L'Amaurosi Congenita di Leber


L'amaurosi congenita di Leber (ACL) è la più precoce forma di distrofia retinica ereditaria e rappresenta una delle più frequenti cause di cecità congenita (circa il 10-18% dei casi). La patologia si manifesta alla nascita o entro i primi sei mesi di vita, con ipovisione severa o cecità, movimenti oculari anomali (movimenti caotici ed erratici dei globi oculari e o nistagmo) e pupille non reattive o scarsamente reattive alla luce. È caratteristica la presenza dei cosiddetti "segni oculo-digitali" di Franceschetti: il bambino frequentemente si strofina gli occhi ('eye-rubbing'), li comprime con il dorso della mano ('eye-pressing') o con le dita ('eye-poking'). Sono presenti alterazioni dell'elettroretinogramma (ERG), estinto o marcatamente ipovoltato sia nella componente fotopica che in quella scotopica, dei Potenziali Evocati Visivi, estinti o alterati e frequentemente del fondo oculare.

Si tratta di una malattia eterogenea sia da un punto di vista clinico che genetico e probabilmente non rappresenta una singola entità di malattia. In associazione ai segni e ai sintomi oculari sopra riportati, sono infatti state descritte altre anomalie sia neurologiche (ipotonia muscolare, ritardo di sviluppo e/o mentale, atassia ed altri segni cerebellari), sia neuroradiologiche (in particolare, malformazioni della fossa cranica posteriore) che sistemiche (in particolare renali, epatiche e scheletriche).
L'ACL è una patologia geneticamente determinata, nella maggior parte dei casi a trasmissione autosomica recessiva. Sono note ad oggi mutazioni in 14 geni che insieme spiegano circa il 7O% dei casi di ACL.

La diagnosi può essere ipotizzata clinicamente sulla base della presenza di segni e sintomi di deficit visivo ad esordio precoce (entro i primi 6 mesi di vita); può essere confermata dal riscontro di alterazioni all'esame del fondo dell'occhio, ma indispensabile per la diagnosi è la presenza di anomalie dell'ERG e dei PEV.
E' importante ricercare attentamente l'eventuale coinvolgimento di altri organi ed apparati ed escludere patologie neurometaboliche e neurodegenerative del cui quadro clinico può far parte il quadro oculare della ACL. È inoltre possibile effettuare indagini genetiche (sia sul bambino che sui familiari) per ricercare la presenza di alterazioni nei geni notoriamente coinvolti nella patologia. Allo stato attuale non esiste una terapia risolutiva per I'ACL, sebbene siano state prese in considerazione diverse prospettive terapeutiche. La più promettente sembra essere la terapia genica che consiste nella iniezione subretinica di un vettore virale contenente una copia corretta del gene alterato che causa la malattia, grazie all'uso di virus ricombinanti. Tale terapia e però ancora in fase di sperimentazione e solo per alcuni dei geni noti; rimane pertanto di primaria importanza la messa a punto di interventi ri-abilitativi precoci atti a promuovere e sostenere lo sviluppo neuropsichico globale del bambino.

Attualmente sono in corso numerose linee di ricerca. Una parte degli studi si concentra sulla definizione degli aspetti clinici e diagnostici della patologia e sulla ricerca di eventuali correlazioni genotipo-fenotipo. Altri ricercatori si dedicano agli aspetti genetici, dal momento che è possibile che esistano altri geni non ancora noti responsabili della malattia. Infine, sono numerosi gli studi di terapia genica in corso sia in modelli animali che sull'uomo. La l.A.LC.A.collabora attivamente con i centri di ricerca implicati in tali studi.

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