domenica 31 ottobre 2021

«Gaia non deve ripetere il test per Psichiatria». Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar sulla non vedente

Corriere della Sera del 31/10/2021

ROMA. A volte le storie, anche quelle più complesse, hanno un lieto fine. Come nel caso della vicenda di Gaia Padovani, la prima non vedente laureata in Medicina in Italia, a cui il ministero dell'Università e della ricerca voleva far ripetere il test di ammissione alla scuola di specializzazione in Psichiatria.

Queste tutte le tappe della vicenda: nel 2018 Gaia si laurea in medicina alla Sapienza di Roma. È la prima persona non vedente in tutto il Paese a raggiungere questo importante traguardo. L'anno successivo tenta il test d'ingresso per la specializzazione, ma non riesce a superarlo. Allora si rivolge al Tar del Lazio che decide comunque la sua ammissione a Psichiatria. «Non era un esame sostenibile alla pari -- aveva spiegato Gaia --. C'è stato bisogno di un tutor competente che leggesse, e rileggesse se necessario o se il testo era particolarmente lungo e complesso, 140 domande a risposta multipla. Uno sforzo incredibile per me. Mi sono affaticata molto. E poi c'erano anche cinque o sei tra immagini e grafici per me impossibili da fare, descriverle non poteva bastare. Come si può distinguere una lesione dermatologica in base a una descrizione altrui? Quindi quelle le ho saltate e ho perso punteggio. Avevo chiesto al ministero di sostituirle, mi è stato risposto che non era opportuno».

Da allora, sono passati due anni: Gaia frequenta regolarmente i corsi e da qualche mese lavora in Day hospital come in reparto al Policlinico Umberto I.

A metà ottobre la doccia fredda: il Miur chiede che Gaia ripeta la prova e fissa la data al 4 novembre. «Non ci sono le condizioni e la tempistica», aveva protestato lei. «In 20 giorni non si può preparare un esame fatto da 20 materie tra cliniche e chirurgiche. Nel 2019 avevo dedicato quattro mesi allo studio».

E ora arriva il capitolo finale della storia: la pronuncia del Consiglio di Stato che ha sciolto la riserva e ha sospeso la sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio che aveva ordinato la ripetizione della prova. «Il Consiglio di Stato, con ordinanza motivata -- ha spiegato il legale di Gaia, l'avvocato Michele Bonetti -- oltre a sospendere la sentenza del Tar ha sottolineato il rischio di dover interrompere il proficuo percorso di studi della dottoressa Padovani, auspicando una rivalutazione complessiva della posizione dell'interessata».

La speranza dell'avvocato Bonetti è «che il giudizio non prosegua nella naturale fase di merito calendarizzata già per l'anno prossimo e che le istituzioni si facciano carico di questa situazione sanando la posizione della ricorrente. È stato affermato il diritto allo studio e il diritto al lavoro, costituzionalmente garantiti». ha aggiunto il legale.

di Clarida Salvatori

sabato 30 ottobre 2021

Vucciria, totem per ipovedenti che raccontano i monumenti di Palermo

La Repubblica del 30/10/2021

PALERMO. Installate dieci mappe tattili che raccontano chiese barocche e piazze del centro storico con sistema Braille. Il progetto con fondi europei vede capofila il dipartimento di Architettura dell'Università di Palermo.

Tre totem per ipovedenti e dieci mappe tattili con sistema di lettura Braille sono state installate ieri in Vucciria. Da discesa Caracciolo, una delle storiche strade di accesso dell'ex mercato storico, all'ingresso della chiesa di San Giorgio dei Genovesi e ancora in piazza Garraffello, tra lo stupore dei residenti e qualche sguardo curioso, ieri tra le vie della Vucciria sono comparsi piccoli espositori studiati nei dettagli per facilitare l'accesso ai contenuti culturali dei fruitori ipovedenti.

L'installazione è l'esito finale di tre anni di lavoro sul territorio, all'interno del progetto "I-Access", finanziato nell'ambito del programma europeo di cooperazione transfrontaliera Intere V-A Italia Malta. Capofila, il dipartimento di Architettura dell'università di Palermo, diretto dal professore Andrea Sciascia, insieme ai partner: Comune di Palermo, dipartimento regionale dei Beni culturali, l'università di Malta, l'Icar CNR di Palermo, il comune di Valletta a Malta e la società di servizi informatici maltese Innovogy. La Vucciria, insieme alla città de La Valletta a Malta con il quartiere della Biccerija, è stata un campione di progetto per la creazione di percorsi di maggiore accessibilità fisica ai luoghi e ai beni monumentali, compresi i loro contenuti.

"È stato un lungo percorso, ma finalmente anche la Vucciria potrà raccontarsi in modo diverso - dice Renata Prescia, responsabile scientifico del progetto - abbiamo lavorato insieme alle associazioni di quartiere per individuare i luoghi e le modalità di installazioni dei totem. Come sempre è il lavoro di squadra che premia. I piccoli espositori sono un ulteriore tentativo di miglioramento dell'accessibilità al quartiere e per tanto di vivibilità interna nel senso di una maggiore inclusione sociale che stimoli buone pratiche e nuove occasioni di imprenditorialità".

di Marta Occhipinti

giovedì 28 ottobre 2021

Approvato il Disegno di Legge Delega in materia di disabilità

Superando del 28/10/2021

«Apprezziamo l’assunzione di responsabilità da parte del Governo, che ha tra l’altro recepito le istanze della nostra Federazione, e continuando a produrre sul tema nostra documentazione, guarderemo ora con attenzione ai Decreti Attuativi che dovranno dare corpo e sostanza ai princìpi affermati con l’approvazione di questo Disegno di Legge Delega»: così Vincenzo Falabella, presidente della Federazione FISH, commenta l’approvazione avvenuta oggi, in Consiglio dei Ministri, del Disegno di Legge Delega al Governo in materia di disabilità.

ROMA. «Con l’approvazione, oggi in Consiglio dei Ministri, del Disegno di Legge Delega al Governo in materia di disabilità, poniamo le basi per una svolta in campo normativo a favore delle persone con disabilità»: lo ha dichiarato all’Agenzia ANSA la ministra per le Disabilità Erika Stefani, aggiungendo che «la riforma che intendiamo promuovere pone al centro la persona con le sue esigenze, le sue relazioni, i suoi desiderata, realizzando così l’obiettivo del progetto di vita personalizzato e partecipato, fondamentale richiesta del mondo associativo ed essenza della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità».

Va ricordato a questo punto che nella Missione 5, Componente 2 (Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è prevista appunto, come si legge nel Piano stesso, «una riforma costituita dalla realizzazione di una “Legge quadro della disabilità”, che si propone di realizzare pienamente i principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata dall’Italia fin dal 2009, secondo un approccio del tutto coerente con la Carta dei diritti fondamentale dell’Unione Europea e con la recente “Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030” presentata a marzo 2021 dalla Commissione Europea». «Una riforma – si scrive ancora – che semplificherà l’accesso ai servizi, i meccanismi di accertamento della disabilità e potenzierà gli strumenti finalizzati alla definizione del progetto di intervento individualizzato».

Si muove dunque su queste linee il Disegno di Legge Delega approvato oggi in Consiglio dei Ministri, rispetto al quale esprime soddisfazione la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che sul tema già da tempo ha prodotto un’ampia documentazione, frutto di un fitto e acceso dibattito che ha coinvolto tutte le proprie componenti, avviando una costante interlocuzione con la stessa ministra Stefani e svolgendo in tal senso un ruolo di pungolo, che ha al tempo stesso facilitato la ricezione delle proprie istanze.

«Apprezziamo quindi – sottolinea Vincenzo Falabella, presidente della FISH – l’assunzione di responsabilità da parte del Governo, che ha tra l’altro recepito le istanze della nostra Federazione, e guarderemo ora con attenzione, continuando in parallelo a produrre nostra documentazione, ai Decreti Attuativi che dovranno dare corpo e sostanza ai princìpi affermati con l’approvazione di questo Disegno di Legge Delega».

E a proposito dei documenti di cui si faceva cenno, prodotti finora in questo àmbito dalla FISH, quelli che venivano definiti come «necessari capisaldi» di una Legge Quadro, quali la definizione e il riconoscimento della condizione di disabilità, il riconoscimento del diritto di ciascuna persona al proprio percorso di vita, indipendentemente dalla propria condizione di disabilità, il conseguente diritto ad ogni “accomodamento ragionevole” e l’autodeterminazione delle persone con disabilità, appaiono effettivamente recepiti dal Disegno di Legge oggi approvato (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

Invalidi civili: un emendamento salva assegno e lavoro

Vita del 28/10/2021

ROMA. Un emendamento al Dl fiscale, che deve passare dalle Camere per la sua conversione in legge, riporterà l’assegno di invalidità per chi ha una invalidità tra il 74 e il 99% tornerà ad essere “pieno” (287,09 euro al mese), indipendentemente dallo svolgimento di un’attività lavorativa se questa produce un reddito inferiore ai limiti previsti dall’attuale normativa. In sostanza si ferma il treno in corsa, mantenendo la situazione attuale. Nei giorni scorsi invece il messaggio n. 3495 l’Inps, rifacendosi a pronunciamenti della Corte di Cassazione, aveva modificato le indicazioni in essere, affermando che il requisito di "inattività lavorativa” previsto dalla legge come necessario per avere diritto all’assegno per invalidi civili parziali sarebbe stato d’ora in avanti interpretato in maniera restrittiva, come assoluta assenza di attività lavorativa, anche minima. Finora invece era ammesso che persone svolgessero attività lavorative entro il limite reddituale di 4.931 euro annui, senza perdere l’assegno. La novità aveva immediatamente sollevato enormi preoccupazioni. L'emendamento arriverà dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e riporterà – dice l’Ansa - «ad una corretta applicazione la normativa vigente».

È una grande vittoria del mondo associativo, che ha mostrato ancora una volta la sua autorevolezza. Fish e Fand hanno aperto subito il confronto con i due dicasteri di riferimento, il ministro Orlando e la ministra Stefani. C’è stata sinergia e un’azione congiunta per evitare un ulteriore strappo tra le istituzioni e i cittadini con disabilità e le lor famiglie», commenta Vincenzo Falabella, presidente della Fish. «Siamo stati cuscinetto e ammortizzatore delle istanze e delle rivendicazioni delle persone con invalidità. Mi auguro che l’Inps nel frattempo abbia inviato alle sedi territoriali una comunicazione che le inviti a temporeggiare, in vista della definitiva soluzione della questione».

di Sara De Carli

Dagli accertamenti unificati al Garante nazionale: cosa prevede la legge quadro sulla disabilità

Il Sole 24 Ore del 28/10/2021

Una legge quadro, che conferisce al Governo la delega legislativa per la riforma della normativa sulla disabilità da esercitarsi, attraverso l'emanazione di uno o più decreti legislativi, entro venti mesi dall'entrata in vigore della norma. Il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri istituisce inoltre la figura del Garante nazionale delle disabilità: dovrà occuparsi di raccogliere le istanze e fornire adeguata assistenza alle persone con disabilità che subiscono violazioni dei propri diritti; formulare raccomandazioni e pareri alle amministrazioni interessate sulle segnalazioni raccolte, anche in relazione a specifiche situazioni e nei confronti di singoli enti; promuovere campagne di sensibilizzazione e di comunicazione per una cultura del rispetto dei diritti delle persone.

La missione 5 del Pnrr

Il contesto in cui prende forma il disegno di legge è la missione 5 del Pnrr, “Inclusione e Coesione”, che contiene una riforma ad hoc intitolata “Legge Quadro sulla disabilità” che consiste in una legge delega che riguarda tutte le persone con disabilità e che ha il suo fulcro nel progetto di vita personalizzata e partecipata. Un progetto di vita, personalizzato e partecipato, che possa consentire alle persone con disabilità di essere protagoniste della propria vita e di realizzare la reale inclusione nella società.

Accertamenti unificati

Per quanto riguarda l'accertamento della condizione di disabilità e la revisione dei suoi processi valutativi di base, il Governo è delegato a unificare tutti gli accertamenti concernenti l'invalidità civile, la cecità civile, la sordità civile, la sordocecità, l'handicap, anche ai fini scolastici, la disabilità prevista ai fini del collocamento mirato e ogni altro accertamento dell'invalidità. Secondo l'Istat il numero di persone con disabilità in Italia è di 3.150.000, pari al 5,2% della popolazione.

L’aggiornamento delle tabelle degli stati invalidanti

L’esecutivo è delegato anche a prevedere l'aggiornamento, con decreto del Ministro della salute delle tabelle delle percentuali degli stati invalidanti, attualmente disciplinate dal decreto del Ministro della sanità 5 febbraio 1992. L’esecutivo è delegato altresì a prevedere un aggiornamento e un adeguamento del sistema di controlli in merito alla effettiva permanenza e sussistenza dello stato invalidante, al fine anche di monitorare che le prestazioni rese continuino ad essere quelle adeguate.

Il progetto di vita personalizzato

Il Governo deve prevedere modalità di coordinamento per l'integrazione della programmazione sociale e sanitaria nazionale e regionale al fine di favorire la creazione delle Unità di valutazione multidimensionale composte in modo da assicurare l'integrazione degli interventi di presa in carico, di valutazione e progettazione in ambito sociosanitario e socio-assistenziale da parte delle amministrazioni competenti. Il Governo deve garantire anche che nell'elaborazione e nell'attuazione del progetto di vita, vengano attivamente coinvolti gli enti del Terzo settore con le modalità già previste della co-programmazione e della co-progettazione, assicurando un maggior grado di flessibilità nella definizione degli interventi.

Il budget di progetto

L'elaborazione del progetto di vita, a sua volta, non può prescindere dall'indicazione del cosiddetto “budget di progetto” ovvero la descrizione quantitativa e qualitativa delle risorse economiche, strumentali, professionali, tecnologiche e umane dirette a garantire la piena fruibilità dei sostegni indicati per qualità, quantità ed intensità nel progetto personalizzato. Il progetto può altresì prevedere che tali risorse possono essere anche autogestite dalla persona con disabilità, prevedendo tuttavia obblighi di rendicontazione secondo i criteri inseriti all'interno del progetto stesso. Devono essere individuate, sempre all'interno del progetto, le figure professionali che dovranno occuparsi della sua realizzazione e del suo monitoraggio, costituendo un punto di riferimento costante per la persona con disabilità ed il suo contesto familiare.

Disabili: verso ritorno assegno invalidità per chi lavora

Intanto, su proposta del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in sede di conversione Dl fiscale sarà presentato un emendamento che riporterà il riconoscimento dell’assegno di invalidità ai disabili, indipendentemente dallo svolgimento di un’attività lavorativa. L’emendamento, riportando ad una corretta applicazione la normativa vigente, prevede che l’assegno mensile di invalidità dovrà essere riconosciuto a prescindere dallo svolgimento di un’attività lavorativa, dove quest’ultima non determini il superamento del limite di reddito considerato come condizione per l’accesso alla prestazione dall’attuale normativa.

di Andrea Carli

mercoledì 27 ottobre 2021

Roma, retina artificiale impiantata a un 70enne non vedente: al risveglio è in grado di percepire la luce

Corriere della Sera del 27/10/2021

L’intervento coordinato dal direttore dell’Oculistica del Policlinico Gemelli, Stanislao Rizzo, tra i pionieri negli impianti di retina artificiale. La tecnica per ora è indicata solo nei casi gravi di retinite pigmentosa.

ROMA. La retinite pigmentosa è una malattia terribile, di origine genetica: la retina di entrambi gli occhi si degenera lentamente e progressivamente, riducendo la propria capacità di trasmettere le informazioni visive al cervello. Nei casi più gravi si arriva alla cecità. Uno dei più grandi sogni della scienza è ridare la vista a chi l’ha persa e a Roma, al Policlinico Universitario Agostino Gemelli, è stato fatto un passo avanti in questa direzione. A un 70enne non vedente, con una grave forma di retinite pigmentosa, è stata impiantata una retina artificiale di ultima generazione, dotata di oltre 400 elettrodi e grande come la punta di una matita. L’intervento, coordinato da Stanislao Rizzo, direttore dell’Unità di Oculistica al Gemelli e professore ordinario di Clinica Oculistica all’Università Cattolica campus di Roma, è durato due ore. Al risveglio il paziente era in grado di percepire la luce. Un intervento simile era stato realizzato nel 2018 all’Ospedale San Raffaele di Milano.

Studio su venti pazienti in Europa

La retina artificiale (NR600) è prodotta dall’azienda israeliana Nano Retina. Quello eseguito al Gemelli è il sesto impianto (il primo in Italia) nell’uomo del device. In Europa è in corso uno studio clinico multicentrico, che coinvolgerà una ventina di pazienti, mirato a ottenere l’approvazione CE per la protesi high-tech, frutto di ricerche durate oltre 10 anni. L’impianto, 5 mm di diametro e 1 mm di spessore, viene posizionato sopra la superficie della retina e gli elettrodi tridimensionali dei quali è composto vanno a prendere il posto dei fotorecettori (le cellule specializzate che permettono di vedere), attivando con i loro impulsi le cellule ganglionari, che trasmettono l’informazione al cervello. Il paziente deve indossare degli speciali occhiali che alimentano il device con un raggio infrarosso. Il software e l’hardware contenuto negli occhiali controllano e modulano (come in un alfabeto Morse) gli stimoli luminosi che arrivano agli elettrodi, traducendoli in impulsi elettrici che poi veicoleranno l’informazione al cervello.

Forme gravi di retinite pigmentosa

«Nell’ultima fase della retinite pigmentosa, i fotorecettori (coni e bastoncelli) sono completamente distrutti; ma alcune cellule, come quelle ganglionari della retina, sopravvivono — spiega il professor Rizzo —. Sono cellule importanti perché trasmettono le informazioni dai fotorecettori al cervello. Gli elettrodi 3D sostituiscono i fotorecettori, le cellule specializzate che costituiscono la prima parte delle vie ottiche e trasmettono l’informazione alle cellule ganglionari». Stanislao Rizzo è stato un pioniere negli impianti di retina artificiale: nel 2011 ha utilizzato la protesi retinica Argus in un paziente non vedente. «Questa nuova retina artificiale dovrebbe assicurarci risultati migliori rispetto alle precedenti, essendo dotata di più di 400 elettrodi, molti più dell’Argus che ne possedeva 60 — sottolinea l’esperto —. L’idea di restituire anche solo una parvenza di vista a persone che vivono da anni al buio è il sogno di qualunque medico. Il paziente operato vede già la luce e questo è davvero incredibile». La retina artificiale NR600 è indicata solo per i pazienti con forme gravi di retinite pigmentosa, cioè persone che hanno perso completamente la vista da entrambi gli occhi, una condizione che interessa oltre mille italiani.

La riabilitazione comincia dopo 2 settimane

L’impianto del device ripristina una parte della funzionalità retinica, ma non restituisce la vista. Il paziente può percepire la luce dopo l’intervento (come accaduto al 70enne operato al Gemelli), ma in genere il programma di riabilitazione viene avviato a distanza di un paio di settimane. Attraverso specifici esercizi, il malato reimpara a vedere attraverso una sorta di «occhio bionico»; viene inoltre perfezionata man mano la stimolazione degli elettrodi per ottenere la visione migliore possibile. Al termine di questo training, il paziente distingue la forma degli oggetti, riconosce il movimento, impara ad interpretare le nuove immagini, che vede in bianco e nero e «pixelate»; grazie alla plasticità neuronale, infine, il cervello impara pian piano a distinguere ciò che ha davanti. L’obiettivo, oltre a restituire una vista parziale, è migliorare le interazioni sociali e rendere la persona più autonoma possibile nelle attività quotidiane.

L’impianto non restituisce una visione normale

«I criteri di selezione per entrare in questo trial sperimentale sono però molto severi e restrittivi — afferma Rizzo —. Per questo tipo di impianti è fondamentale infatti un’accurata selezione del candidato, che viene inquadrato attraverso una serie di colloqui psicologici; questo serve a valutare sia le sue potenzialità di proseguire lungo un percorso riabilitativo che lo impegnerà a lungo, sia le sue aspettative. Perché l’impianto non va a restituire una visione normale, ma offre una visione artificiale, “bionica”. Il paziente deve essere preparato al fatto che quello che vedrà è una ricostruzione attraverso dei “fosfeni”, lampi di luce, che vanno a comporre un’immagine pixelata. La visione d’insieme viene ottenuta dal lavoro degli elettrodi presenti nel device, i cui parametri vanno tutti configurati con pazienza, attraverso una speciale applicazione». Anche in Italia è stata prodotta (e testata) una retina artificiale: è frutto del lavoro dei ricercatoti dell’Istituto di Tecnologia di Genova.

di Laura Cuppini

martedì 26 ottobre 2021

"Pars Construens", un'arte per tutti i sensi

Il Giornale dell’Architettura del 26/10/2021

MILANO. “Pars Construens” è la nuova esposizione che anima gli spazi del Gaggenau DesignElementi Hub. Terza mostra del ciclo “Extraordinario”, progetto artistico di Gaggenau e Cramum (piattaforma no profit che dal 2012 sostiene giovani artisti e maestri dell’arte contemporanea ancora poco noti al grande pubblico) che parte dalla luce, dall’invisibilità e da materiali come vetro, metallo e legno – alla base della ricerca estetica e della storia del marchio tedesco – per indagare il mondo dell’arte e dell’architettura.

“Pars Construens”, a cura di Sabino Maria Frassà, direttore artistico di Cramum, è la prima parte dell’inedito progetto “Blind Wood” di Fulvio Morella, artista che fin dall’infanzia impara ad amare il legno nella falegnameria del padre. Le sue opere a prima vista sono oggetti di design con una chiara funzionalità (soprattutto vasi e piatti) ma la sua ricerca, la rifinitura e il pregio dei materiali impiegati, trasformano le sue creazioni in opere che vanno al di là dell’utilità quotidiana.

In questo progetto Morella utilizza il legno, il metallo, l’architettura, l’archeologia e la scrittura Braille, di cui ricorre nel 2021 il bicentenario dall’ideazione, perché “l’arte può e deve essere vista da tutti”, afferma l’autore. L’intuizione che porterà al sistema Braille ha origine nel 1821 alla presentazione all’Istitution royale des jeunes aveugles di Parigi della modalità di lettura notturna dei dispacci militari in rilievo a cura di Charles Barbier de la Serre. In seguito, nel 1829 Louis Braille definì un sistema originale di segni basato su sei puntini. Dalla diversa collocazione dei punti e dal numero variabile di essi prendono forma i caratteri dell’alfabeto Braille. Ciascun carattere occupa uno spazio di 2×3 mm, per un massimo di sei punti e un minimo di uno, ad eccezione dello spazio, indicato da un rettangolino vuoto; un sistema di comunicazione composto da 64 diverse combinazioni di puntini in rilievo. Molti anni dopo, nel 1949, l’Unesco unificò tutti i vari alfabeti per crearne uno universale, utilizzabile in ogni parte del mondo. Un sistema altamente grafico e dalla precisione architettonica.

Luoghi simbolo riletti attraverso il sistema Braille

Le opere in mostra sono dei quadri/sculture in cui la scrittura in Braille e l’esperienza tattile assumono un’inedita valenza artistica. Quindi non solo semplice elemento decorativo, ma una chiave per interpretare forme a prima vista astratte che rileggono in ottica contemporanea alcuni noti luoghi dell’antichità, partendo dall’idea che la conoscenza di sé deriva proprio dall’imparare a comprendere il passato e le sue stratificazioni. Le forme in legno di Morella rileggono e celebrano luoghi simbolo come l’Anfiteatro di Milano, l’Arena di Verona, il Pantheon di Roma e le cupole rosse di Palermo. Quindi non sono solo opere da appendere, ma con cui instaurare un rapporto: in questo caso, è “vietato non toccare”.

Come spiega Frassà, “Morella impiega la storia dell’architettura e del Braille per mostrarci l’attualità della riflessione del filosofo inglese Bacone, per cui nell’uomo coesistono una «pars destruens» che critica e demolisce, e una «pars construens» in grado di discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ovvero di elaborare il passato e ciò che ci circonda per farne qualcosa di nuovo”.

La vista è il senso attraverso cui è possibile percepire gli stimoli della luce, del colore, delle figure e le posizioni degli oggetti. Lo stimolo visivo è il più rapido, quello che ci fa capire subito se una cosa ci piace oppure no. Tuttavia, anche attraverso lo stimolo tattile è possibile leggere un materiale, percependo le variazioni dovute ad ogni fase di lavorazione e le caratteristiche diverse delle varie essenze, ad esempio nel caso del legno.

Come ci ha insegnato anche Bruno Munari, il linguaggio tattile è la prima forma di comunicazione, e nel suo immenso lavoro ha spesso pensato a un’arte che coinvolgesse tutti i sensi e non soltanto la vista, ritenuta per troppo tempo la sola fonte di conoscenza. Realizzerà, ad esempio, le “Tavole tattili” (la prima risale al 1931): tavole di legno che presentano vari materiali come carte vetrate di varia finezza, sughero, corde, metallo, pelle e pelliccia, così da offrire diverse sensazioni visive e tattili. Sulla tavola del 1943 l’artista indicava anche i tempi di lettura (lento, forte, veloce, velocissimo), come se si trattasse di una partitura musicale.

Arte per tutti i sensi, quindi, quella di Morella, che può essere pienamente compresa solo attraverso la condivisione dei linguaggi (visivo, tattile e Braille).

lunedì 25 ottobre 2021

Gaia Padovani, prima laureata non vedente in medicina: «Ingiusto che debba ripetere il test a Psichiatria»

Corriere della Sera del 25/10/2021

Ha vinto il ricorso al TAR, da due anni frequenta la specializzazione, da maggio lavora anche in reparto, ma per ilMIUR la prova è da rifare: «Non ci sono le condizioni e la tempistica».

ROMA. «Vorrei poter continuare quello che ho iniziato. Vorrei poter finire la specializzazione in psichiatria cominciata ormai due anni fa»: Gaia Padovani, romana, ha 34 anni e nel 2018 è stata la prima studentessa non vedente in Italia a laurearsi in Medicina all’università Sapienza. Nel successivo anno accademico decide di tentare il test d’ingresso a Psichiatria, ma non riesce a passarlo perché, secondo Gaia e il suo avvocato, non c’erano per lei le giuste condizioni.

«Non era un esame sostenibile alla pari — spiega la dottoressa —. C’è stato bisogno di un tutor competente che leggesse, e rileggesse se necessario o se il testo era particolarmente lungo e complesso, 140 domande a risposta multipla.

Uno sforzo incredibile per me. Mi sono affaticata molto. E poi c’erano anche 5 o 6 tra immagini e grafici per me impossibili da fare, descriverle non poteva bastare. Come si può distinguere una lesione dermatologica in base a una descrizione altrui? Quindi quelle le ho saltate e ho perso punteggio. Avevo chiesto al ministero di sostituirle, mi è stato risposto che non era opportuno».

Da qui, ovvero dalla sua esclusione, parte quindi un iter giudiziario.

«Ho presentato ricorso al TAR ed è stata decisa la mia ammissione. Nel 2020 ho iniziato a frequentare le lezioni e a maggio di quest’anno a lavorare in Day hospital e in reparto. Fino al 12 ottobre, quando il mio avvocato mi ha comunicato che il MIUR aveva deciso che il 4 novembre avrei dovuto ripetere, solo io, la prova di ammissione».

E lei vuole sostenerla?

«Certo, ma non a queste condizioni. In 20 giorni non si può preparare un esame fatto da 20 materie tra cliniche e chirurgiche. Nel 2019 avevo dedicato 4 mesi allo studio».

Cosa chiede quindi a questo punto?

«Chiedo che venga tolta la prova fissata per il 4 e che si proceda con un’udienza di merito che stabilizzi la situazione».

Cosa rappresenta per lei, ipovedente, studiare in quella scuola di specializzazione e lavorare in quel reparto del Policlinico Umberto I?

«La premessa è che non tolgo niente a nessuno. Ma da quando lavoro e ho uno stipendio, legato interamente al merito, che non sia quindi solo una pensione di invalidità e che non comporti gravare sulla famiglia, ho un’indipendenza vera. Per ora vivo con mia madre, ma progetto di andare a vivere da sola. Anche in reparto sono totalmente autonoma, faccio tutto quello che fanno i miei colleghi. Unico limite, il pc, che non ha il riconoscimento vocale e che quindi non posso usare».

di Clarida Salvatori

domenica 24 ottobre 2021

Aquileia «Un museo accessibile non significa solo abbattere le barriere

Il Gazzettino del 24/10/2021

AQUILEIA. «Un museo accessibile non significa solo abbattere le barriere architettoniche, ma anche, e soprattutto, garantire a tutti esperienze di visita esaustive e appaganti, perché solo in questo modo il patrimonio culturale può essere davvero uno strumento di conoscenza e di crescita individuale e collettiva». È questa convinzione di fondo, espressa da Andreina Contessa e Marta Novello, direttore rispettivamente della Direzione regionale musei FVG e del Museo archeologico di Aquileia, che ha promosso la realizzazione di ulteriori e nuovi strumenti di fruizione della collezione del Man, pensati per specifiche categorie di pubblico, con disabilità fisiche, sensoriali e cognitive. I nuovi dispositivi, anche digitali, consentono la fruizione tattile e acustica del patrimonio del museo, in un percorso realizzato grazie a un progetto Art Bonus dedicato all'accessibilità e sostenuto dalla Fondazione Friuli. L'intervento presentato di recente, amplia quanto già realizzato due anni fa con la collaborazione di diversi soggetti del territorio.

IL PROGETTO. Allora è stata realizzata una mappa tattile accessibile a tutti e comprensiva dell'intero complesso espositivo, di un percorso tattile audio-descritto su reperti originali. L'esplorazione di ogni reperto ha a disposizione un'audiodescrizione, in italiano e inglese, fruibile con uno smarthphone messo a disposizione dal museo. Il sistema facilita l'esperienza di visita alle persone cieche o ipovedenti che possono esplorare così con il tatto e in autonomia il museo. Ora sono state aggiunte nuove postazioni, inserite organicamente nell'allestimento permanente su progetto di Giovanni Tortelli per l'esplorazione tattile di ulteriori reperti che per le loro caratteristiche dimensionali e/o materiche, non potevano essere toccati in originale.

GLI OGGETTI. Gli oggetti sono stati riprodotti in nylon con stampa 3D dopo un accurato rilievo con laser scanner a cura di digiArt di Rosanna Pesce. Alcuni di questi sono stati stampati mantenendone le dimensioni reali, per esempio nel caso del ritratto funerario di anziano, della testa della statua. In altri casi c'è stato un lavoro di ricomposizione e rielaborazione dell'oggetto rilevato per renderne più agevole la lettura tattile. Un particolare del mosaico con decorazione geometrica, ad esempio, è stato riproposto elaborando il volume di alcune tessere per comunicare con il rilievo la decorazione e la policromia della rappresentazione.

IL PERCORSO. La moneta dell'imperatore Diocleziano coniata ad Aquileia è stata ingrandita e scomposta in due supporti, che ne riproducono il dritto e il rovescio. In questo caso le legende e i soggetti impressi sui due lati sono stati rielaborati per semplificarne la lettura. Tutte le postazioni del percorso tattile sono state anche dotate da didascalie con pittogrammi, caratteri a contrasto e in braille. Non da ultimo, ogni testo di sala è stato dotato di un QR code che indirizza ad una pagina web con la trascrizione completa dei contenuti, che vengono così convertiti in parlato dai sintetizzatori vocali automatici.

IL PRESIDENTE. «Con questo museo abbiamo un rapporto storico e gratificante», ha considerato il presidente della Fondazione Friuli Giuseppe Morandini, intervenendo alla presentazione del nuovo intervento che ne amplia la fruibilità. «È fondamentale intervenire per garantire a tutti esperienze di vista piacevoli e appaganti ha aggiunto -. È stato un piacere per la Fondazione partecipare e sostenere la realizzazione di questo progetto». Il Museo archeologico di Aquileia è conoscibile anche attraverso la lingua dei segni poiché è stata prodotta la sua guida in Lis. I video, realizzati dall'interprete Fabio Zamparo, sono organizzati nella App «Aquileia. Guida in Lis» scaricabile dalle piattaforme Google e App store.

di Antonella Lanfrit

venerdì 22 ottobre 2021

Giornata europea della sordocecità, il messaggio di Francesco Mercurio

Cronache Ancona del 22/10/2021

Il presidente del Comitato delle persone sordocieche della Lega del Filo d’Oro auspica che «la risoluzione del Parlamento europeo volta ad introdurre una definizione comune di disabilità che guardi alla persona nella sua globalità e non solo alla sua minorazione» permetta che «queste persone possano ricevere un trattamento uniforme in Italia così come nel resto d'Europa».

OSIMO. Oggi, 22 ottobre, si celebra la Giornata Europea della sordocecità, istituita per l’anniversario della fondazione della European Deafblind Union (EDbU), federazione di associazioni nazionali di e per le persone sordocieche. La pandemia da Covid-19 e le conseguenti misure di distanziamento sociale hanno messo in evidenza la condizione di isolamento che già vivevano quotidianamente le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali – 189 mila in Italia e circa 2,5 milioni in Europa (0,8 milioni sotto i 65 anni) – che comunicano e si orientano prevalentemente con il tatto. Nonostante il crescente impulso verso un cambiamento più inclusivo innescato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e dall’adozione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, che hanno sottolineato l’importanza di non lasciare indietro nessuno, la complessa sfida imposta dalla crisi sanitaria ha confermato come nelle prime fasi emergenziali si sia completamente spenta la luce sui bisogni delle persone con disabilità, in particolar modo di quelle sordocieche, che a livello mondiale rappresentano tra lo 0,2% e il 2% 3 della popolazione e si trovano ad affrontare molteplici barriere, come la mancanza di accesso ai servizi di supporto e alle informazioni accessibili.

In molti Paesi europei, la sordocecità non è ancora riconosciuta come disabilità specifica e questo ha contribuito a una persistente invisibilità statistica che finora ha rallentato il processo di analisi e di comparazione dei bisogni specifici delle persone sordocieche, delle barriere e delle disuguaglianze che sono costrette ad affrontare. In questo contesto, l’Italia si trova a metà strada tra i Paesi più virtuosi, come quelli scandinavi, e quelli meno attenti all’inclusione delle persone con sordocecità, ma un importante slancio in avanti, nell’ultimo anno, è avvenuto grazie al riconoscimento della Lis (Lingua dei Segni Italiana), della List (Lingua dei Segni Italiana Tattile) – malgrado il grave ritardo che l’aveva portata ad essere l’ultimo dei Paesi europei a non aver riconosciuto la propria lingua dei segni nazionale – e della figura dell’interprete, un sostegno fondamentale per la vita di chi non vede e non sente. Un traguardo molto importante, coadiuvato dalla recente risoluzione approvata dal Parlamento europeo che invita l’Unione europea ad adottare una definizione comune di disabilità e ad introdurre una Carta europea della disabilità per il riconoscimento comune di tale condizione.

«La Giornata Europea della sordocecità rappresenta una ricorrenza molto importante che ci consente di mettere in luce la situazione vissuta in Italia rispetto all’Europa da chi non vede e non sente. Nell’ultimo anno il nostro Paese ha fatto qualche significativo passo in avanti, innanzitutto inserendo le persone sordocieche fra le categorie prioritarie da vaccinare e poi riconoscendo ufficialmente la Lis e Lis Tattile, che permetteranno a chi è nato sordo di accedere più facilmente, speriamo, all’interpretariato – sottolinea Francesco Mercurio, presidente del Comitato delle persone sordocieche della Fondazione Lega del Filo d’Oro Onlus – Tuttavia, il problema che ancora oggi ci colloca indietro rispetto ai Paesi più virtuosi è la concezione strettamente sanitaria che l’Italia attribuisce alla disabilità, rendendo centrale la minorazione. Ma a restituire a tutti noi un po’ di speranza per il futuro è la recente risoluzione del Parlamento europeo, che suggerisce agli Stati membri di adottare finalmente una carta europea e una concezione di disabilità condivisa definita come il rapporto che la persona con minorazione ha con l’ambiente nel quale vive. Questo significa considerare la persona nella sua globalità e non per la sua disabilità, concetto da sempre caro alla Lega del Filo d’Oro e che speriamo possa portare da ora in poi queste persone a ricevere un trattamento uniforme in Italia così come nel resto d’Europa».

Ogni persona con sordocecità si relaziona, comunica e sperimenta il mondo in modo diverso, affrontando restrizioni che sono influenzate dal livello di supporto e dalle barriere presenti nel proprio ambiente, dalla gravità delle minorazioni legate alla vista e all’udito e dall’età dell’insorgenza, che influiscono sulla vita sociale, la comunicazione, l’accessibilità alle informazioni, l’orientamento e la mobilità. È quindi fondamentale che queste persone accedano a servizi che soddisfino le esigenze di ciascun individuo e non ad una combinazione di questi pensati per i non vedenti o per i non udenti. Per partecipare equamente a una società che si affida sempre più alle competenze digitali, il Parlamento europeo ha inoltre chiesto misure concrete per le persone con disabilità, come la fornitura da parte degli enti pubblici di informazioni nel linguaggio dei segni, in braille e con testi di facile lettura. Inoltre, l’interpretazione del linguaggio dei segni dovrebbe essere introdotta per gli eventi orali pubblici e gli edifici governativi dovrebbero essere facilmente accessibili.

«La sordocecità viene spesso sottovalutata o fraintesa e ciò contribuisce ad aumentare le barriere che le persone sordocieche devono affrontare, ma come Lega del Filo d’Oro siamo schierati in prima linea affinché in Italia l’iter per la revisione e la piena applicazione della legge 107/2010 sul riconoscimento della sordocecità non si fermi – dichiara Rossano Bartoli, presidente della Lega del Filo d’Oro – Il nostro lavoro è da sempre orientato a valorizzare le potenzialità di ciascuna persona, andando oltre i limiti tracciati dalla minorazione e la recente risoluzione del Parlamento europeo, che ridefinisce il concetto stesso di disabilità, ci spinge ad avere più fiducia verso il futuro di chi non vede e non sente. Per questo partecipiamo attivamente a progetti internazionali con l’obiettivo di garantire autonomia e inclusione alle persone sordocieche, mettendo in rete competenze e risorse mirate al raggiungimento di maggiore specializzazione, più servizi e alla diffusa cultura della disabilità, perché crediamo fermamente che una persona sordocieca partecipe possa essere un beneficio per l’intera Società».

LA RETE INTERNAZIONALE PER LA SORDOCECITÀ. A livello internazionale, la Lega del Filo d’Oro è membro del Deafblind International, Associazione internazionale che promuove e supporta lo sviluppo di servizi per migliorare la qualità della vita delle persone sordocieche e dell’European Deafblind Union, organismo che ha come obiettivo principale l’uguaglianza e la piena partecipazione sociale delle persone sordocieche in tutta Europa. Con altri 10 Paesi europei fa parte anche del gruppo di lavoro Mdvi Euronet (Multiple Disabilities and Visual Impairment), impegnato a sviluppare e condividere le conoscenze delle buone prassi nell’educazione di bambini e ragazzi con una grave disabilità visiva unita a disabilità aggiuntive. Inoltre, l’Ente fa parte del DbI ICF Working Group, insieme ad altri Paesi come Spagna, Canada, India e Australia, con l’obiettivo di Sviluppare uno standard specifico Core Set ICF (Indice di Classificazione internazionale di Funzionamento CS) per un processo riconosciuto di valutazione, certificazione e intervento sulla sordocecità.

La Lega del Filo d’Oro è attualmente impegnata in diversi progetti sulla sordocecità, tra cui: “Social haptic signs for deaf and blind in education”, che ha l’obiettivo di raccogliere e rendere accessibili i segni tattili sociali (il cosiddetto sistema haptico) utilizzati nei quattro Paesi partecipanti (Estonia, Italia, Portogallo e Svezia) e di catalogarli e renderli disponibili in un dizionario online. “Social skills make inclusive life easier too – Smile too”, che intende, invece, rafforzare le abilità sociali, di fondamentale importanza per l’inclusione, di bambini e ragazzi con problematiche visive e altre disabilità e/o con sordocecità, attraverso la formazione di chi li educa: genitori, insegnanti, professionisti. Infine, è stato approvato anche un terzo progetto europeo promosso dal Centre pour le Développement des compétences relatives à la vue (Lussemburgo) dal titolo “Open Eye Tracker Application for multiple disable visually impaired”, che ha l’obiettivo di sviluppare applicazioni utilizzabili da parte delle persone con disabilità visive o multidisabilità sensoriali attraverso un sistema di tracciamento oculare.

LEGA DEL FILO D’ORO. Oggi la Lega del Filo d’Oro è presente in dieci regioni e segue ogni anno oltre 950 utenti provenienti da tutta Italia svolgendo le sue attività di assistenza, educazione e riabilitazione delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali nei Centri e Servizi Territoriali di Osimo, Sede principale dell’Ente, Lesmo (MB), Modena, Molfetta (BA) e Termini Imerese (PA) e nelle Sedi territoriali di Novara, Padova, Pisa, Roma e Napoli. Per maggiori informazioni visita: www.legadelfilodoro.it

mercoledì 20 ottobre 2021

Uici, mercoledì 20 ottobre, giornata nazionale del cane guida. «Liste d’attesa troppo lunghe»

Corriere della Sera del 20/10/2021

Barbuto, presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti: «potenziare le scuole di addestramento per ridurre le liste di attesa per cui un cieco aspetta anche 2 anni per avere un cane guida».

Un cane è un amico fedele, si sa, ma per un non vedente è molto di più. È la sua vista, un punto di riferimento fondamentale per la sua libertà e autonomia, un rapporto che proprio a causa del forte legame di interdipendenza diventa prezioso. In Italia sono 360.000 i ciechi assoluti e oltre 1.500.000 le persone con deficit visivi gravissimi che grazie a un cane guida possono (per legge) entrare in tutti i luoghi aperti al pubblico e di salire sui mezzi di trasporto, senza costi aggiuntivi. Per ricordare l’importanza del ruolo che ricopre il cane guida e l’impegno degli istruttori e delle famiglie nella formazione e socializzazione dei cuccioli che mercoledì 20 ottobre si celebra la giornata nazionale del cane guida.

Con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e istituzioni sull’importanza di questi amici a quattro zampe, l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI) dedica al Cane guida per ciechi una Giornata Nazionale di celebrazione con eventi e iniziative rivolte alla cittadinanza. La XVI edizione punta a far conoscere alle persone il percorso di addestramento del cane a partire dalle famiglie affidatarie, che con amore e solidarietà si prendono cura del cucciolo per i primi nove/dieci mesi di vita., riconsegnandolo a percorso concluso. L’invito dell’istituto è «potenziare le scuole di addestramento per ridurre le liste di attese per cui un cieco aspetta anche 2 anni per avere un cane guida, — ha commentato Mario Barbuto, presidente nazionale di UICI—, sollecitare la cittadinanza e le istituzioni ancora troppo spesso disattente verso la funzione preziosa dei nostri amici a quattro zampe, perché sovente ignorano le normative, rifiutano la presenza del cane, magari con la superficialità di chi non si rende conto di ostacolare la libertà e la vita della persona che si trova dietro la maniglia di quel cane».

Al ruolo delle famiglie affidatarie è dedicato l’evento principale delle celebrazioni della Giornata Nazionale del Cane guida, ospitato dalla Scuola di riferimento nazionale per l’addestramento, il Centro Cani Guida per Ciechi e Polo Nazionale per l’Autonomia «Helen Keller» di Messina istituito per volontà dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, con il sostegno anche della Regione Sicilia. L’evento si terrà mercoledì 20 ottobre a Messina a partire dalle ore 10:30, fruibile anche in modalità streaming via zoom e sulla pagina facebook dell’UICI.

«Con questa Giornata – dichiara il presidente del Centro H. Keller –Linda Legname — omaggiamo il grande atto di coraggio e forza d’animo di persone che sanno restituire il cucciolo dopo averlo coccolato, visto crescere nella loro casa, tra i loro affetti».

di Emily Capozucca

Giornata nazionale del cane guida: l'invito di Uici a diventare "puppy walker"

Redattore Sociale del 20/10/2021

MESSINA. Un grande appello sarà lanciato oggi alla scuola di addestramento Helen Keller di Messina per celebrare l'importanza del cane guida, l'impegno degli istruttori e la generosità delle famiglie affidatarie che si prendono cura dei cuccioli di cane per 10-12 mesi prima che inizino la scuola come cani guida. Infatti, prima del periodo di addestramento in apposite scuole dove il cane è sottoposto a un percorso di educazione con personale personalizzato, il cucciolo viene affidato ad una famiglia che gli insegna le regole fondamentali di comportamento. L'evento coinvolge 5 di queste famiglie affidatarie, la cui importanza è fondamentale: grazie alla loro generosità e al dono che fanno nel curare questi cani, nel futuro faranno del bene nei confronti di un cieco che ne ha bisogno.

Come afferma Mario Barbuto, presidente UICI, è importante "potenziare le scuole di addestramento per ridurre le liste di attesa per cui un cieco aspetta anche 2 anni per avere un cane guida, sollecitare la cittadinanza e le istituzioni ancora troppo spesso disattente verso la funzione preziosa dei nostri amici a quattro zampe, perché sovente ignorano le normative, rifiutano la presenza del cane, magari con la superficialità di chi non si rende conto di ostacolare la libertà e la vita della persona che si trova dietro la maniglia di quel cane". Per queste ragioni, oltre a sottolineare le necessità di potenziare la capacità operativa delle scuole nazionali di addestramento, l'UICI invita cittadini e famiglie a donare un po’ del loro tempo e del loro amore per educare i cuccioli di cani guida a contribuire a regalare a un non vedente la gioia di questo amico speciale. Al ruolo delle famiglie affidatarie è dedicato dunque l'evento principale delle celebrazioni della Giornata nazione del cane guida, ospitato dalla scuola di riferimento nazionale per l'addestramento, il centro cani guida per ciechi e polo nazionale per l'autonomia Helen Keller di Messina istituito per volontà dall'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, con il sostegno anche della regione Sicilia.

"Con questa giornata - dichiara Linda Legname, presidente del centro H. Keller - omaggiamo il grande atto di coraggio e forza d'animo dei puppy walker, persone che sanno restituire il cucciolo dopo averlo coccolato, visto crescere nella loro casa, tra i loro affetti; averci giocato assieme, averlo accudito, curato e portato a spasso per la città a imparare i primi trucchi del mestiere di cane guida. ll loro non è un lavoro, ma l'espressione di un impegno sociale sensibile, ricco di umanità, per il quale non sapremo dire mai grazie a sufficienza. Per questo invitiamo tutti i cittadini, ad accogliere cuccioli che da grandi diventeranno cani guida". In Italia si contano circa 360.000 ciechi assoluti e oltre 1.500.000 persone con deficit visivi gravissimi. L'accesso libero dei cani guida nelle nostre città per ciechi è sancito dalla legge n.37 del 1974, integrata e modificata dalle leggi n. 376/1988 e n. 60 del 2006. Queste disposizioni consentono al non vedente di entrare in tutti i luoghi aperti al pubblico e di salire sui mezzi di trasporto, senza costi aggiuntivi o limitazioni, fatto salvo l'obbligo della museruola. In questo quadro, l'Unione italiana ciechi e ipovedenti ha anche elaborato un decalogo specifico su come comportarsi presenza di un cane guida. "Ma oltre a essere un momento di celebrazione - prosegue Linda Legname - la Giornata è anche l'occasione per ribadire il ruolo fondamentale delle scuole di addestramento che rappresentano per il paese un importante patrimonio di competenze e valore sociale, ma che necessitano di essere potenziate in termini di capacità operativa per poter ridurre i tempi entro i quali sono in grado di consegnare al non vedente il suo prezioso compagno di vita, con liste di attesa che oggi toccano i 2 anni. Per questo ci rivolgiamo alle istituzioni affinché si adoperino per sostenere queste strutture e siano a fianco di UICI anche nel promuovere una cultura del rispetto delle regole. Non si contano infatti gli episodi di discriminazione del cane guida e del suo conduttore a cui ancora oggi può venir negato l'accesso a mezzi o luoghi pubblici, mentre è indispensabile affermare una cultura di accoglienza in cui sia possibile per entrambi convivere e integrarsi nelle comunità e tra la popolazione".

L'evento si concluderà con la cerimonia di rientro a scuola dei cuccioli affidati alle famiglie che poi completeranno il percorso di addestramento.

martedì 19 ottobre 2021

Didattica e disabilità al MAXXI di Roma

Artribune del 19/10/2021

ROMA. Parla di inclusione e di accessibilità il progetto messo a punto dal MAXXI di Roma che coniuga didattica e risorse digitali per rendere la propria offerta museale alla portata di tutti.

Il MAXXI è stato indiscutibilmente uno dei musei protagonisti della rivoluzione digitale del primo lockdown. Durante questo arresto inaspettato e prolungato ha preso forma un progetto importante, MIXT – Musei per tutti. Ce lo racconta Sofia Bilotta dell’Ufficio Public Engagement del museo romano.

Quando nasce il progetto sperimentale MIXT – Musei per tutti?

L’idea di MIXT nasce nel 2018 per un bando di Lazio Innova su proposta di due aziende informatiche: Mediavoice e DStech. Quando nel settembre del 2019 ci hanno comunicato che avevamo vinto abbiamo iniziato a lavorare, ma pochi mesi dopo ci siamo ritrovati in lockdown. Questa esperienza di isolamento e il lavoro in team da remoto hanno radicalmente cambiato il progetto. Tra febbraio e aprile ho ripensato gran parte dei contenuti, chiaramente all’interno di una cornice e un budget già approvati.

Come vi siete mossi per creare la ricchissima rete di collaborazioni sia istituzionali (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, Ente Nazionale Sordi ecc.) sia con attori e artisti che hanno prestato la loro voce?

Proprio durante il lockdown abbiamo tessuto e ampliato la rete di collaborazioni decisive per MIXT. Attraversare questi mesi per molte persone con disabilità è stato particolarmente faticoso, per questo abbiamo cercato un modo per stare loro più vicini. Nascono così i progetti Collezione da ascoltare e Collezione in LIS per il palinsesto digitale #iorestoacasa con il MAXXI. Per alcune settimane ho lavorato tutti i giorni con due soci dell’Unione Ciechi di Roma alla scrittura dei testi successivamente letti dagli attori e con l’Ente Nazionale Sordi - CR Lazio per la redazione e la produzione delle video guide in Lingua dei Segni Italiana. Il lavoro sulle opere della collezione svolto a distanza con le tecnologie disponibili nelle nostre case è stato un mattone fondamentale per la successiva produzione di contenuti di MIXT. Gli attori invitati a partecipare sono stati di una straordinaria disponibilità nell’aderire gratuitamente al progetto per le persone con disabilità visiva.

IL PROGETTO MIXT

Come siete riusciti a far dialogare i diversi protagonisti con lo staff del museo, con gli informatici, con il Dipartimento comunicazione ecc.?

Uno dei punti di forza di MIXT è il suo carattere multidisciplinare fondato sulla collaborazione di professionalità diverse. L’Ufficio Public Engagement usa metodologie partecipative con l’obiettivo di facilitare l’incontro e lo scambio tra persone diverse con esperienze diverse, permettendone la piena espressione e rappresentazione nei progetti. Il team di progetto conta oltre 40 persone, ma in questo caso i key-player sono stati i 12 narratori con disabilità, 6 sordi, 3 ipovedenti e 3 ciechi. Con loro, e intorno a loro, si è strutturato il percorso collettivo.

Se dovessi scegliere due momenti particolarmente emozionanti e arricchenti di questo percorso durato oltre un anno e mezzo, quali sarebbero?

Devo ammettere che i momenti emozionanti sono stati tanti, per farsene un’idea basta ascoltare le narrazioni sul sito del progetto. Uno che mi torna subito in mente è quello in cui una delle partecipanti cieche durante l’esplorazione tattile della Galleria 2 a museo chiuso, in pieno lockdown, mi dice: “Questa è la porta di acciaio del montacarichi, è lo stesso che sale dalla hall al piano terra”, dimostrandomi non solo di sapere esattamente dove si trovasse ma anche di aver letto e ricostruito la sezione dell’edificio con la sua complicatissima struttura. Orientarsi all’interno del MAXXI è una sfida per qualunque visitatore. Serve tornare e ritornare, esplorando palmo a palmo lo spazio per comprenderne il funzionamento, esattamente come fa una persona cieca, per questo abbiamo chiesto a loro di aiutarci a raccontarlo a tutti. MIXT è un progetto di accessibilità universale ma costruito dalle persone con disabilità per tutti noi, invece del contrario.

E il secondo?

Il secondo momento coincide con la testimonianza di una delle partecipanti sorde alla quale era stato chiesto di raccontare brevemente in un video cosa significasse il MAXXI per lei. La sua risposta in Lingua dei Segni, praticamente intraducibile, è stata di una sintesi e una potenza che mi hanno lasciata impressionata. Si trova sulla homepage del sito. Mentre le mani segnano il segno-nome MAXXI, che allude alla forma sinuosa della Galleria 5, il volto comunica interesse e stupore per quell’oggetto, le mani quindi si alzano per segnare la parola “arte” mentre lo sguardo le segue e il volto diventa ispirato, in quel momento le mani scendono e si uniscono sul petto in un segno di interiorizzazione e appropriazione totale mentre la mediatrice sorride. Ecco, per me quei pochi segni rappresentano tutto il senso del lavoro fatto.

Ho cominciato a studiare la LIS per riuscire a entrare nel merito dei contenuti che stavamo sviluppando con la comunità segnante e questo mi ha permesso di comprendere le dinamiche della lingua visivo-gestuale e il suo enorme potenziale narrativo e descrittivo. Per me, che sono una storica dell’arte che vive di immagini e forme, è stata una scoperta straordinaria e ricca di possibili sviluppi.

ACCESSIBILITÀ E INCLUSIONE

Il progetto MIXT è un esempio di “buona prassi” per la completezza dei prodotti ideati, il coinvolgimento degli utenti finali (sordi e disabili visivi) ma anche per l’unione tra digitale ed esperienza multisensoriale. Questo permette di sottolineare e ribadire il ruolo di primo piano dell’Italia nel panorama internazionale dal punto di vista dell’accessibilità culturale e al patrimonio. Avete anche voi questa sensazione?

Sicuramente esistono molte buone pratiche anche a livello internazionale, purtroppo non è sempre facile scoprirle per la scarsa comunicazione che ne viene data. Per questo cerco di portare avanti la mappatura dei casi di studio e la ricerca continua sulle buone pratiche insieme all’Università La Sapienza, presso la cui Scuola di Specializzazione in beni storico artistici insegno Didattica del Museo e del Territorio, e alle istituzioni preposte alla difesa dei diritti delle persone con disabilità. Proprio tramite l’Ente Nazionale Sordi è recentemente arrivata una valutazione importante di MIXT. Il 25 settembre scorso, in occasione della Giornata Mondiale del Sordo, festeggiata al MAXXI, le cariche istituzionali dell’ENS hanno visitato il percorso MIXT con un membro del board della World Federation of the Deaf, l’associazione internazionale che riunisce le istituzioni dei singoli Paesi. Il progetto è stato riconosciuto dal consigliere della WFD come una buona pratica unica nel suo genere per la partecipazione attiva delle persone sorde e per la rilevanza del percorso nel museo articolato in 11 aree permanenti con schermi per le video guide in LIS e IS (International Sign). Il team di progetto è stato quindi invitato a presentare MIXT alla conferenza quadriennale della WFD che si terrà in Corea del Sud nel 2024!

Quindi qual è il senso ultimo del progetto?

La piena fruibilità per le persone sorde italiane e straniere è uno degli obiettivi del progetto e che la comunità segnante lo senta proprio e ne faccia un effettivo strumento di formazione culturale e di orgoglio nazionale è significativo.

Il senso che anima il progetto credo lo abbiano riassunto bene Giuliano Frittelli e Camilla Capitani, presidente e consigliera dell’UICI Roma, quando il 23 settembre, in occasione della presentazione ufficiale di MIXT, hanno ricordato il motto del movimento mondiale delle persone con disabilità: “Niente su di noi senza di noi”. Dobbiamo solo cominciare ad applicarlo come principio di metodo.

di Annalisa Trasatti

lunedì 18 ottobre 2021

"Io, non vedente, gioco a golf e vi spiego come": Palmieri e l'Open d'Italia

La Stampa del 18/10/2021

Roveri racconta la sua nuova vita: "Ho perso la vista in un incidente d'auto ma sul green sono rinato. Voglio essere un esempio". "Sono andato fuori strada per rispondere al telefonino".

FOLLONICA. "A 30 anni ho perso la vista in un incidente stradale. Da lì si è iniziata la mia seconda vita, bellissima. Anche perché gioco a golf". Stefano Palmieri, 49 anni, 13° all'Open d'Italia Disabili organizzato al Royal Park I Roveri, veste la maglia della Nazionale Paralimpica "con orgoglio". Una passione nata per caso, sul campo vicino a casa, a Follonica, scelta per curare la depressione dopo quell'incrocio sfortunato con il destino. "Ero in auto, ho risposto al cellulare e sono finito fuori strada". Un botto terribile, 17 ore in sala operatoria e 29 giorni in rianimazione. "Quando sono uscito dall'ospedale ero a terra. Poi ho capito che il golf mi offriva una via di uscita e ho visto la luce in fondo al tunnel. Ho iniziato a far pratica, mi sono appassionato e sono riuscito a raggiungere un alto livello".

Ma come può una persona senza vista giocare a golf? "Mi affido alla guida Stefano Bertola, i miei occhi sul green", risponde sorridendo. "Lui mi spiega la distanza dalla buca e io conto i passi per capire", dice Palmieri. E aggiunge: "Decido io però quale forza dare alla pallina. Penso al colpo e tiro. Per chi come me gioca senza vedere, è fondamentale essere in sintonia con la guida".

Ne ha fatta di strada Stefano, da quel giorno maledetto. Prima dell'incidente faceva il parrucchiere. "Con un socio, l'attività era ben avviata. Poi ho dovuto lasciare e mi sono inventato una nuova vita. Grazie alla mia decisione sono rinato. Ho iniziato a camminare, a farmi la barba e a gioire dei piccoli gesti quotidiani. Ma soprattutto ho dovuto riconquistare le persone. Perché un cieco fa paura. Molti scelgono di stare distanti, temono di ferirti". La forza l'ha aiutato a reagire. "Dove l'ho presa? Da mio padre, morto due mesi prima dell'incidente. Ma ha lottato come un leone con un attaccamento alla vita che mi è rimasto dentro. E la mia vittoria più grande è aver dato coraggio ad altri non vedenti che hanno iniziato a giocare sulla scia dei miei successi internazionali".

di Daniela Cotto

venerdì 15 ottobre 2021

Nella Giornata Nazionale del Cane Guida il racconto di Claudio, oltre 40 anni al buio guidato dai suoi “occhi” a quattro zampe

“Al mio Eliot non potrei mai rinunciare. Rinunciare a lui sarebbe come dover rinunciare alla mia autonomia. Che non baratto con nulla”.

A parlare è Claudio Mapelli, 69 anni, presidente della sezione bergamasca dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. Eliot è il settimo cane guida di Claudio che a 22 anni ha perso la vista a causa di un incidente di caccia. Ma grazie ai cani, che da sempre Claudio ha amato e che lo hanno accompagnato fin dalla sua infanzia, non hai perso la sua autonomia e la sua libertà.

I suoi sette cani (quattro pastori tedeschi e tre labrador) sono stati, prima ancora che i suoi occhi, i suoi compagni di vita che, malgrado la cecità, gli hanno permesso di condurre un’esistenza senza barriere. Lavoro, viaggi, spostamenti, divertimenti per Claudio non sono mai stati un impedimento, proprio grazie a questi straordinari amici a quattro zampe addestrati per diventare la vista di chi vive nel buio.

Claudio decide di raccontare la sua vita sempre accompagnato dai suoi cani guida, proprio in occasione della Giornata Nazionale del cane guida che si celebra il 16 ottobre. Una Giornata istituita dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti nel 2006 per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sui diritti umani delle persone con disabilità visiva, e far comprendere che il cane guida sono “gli occhi di chi vive nel buio”.

“La scelta del cane guida è arrivata per caso – racconta – Grazie a Francesco, un amico non vedente che, già negli anni Settanta, ne aveva preso uno in Germania. Ho deciso di fare lo stesso, ed è stata una delle scelte più azzeccate della mia vita. Non posso vivere senza il mio cane guida”.

Eliot, così come i suoi predecessori, accompagna Claudio in tutti i momenti della giornata: la passeggiata per andare al lavoro a piedi (attraversando anche strade molto trafficate), le lunghe giornate in ufficio, e poi in ogni momento di svago e di socialità.

“Sui mezzi pubblici il cane guida richiama sempre l’attenzione e le coccole dei passeggeri – prosegue Mapelli – Tanti si fermano, mi fanno domande, lo accarezzano. Eliot è più grande rispetto ai mie precedenti cani guida e sui pullman spesso le persone mi chiedono permesso per passare: è un gigante buono color miele”.

Claudio non riesce a immaginare la sua vita senza il cane guida. “Trascorro più tempo con il cane guida che con mia moglie – prosegue ironicamente -. Certo avere il cane guida è un impegno. Il cane, rispetto al semplice bastone bianco che, tornato a casa, viene riposto sulla cassapanca ha bisogno di attenzione e cure. Il cane è parte della famiglia: va pulito, spazzolato, lavato, nutrito e coccolato. Ma quello che dà un cane, e in questo caso un cane guida, non ha prezzo. Inoltre facilita e velocizza gli spostamenti: è lui che mi guida”. Preservandolo da pericoli e ostacoli che, altrimenti, Claudio dovrebbe “intercettare” con il suo bastone.

Claudio ricorda con affetto i predecessori di Eliot, tutti presi in Italia. L’ultima Ghea, 13 anni, è andata in pensione e il suo posto è stato preso da Eliot che arriva da una scuola di addestramento svizzera. “L’addestratore lo ha portato a casa mia ed è rimasto con noi per una decina di giorni per spiegarmi e affiancarmi nelle attività quotidiane con Eliot – prosegue -. Purtroppo in Italia le lista d’attesa per avere il cane guida sono lunghe, Eliot è arrivato dopo otto mesi”.

Non dimentichiamo che, come ricorda la Legislazione garantisce al cane guida molti diritti quali l’accesso a tutti gli esercizi pubblici; l’esonero dell’obbligo di portare la museruola (a meno che non sia richiesto in una data situazione); l’esonero del proprietario di avere paletta e sacchetto per la raccolta delle deiezioni. Il cane guida sale gratis sui mezzi pubblici, può accompagnare la persona non vedente anche su traghetti e aerei sia in Italia sia all’estero; può viaggiare sul sedile posteriore insieme alla persona cieca senza incappare in sanzioni.

16 ottobre Giornata Nazionale del Cane Guida Ciechi

Gli occhi di chi non vede nascono in Brianza

Il 16 ottobre si celebra la Giornata Nazionale del cane guida, istituita dall'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti nel 2006 per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sui diritti umani delle persone con disabilità visiva, e far comprendere che il cane guida sono “gli occhi di chi vive nel buio”.

Un amico a quattro zampe molto speciale che, perfettamente addestrato, diventa la vista di colui che non vede più: gli permette di vivere in totale autonomia, di andare al lavoro, di prendere i mezzi, di andare al ristorante, e di viaggiare senza bisogno di aiuto.

E proprio in Brianza da decenni c'è un'eccellenza del settore. Sorge, infatti, a Limbiate, il Servizio Cani Guida dei Lions, Ente morale istituito nel 1959, dove ogni anno vengono consegnati in comodato gratuito 50 cani addestrati.

Sono 2.240 i cani che dall'inizio di quest'avventura - avviata a Milano dall’ingegner Maurizio Galimberti, rimasto cieco durante un gravissimo incidente di volo e che aveva preso un cane guida addestrato in Germania - sono stati consegnati a persone non vedenti in tutta Italia. Ma purtroppo sono ancora 130 le persone non vedenti attualmente in attesa di riceverne uno.

“Ogni volta che consegniamo un cane guida è una grandissima emozione - racconta Giovanni Fossati, presidente del Servizio Cani Guida Lions di Limbiate -. Non è semplicemente restituire la vista, ma come molti ci raccontano è restituire la vita”. Il cane guida diventa perciò amico fedele e inseparabile della persona non vedente: la segue e la accompagna ovunque.

“Molti ci raccontano che i colleghi, sul luogo di lavoro, non considerano il cane guida un semplice animale, ma un collega a tutti gli effetti”, aggiunge Fossati.

Non a caso è la stessa Legislazione che garantisce al cane guida molti diritti quali l'accesso a tutti gli esercizi pubblici; l’esonero dell’obbligo di portare la museruola (a meno che non sia richiesto in una data situazione); l'esonero del proprietario di avere paletta e sacchetto per la raccolta delle deiezioni. Il cane guida sale gratis sui mezzi pubblici, può accompagnare la persona non vedente anche su traghetti e aerei sia in Italia sia all'estero; può viaggiare sul sedile posteriore insieme alla persona cieca senza incappare in sanzioni.

Ma prima di essere consegnato al suo nuovo compagno di vita c'è un lungo e impegnativo percorso di addestramento che avviene proprio a Limbiate. È lì che c’è l’allevamento con cinque sale parto, dove lavorano 16 professionisti, dove sono stati realizzati quattro mini appartamenti dove la persona non vedente e il suo accompagnatore soggiornano prima di ritornare a casa con il cane guida, per apprendere i comandi e conoscere da vicino quello che diventerà gli occhi dell'uomo o della donna con disabilità visiva. “All’inizio venivano addestrati solo pastori tedeschi – prosegue Fossati -. Adesso la maggior parte sono labrador e golden retriever che si sono dimostrati ottime guide per i ciechi”.

All'età di tre mesi i cuccioli vengono affidati a famiglie selezionate, chiamate Puppy Walker, che li allevano per il primo anno di vita. Poi parte l’addestramento che dura circa sette mesi, fino alla fase finale quando il cane viene affiancato al non vedente, imparando a vivere in perfetta simbiosi con lui.

Una realtà, quella del Servizio Cani Guida Lions, che va avanti grazie al sostegno dei benefattori: Lions, Leo, aziende e cittadini che hanno preso a cuore questo progetto. Un progetto che, come ricorda l’Uici “non è solo un aiuto per l’autonomia, ma soprattutto un compagno di libertà”.

L'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e il Servizio cani Guida Lions terranno alta l'attenzione non solo durante la Giornata nazionale del 16 ottobre.

“La nostra Associazione, unitamente al Servizio cani Guida Lions – afferma Giovanni Battista Flaccadori, Presidente del Consiglio Regionale Lombardo dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Onlus-APS - terranno alta l’attenzione non solo durante la Giornata nazionale del 16 ottobre. Prossimamente verrà infatti organizzata sul territorio una dimostrazione di addestramento: cani guida e istruttori scenderanno in piazza per mostrare ai cittadini il grande lavoro che c’è dietro alla preparazione del cane, ma anche e soprattutto la perfetta sintonia che lega la persona cieca al suo cane. Un amico a quattro zampe che restituisce libertà e autonomia, oltre ad affetto e compagnia”.

giovedì 14 ottobre 2021

Giornata dei cani guida: alla scoperta del centro d’eccellenza di Limbiate

Il Cittadino di Monza e Brianza del 14 ottobre 2021 

Sono 50 i cani guida che ogni anno il centro gestito dai Lions a Limbiate mette a disposizione di non vedenti o ipovedenti dopo un attento addestramento: alla scoperta del servizio in occasione della Giornata nazionale dedicata ai cani guida.

Il 16 ottobre si celebra la Giornata nazionale del cane guida, istituita dall’Unione italiana ciechi e ipovedenti nel 2006 per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sui diritti delle persone con disabilità visiva e per far comprendere l’importanza rivestita dal cane guida che costituisce “gli occhi di chi vive nel buio”.

In Brianza da decenni c’è un’eccellenza del settore. Sorge, infatti, a Limbiate, il Servizio cani guida dei Lions, ente morale istituito nel 1959, dove ogni anno vengono consegnati in comodato gratuito 50 cani addestrati. Sono 2.240 i cani che dall’inizio di quest’avventura - avviata a Milano dall’ingegnere Maurizio Galimberti, rimasto cieco durante un gravissimo incidente di volo e che aveva preso un cane guida addestrato in Germania - sono stati consegnati a persone non vedenti in tutta Italia. Ma purtroppo ci sono ancora 130 persone non vedenti in attesa di riceverne uno.

«Ogni volta che consegniamo un cane guida è una grandissima emozione - racconta Giovanni Fossati, presidente del Servizio Cani Guida Lions di Limbiate -. Non è semplicemente restituire la vista, ma come molti ci raccontano è restituire la vita. Il cane guida diventa un amico fedele e inseparabile della persona non vedente: la segue e la accompagna ovunque». La legge garantisce al cane guida molti diritti quali l’accesso a tutti gli esercizi pubblici; l’esonero dell’obbligo di portare la museruola (a meno che non sia richiesto in una data situazione); l’esonero del proprietario di avere paletta e sacchetto per la raccolta delle deiezioni.

Il cane guida sale gratis sui mezzi pubblici, può accompagnare la persona non vedente anche su traghetti e aerei sia in Italia sia all’estero; può viaggiare sul sedile posteriore insieme alla persona cieca senza incappare in sanzioni. Ma prima di essere consegnato al suo nuovo compagno di vita, per il cane c’è un lungo e impegnativo percorso di addestramento che avviene proprio a Limbiate. È lì che c’è l’allevamento con cinque sale parto, dove lavorano 16 professionisti, dove sono stati realizzati quattro mini appartamenti dove la persona non vedente e il suo accompagnatore soggiornano prima di ritornare a casa con il cane guida, per apprendere i comandi e conoscere da vicino quello che diventerà gli occhi dell’uomo o della donna con disabilità visiva.

«All’inizio venivano addestrati solo pastori tedeschi – prosegue Fossati -. Adesso la maggior parte sono labrador e golden retriever che si sono dimostrati ottime guide per i ciechi». All’età di tre mesi i cuccioli vengono affidati a famiglie selezionate, chiamate Puppy Walker, che li allevano per il primo anno di vita. Poi parte l’addestramento che dura circa sette mesi, fino alla fase finale quando il cane viene affiancato al non vedente, imparando a vivere in perfetta simbiosi con lui. Una realtà, quella del Servizio Cani Guida Lions, che va avanti grazie al sostegno dei benefattori: Lions, Leo, aziende e cittadini che hanno preso a cuore questo progetto. Un progetto che, come ricorda l’Uici «non è solo un aiuto per l’autonomia, ma soprattutto un compagno di libertà».

Un trekking sull’Appenino Bolognese adatto anche ai non vedenti

Action Magazine del 14/10/2021

Quattro giorni sui sentieri dell’Appenino Bolognese, tra natura e antichi borghi. Ce lo racconta la nostra Giusi Parisi, non vedente.

Un trekking davvero inclusivo, quello sull’Appennino bolognese a cui ho partecipato. Un percorso della durata di quattro giorni, organizzato dall’associazione di promozione sociale La Girobussola, in collaborazione con il tour operator Viaggi e Miraggi. L’itinerario, da Marzabotto a Riola, è stato pensato per essere accessibile a persone con disabilità visiva come me, ma naturalmente è consigliato a tutte le gambe, anche a quelle non particolarmente allenate.

Vi ho raccontato di recente della mia escursione “adattata” sul Monte Caio, nel Parmigiano. Adesso vi parlerò di un’altra bella esperienza esperienza di trekking del tutto accessibile a chi – come me – è non vedente.

Partiamo da Marzabotto, piccola cittadina che conserva un prestigioso patrimonio culturale, risalente al periodo etrusco. Prima tappa del percorso è proprio il museo etrusco, dove purtroppo abbiamo la possibilità di toccare appena un paio di oggetti. La situazione migliora all’interno del parco che circonda il museo, costruito esattamente dove sorgeva l’antica città di Kainua, di cui si possono ammirare i pochi resti dell’acropoli e della necropoli, poco fuori le rovine della porta della città.

Il primo giorno il pranzo è velocissimo, e ci mettiamo subito in cammino per raggiungere il parco del Monte Sole. Costeggiamo per un tratto il fiume Reno, per poi attraversarlo e immetterci nei boschi. Il sentiero, all’inizio abbastanza dolce, ci accoglie fra equiseti (o code di cavallo), alberi di nocciolo e noci. Raggiungiamo il borgo di Sperticano, dove ci fermiamo solo per una breve sosta.

Da qui infatti inizia la parte più impegnativa della giornata. Dopo un altro breve tratto facile, imbocchiamo il cosiddetto “sentiero del postino”, che con una discreta pendenza ci porta sulla sella fra il Monte Sole e il Monte Caprara, dopo aver aggirato il monte Abelle. Siamo ormai nel cuore del parco del Monte Sole, e dopo aver percorso circa 8 km e un dislivello di 500 metri ci fermiamo al rifugio del Poggiolo, dove ceniamo e alloggiamo.

Il nostro trekking per non vedenti sulle tracce della storia

Il mattino seguente lo dedichiamo interamente alla memoria della strage del 1944, compiuta ad opera dei nazisti. Raggiungiamo la Scuola di Pace Monte Sole , dove ripercorriamo la storia di quel periodo.

Dopo aver esplorato la mappa tattile del parco, con Stefano (la nostra guida) ci rechiamo di persona nei luoghi in cui sono avvenute le stragi. Tra questi il cimitero di Casaglia, dove è ancora presente una croce di ferro forata dai proiettili della mitragliatrice piazzata dai nazisti. Ascoltiamo, ognuno preso dalle proprie emozioni, la lettura di uno stralcio del racconto di una sopravvissuta. Dopo riflessioni e dibattiti, ci spostiamo al vicino monastero dei monaci Dossettiani, che ci coinvolgono nella loro preghiera delle 12:30.

Poco dopo pranzo, ci incamminiamo per raggiungere il borgo di Grizzana Morandi. Ci aspettano altri tratti in salita, circondati stavolta da pini, pini silvestri, castagni… Percorriamo dunque il crinale tra la valle del Reno e la valle del Setta, sorvolati di tanto in tanto da qualche rapace. Lungo il sentiero incontriamo anche un salice monumentale, albero molto raro in zona.

Dopo aver aggirato il monte Termine, raggiungiamo il nostro punto di ristoro all’interno del borgo, dopo un percorso di circa 10 km con 500 metri di dislivello.

Terzo giorno di trekking, destinazione Riola

Il programma del terzo giorno prevede circa 16 km di cammino per raggiungere Riola, nella valle del Reno. Ci incamminiamo dunque verso il monte Stanco, percorrendo in parte strada asfaltata e in parte boschi, dove ammiriamo fra la flora alcune querce, cerri, erica e ginepro. Una breve sosta nel piccolo borgo di Collina.

Riprendiamo quindi il cammino, dirigendoci verso il parco di Montovolo, diventata oasi WWF grazie al suo particolare microclima. Attraversiamo poi il crinale tra monte Vigese e Montovolo, da cui ad un certo punto – come ci descrivono le guide – si può ammirare il monte di Corno alle Scale, una delle cime più alte dell’Appennino tosco-emiliano.

Continuando a scendere e aggirando Montovolo, ci fermiamo nel cinquecentesco borgo de La Scola, caratterizzato da stretti viottoli, case-torri e altre antiche architetture. Qui il tempo sembra davvero essersi fermato. La giornata si conclude scendendo lungo il torrente Limentra per raggiungere Riola, la nostra destinazione finale.

Una giornata dedicata alla cultura

L’ultimo giorno è dedicato interamente alla cultura. Visitiamo infatti l’eccentrica Rocchetta Mattei, una specie di castello delle fiabe posizionato tra i boschi dell’Appennino. Scopriamo alcuni pezzi d’arte toccandoli con le mani, così come particolari decorazioni presenti nel palazzo.

Subito dopo ci rechiamo alla vicina chiesa di Santa Maria Assunta, l’unica opera dell’architetto finlandese Alvar Aalto presente in Italia. Grazie alle mappe tattili e ai plastici, riusciamo ad avere un’idea della particolarità dei monumenti.

Poco dopo pranzo, è tempo di salutare i miei compagni di viaggio e le guide, che ringrazio per l’avventura vissuta insieme. I ringraziamenti vanno naturalmente anche al tour operator Viaggi e Miraggi, che probabilmente inserirà l’itinerario fra le sue proposte, e alla chiesa Valdese, finanziatrice del progetto.

di Giusi Parisi