte viabilistico e della sicurezza, porzione questa ultima che come noto è già in corso, sostenuta da una elargizione di due milioni e 400mila euro. E così, indicativamente entro la fine dell’anno, miglioreranno non solo l’accessibilità ma anche la sosta e la viabilità presso il nodo di interscambio. Serviva un salto di qualità e la sistemazione ormai iniziata sembra proprio poterla garantire.

Ostacoli: il dossier dell’Unione Ciechi

Una stazione per tutti: era l’obiettivo prefissato ed è l’obiettivo che si sta raggiungendo. Non era scontato. Perché la partenza era in salita. Si partiva dal dossier elaborato, in sinergia con il Comune, dalla Sezione di Cremona dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti: 41 pagine, intitolate ‘Conoscenza e valutazione del grado di accessibilità e fruibilità’, trasmesse ad Rfi dall’amministrazione, in particolare dagli assessori interessati, Alessia Manfredini e Rosita Viola e dalla presidente del consiglio comunale Simona Pasquali. E proprio su quel documento, e sulle istanze presentate, si è sviluppato il progetto che ora sta andando ad attuazione. Per eliminare tutte le criticità evidenziate in quel dossier. Ostacoli tutti messi nero su bianco: la mancanze di percorsi dedicati ai diversamente abili nell’atrio interno del presidio di via Dante e nel piazzale esterno, l’assenza di un percorso tattile nel corridoio, l’illuminazione insufficiente per chi ha problemi visivi, la discontinuità di scalinate. E poi, soprattutto, il problema sul binario uno, sprovvisto di percorso tattile di orientamento, senza codice di arresto e pericolo posizionato sulla linea gialla e necessario per segnalare la fine della banchina e l’inizio dei binari e mai dotato di ‘manicotto’ con scritta Braille.

Sintetizzando: una situazione di generale pericolo per gli utenti diversamente abili.

Ma anche uno scenario, quello descritto nell’atto, da cancellare. Lo si sta facendo. Perché incassata allora la disponibilità di Rfi ad un complessivo intervento di adeguamento, ora l’operazione barriere addio è in pieno corso.

giovedì 25 luglio 2019

Proposta della Sezione UICI di Bergamo: GITA SOCIALE: PADOVA, VICENZA E D'INTORNI – 10/13 ottobre 2019

Iscrizioni entro il 20 settembre 2019.

Il Veneto è una delle regioni più varie d'Italia, in grado di offrire allo stesso tempo paesaggi costieri, collinari e montuosi, con possibilità di toccare le sabbie del litorale e la neve dei ghiacciai nella stessa giornata.
È anche una terra legata a migrazioni di popoli, conflitti e guerre, che racchiude tra le pieghe del suo territorio alcuni borghi di rara bellezza, veri gioielli che si svelano agli occhi dei visitatori lungo la sua vasta pianura e sul paesaggio vulcanico dei Colli Euganei, così come nella cerchia prealpina e nelle vallate alpine.

PROGRAMMA

GIOVEDÌ 10 OTTOBRE:
- partenza da Bergamo destinazione Arqua Petrarca (PD) con autobus G.T. alle ore 7.00 dal piazzale della Malpensata;
- arrivo previsto ad Arqua Petrarca alle ore 10,30;
- ore 10,30 incontro con la nostra guida e visita alla cittadina.
Arqua Petrarca:
“Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo”.
Così scriveva Francesco Petrarca nel XIV secolo, quando decise di ritirarsi ad Arquà, in Veneto, per trascorrervi gli ultimi anni della sua vita.
Ancora oggi, in questo borgo medievale in provincia di Padova, adagiato tra le curve morbide dei Colli Euganei, possiamo respirare quella stessa quiete, e immaginare il poeta all’opera, assorto nei suoi pensieri, cullato dai suoni miti della natura e immerso nei ritmi placidi dei villaggi di un tempo.
- pranzo presso il tipico ristorante La Costa ad Arqua Petrarca;
- primo pomeriggio, partenza in autobus per la visita alla località di Este (PD).
Este:
La cittadina rappresenta una meta turistica dei Colli Euganei sicuramente da non perdere, offre scorci unici, le antichissime origini storiche non tardano a mettersi in mostra agli occhi di chi la visita, affascinandolo. Una bella passeggiata per il suo borgo medievale dove oltre alle bellezze storiche ed artistiche si scopre dalle botteghe che ad Este la principale eccellenza artigianale è la lavorazione della ceramica, una tradizione millenaria che risale alla nascita della città e che si è mantenuta nel tempo e ancora oggi rappresenta per la città un settore economico trainante. Non mancate di visitare il poderoso castello che ancora oggi conserva l'imponente cinta muraria proprio al centro della cittadina e che rappresenta sicuramente l'attrazione più visitata di Este.
- arrivo in serata all’Hotel Terme Olympia **** a Montegrotto (PD) per la cena e il pernottamento.

VENERDÌ 11 OTTOBRE:
- colazione in Hotel e trasferimento in autobus a Padova con visita guidata alla città.
Padova:
È ormai a molti nota come la città dei tre “senza”: la città del Santo senza nome, perché Antonio per i padovani è il Santo per antonomasia, la città’ del Caffè senza porte perché lo storico Caffè Pedrocchi era aperto ad ogni ora, anche di notte e il Prato senza erba perché questa monumentale piazza, denominata “Prato della Valle”, era in origine una zona paludosa. Ma è anche la città di Antenore e contende addirittura il primato di città dalla fondazione più antica con la Roma di Enea!
- pranzo presso il ristorante Antica Trattoria Zaramella;
- primo pomeriggio completamento della visita di Padova.
Storicamente Padova è uno dei principali centri della cultura paleoveneta, fondata sull’ansa del fiume Brenta, anche se oggi è il fiume Bacchiglione a solcare il suolo patavino, definendo in vari luoghi della città molti scorci suggestivi. Dell’epoca romana sono ancora visibili i resti dell’antica Arena e molto si può ammirare all’interno dei vicini Musei civici agli Eremitani, dai quali si accede anche alla Cappella degli Scrovegni che conserva il rivoluzionario ciclo di affreschi di Giotto.
- rientro in serata all’Hotel Terme Olympia xxxx a Montegrotto (PD) per la cena e il pernottamento.

SABATO 12 OTTOBRE:
- colazione in hotel e partenza verso le località di Cittadella (PD) e Bassano del Grappa (VI).
Cittadella:
Fondata nel 1220 da Padova per tutelare il territorio, anche se senza dubbio la città ha origini romane. Cittadella divenne famosa nel Medioevo quando passò sotto il controllo dei Carraresi di Padova, quindi nel 1406 finì sotto il controllo di Venezia per passare infine nel 1797 a Napoleone.
Una storia importante, quindi, che modellò questa città anche dal punto di vista architettonico e artistico.
Non dimentichiamo di Percorrere il camminamento di ronda che È il motivo principale per venire a Cittadella. Il suo straordinario camminamento è unico in Europa, lungo un chilometro e mezzo e interamente percorribile grazie a un recente restauro, rendendo questa città uno dei luoghi da vedere nella vita.
- pranzo presso il ristorante Trevisani villa Damiani a Bassano del Grappa;
- primo pomeriggio visita alla cittadina di Bassano del Grappa (VI).
Bassano del Grappa:
Se volete passare una bella giornata fuori porta dovreste andare a Bassano Del Grappa” – in molti dicono – ma Perché? Per la sua atmosfera incantata, per i panorami di una cittadina che conserva la sua anima di paese, per i musei, per i profumi di pane fresco e distillati tra le vie del centro e perché non, per un buon bicchiere di grappa. Il simbolo di questa città è senza alcun dubbio il mitico ponte degli alpini e sicuramente è una delle prime cose da vedere in città. Il ponte è stato interamente costruito in legno ed offre viste spettacolari in ogni stagione dell’anno.
- arrivo in serata all’hotel Terme Olympia **** a Montegrotto (PD) per la cena e il pernottamento.

DOMENICA 13 OTTOBRE:
- colazione in hotel e partenza con visita guidata alla città di Vicenza.
Vicenza:
È una città di medie dimensioni, situata nel Veneto, ai piedi dei monti Berici. Città storica di antica fondazione, offre al turista moltissime mete da visitare, insospettabili per chi non ci è mai stato.
Non si possono visitare i dintorni di Vicenza senza cominciare dalle ville palladiane.
Andrea Palladio fu un grandissimo architetto, vissuto nella seconda metà del 1500 tra Vicenza e Padova.
La maggior parte delle architetture che adornano la città di Vicenza si devono a questo personaggio
- pranzo presso il ristorante tipico Ovo Sodo;
- Primo pomeriggio continuazione della visita alla città di Vicenza.
Andrea Palladio fu un personaggio illustre, che arricchì di palazzi e chiese originali anche la prima periferia e le campagne circostanti di Vicenza. La più famosa tra le ville palladiane è certamente quella detta “La rotonda”, nei dintorni della città, ma altre 23 adornano tutta la provincia. Questi grandi edifici furono costruiti come residenze nobiliari, per le famiglie più in vista della città.
- appuntamento verso le ore 17,30 per il rientro in autobus a Bergamo, con arrivo previsto verso le ore 20 in piazzale Malpensata.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE:
- Al raggiungimento di 50 partecipanti euro 405.
- Al raggiungimento di 40 partecipanti euro 420.
La quota comprende:
- 3 cene, tre pernottamenti e 3 prime colazioni nell’Hotel Terme Olympia **** a Montegrotto (PD);
- sistemazione in camere doppie, o per scelta all’atto dell’iscrizione, in camera singola con relativo supplemento (10 euro a notte);
- quattro pranzi nei ristoranti sopracitati;
- guida specializzata per tutte le escursioni;
- audioguide individuali a disposizione per tutta la durata della gita;
- autobus e relativi parcheggi;
- assicurazione individuale contro infortuni.
La quota non comprende:
- spuntini nell’arco della giornata;
- supplemento camera singola 3 notti (30 €).

Raccomandazioni:
- la quota da versare all’iscrizione (caparra) è di € 150;
- la prenotazione è valida, solo dopo il versamento della quota della caparra;
- ogni partecipante non vedente deve essere accompagnato da un proprio accompagnatore vedente;
- LE ISCRIZIONI DOVRANNO ESSERE EFFETTUATE ENTRO E NON OLTRE il 20 SETTEMBRE 2019 alla nostra segreteria sezionale, al numero 035 249208.
- la caparra può essere versata direttamente alla segreteria della sezione o tramite bonifico bancario intestato alla nostra sezione, codice IBAN: IT50Y0311111109000000072450 UBIBANCA filiale di Loreto Piazza Risorgimento;
- chi utilizza il bonifico bancario è pregato di inviare la ricevuta del bonifico tramite email uicbg@uiciechi.it
- saldo entro il 30 SETTEMBRE 2019;
- essendo il viaggio offerto a costo convenzionato, in caso di rinuncia la caparra viene resa solo se è possibile la sostituzione con altri partecipanti;
- il programma potrebbe subire variazioni se necessario;
- l'adesione esonera l’U.I.C.I da responsabilità per furti e danni;
- ricordiamo di apporre il nome ai bagagli;
- la gita verrà effettuata solo al raggiungimento di 40 persone, in caso contrario le quote di iscrizione verranno totalmente restituite entro il giorno 08 novembre 2019.
- il non vedente deve essere munito di regolare tessera dell'U.I.C.I. da poter esibire nel caso di esenzioni di tickets.

Fiduciosi in una numerosa partecipazione all’iniziativa, restiamo in attesa della Vostra pronta adesione.

lunedì 22 luglio 2019

La storia di Giona: "Io, sordocieca, scalo montagne e suono il piano"

TrentoToday del 22.07.2019

Il racconto a Today della giovane che, nonostante la malattia, studia, va in montagna, suona e si impegna per superare le difficoltà.

RIVA DEL GARDA. Suona il pianoforte, arrampica in montagna e fa parte del comitato nazionale delle persone sordocieche della Lega del Filo d’Oro. A fare tutto questo è la giovane Giona, una delle 189mila persone sordocieche che vivono oggi in Italia. La ragazza, che oggi abita a Riva del Garda, ha voluto raccontare la sua straordinaria storia a Chiara Cecchini di Today.

Nata in Albania 22 anni fa, la giovane è arrivata in Italia insieme ai genitori quando aveva solo quattro anni e mezzo e oggi è iscritta al terzo anno di scienze del servizio sociale a Trento. Giona si definisce una persona riservata ma “molto forte, determinata quando lo desidera, con idee ben chiare". Tutto ciò nonostante le avversità che la vita le riserva. “Mi sono resa conto di quanto lavorare con le persone sia ciò che veramente desidero al di là di quello che sarà il mio lavoro futuro”, racconta la giovane, che in attesa di completare la triennale e di continuare gli studi con specializzazioni e corsi, sa già di voler diventare in futuro un'operatrice sociale, lavorando a contatto con le famiglie e i minori.

Giona e l'impegno verso l'indipendenza.

Dal punto di vista visivo, Giona ha una cecità assoluta (vede prevalentemente solo luci ed ombre), mentre dal punto di vista uditivo, ha una sordità profonda. Nella vita di tutti i giorni, tra studio e socializzazione, la ragazza è aiutata da una tecnologia sempre più precisa e specifica, come ad esempio l’impianto cocleare che le è stato installato e attivato nel maggio 2009: si tratta di un dispositivo sviluppato per persone con una perdita dell’udito da grave a profonda, che trasforma i suoni in segnali elettrici inviati direttamente al nervo acustico. L’impianto, afferma la ragazza, ha cambiato radicalmente la sua vita permettendole "di comunicare con gli altri ed entrando così maggiormente in relazione con il mondo circostante”.

Per studiare, Giona utilizza dei supporti informatizzati, come ad esempio la Barra Braille e la sintesi vocale, mentre nella vita quotidiana, ricorda, “faccio uso del bastone bianco in tratti brevi e conosciuti, telefono cellulare per socializzare, scrivere email, orientarmi nei momenti di difficoltà, riconoscere i colori e i soldi, il microonde per cucinare piatti semplici”. Durante il periodo di riabilitazione logopedica iniziato in seguito all’impianto cocleare, Giona ha iniziato a suonare il pianoforte, un’attività che da un lato le dà tranquillità e le permette di rilassarsi e dall’altro le consente di continuare a mantenere alta l’attenzione sulla modalità in cui percepisce i suoni, tenendo conto di altezze e frequenze.

In montagna, per trovare libertà e autonomia senza precedenti.

Dal 2013 Giona ha iniziato a praticare l’arrampicata sia in palestra sia in esterna, grazie a un gruppo della sua zona che frequentava e che accompagnava persone non vedenti e con difficoltà motorie in montagna e che ogni estate propone un corso di avvicinamento a questa disciplina. “Se penso a tutto ciò che l’arrampicata mi può dare, posso affermare con sicurezza che tale sport mi dia un senso di libertà e autonomia senza precedenti, ricaricandomi di energia piena, incoraggiandomi a superare i miei limiti dandomi un grandissimo senso di pace interiore – spiega Giona – . Tutto ciò mi permette di non farmi pensare, in maniera temporanea, a quel dolore che, spesso, mi porto appresso. In altre parole, toccare quegli appigli, pensare alle soluzioni per poter superare un passaggio e riuscire a mettere la corda in catena mi fanno sentire viva. Di una vitalità che mi ricorda quanto vale la pena provarci nella vita e tentare di affrontare tutto ciò che ci capita con tenacia e grinta. Mi dà quindi la possibilità di ‘guardare’, anche solo per un attimo, a ciò che sono e a tutto ciò che, di positivo possiedo, ricordandomi quindi, che non sono inutile e che valgo più di quanto possa pensare”.

Nel 2014 Giona è stata anche protagonista del docufilm 'Il colore dell’erba’, che racconta l’adolescenza di due giovani non vedenti: un progetto per lei molto importante e che le ha permesso di crescere molto. “Dalla persona chiusa che ero - racconta Giona -, ho iniziato a voler esplorare il mondo che mi stava attorno in maniera meno paurosa, con meno remore, permettendomi, in tal modo, di conoscere persone che credono in valori e principi più vicini a quella che io sono. Mi ha inoltre permesso di parlare davanti a delle persone che non conoscevo aprendomi così in maniera diversa e dando così quella che la mia esperienza e la mia testimonianza. Una testimonianza unica nel genere, per via delle mie esperienze, ma ricca di forza e di coraggio. Un coraggio nel voler cambiare sé stessi, potendo così, rendere un po’ migliore il mondo che ci circonda. Penso, inoltre, che quel progetto mi abbia motivata e spronata a non mollare, potendo in qualche modo, continuare a credere nei miei sogni”.

"Lavorerò con le persone, il mio potenziale sta nella relazione con gli altri".

Da gennaio 2018 Giona è anche membro del Comitato Nazionale delle Persone Sordocieche. “Il mio ruolo è quello di rappresentare quelli che sono i bisogni, le necessità e le domande poste dalle persone sordocieche affinché si possano trovare soluzioni e risposte risolutive comuni”, dice Giona, impegnata a far valere un principio per lei molto importante, quello di “promuovere la partecipazione attiva della persona sordocieca, sia all’interno dell’associazione stessa sia all’interno delle comunità di appartenenza".

Una vita piena, anche se difficile, quella di Giona, con tanti traguardi raggiunti finora. “Credo che fra quelli più importanti ci sia l’interagire in maniera sicura e serena con l’ambiente circostante e con le persone per me più significative, come per esempio i miei famigliari, portando avanti quelle che sono le mie passioni e i miei interessi, come ad esempio il percorso universitario che sto portando a termine. Credo di aver raggiunto tali obiettivi grazie al supporto e sostegno di persone per me significative, come per esempio i genitori, gli amici e tutte le figure educative che ho incontrato sul mio cammino. Figure che hanno potuto percorrere con me un tratto di strada in cui abbiamo appreso reciprocamente. Penso, inoltre, che tale benessere, sia stato raggiunto anche dall’ottenimento di un equilibrio uditivo sano acquisito attraverso l’impianto cocleare”.

Nel suo futuro, Giona sogna di continuare a scrivere (la scrittura per lei è molto importante), viaggiare per conoscere nuove culture e aprire la mente, scalare nuove vette e “portare avanti quello che è un percorso di vita autonoma e indipendente costruendo, passo dopo passo, anche un contesto famigliare personale, potendolo vivere affrontandolo con serenità e nel modo più normale possibile”.

“Ciò di cui sono sicura - afferma la giovane - è che in futuro lavorerò con le persone, perché il mio potenziale sta nella relazione con gli altri. Perciò, posso affermare che il sogno più grande è quello di prendermi cura delle storie degli altri, imparando a custodirle e farle mie, perché credo siano imprescindibili per il mio percorso di crescita personale oltre che professionale”.

di Chiara Cecchini

venerdì 19 luglio 2019

Un Osservatorio concreto e basato sui diritti umani

Superando.it del 18.07.2019

Dopo una prima fase preparatoria, l’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità – importante organo consultivo e di supporto tecnico-scientifico per l’elaborazione delle politiche nazionali in materia di disabilità – ha approvato il programma delle proprie attività per il prossimo triennio, articolandolo su nove aree tematiche e tredici gruppi di lavoro. Un nuovo approccio, tutto basato sui diritti umani, e una grande concretezza ne caratterizzeranno le linee di lavoro, come sottolinea Giampiero Griffo, che vi coordina il Comitato Tecnico-Scientifico.

«L’Osservatorio è il luogo privilegiato dell’elaborazione e del confronto fra attori che hanno molto da dire e da proporre sulla disabilità: Associazioni, Sindacati, Enti Territoriali, Ministeri e altri possono contribuire alla costruzione condivisa delle politiche future»: lo ha dichiarato proprio ieri, su queste stesse pagine, Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), riferendosi segnatamente a quell’importante organo consultivo e di supporto tecnico-scientifico per l’elaborazione delle politiche nazionali in materia di disabilità, che è appunto l’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, attivo presso il Ministero per la Famiglia e le Disabilità, e al quale partecipano numerose organizzazioni impegnate in questo àmbito.

Come avevamo riferito a suo tempo, nel mese di maggio scorso l’Osservatorio ha riavviato i propri lavori e dopo una prima fase preparatoria ha approvato in questi giorni il programma delle attività per i prossimi tre anni, articolato su nove aree tematiche (Non discriminazione – Diritto alla vita adulta – Contrasto alla segregazione – Rete dei servizi per l’inclusione – Donne con disabilità – Accessibilità – Libertà, diritti civili e partecipazione – Monitoraggio – Cooperazione internazionale) e tredici gruppi di lavoro.

A coordinare i lavori del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio è Giampiero Griffo, attento animatore sin dagli Anni Settanta del movimento delle persone con disabilità a livello nazionale e internazionale, componente del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), organizzazione della quale ha promosso la nascita della sezione italiana (DPI Italia).

Dal 2004 al 2006, Griffo ha fatto parte della delegazione italiana che ha portato alla definizione e alla successiva approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, affiancando nel 2007 l’allora ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, all’atto della sottoscrizione del Trattato.

Oggi, oltre a rappresentare in vari appuntamenti europei il Forum Europeo sulla Disabilità (EDF), presiede la RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), alleanza strategica composta da organizzazioni non governative e da organizzazioni di persone con disabilità che si occupa di cooperazione allo sviluppo delle persone con disabilità in ambito internazionale.

Sin dal mese di maggio Griffo aveva parlato di «un programma ambizioso e condiviso», con tutte le condizioni necessarie a «svolgere un ottimo lavoro di squadra». Approfondiamo quindi con lui le basi su cui si fonderà il lavoro dell’Osservatorio.

«Innanzitutto – spiega – intendiamo basare il nostro lavoro su un approccio nuovo, ciò che si può sintetizzare con un paio di semplici formule: non una logica in cui “i diritti dipendono dalle risorse disponibili”, ma una logica legata ai diritti umani, concetto di fondo della Convenzione ONU, comparando su tutti i temi possibili la condizione delle persone con disabilità a quella delle persone non ancora disabili, per metterne in rilievo eventuali situazioni discriminatorie o di mancato rispetto delle pari opportunità».

Un cambio di rotta significativo, dunque. Ma dal punto di vista della capacità di incidere concretamente, fin dove può arrivare l’Osservatorio?

«Per sua stessa natura l’Osservatorio è un organo nato per proporre e nello specifico, per proporre come applicare nel migliore dei modi la Convenzione ONU e tutto quello che l’ha seguita, ovvero le Osservazioni all’Italia del Comitato ONU che segue l’implementazione della Convenzione nei vari Paesi e naturalmente il Secondo Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità (Decreto del Presidente della Repubblica del 12 ottobre 2017), riguardante proprio l’applicazione della Convenzione. In tempi più recenti, un ulteriore riferimento è dato dal Codice Unico sulla Disabilità già più volte annunciato dal presente Governo.

Pertanto, più le proposte dell’Osservatorio saranno attuabili e precise, più ne cresce il potere di incidere. E in tal senso intendiamo muoverci, elaborando cioè in questo triennio una serie di proposte estremamente concrete, come saprà certamente fare un gruppo comprendente alcune tra le competenze più elevate di questo settore presenti in Italia.

Su un altro versante, mi preme poi sottolineare che una “stella polare” costante, per il lavoro dell’Osservatorio, sarà quella della partecipazione attiva delle persone con disabilità, in sintonia con l’articolo 4, comma 3 della Convenzione ONU, che recita testualmente: “Nell’elaborazione e nell’attuazione della legislazione e delle politiche da adottare per attuare la presente Convenzione, così come negli altri processi decisionali relativi a questioni concernenti le persone con disabilità, gli Stati Parti operano in stretta consultazione e coinvolgono attivamente le persone con disabilità, compresi i minori con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative”».

Le aree tematiche prescelte ci sembra parlino già da sé, nell’indicare alcuni argomenti che possiamo definire come “di seconda generazione della disabilità”. È un’impressione corretta?

«È proprio così. Oltre infatti ad alcune tematiche tradizionali, “di prima generazione”, per usare la vostra stessa espressione, dalle politiche sociali all’accessibilità, dalla salute all’educazione e al lavoro, intendiamo dare pieno spazio anche a questioni più innovative, quali la discriminazione multipla vissuta dalle donne con disabilità, il contrasto alla segregazione, il diritto a una vita adulta, i diritti civili e la partecipazione, gli strumenti da mettere in campo per garantire la tutela delle persone con disabilità, per citarne solo alcuni. E naturalmente la non discriminazione, strettamente connessa a quel nuovo approccio rivolto ai diritti umani di cui si parlava in precedenza, che sarà il filo conduttore di tutti i temi trattati».

Quali saranno ora i prossimi passi?

«Contiamo di partire con il lavoro dei vari gruppi sin dal prossimo mese di settembre, elaborando, innanzitutto un calendario delle priorità, insieme ai coordinatori dei gruppi di lavoro.

E a proposito dei gruppi di lavoro, mi preme segnalare, con rammarico, che le organizzazioni sindacali presenti nell’Osservatorio hanno ritirato tutte le loro candidature per il coordinamento degli stessi e anche quella sul gruppo riguardante il lavoro. Qui voglio dire con chiarezza che il sindacato è il naturale interlocutore e il coordinatore più opportuno del gruppo sul lavoro, per cui mi auguro che tale posizione possa essere rivista, portando al rinnovo di quella candidatura».

giovedì 18 luglio 2019

La campionessa racconta la sua storia di non vedente

Il Giornale di Vicenza del 18.07.2019

«Coinvolgiamo gli studenti in laboratori sensoriali Così la scuola diventa una vera palestra di vita»

VICENZA. Silvana Valente, fisioterapista non vedente, campionessa olimpionica e mondiale di tandem, è salita in cattedra in sei istituti di Vicenza e provincia e, accompagnata da alcuni soci del gruppo sportivo non vedenti di Vicenza e Verona, ha portato la sua testimonianza anche a una decina di gruppi giovanili e realtà locali. «È sempre più frequente la richiesta rivolta ad atleti non vedenti di portare nelle scuole la testimonianza delle esperienze maturate attraverso lo sport e il vivere quotidiano - spiega Silvana Valente, 55 anni di Schio -. Quando i ragazzi si sentono direttamente coinvolti si dimostrano attenti, incuriositi e vogliosi di calarsi nella quotidianità di noi ipo e non vedenti». Da vent'anni ormai Valente indossa i panni della prof. All'inizio si limitava a raccontare la propria vita quotidiana poi, con l'aiuto di amici e guide, ha formato una squadra affiatata e motivata con cui svolge attività di sensibilizzazione. Le "lezioni" vengono poi completate con laboratori pratici che permettono ai ragazzi di simulare la mancanza della vista e di vivere esperienze emozionanti. Gli studenti sono stati coinvolti anche in un piacevole laboratorio sensoriale che ha consentito loro di imparare a riconoscere e ad assaporare il cibo e le bevande senza vederli. «In alcune scuole primarie abbiamo portato anche dei cani guida - conclude Silvana Valente, premiata in diversi concorsi letterari -. In collaborazione con l'associazione "Puppy walker" mostriamo ai bambini quanto gli animali opportunamente addestrati siano in grado di entrare in simbiosi con il loro padrone, e spieghiamo cosa è opportuno sapere quando si incontra una persona non vedente con il proprio cane. Così la scuola diventa una vera palestra di vita e la vita una piacevole sfida».

Secondo campo estivo con cani guida a Giffoni Sei Casali (Sa) dal 13 al 21 settembre 2019 – “IL CANE GUIDA, COMPAGNO DI VITA DA CONOSCERE E AUSILIO ALLA MOBILITÀ”

Con il comunicato n. 93/2019, la Sede Centrale UICI informa che la Commissione Nazionale Cani Guida UICI e l’I.Ri.Fo.R. Nazionale propongono per l’estate 2019 a tutti i soci il CAMPO CON CANI GUIDA, che si svolgerà a Giffoni Sei Casali in Provincia di Salerno, presso l’agriturismo “Il Casale San Pietro”, consulta il sito: http://www.ilcasalesanpietro.it.

Dopo il successo riscosso dai quattro campi realizzati in provincia di Pordenone, è stato deciso di cercare una seconda struttura con diversa posizione geografica per ripetere ancora l’esperienza.

Si tratta di un soggiorno estivo ideato per persone con disabilità visiva che possiedono il cane guida e per chi desidera avvicinarsi a questa realtà.

Attraverso la presenza di operatori specializzati, l’iniziativa si pone due importanti obiettivi:

  • offrire al team Conduttore/Cane l’opportunità di condivisione e confronto sulle varie problematiche che tale “coppia” affronta quotidianamente;

  • permettere ai partecipanti, che non conoscono il cane come animale in senso generale e nel suo particolare ruolo di guida, quale fondamentale ausilio alla mobilità, di raccogliere informazioni provenienti dagli operatori e da persone con disabilità visiva che ne fanno esperienza diretta ogni giorno nei più vari contesti di vita.

Tutto questo avverrà in un luogo accogliente, ricco di stimoli e di spazi idonei che consentono momenti di socializzazione e di relax, anche per i nostri amici a quattro zampe. Il soggiorno si svolge in una struttura immersa nel verde, recintata, dotata di ampi spazi, piscina e cucina con sapori locali.

Il personale specializzato coadiuverà gli ospiti con disabilità visiva nel potenziare le loro capacità, puntando a migliorare le competenze di mobilità di ognuno, in una cornice di condivisione e svago, tramite la gestione della relazione con il cane nei diversi contesti.

Per ulteriori informazioni circa le attività proposte e le modalità di adesione, si rinvia al comunicato in oggetto, consultabile alla pagine

Concorso europeo di temi sul Braille

Con il comunicato n. 92/2019, la Sede Centrale UICI informa che l’Unione Europea dei Ciechi organizza anche quest’anno il Concorso Europeo di Temi sul Braille, sponsorizzato dalla Società Onkyo e dalla rivista “Braille Mainichi” giapponesi.

Come negli anni passati, il concorso propone una pluralità di temi tra i quali scegliere:

- “Storie divertenti sul Braille”

- “Il futuro del Braille”

- “Vantaggi e svantaggi del Braille a confronto con l’uso della sintesi vocale e di documenti e libri registrati”

- “Il Braille e l’arte”

- “Il Braille e la musica”

- “Il Braille e l’accesso al turismo”

- “Esperienze che cambiano la vita/Come il Braille cambia la vita”

- “Ricordi profondamente legati allo scopo della vita”

- “Episodi della vita quotidiana”

- “Lavoro basato sull’esperienza motivato dalla passione per la pace e l’educazione”

- “Il Braille e il voto”

L'elenco non ha carattere restrittivo e i partecipanti al concorso hanno facoltà di trattare un tema di loro scelta relativo all’uso del Braille.

La lunghezza degli elaborati di tipo narrativo deve essere tra le 800 e le 1000 parole (con una tolleranza massima del 10 percento in meno o in più). Se selezionati dalla giuria italiana, potranno concorrere alla selezione europea anche elaborati di tipo non narrativo quali lettere, poesie, ecc.… di lunghezza inferiore.

I concorrenti saranno comunque liberi di trattare il tema scelto interpretandolo secondo la propria immaginazione e sono altresì incoraggiati alla creatività personale, al di là della semplice narrazione della storia della propria vita, magari con un testo sotto forma di lettera, poesia o intervista.

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti collaborerà allo svolgimento del concorso, provvedendo alla diffusione delle informazioni a livello nazionale e svolgendo funzioni di segreteria durante la fase iniziale di selezione delle composizioni dei concorrenti italiani.

Le composizioni, in formato elettronico accessibile, dovranno pervenire entro l’11 agosto 2019 all’Ufficio Relazioni Internazionali della Sede Centrale UICI, tel. 06 69988388/375, e-mail: inter@uiciechi.it.

Il file .zip contenente il comunicato in oggetto e l’allegato regolamento del concorso può essere scaricato alla pagina

Arezzo apre al calcio raccontato ai non vedenti

Avvenire del 18.07.2019

Il club toscano dal prossimo torneo di C mette a disposizione per ogni tifoso non vedente un biglietto di tribuna e una radiolina per la radiocronaca della gara.

AREZZO. Liverpool, stadio Anfield, 11 dicembre 2018, minuto 34. Salah beffa Ospina con il solito magico sinistro e porta avanti i Reds sul Napoli: i tifosi esplodono e a gioire in tribuna c'è anche Michael Kearney, un ragazzo non vedente. Di fianco a lui è seduto suo cugino, che si avvicina a Michael e gli racconta l'azione del gol, secondo per secondo. Proprio guardando questo video Luigi Alberto Dini, responsabile della comunicazione dell'SS Arezzo, si chiede: perché lasciare questa possibilità alla buona volontà dei singoli? Dalla risposta nasce un'idea brillante: mettere a disposizione dei tifosi ciechi delle radioline, un modo per permettere loro di vivere la partita seguendo lo svolgimento dell'azione vivendo l'atmosfera dello stadio. Una proposta subito accolta dalla dirigenza e concretizzata grazie alla disponibilità della squadra. Così, dopo l'esperimento perfettamente riuscito nelle ulti- me tre partite casalinghe della scorsa stagione, quest'anno il progetto diventerà pienamente operativo. L'iniziativa si chiama "Viviamo la partita" ed è frutto della collaborazione tra l'Arezzo, squadra che milita nel campionato di Serie C di Lega Pro, e l'Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uici) del capoluogo toscano. In ogni partita interna dieci tifosi non vedenti avranno a disposizione un biglietto d'ingresso e una radiolina per ascoltare la radiocronaca della partita stando seduti in tribuna. Un'idea che è piaciuta fin da subito anche ai giocatori, a cominciare dal capitano Aniello Cutolo, attaccante tutto mancino, proprio come il Salah di cui sopra. Lui per primo, infatti, ha acquistato uno dei portachiavi ideati dall'ufficio comunicazione per raccogliere i fondi necessari all'acquisto delle radioline. La stessa cosa hanno fatto gli altri giocatori e i componenti dello staff, dando così il via al primo passo di "Viviamo la partita". Il riscontro è stato positivo fin da subito, come dimostrano anche alcuni video disponibili sul canale You-Tube dell'Arezzo che ricordano quello di Michael Kearney, anche se l'atmosfera, per forza di cose, non è quella della Champions. E la speranza, ora, è di poter allargare il bacino di tifosi non vedenti anche nella prossima stagione facendo conoscere ancor di più l'iniziativa. «Per noi è un modo di restituire qualcosa ai tifosi e alla città - spiega il responsabile della comunicazione Dini - lo abbiamo fatto questa volta e cerchiamo di farlo anche coinvolgendo scuole e disabili nei nostri progetti, perché il calcio deve essere un veicolo per trasmettere valori sociali».

L'idea messa a punto dall'Arezzo potrebbe essere un caso di studio per le società calcistiche italiane delle categorie superiori. Infatti, una normativa della Fifa renderà presto obbligatorie le radioline per i tifosi non vedenti negli stadi. Anfield compreso.

di Antonio Cardarelli

lunedì 15 luglio 2019

Disabilità: TAR boccia Comune di Vigevano su compartecipazione delle spese

Redattore Sociale del 15.07.2019

MILANO. Il regolamento prevedeva che il Comune di Vigevano dovesse contribuire alle spese per l'accoglienza delle persone disabili in strutture residenziali, solo se la famiglia aveva meno di 5 mila euro in banca e nel caso fosse in possesso di immobili si doveva procedere con la vendita. Il Tribunale amministrativo regionale della Lombardia (Tar) ha dichiarato illegittimo questo regolamento così draconiano che costringeva le persone con disabilità e le loro famiglie a essere povere o a far da sole.

Non è l'unico comune lombardo ad aver adottato un regolamento del genere. Ma ancora una volta un tribunale ha sancito questo principio: "È illegittimo chiedere alle persone con disabilità e ai loro familiari di dare fondo ai propri risparmi o vendere i propri beni immobili", commenta la Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha), che aveva presentato il ricorso contro il Comune di Vigevano.

"Il Tar ha dichiarato illegittimo il regolamento comunale nella parte in cui prescrive le condizioni affinché il Comune stesso possa intervenire nell'integrazione delle rette dovute alle strutture residenziali che ospitano le persone con disabilità - spiega la Ledha -. Il testo del regolamento, infatti, prevedeva l'intervento del Comune a integrazione della retta "solo se il patrimonio mobiliare dell'assistito risulta inferiore ad euro 5.000". In caso di presenza di un patrimonio immobiliare, invece, il regolamento prevedeva l'obbligo di alienazione o la locazione per destinare i proventi al rimborso dell'integrazione anticipata dal Comune, con la precisazione che, in mancanza di accordo tra il Comune e l'assistito (o i suoi rappresentanti), l'ente locale avrebbe potuto rivalersi sulla futura eredità".

I giudici hanno evidenziato che il regolamento comunale è in contrasto con la normativa nazionale di compartecipazione alla spesa (Dpcm 159/2013), sottolineando come "in nessuna norma è previsto che, se superiore a determinati limiti, il patrimonio immobiliare debba essere interamente destinato alla copertura della retta; né è previsto che i Comuni possano imporre agli assistiti la messa a reddito del loro patrimonio immobiliare al fine di destinare i proventi al pagamento della retta stessa, o addirittura la rivalsa sull'eredità".

Ancora più importante, sottolinea l'avvocato Fancesco Trebeschi che ha patrocinato in giudizio il ricorso di Ledha, è il richiamo nel dispositivo della sentenza, della possibilità dei Comuni di "prevedere, accanto all'ISEE, criteri ulteriori di selezione volti ad identificare specifiche platee di beneficiari, tenuto conto delle disposizioni regionali in materia e delle attribuzioni regionali specificamente dettate in tema di servizi sociali e socio-sanitari" (così l'art. 2 co. 1 del Dpcm n. 159/2013). Ma questi "criteri ulteriori" non possono essere di "natura economica" bensì solo "sociale" perché, diversamente, significa che ogni Comune potrebbe individuare criteri di accesso e compartecipazione che violano il decreto Isee, mentre questo indicatore, nello stesso articolo, è individuato quale "livello essenziale" per l'accesso e la determinazione della compartecipazione.

"In nessuna parte del decreto ISEE, infatti, è previsto un meccanismo simile a quello che molti Comuni pretendono di adottare: vale a dire 'consumare’ tutte le proprie sostanze fino al valore di 5mila euro, soglia al di sotto della quale si giustifica e si prevede la possibilità dell'intervento comunale a sostegno del pagamento della retta -commenta l'avvocato Laura Abet del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi -. L'invito a leggere attentamente i regolamenti comunali è quindi d'obbligo".

I criteri stabiliti dalla legge statale, insomma, devono trovare uniforme applicazione su tutto il territorio nazionale. "Siamo molto soddisfatti di questa sentenza, che rappresenta un ulteriore riconoscimento di un principio importante che LEDHA, attraverso l'attività svolta in questi anni dai legali del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi, ribadisce da anni - commenta Alessandro Manfredi, presidente di LEDHA -. I regolamenti comunali, che pur formalmente recepiscono la normativa nazionale, ma non ne danno corretta applicazione, sono illegittimi". (dp)

Fabio, il fantino cieco che colleziona record e gareggia contro chi vede

Il Corriere della Sera del 15.07.2019

Ha perso la vista all’età di 18 anni a causa del glaucoma. In sella al suo cavallo, Indagato di Gallura, indossa un caschetto speciale e via radio segue le indicazioni dell’istruttore.

FIRENZE. È un fantino cieco che gareggia contro cavalieri che ci vedono benissimo. E vince. Si chiama Fabio Ulivastri e, in sella al suo Indagato di Gallura (già cavallo del Palio di Siena e suo compagno di avventure sportive dal 2013), partecipa a maratone di endurance equestre sui 30 km. Lui preferisce partecipare a gare tout court, non paralimpiche. Lo fa perché l’endurance non è ancora una disciplina dei giochi olimpici per atleti con disabilità. Lì si può gareggiare al dressage che non è, però, la sua passione. È una scelta che l’ha condotto lungo un percorso impegnativo, ma ricco di soddisfazioni.

Questo impiegato dell’Agenzia delle Entrate diventato cieco all’età di 18 anni a causa di un glaucoma ha, infatti, già collezionato due record: primo atleta con disabilità visiva a entrare nella classifica regionale di una gara della Fise (Federazione Italiana Sport Equestri); primo a montare un cavallo da corsa sperimentando la Chatter Box: caschetto da equitazione creato da Emanuele Ricciardi del Centro ipovisione di Firenze, aggiungendo una radio che riceve le indicazioni sul percorso trasmesse dall’istruttore. Questi successi, tuttavia, non gli bastano ancora. Fabio ha un altro obiettivo: vuole tentare una gara sui 60 km. Per farlo, però, ha bisogno di una struttura adatta a lui, alla sua allenatrice Francesca Gentile e al Centro Equestre Fiorentino dove si allena.

Per questo, ha creato una pagina su Facebook: «Il sogno di Fabio». Attraverso post e video sulle imprese realizzate assieme a Indagato, vorrebbe far conoscere i suoi progetti e trovare così chi li voglia sostenere. Ciò che farebbe la differenza sul lavoro sarebbe un campo ippico coperto da 20x40 metri dotato di Chatter Box, per potersi allenare in autonomia e sicurezza anche col freddo invernale. Uno spazio fornito di varie Chatter Box che, poi, potrebbe servire anche agli altri fantini con disabilità che frequentano il centro equestre. Ulivastri è, infatti, la punta di diamante e il solo ad aver potuto sperimentare questo dispositivo grazie al contributo dei tassisti fiorentini.

di Simona Petaccia

mercoledì 10 luglio 2019

Nasce in città l'autobus a misura di non vedente

La Repubblica del 10.07.2019

TRIESTE. Il Progetto pilota a livello nazionale. Un sistema che consentirà a tutti i non vedenti e ipovedenti di accedere agli autobus cittadini in maggior sicurezza. È quanto è stato presentato ieri mattina nella sede della Regione FVG in via dell'Orologio. Un sistema, denominato Letismart, che darà modo a tutti gli autobus della Trieste Trasporti di dialogare con i bastoni bianchi in dotazione alle persone con ridotta capacità visiva. Come? Grazie a un microsistema di comunicazione installato nell'impugnatura del bastone, questo dispositivo darà modo alle persone non vedenti di ricevere informazioni vocali sullo stato della linea richiesta e sul tempo di arrivo degli autobus. Contemporaneamente sarà possibile prenotare la fermata del mezzo pubblico in arrivo attivando, sempre tramite il bastone, un segnalatore acustico che il conducente del mezzo riceverà in corrispondenza del posto di guida. Non solo: una volta che l'autobus sarà giunto alla fermata, il conducente aprirà la porta del mezzo e un segnale acustico guiderà il non vedente a bordo. Il dispositivo, installato nell'impugnatura del bastone, ha al suo interno dei componenti della grandezza comparabile a quella di un granello di zucchero, pertanto non comporta aggravi di peso. «Questo è il punto di partenza di un progetto validissimo e che verrà potenziato nei prossimi mesi - ha spiegato il presidente di Trieste Trasporti Piergiorgio Luccarini - siamo orgogliosi come Trieste Trasporti e come città di essere i primi in Italia ad aver investito in quello che è un vero e proprio progetto pilota».

Per rendere accessibile a tutti il grande cinema italiano

Superando.it del 10.07.2019

Restauro e digitalizzazione di grandi opere del cinema italiano, resa accessibile alle persone con disabilità sensoriali, cognitive e intellettive, nonché alfabetizzazione al cinema delle giovani generazioni: sono le caratteristiche di un’importante collaborazione tra la Cineteca Nazionale di Roma e il progetto di autonomia culturale “Cinemanchìo”, inaugurata a Torino con la proiezione accessibile a tutti del film di Francesco Rosi “Le mani sulla città”, a cura dell’Associazione Torino + Cultura Accessibile, una delle promotrici di “Cinemanchìo”.

TORINO. Il primo titolo è stato Le mani sulla città, celebre opera del 1963 di Francesco Rosi, restaurato dalla Cineteca Nazionale di Roma e reso accessibile grazie a un accordo di collaborazione tra la stessa e l’Associazione Torino + Cultura Accessibile, una delle promotrici del noto progetto di autonomia culturale Cinemanchìo.

La proiezione del film si è avuta nel maggio scorso a Torino, in occasione del 4° Corso Formativo per il Cinema Accessibile, conclusosi con successo alla fine di marzo e organizzato da Torino + Cultura Accessibile, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte.

Ma in realtà si è trattato solo di un primo passo, se è vero che l’importante collaborazione con la Cineteca Nazionale si pone come obiettivo quello di rendere accessibili numerose opere restaurate, che verranno riproposte in una circuitazione nazionale aperta anche a tutti coloro che hanno disabilità sensoriali, cognitive e intellettive, per le quali gli ausili di sottotitolazione e audiodescrizione potranno appunto rendere fruibile il prodotto audiovisivo.

L’iniziativa è strettamente connessa al progetto Film Social Lab, che ha come scopo l’alfabetizzazione al cinema delle giovani generazioni e nell’àmbito del quale verranno promosse proiezioni aperte alle scuole, con l’intervento di professionisti del cinema e di figure coinvolte nelle specifiche tematiche, che accompagneranno i giovani studenti in un lavoro di approfondimento e conoscenza della cultura cinematografica e storica.

Film Social Lab si svolgerà a partire dal prossimo autunno e i primi tre titoli selezionati sono capolavori della cinematografia italiana connessi a temi molto importanti, quel il già citato Le mani sulla città, che introdurrà gli studenti ai temi della corruzione e della speculazione edilizia e più in generale all’uso che l’uomo fa del territorio, Una giornata particolare di Ettore Scola (1977), che tratta un tema delicato come la relazione di coppia e l’omosessualità immergendolo nel contesto della Roma fascista, e La notte di San Lorenzo di Paolo e Vittorio Taviani (1982), grande affresco della Resistenza vissuta dalla gente comune. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@cinemanchio.it.