mercoledì 30 marzo 2022

Il PNRR misurato con il metro dell'inclusività per le persone con disabilità

Vita del 30/03/2022

Tutti gli interventi del PNRR dovranno rispettare quattro criteri di inclusività delle persone con disabilità, dall'accessibilità alla promozione della vita indipendente. Ecco la Direttiva per il monitoraggio. È la prima volta che l'Italia "misura" una politica generale con i parametri del rispetto dei diritti delle persone con disabilità. Siamo anche il primo paese in Europa a mettere sotto la lente in questo modo le azioni del proprio Recovery Fund.

ROMA. È la prima volta che accade in Italia: la prima volta che si valuta una politica generale con il metro dell’inclusività e dei diritti delle persone con disabilità sanciti dalla Convenzione Onu. La politica generale peraltro è di particolare rilievo: il PNRR. Siamo l’unico Paese ad averlo fatto, diventando in questo modo una best practice.

A dare gambe a questa “prima volta” è la Direttiva alle amministrazioni titolari di progetti, riforme e misure in materia di disabilità del Ministro per la disabilità, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 marzo. Si tratta di una Direttiva emanata dal ministro per le Disabilità Erika Stefani e rivolta a tutte le Amministrazioni dello Stato titolari di riforme e misure correlate al PNRR, chiamate all'adozione di un metodo di lavoro attento ai diritti delle persone con disabilità e che le coinvolga, senza “confinare” le azioni che interessano la disabilità alle sole missioni 5 e 6.

«Il PNRR è lo strumento principe con cui stiamo investendo sul nostro futuro. Questa opportunità deve essere per tutti, nessuno escluso. Il Piano deve necessariamente considerare le persone con disabilità, che sono tra coloro che maggiormente hanno pagato gli effetti della pandemia. Da qui, la necessità che tutte le Amministrazioni si attivino per pensare ed agire in modo inclusivo, rispettando principi fondamentali quali l'accessibilità, la progettazione universale, la vita indipendente e la non discriminazione. Senza dimenticare, poi, l'importanza di coinvolgere le associazioni, perché la partecipazione è un altro aspetto fondamentale per dare impulso a politiche effettivamente inclusive», commenta il ministro Stefani. Con questa Direttiva e il lavoro a cui essa dà origine, l’Italia compie «un salto culturale verso una società più coesa e resiliente, capace di guardare innanzitutto alla persona, riconoscendone il valore ed il potenziale».

L’obiettivo è quello di assicurare che la realizzazione del PNRR avvenga nel rispetto dei diritti delle persone con disabilità e per farlo la Direttiva individua alcuni principi chiave a cui le Amministrazioni titolari delle riforme e degli investimenti contenuti nel Piano dovranno attenersi, sia in fase di progettazione che in quella di attuazione. È stato il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel presentare alle Camere il PNRR, a dichiarare che l’Italia vi avrebbe inserito un monitoraggio per valutarne l’inclusività e la coerenza con i dettami della Convenzione. L’Osservatorio nazionale sulla condizione delle Persone con Disabilità è stato incaricato di predisporre il monitoraggio: «Abbiamo elaborato una prima proposta già a giugno 2021, ma devo confessare che non è stato semplice far capire il senso di questo lavoro: è pur sempre qualcosa che non è mai stato fatto prima», dice Giampiero Griffo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio. Il messaggio però alla fine è stato compreso, tant’è che l’Osservatorio è già stato incaricato di fare la stesa cosa per gli 80 miliardi dei fondi strutturali europei. Questa quindi ora diventerà una esperienza standard.

Cosa fa la direttiva? «Invita tutti i soggetti che riceveranno fondi del PNRR, su tutte le missioni, a presentare due report: uno previsionale, che all’inizio delle attività, descriva la riforma/l’investimento di cui l’Amministrazione è responsabile, prefigurandone l’impatto sulle persone con disabilità e fornendo elementi utili a comprendere le azioni e le modalità previste per assicurare il rispetto dei principi individuati; uno conclusivo che, al termine delle attività, fornisca una descrizione dei risultati effettivamente conseguiti in materia di inclusione delle persone con disabilità, rendendo conto anche delle eventuali difformità registrate rispetto alle previsioni», spiega Griffo. Quattro i principi individuati: accessibilità, design for all, promozione della vita indipendente e sostegno alla autodeterminazione, principio di non discriminazione. Per facilitare il processo di progettazione inclusiva legata alle persone con disabilità, l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità ha realizzato un MOOC universitario (Massive Open Online Courses). «Il mainstreaming delle politiche per le persone con disabilità segna un incremento di consapevolezza. È un passaggio culturale. Ma certo, è un processo che si attiva: essendo la prima volta sappiamo che nei territori da troverà poca dimestichezza… Contiamo molto anche sulla mobilitazione delle organizzazioni territoriali, che possano segnalare all’Osservatorio particolari disattenzioni o problemi che possono sorgere», dice Griffo.

E i tempi? «I primi bandi sono stati già pubblicati, ma ancora su idee progettuali non su progetti. Il che significa che c’è il tempo per includere questa direttiva nei progetti veri e propri. Noi ci stiamo attrezzando come Ufficio, perché speriamo di ricevere molte informazioni, faremo un software dedicato. L’obiettivo è arrivare a fare un primo rapporto nel 2024 e poi quello conclusivo nel 2026/2027».

di Sara De Carli

Distrofie retiniche ereditarie: da oggi è possibile riacquistare la vista grazie alla terapia genica

Osservatorio Malattie Rare del 30/03/2022

In Italia 15 i pazienti pediatrici complessivamente trattati, 12 curati presso la Clinica Oculistica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli”

Roma – Ci sono voluti oltre 20 anni di ricerca ma oggi, finalmente, per le persone affette da distrofie retiniche causate da un gruppo di specifiche mutazioni genetiche c’è la possibilità, previa una diagnosi precoce, di poter riacquistare la vista, e questo grazie ad una terapia avanzata: la terapia genica. In Europa, l’Italia può vantare una posizione di grande rilievo, con 15 pazienti pediatrici complessivamente trattati, al pari della Germania: ben 12 di questi bimbi sono stati curati a Napoli, presso la Clinica Oculistica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli”, diretta dalla prof.ssa Francesca Simonelli, che ha raccontato questa eccellenza partenopea e italiana nel corso dell’evento di formazione per giornalisti "Dalla sperimentazione alla pratica clinica - Comunicazione e impatto, presente e futuro delle Terapie Avanzate", organizzato da Osservatorio Terapie Avanzate in collaborazione con Primopiano Academy e con il contributo non condizionante di Celgene - ora parte di BMS, Novartis, PTC Therapeutics Roche e Sanofi.

Le distrofie retiniche ereditarie, che rappresentano la principale causa di grave ipovisione o cecità e riguardano circa 5 milioni di persone affette al mondo, rappresentano la prima forma di malattia oculare ad essere trattata con un approccio di terapia genica. Questa innovativa terapia, destinata a persone affette da una rara forma di distrofia retinica ereditaria causata da una mutazione a danno di entrambe le copie del gene RPE65, ha prodotto un significativo e stabile miglioramento nella sensibilità alla luce, oltre che nell’allargamento del campo visivo e dell’acuità visiva.

La lunga strada che ha portato a questi risultati è cominciata nel 1997 con gli studi sul gene che, se mutato, è responsabile della patologia e la sperimentazione su modelli animali. Solo 10 anni dopo, nel 2007, negli studi clinici di Fase I la terapia sperimentale è stata somministrata nei pazienti con l’obiettivo di determinarne il giusto dosaggio, soprattutto ai fini della sicurezza e della tollerabilità. La terapia genica è stata autorizzata inizialmente negli Stati Uniti, nel 2017, ben 20 anni dopo l’avvio delle attività di ricerca, sulla base di diverse sperimentazioni cliniche su un numero più ampio di pazienti. E l’anno successivo è stata approvata anche in Europa.

“Nel 2019, autorizzati da AIFA, abbiamo trattato i primi due bambini in Italia, e oggi, a quasi 3 anni dalla terapia, possiamo confermare un’assoluta stabilità dei risultati ottenuti e un buon profilo di sicurezza. Dati che ci rendono fiduciosi che quanto ottenuto in termini di capacità visiva perduri nel lungo periodo", ha raccontato la prof.ssa Francesca Simonelli. "Dopo l’approvazione di AIFA della rimborsabilità della terapia da parte del Servizio Sanitario Nazionale, nel 2021, i primi quattro bambini sono stati trattati già nel mese di aprile dello stesso anno, facendo poi seguire un altro paziente a maggio e concludendo con gli ultimi cinque a giugno”.

Il Centro campano è diventato così il primo Centro in Europa per numero di pazienti pediatrici trattati con la terapia genica e il secondo Centro per numero di pazienti totali (12 contro i 15 della Germania). Ad oggi sono circa 3.500 i pazienti con distrofie retiniche ereditarie seguiti alla Clinica Oculistica dell’Università campana, di cui più del 50% proviene da fuori regione. “Il valore aggiunto di questo innovativo ambito scientifico è la multidisciplinarietà: la somministrazione di una terapia genica richiede un team altamente preparato composto da oftalmologi esperti della patologia, ortottisti, microchirughi e infermieri. Una perfetta conoscenza del percorso terapeutico e dell’universo delle distrofie retiniche, insieme alla stretta collaborazione con genetisti, farmacisti, anestesisti e coordinatori clinici si sono rivelate fondamentali per questo successo”, ha aggiunto Simonelli.

All’incontro con la stampa hanno partecipato il prof. Giulio Pompilio, Direttore Scientifico e Responsabile dell’Unità di Biologia Vascolare e Medicina Rigenerativa presso l’IRCCS Centro Cardiologico Monzino, e Presidente del Comitato Scientifico di Osservatorio Terapie Avanzate (OTA), la prof.ssa Concetta Quintarelli, Responsabile dell’Unità di Terapia Genica dei tumori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, member del Comitato per le Terapie Avanzate dell’EMA, il dott. Gianluca Dotti, Giornalista scientifico, il prof. Alessandro Aiuti, Vicedirettore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget) e Direttore dell’U.O. di Immunoematologia Pediatrica presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, la prof.ssa Marika Pane, Direttore dell’U.O.S. Dipartimento Centro Clinico Nemo Pediatrico di Roma, il prof. Alessandro Rambaldi, Direttore del Dipartimento di Oncologia-Ematologia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, la dott.ssa Raffaella Di Micco, dell’Istituto Telethon San Raffaele per la Terapia Genica (SR-Tiget) di Milano, la dott.ssa Sarah Tettamanti, Ricercatrice presso il Centro di Ricerca “M. Tettamanti” di Monza, e il prof. Giulio Cossu, Group Leader dell’Unità di Terapia Cellulare per le Miopatie presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

venerdì 25 marzo 2022

Si accendono i riflettori sulla civiltà dei Longobardi in Italia

Qui Brescia del 25/03/2022

A Brescia fino al 29 maggio e a Castelseprio-Torba (Varese) fino al 31 luglio due mostre illustrano la realtà della vita quotidiana al tempo per far conoscere le sette località italiane con i monumenti più rappresentativi.

BRESCIA. Dopo Spoleto e Campello sul Clitunno, i due comuni dell’Umbria che ospitano sul loro territorio importanti testimonianze architettoniche della presenza longobarda, tocca alla Lombardia, sotto l’egida dell’Associazione Italia Langobardorum, struttura di gestione del sito Unesco “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)” il compito di portare sotto i riflettori, attraverso l’allestimento di due mostre a Brescia e a Castelseprio-Torba (Varese), il fondamentale ruolo svolto in Italia, tra l’età tardoantica e il primo Medioevo, dalla civiltà dei Longobardi.

Nel quadro delle celebrazioni per i dieci anni dal riconoscimento Uesco del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”, comprensivo delle sette località sparse in diverse Regioni italiane che custodiscono i segni architettonici più significativi del grado di civiltà raggiunto da questo popolo, saranno due le mostre itineranti che consentiranno ai visitatori di accostarsi alla conoscenza della vita quotidiana al tempo dei Longobardi e di entrare in contatto con i principali monumenti lasciati dal loro passaggio sul territorio: a Brescia, fino al 29 maggio, presso il Museo di Santa Giulia, un percorso multisensoriale accessibile a tutti, dal titolo “Toccar con mano i Longobardi”, permetterà di immergersi nella straordinarietà e complessità del sito seriale Unesco “I Longobardi in Italia”, mentre a Castelseprio e Torba (Varese) l’Antiquarium e il Monastero saranno il contenitore prescelto, dal 30 marzo al 31 luglio, per accogliere la mostra sul tema “Trame Longobarde. Tra Architettura e Tessuti”, viaggio alla scoperta del vivere quotidiano attraverso tessuti, monili, abiti.

Raggruppamento polietnico proveniente dalle pianure della Pannonia, ma con origini collegate alla Scandinavia, i Longobardi, guidati da re Alboino, si stanziarono, dopo essere penetrati in Friuli nel 568 d.C., in vari territori della penisola italiana, mostrandosi in grado, nei decenni successivi, di coniugare il proprio sostrato germanico con la tradizione classica e romano-cristiana, accreditandosi, forse anche più dei Bizantini, come “i veri continuatori della civiltà romana”.

Oltre alle due esposizioni, la Lombardia conta sul territorio ben due dei sette siti che fanno parte ormai da dieci anni del sito seriale Unesco “I Longobardi in Italia”: a Brescia, capitale dell’omonimo Ducato, sorge il complesso di San Salvatore-Santa Giulia, oggi sede del Museo della Città, uno straordinario palinsesto architettonico edificato nel suo nucleo originario nel 753 per volere di Desiderio, al tempo ancora duca di Brescia ma destinato all’ascesa al potere come re dei Longobardi, e della consorte Ansa, che ingloba il cinquecentesco monastero femminile di Santa Giulia e la basilica di San Salvatore con la sua cripta, mentre a Castelseprio-Torba, tra i comuni di Castelseprio e Gornate Olona (Varese), si possono ammirare le testimonianze del castrum, sito fortificato d’altura di età tardo-romana, riutilizzato dai Longobardi e poi distrutto dai Visconti, che comprende altresì l’importante complesso cultuale di San Giovanni Evangelista, ristrutturato dai Longobardi nel VII secolo, la chiesa di Santa Maria foris portas, che offre al visitatore un prezioso ciclo di affreschi sul tema dell’infanzia di Cristo ispirato ai Vangeli apocrifi, e, presso la località di Torba, l’antica struttura difensiva della Torre, adoperata per scopi militari da Goti, Bizantini e Longobardi e convertita in monastero benedettino femminile nel corso dell’VIII secolo.

La mostra “Toccar con mano i Longobardi” a Brescia. La mostra itinerante “Toccar con mano i Longobardi”, ospitata fino al 29 maggio da Fondazione Brescia Musei presso il Museo di Santa Giulia e realizzata da Italia Langobardorum in collaborazione con il Museo Tattile Statale Omero di Ancona e con il sostegno e il contributo del Ministero della Cultura, si prefigge di far conoscere la straordinarietà e la complessità del sito Unesco attraverso un percorso tattile e una gamma differenziata di opzioni di fruizione che ne facilitano la comprensione, assicurando a tutti un’esperienza multisensoriale ottimale.

Nelle sale sono esposti sette modellini tridimensionali in scala dei monumenti architettonici che rappresentano maggiormente il sito seriale longobardo e sette modellini relativi alle aree in cui sono situati i monumenti, per permettere l’esplorazione tattile dei loro contesti di provenienza. A rendere il percorso ancor più accessibile sono le audio descrizioni (in italiano e inglese), registrate dagli attori della Compagnia #SIneNOmine della Casa di Reclusione di Maiano a Spoleto, da ascoltare tramite NFC e QR code, nonché un catalogo in Braille e uno in large print in libera consultazione. Infine, per consentire una fruizione dei modelli inclusiva, sono stati realizzati dei video con la tecnica del compositing nella LIS – Lingua dei Segni Italiana, insieme ad immagini e animazioni, sottotitoli e audio.

giovedì 24 marzo 2022

Selezione partecipanti per il Campus Internazionale sulla Comunicazione e l’Informatica per giovani ciechi e ipovedenti (adesioni preferibilmente entro il 18 aprile 2022)

Comunicato della Sede Centrale UICI n. 34/2022

L’Unione è lieta di annunciare la sua partecipazione al Campus Internazionale sulla Comunicazione e l’Informatica per giovani ciechi e ipovedenti – ICC (http://www.icc-camp.info/).

Dopo la cancellazione a seguito della pandemia dell’evento del 2020, l’edizione 2022 tornerà a tenersi ad Aveiro (Portogallo) dal 3 al 12 agosto e accoglierà, come al solito, numerose delegazioni provenienti da tanti Paesi europei ed extraeuropei, tra le quali il nostro gruppo di giovani italiani con disabilità visiva tra i 16 e i 20 anni con il loro coordinatore e un assistente vedente. Possibili eccezioni ai limiti di età saranno valutate caso per caso.

In allegato, una comunicazione di dettaglio contenente ulteriori informazioni sul Campus, importante esperienza per la crescita e la socializzazione dei nostri ragazzi (allegato 1).

Chiunque voglia proporre la propria candidatura a partecipare a ICC 2022, dovrà inviare:

- i propri dati personali (nome e cognome, data di nascita, visus, recapito email e telefonico, indirizzo di residenza)

- un testo in lingua inglese di almeno 200 parole con una propria presentazione, motivazioni, interessi, hobbies, ecc.

Indirizzare a

inter@uiciechi.it

al più presto e comunque preferibilmente entro lunedì 18 aprile 2022.

Il file .zip contenente il presente comunicato ed il relativo allegato può essere scaricato al seguente indirizzo:

http://www.uiciechi.it/archivio/circolari/2022/03/Comunicato34.zip

I dodici apostoli di Amodio in mostra al Museo Omero, Grassini: «Questi volti mi ricordano l'essenza della fede»

Corriere Adriatico del 24/03/2022

ANCONA. Ci sono materiali naturali, che hanno un’anima, che continuano a vivere anche dopo essere stati strappati al loro ambiente. Come i tronchi degli alberi travolti in Veneto dalla bufera dell’agosto 2020. Hanno chiuso il ciclo della vita in maniera violenta, sradicati dalla tempesta, ma un po’ dell’energia che li ha fatti crescere resta in loro. Ci piace pensarlo, entrando nella sala espositiva del Museo Tattile Omero, dove “abitano”, da ieri fino al 26 aprile, i dodici apostoli.

Le loro grandi teste sono state ricavate dai cedri abbattuti dal vento in quel windstorm del 23 agosto, per opera dell’artista Antonio Amodio. Aveva già ritratto i volti dei discepoli più vicini a Cristo e, quando si è trovato davanti le cataste di alberi caduti, non ha avuto dubbi: li avrebbe usati per trasferire nel legno quelle facce scavate, sofferenti, dubbiose, estatiche che dovevano avere gli apostoli dopo l’Ultima Cena.

L’ambientazione

“L’anima della materia: il volto degli apostoli tra testimonianza e destino” è una mostra proposta al Museo Omero dalla Fondazione Verona Minor Hierusalem. Ha trovato l’ambientazione ideale in questa sala della Mole Vanvitelliana, sotto le capriate lignee di archeologia industriale, sullo sfondo delle pareti di mattoni, in un’ambientazione che accoglie e richiama le tinte dei dipinti, esposti assieme alle sculture. Allo spettatore, mentre osserva la pastosità screziata delle pennellate, l’abbinamento dei colori a tempera grassa, “legati” con caseina, calce viva e rosso d’uovo, sembra di sentire nelle narici un lontano sentore speziato di legno vivo, quello che emana mentre la sgorbia incide e modella il materiale. Tutto è naturale, in questa galleria di ritratti: da alcuni busti, il cui legno nudo racconta, con nodi e venature, la storia degli alberi da cui deriva, a quelli cui Amodio ha impresso una coloritura diversa - verdastro, testa di moro, bruno, grigio brace - usando materiali impensabili. Scrive Davide Adami, il curatore: «Dal gesso di Bologna con colla di coniglio, poi carteggiato, all’aspersione di caffè, sedimentato e mescidato con succo d’arancia, con la variante aggiuntiva dell’ossido di zinco, del verderame, all’ammorbidimento con cera d’api e alla levigatura con saggina e juta».

La cromoscultura

La chiama cromoscultura, quella che dà al legno l’aspetto di marmo, pietra, bronzo. Chi tocca queste grandi teste sente il calore sotto i polpastrelli, percepisce la pastosità viva che emana il materiale. Accarezzandole, Aldo Grassini, il presidente del Museo Omero, ripete: «Le sensazioni che mi trasmettono questi volti mi ricordano l’essenza della fede: il cadere implica sempre la possibilità di rialzarsi. Queste opere confermano che l’albero sfida i limiti della temporalità».

Il QRcode dei quadri

«Le sculture – osservava all’inaugurazione Paola Tessitore, direttrice della Fondazione Verona Minor Hierusalem – rappresentano simbolicamente tutta l’umanità. Ci invitano a riappropriarci delle energie positive, per affrontare il destino». E per una volta, anche i dipinti parlano a chi non può vederli: ogni quadro è accompagnato da un QRcode che fa ascoltare, dalla voce di Alessio Tessitore, il monologo, scritto da monsignor Martino Signoretto, con cui il biblista interpreta le caratteristiche, pensieri ed emozioni di ogni apostolo ritratto.

di Lucilla Niccolini

mercoledì 23 marzo 2022

Un incontro del Forum Europeo sulla Disabilità con Roberta Metsola

Superando del 23/03/2022

Piena collaborazione del Parlamento Europeo, per dare tutto il sostegno necessario alle persone con disabilità dell’Ucraina e a quelle che stanno cercando di fuggire dal Paese: così si è espressa Roberta Metsola, presidente dell’Europarlamento, nel corso di un incontro con una delegazione del Forum Europeo sulla Disabilità, guidata dal presidente Yannis Vardakastanis, incontro durante il quale si è parlato anche di diritti politici delle persone con disabilità, in vista delle prossime Elezioni Europee del 2024, e di Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

«Mentre parliamo, le persone con disabilità in Ucraina sono intrappolate nelle città sotto i bombardamenti, isolate nelle proprie case, spesso incapaci di entrare in rifugi antiaerei inaccessibili o abbandonati in istituti residenziali. Oltre a questo, l’esodo degli ucraini include bambini, bambine e adulti con disabilità che hanno urgente bisogno del sostegno europeo e dovrebbero essere accolti in ogni Stato Membro dell’Unione Europea»: a dirlo a Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo, è stato Yannis Vardakastanis, presidente dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità e dell’IDA, l’Alleanza Internazionale sulla Disabilità, in occasione di un incontro avvenuto nei giorni scorsi. Dal canto suo, la presidente Metsola ha affermato che «una delle principali preoccupazioni del Parlamento Europeo è di ottenere il sostegno necessario per i più vulnerabili, comprese le persone che necessitano di cure mediche e quelle con disabilità». Ha ricordato inoltre che la prossima Sessione Plenaria dell’Europarlamento tratterà nel dettaglio il tema della guerra in Ucraina e le risposte dell’Unione Europea ad essa. Ha auspicato infine una stretta collaborazione tra le organizzazioni di persone con disabilità, i Governi e le varie Istituzioni, per garantire che le persone con disabilità in fuga dall’Ucraina abbiano accesso alle sistemazioni e al supporto necessari, così come possano disporre dell’interpretariato in Lingua dei Segni e di trasporti accessibili. In tal senso ha offerto all’EDF e ai membri del Forum, la possibilità di fornire informazioni pertinenti sul portale del Parlamento Europeo Stand with Ukraine.

Se il tema della guerra in Ucraina ha occupato gran parte dell’incontro tra Metsola e Vardakastanis, di molto altro si è parlato ancora, a partire dalle preoccupazioni espresse dalla delegazione dell’EDF in vista delle prossime Elezioni Europee del 2024, rispetto ai diritti politici delle persone con disabilità. «In quattordici Stati Membri dell’Unione Europea – ha sottolineato infatti Vardakastanis -, a una serie di persone con disabilità, e in particolare a quelle con disabilità intellettive o psicosociali, può ancora essere negato il diritto di voto, mentre per quanto concerne il diritto a candidarsi alle Elezioni Europee, sono solo otto gli Stati Membri in cui le persone con disabilità possono farlo, senza alcuna restrizione».

Su tale questione, Metsola ha riconosciuto i numerosi ostacoli tuttora incontrati dalle persone con disabilità e il lungo cammino ancora da fare per garantire Elezioni Europee realmente inclusive. Ha pertanto accettato di collaborare con l’EDF per sollevare la questione nei confronti delle varie Autorità Nazionali.

In occasione poi del 25° anniversario del Forum Europeo sulla Disabilità, la Presidente del Parlamento Europeo ha convenuto di convocare una riunione ad alto livello dei leader delle Istituzioni Comunitarie, per sottolineare i progressi compiuti in materia di diritti delle persone con disabilità dal Trattato di Amsterdam (firmato il 2 ottobre 1997 dagli allora quindici Paesi dell’Unione Europea ed è entrato in vigore il 1º maggio 1999) ad oggi, oltreché per dare visibilità all’impegno del Parlamento, del Consiglio e della Commissione Europea a collaborare attivamente all’attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

E ancora, Vardakastanis ha ricordato l’importanza e il successo democratico avuto nel 2017 dal 4° Parlamento Europeo delle Persone con Disabilità (se ne legga ampiamente anche sulle nostre pagine), iniziativa cui la stessa Metsola era stata coinvolta in prima persona. Dopo quindi il rinvio del 5° Parlamento, a causa della pandemia, Metsola ha convenuto che esso debba essere organizzato prima della fine di questa legislatura europea.

In conclusione, Vardakastanis, insieme ai componenti della sua delegazione, ha ricordato l’invito al Forum arrivato dall’Intergruppo sulla Disabilità del Parlamento Europeo a partecipare ai lavori del Gruppo del Parlamento stesso sull’uguaglianza di genere e la diversità, per garantire che le politiche attuate siano all’altezza degli obblighi della Convenzione ONU, in quanto Pubblica Amministrazione. Una volta ancora, inoltre, è stata ricordata la necessità di istituire un Focal Point , un “organismo di riferimento” per l’applicazione della Convenzione, sotto forma di un comitato permanente, che ne integri i princìpi in tutti i lavori parlamentari.

Metsola si è impegnata dunque ad approfondire tutti questi temi e a continuare a lavorare per rendere il Parlamento più accessibile, anche in relazione ai dibattiti in assemblea plenaria. (S.B.)

domenica 20 marzo 2022

Arrivano finalmente le Linee Guida e la Banca Dati del collocamento mirato

Superando del 20/03/2022

ROMA. Lungamente attese, in quanto previste ben sette anni fa dal Decreto Legislativo 151/15, sono state finalmente presentate in questi giorni, nel corso di una conferenza stampa condotta da Andrea Orlando, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, e da Erika Stefani, ministra per le Disabilità, le Linee Guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità, adottate a seguito della pubblicazione, l’11 marzo scorso, del Decreto Ministeriale n. 43, così come la Banca Dati del collocamento obbligatorio mirato, il tutto, come si legge nel portale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, «allo scopo di delineare un percorso di collaborazione e condivisione inter-istituzionale orientato verso un sistema di inclusione lavorativa più efficiente e organico in tutto il Paese».

«Le Linee Guida – si legge ancora nella nota diffusa dal Ministero – fanno propri i princìpi espressi dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità e tengono in considerazione gli obiettivi della recente Strategia Europea per i Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030, presentata dalla Commissione Europea. In particolare si assume la dimensione del lavoro come fondamentale per i percorsi di integrazione sociale delle persone con disabilità e per la più ampia realizzazione dei relativi progetti di vita indipendente».

Le Linee Guida prevedono dunque interventi concreti e specifici rivolti a giovani con disabilità non ancora in età da lavoro o ancora all’interno del sistema d’istruzione, che dovranno essere “accompagnati” in un percorso di inclusione sociale e integrazione lavorativa; a coloro che accedono per la prima volta alle liste del Collocamento Obbligatorio o vi sono iscritti da non oltre 24 mesi; a persone disoccupate da oltre 24 mesi e che rientrano nel mercato del lavoro dopo dimissioni, licenziamenti o lunghi periodi di malattia, infortunio sul lavoro, malattia professionale o riabilitazione.

L’attuazione delle Linee Guida stesse dovrà essere oggetto di un monitoraggio annuale, da parte del Ministero, in collaborazione con le Amministrazioni Regionali competenti, mentre per i necessari completamenti sono già stati previsti tavoli tecnici tra gli attori istituzionali.

Per quanto poi riguarda la Banca Dati di cui si è detto, da intendersi quale strumento di indirizzo e coordinamento a livello nazionale, essa intende definire le modalità attuative della raccolta di informazioni e la semplificazione degli adempimenti in materia di assunzioni mirate per persone con disabilità. In tal senso, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha già avviato alcune interlocuzioni con l’INPS e con l’INAIL, per approntare tutti gli adempimenti utili a rendere operativo il nuovo strumento e sta per attivare anche un tavolo con le Regioni.

Le informazioni saranno accessibili alle Regioni alle Province Autonome di Trento e Bolzano, all’Ispettorato Nazionale del Lavoro, all’ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro), al Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio, ai datori di lavoro pubblici e privati e alle persone iscritte al Collocamento Mirato. (S.B.)

Guerra Russia – Ucraina ...: “Corridoio umanitario inclusivo”

Il Fatto Quotidiano del 20/03/2022

L'appello dell’Assemblea Nazionale delle Persone con Disabilità dell’Ucraina: "Siamo uniti. Invitiamo quindi voi, rappresentanti delle organizzazioni di persone con disabilità in diversi Stati, a sostenerci nella nostra lotta per la pace.

Vogliamo la pace! Vi chiediamo di essere la nostra voce nei vostri Paesi".

Tra i milioni di profughi che stanno lasciando l’Ucraina diretti in Europa, ci sono migliaia di persone in condizione di fragilità. L’UE è in grado di accoglierli? “L’Europa deve accoglierli. Se non altro perché ha ratificato la Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità che all’articolo 11 parla espressamente delle situazioni di rischio ed emergenze umanitarie”, afferma a ilfattoquotidiano.it l’esperta sui diritti delle persone disabili Luisella Bosisio Fazzi che è anche l’unico membro italiano del Forum Europeo sulla Disabilità.

L’EDF preme perché tutti gli aiuti, finanziari e non, includano anche le persone con disabilità. Chiede che ogni intervento veda, nella sua programmazione, la presenza delle associazioni di persone con disabilità. In Italia è stato aperto un tavolo di coordinamento del Consiglio Nazionale Terzo Settore che insieme ai Ministeri preposti e al Comitato Operativo Nazionale del Protezione Civile per organizzare gli aiuti in Ucraina e gestire i flussi della popolazione Ucraina che giungeranno in Italia. La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH) è presente a questo tavolo e ha avanzato la necessità di aprire da subito un corridoio umanitario inclusivo per le persone disabili.

L’11 marzo il board dell’EDF ha deliberato una Risoluzione all’unanimità per chiedere all’Ue di garantire che l’aiuto umanitario venga fornito a tutte le persone con disabilità. Secondo l’EDF bisogna garantire un’evacuazione sicura; identificare le persone con disabilità e quelle che necessitano di supporto medico e fornire loro un’assistenza sanitaria appropriata, non solo assistenza medica di emergenza, ma anche supporto per le persone con condizioni croniche come epilessia, diabete e malattie cardiache; garantire che siano intraprese azioni specifiche per prevenire, combattere e sanzionare la tratta e lo sfruttamento sessuale delle persone che lasciano l’Ucraina, comprese quelle con disabilità, con un’attenzione specifica alle donne e alle ragazze con disabilità che affrontano un rischio più elevato di violenza e abusi; garantire che i partner esecutivi nelle attività umanitarie affrontino anche i bisogni urgenti delle persone con disabilità in tutta la loro diversità applicando le linee guida del Comitato permanente inter-agenzia (IASC).

Le reti associative dei paesi confinanti con l’Ucraina si sono attivate da subito. Il Consiglio Nazionale Polacco, ad esempio, ha lavorato per intercettare con competenza i rifugiati con disabilità per dare loro l’assistenza necessaria. Lo stesso ha fatto la rete delle organizzazioni della Lettonia e degli altri Paesi limitrofi. L’EDF ha reclutato un funzionario dedicato alla crisi ucraina ed è stata aperta una pagina dedicata che potrà essere un punto di incontro virtuale aggiornato.

Ma che cosa stia accadendo sul versante della Federazione Russa per quanto riguarda le onlus/organizzazioni che aiutano le persone disabili e come stanno vivendo loro questa guerra è difficile dirlo, visto il clima di forte repressione imposto da Mosca. “Non possiamo saperlo”, dice l’unica rappresentante italiana all’interno dell’EDF, “quello che sappiamo per certo è che ogni azione degli attivisti russi ma anche bielorussi viene repressa pesantemente”.

Quello che chiedono le associazioni ucraine invece lo sappiamo perché il 4 marzo l’Assemblea Nazionale delle Persone con Disabilità dell’Ucraina ha lanciato un appello rivolto a tutti e in particolare alle organizzazioni di persone con disabilità di ogni Stato. “Ieri (3 marzo, ndr) ci hanno informato che una persona in carrozzina, figlio, padre e marito, unitosi alle forze di difesa nonostante la sua disabilità, è stato ucciso mentre difendeva la sua famiglia, la sua casa. E anche i nostri atleti paralimpici, noti a livello internazionale, hanno preso le armi. Siamo uniti – si legge nel documento – Invitiamo quindi voi, rappresentanti delle organizzazioni di persone con disabilità in diversi Stati, a sostenerci nella nostra lotta per la pace. Vogliamo la pace! Vi chiediamo di essere la nostra voce nei vostri Paesi. Rappresentate diverse organizzazioni, comprese quelle per ex soldati, forze di pace, veterani di guerra. Conoscete meglio di chiunque altro gli orrori causati dalla guerra”.

di Renato La Cara

sabato 19 marzo 2022

Microsoft Edge. rilasciate nuove opzioni di accessibilità per i non vedenti

News Digitali del 19/03/2022

Secondo Microsoft, più della metà delle immagini sul Web non hanno un testo alternativo, Le etichette delle immagini (testo alternativo) sono fondamentali per molti non vedenti o ipovedenti, poiché forniscono ai lettori dello schermo un testo da leggere ad alta voce. Microsoft sta ora tentando di colmare il divario con un testo alternativo generato automaticamente per le immagini sul Web.

Microsoft Edge, il browser della società, è stato aggiornato per migliorare l’esperienza di lettura dello schermo per tutte le immagini sul Web senza testo alternativo. “Quando un’utilità per la lettura dello schermo trova un’immagine senza etichetta, quell’immagine può essere elaborata automaticamente da algoritmi di machine learning (ML) per descrivere l’immagine a parole e acquisire qualsiasi testo in essa contenuto“, spiega Travis Leithead, un program manager sulla piattaforma Edge di Microsoft.

“Gli algoritmi non sono perfetti e la qualità delle descrizioni varierà, ma per gli utenti di lettori di schermo, avere una descrizione per un’immagine è spesso meglio di nessun contesto“.

Microsoft Edge ora può inviare immagini senza etichetta alla sua API Vision di Azure per l’elaborazione, che è regolata dalle promesse sulla privacy di Microsoft. L’API Vision crea testo alternativo in inglese, spagnolo, giapponese, portoghese o cinese semplificato che può quindi essere decifrato dagli screen reader.

Microsoft Edge non tenterà di aggiungere etichette automatiche a immagini di dimensioni inferiori a 50 x 50 pixel, file di immagine molto grandi, immagini contrassegnate come decorative o immagini che l’API Vision classifica come pornografiche, cruente o sessualmente allusive.

Microsoft sta implementando questa nuova funzionalità in Microsoft Edge per Windows, Mac e Linux, ma non sarà ancora disponibile sulla controparte per Android o iOS. Gli interessati possono provare questa nuova feature abilitando “Ottieni le descrizioni delle immagini da Microsoft per le utilità per la lettura dello schermo” in edge: // impostazioni / accessibilità e usando l’Assistente vocale o un altro lettore di schermo per navigare sul Web.

giovedì 17 marzo 2022

Disabilità, le linee guida e la banca-dati per il collocamento nel mondo del lavoro delle persone con handicap

La Repubblica del 17/03/2022

Gli effetti del Decreto ministeriale numero 43, del ministro del lavoro Andrea Orlando e della ministra per le disabilità, Erika Stefani. I principi della Convenzione ONU sui Diritti e le strategie dell'Unione Europea.

ROMA. Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando e la Ministra per le Disabilità, Erika Stefani hanno presentato oggi in conferenza stampa le "Linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità", adottate a seguito della pubblicazione, l'11 marzo scorso, del Decreto Ministeriale numero 43 e la Banca dati del collocamento obbligatorio mirato, con l'obiettivo di delineare un percorso di collaborazione e condivisione inter-istituzionale orientato verso un sistema di inclusione lavorativa più efficiente e organico in tutto il Paese.

Gli obiettivi strategici europei. Le Linee guida fanno propri i principi espressi dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità e tengono in considerazione gli obiettivi della recente strategia europea per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, presentata dalla Commissione Europea. In particolare si assume la dimensione del lavoro come fondamentale per i percorsi di integrazione sociale delle persone con disabilità e la più ampia realizzazione dei relativi progetti di vita indipendente.

Le Linee guida prevedono interventi concreti specifici rivolti a:

- giovani con disabilità non ancora in età da lavoro o ancora all'interno del sistema d'istruzione, che saranno "accompagnati" in un percorso di inclusione sociale e integrazione lavorativa;

- coloro che accedono per la prima volta alle liste del collocamento obbligatorio o sono iscritti da non oltre 24 mesi;

- disoccupati da oltre 24 mesi e persone che rientrano nel mercato del lavoro dopo dimissioni, licenziamenti o lunghi periodi di malattia, infortunio sul lavoro, malattia professionale o riabilitazione.

Ci sarà un monitoraggio annuale. L'attuazione delle linee guida sarà oggetto di un monitoraggio annuale, da parte del Ministero con la collaborazione delle amministrazioni regionali competenti e tavoli tecnici tra gli attori istituzionali sono già stati previsti per i necessari completamenti. Quale strumento di indirizzo e coordinamento a livello nazionale, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha poi recentemente istituito la Banca dati del collocamento obbligatorio mirato, che definisce le modalità attuative della raccolta di informazioni e la semplificazione degli adempimenti in materia di assunzioni mirate per persone diversamente abili.

Il coinvolgimento di INPS e INAIL. Il Ministero del lavoro ha iniziato interlocuzioni con INPS e INAIL per approntare tutti gli adempimenti necessari per rendere operativa la Banca dati del collocamento mirato ed è in procinto di attivare anche un tavolo con le Regioni. Le informazioni saranno accessibili alle Regioni e Provincie autonome di Trento e Bolzano, all'Ispettorato Nazionale del Lavoro, all'Anpal, al Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai datori di lavoro pubblici e privati e alle persone iscritte presso il collocamento mirato.

martedì 15 marzo 2022

Addio a Quatraro, aprì le porte degli Uffizi anche ai non vedenti

Corriere della Sera del 15/03/2022

FIRENZE. Era cieco fin dalla nascita ma sapeva guardare lontano. Da ragazzo amava giocare con il meccano e tutto ciò che è tecnologia lo ha sempre affascinato: girava con il suo computer portatile con la barra in braille, negli anni Settanta aveva ideato in collaborazione con l'UICI e l'IBM un corso per programmatori ciechi, dieci anni dopo un programma all'avanguardia per trascrizioni professionali. A Firenze si era battuto per i semafori intelligenti e per i percorsi tattili nei musei, come quello degli Uffizi.

Antonio Quatraro, consigliere nazionale ed ex presidente regionale della Toscana dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti, presidente regionale dell'Irifor (l'istituto per la ricerca, la formazione e la riabilitazione) se ne è andato nel sonno domenica notte, a 76 anni.

«Una persona di rara cultura e disponibilità» lo ricorda il sindaco di Firenze Dario Nardella. «Dalle iniziative di sensibilizzazione contro i problemi della vista agli interventi urbani migliorativi della vita delle persone disabili, ha sempre rappresentato un valido interlocutore».

Era nato a Foggia, aveva studiato prima a Roma conseguendo il diploma di pianoforte e la maturità classica, e poi a Firenze dove si era laureato in Storia e filosofia. Ha insegnato musica, sostegno e tiflologia (scienza che studia le condizioni e le problematiche delle persone con disabilità visiva), aveva imparato l'inglese, il francese ed il tedesco. Quartaro era apprezzato per le sue competenze, ma anche per il garbo e la determinazione con cui portava avanti le proprie iniziative per le persone con disabilità, dall'abbattimento delle barriere (architettoniche e mentali) in città, alle opere «da toccare» nei musei, all'inclusione scolastica.

«Ha collaborato strettamente con le Gallerie per concepire e realizzare tante iniziative e progetti tesi a favorire l'accesso e la fruizione del museo alle persone ipovedenti e prive di vista» commenta il direttore degli Uffizi, Eike Schmit.

«Abbiamo perso un amico e una persona che aveva dedicato la sua vita all'impegno per gli altri».

Per l'assessore al Welfare di Firenze Sara Funaro «se ne va un professionista serio che ha dedicato la sua vita impegnandosi per i più fragili, svolgendo un'attività importante al fianco delle persone con cecità e ipovedenti».

Per l'onorevole Rosa Maria Di Giorgi «era un amico, pieno di energia, vivace, generoso, competente. Grazie alla sua tenacia e alla sua lungimiranza abbiamo avviato tanti progetti che avevano al centro il valore della dignità umana, di qualsiasi persona, centrati sulla valorizzazione delle differenza. Con Quatraro la disabilità era sempre un ponte, mai un muro».

di Ivana Zuliani

domenica 13 marzo 2022

Persone non vedenti, quali strumenti per l'emergenza?

Il Giornale della Protezione Civile del 13/03/2022

Dalle esercitazioni di Protezione Civile che hanno coinvolto le persone cieche nel ruolo di tutor dei volontari bendati, a quella su un traghetto incendiato a Messina. A che punto siamo con il soccorso inclusivo per le persone cieche?

Dopo aver parlato degli strumenti che ad oggi ha a disposizione un non udente in caso di emergenza, passiamo a parlare del caso delle persone non vedenti. In Italia si calcola che siano 1,8 milioni i disabili visivi gravi (Dati Uici) dei quali 350mila persone sono non vedenti assoluti. Anche questo articolo nasce sulla scia dell'appello dell'Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione dei rischi di catastrofi (UNDRR) lanciato lo scorso 14 febbraio agli stati membri per una "piena inclusione delle persone con disabilità e dei loro leader nello sviluppo e nell'attuazione di strategie nazionali e locali di riduzione del rischio di catastrofi".

L'esperienza di Uici

"Non esiste un modulo per persone cieche in emergenza, esistono una serie di esperienze, di esercitazioni, ma sicuramente è un impegno che come Uici, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, stiamo portando avanti" afferma Giorgio Ricci, referente Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. Tra gli obiettivi che l'associazione vorrebbe raggiungere c'è anche la formazione sia dei non vedenti che dei soccorritori ed in tutti i luoghi che la persona con cecità frequenta "soprattutto nei luoghi a forte rischio, a forte sismicità". L'idea di UICI è di iniziare a sensibilizzare gli operatori di protezione civile a partire dalle figure presenti sul territorio partendo dal coordinamento regionale fino ad arrivare a quelli provinciali e comunali, illustrando le peculiarità del soccorso delle persone cieche.

Esercitazione con Prociv Toscana

Un progetto è già stato avviato ad esempio in Toscana dove è stato lo stesso Dipartimento regionale di protezione civile a chiedere di reinvestire i fondi donati da UICI alla Regione a favore di progetti sull'inclusione in emergenza. Da questa volontà è nata l'idea di lavorare sulla "gestione del momento successivo all'emergenza, dando dignità alla persona non vedente offrendogli dignità all'interno dei campi di protezione civile" racconta Ricci. L'Uici ha quindi acquistato i bastoni con radar Letismart-voice e cablato i punti fondamentali del campo di Pistoia della protezione civile Toscana, e quindi l'accettazione, l'entrata, l'uscita, i bagni per uomini e per donne, la cucina etc. Una volta reso accessibile il modulo ai non vedenti è stata organizzata un'esercitazione che ha coinvolto il 12 giugno 2021, in pandemia, tre rappresentanti del volontariato di ogni provincia toscana (CRI, Misericordie e Anpas), i Vigili del Fuoco e una decina di persone non vedenti. A questo punto le coppie formate dai volontari bendati e dai non vedenti in veste di tutor hanno percorso con il bastone Letismart il campo. "Il bastone quando ci si avvicina alla cucina prima emette un suono di avvicinamento, più ti avvicini più suona, e poi una voce spiega che ci si trova in cucina" spiega Ricci. Un lavoro di sensibilizzazione bidirezionale: degli operatori alla inclusività e alle necessità dei non vedenti e dall'altro lato delle stesse persone cieche che hanno imparato come vivere un'emergenza. Al termine dell'esercitazione i volontari "si sono meravigliati delle capacità di mobilità e di autonomia che spesso una persona può avere" racconta il referente Uici. E anche per i non vedenti seguire un corso sull'emergenza in caso di terremoto è stata una scoperta di tematiche che non vengono ancora oggi trattate spesso e sulle quali molti di loro non avevano mai riflettuto.

Prospettive

Gli obiettivi per il futuro sono quindi quello di proseguire sulla strada della formazione degli operatori di protezione civile a livello locale ed arrivare a realizzare dei corsi di utilizzo del DAE per i non vedenti. Fino ad ora UICI ha organizzato dei corsi sul BLSD, l'acronimo di Basic Life Support Defibrillation, ovvero le manovre di primo soccorso con l'impiego di defibrillatore, a Firenze e in Versilia. Infine, conclude Ricci: "vorremmo stimolare a mettere in atto i percorsi di salvaguardia e sicurezza per le persone con disabilità dettati dalla legge 81/08". Al momento stiamo lavorando con la Croce Rossa per ospitare le persone cieche colpite dalla guerra in Ucraina (In totale sono 170mila i non vedenti nel Paese). In Italia ci sono già più di 100 posti tra Nord e Sud messi a disposizione dall'Unione italiana Ciechi.

L'esperienza dei Vigili del Fuoco

"Il tema della disabilità visiva è complementare a quello della sordità. Siamo in presenza di una condizione di disabilità alla vista e quindi probabilmente la persona sente. Nelle indicazioni che noi diamo nella gestione del soccorso c'è quella che in queste situazioni bisogna sfruttare la risorsa residua rispetto a quella persa" spiega Stefano Zanut, referente dell'osservatorio sulla sicurezza e il soccorso alle persone con esigenze speciali e vice direttore dei Vigili del Fuoco di Pordenone. E allora a una persona con disabilità visiva si parla, ci si avvicina e ci si presenta come soccorritore e si spiega la situazione per mettersi in relazione con lei. Oltre a questo la persona con disabilità visiva che usa il bastone per l'orientamento o il cane guida, in condizioni di emergenza potrebbe perdere la cognizione dello spazio e dei luoghi. "Ad esempio, prendiamo il caso dei terremoti e della caduta di calcinacci. In questa situazione la persona perderebbe l'orientamento, col bastone inizierebbe a toccare le pietre e non riuscirebbe più a muoversi perchè la nuova situazione ambientale crea anche possibilità di inciampo e di caduta" continua Zanut. A questo punto il soccorritore deve essere in grado di accompagnare la persona sapendola guidare verso un luogo sicuro. “Tra le indicazioni che diamo c’è anche quella che la persona cieca sa farsi guidare, per cui prenderà il gomito del soccorritore e si metterà un po’ dietro di lui e che il soccorritore si muoverà dichiarando quello che fa: "giriamo a destra", "facciamo delle scale”, dichiarando gli impedimenti. La persona cieca si conformerà ad essi" spiega Zanut. Per cui la persona ti afferrerà sul gomito e non ci sarà bisogno di tirarla per le mani perché sarà la persona che conformerà la sua posizione di equilibrio a te. Altrimenti se si tira la persona questa perde l’equilibrio e non riesce a governare il corpo. "Un'altra cosa che diciamo ai soccorritori è che sarà la persona stessa, abituata a muoversi al buio, a governare il movimento, molte volte pensiamo di essere noi a governarlo, ma in realtà è la persona cieca che guida e che usa te come elemento di orientamento. Questo è un aspetto importante: garantire che la persona mantenga il suo senso di equilibrio è il modo per arrivare in un posto sicuro" prosegue Zanut. L'altro aspetto riguarda i cani guida. L'indicazione in questo caso è che bisogna legare al guinzaglio il cane, non prendere la guida, dando così il messaggio all’animale che non tocca a lui guidare la persona non vedente.

La persona cieca in emergenza

Il tema delle persone con disabilità alla vista è quello dell'orientamento. Nei luoghi pubblici si trova ad esempio il sistema Loges, una pavimentazione speciale, che aiuta i non vedenti con il bastone che si trova in città quando non ci sono altri riferimenti per l’orientamento. Questo sistema di orientamento a pavimento, che ha una sua grammatica, si usa per esempio in piazze e nelle stazioni. "Ma in emergenza queste modalità scompaiono, quando bisogna scappare nella fretta, magari dimentichi il bastone e diventa un problema. Ad esempio se dopo una scossa di terremoto i soccorsi dicessero di allontanarsi dai muri, una persona cieca avrebbe molto difficoltà a farlo, per cui se c'è un accompagnatore, bene, ma in altre circostanze, se fosse solo, sarebbe un problema. Quindi anche qui bisogna aver accortezza dell'informazione che si dà: bisogna tener conto che qualcuno dovrà avvicinarsi a muri e finestre. Per cui bisogna costruire un sistema di soccorso idoneo a garantire che la persona non vedente possa da una parte rispondere in autonomia e quindi potersi muovere anche in condizioni critiche, dall'altra essere aiutata da persone che sappiano come si accompagna una persona cieca e si entra in relazione con lei" spiega il vice-direttore dei Vigili del Fuoco di Pordenone. Al momento non esiste un programma di formazione per persone cieche a livello nazionale. Però esiste nel campo del lavoro il decreto legislativo 81/08, la norma di sicurezza negli ambienti di lavoro, che afferma in modo esplicito che il luogo di lavoro va progettato anche tenendo conto delle persone con disabilità. Per cui se in ambiente di lavoro c’è una persona cieca bisognerà da una parte progettare l'ufficio in funzione delle sue necessità, dall'altra elaborare un piano di emergenza che riguardi anche la persona cieca. Inoltre i suoi colleghi lavoratori dovranno essere formati su come ci si comporta con lei. "Nel caso del non vedente la segnalazione di emergenza in ufficio sarà ad esempio un segnale acustico. Questo vale anche per la scuola, per i supermercati, tutti i luoghi in cui una persona può accedere. Tutti questi luoghi devono avere piani di emergenza che considerino la specificità di ogni persona" specifica Zanut.

Le esercitazioni

I Vigili del Fuoco sono presenti ogni anno a Barcis (PN), una piccola località, insieme all'associazione Aniomap, associazione dei formatori sulle tecniche di orientamento, che aiutano la persona cieca a usare il bastone e il cane guida. Qui i non vedenti trascorrono delle settimane in estate durante le quali vengono accompagnate in percorsi montani. "Ogni anno noi mandiamo una squadra di Vigili del Fuoco per metterle in relazione con le persone che hanno queste necessità. Teniamo dei corsi sulle emergenze ma allo stesso tempo impariamo anche noi qualcosa sui non vedenti" dice Zanut. "Abbiamo fatto prove di accompagnamento, formato i vigili in questa attività. Dopo aver partecipato alle esercitazioni i vigili del fuoco hanno detto che sentivano che non erano loro a guidare ma le persone cieche. Anche questo è importante perchè si ha sempre una visione vittimistica del soccorso, del tipo: "Io vengo e ti salvo" in realtà le persone che vivono tutti i giorni la loro disabilità si mettono in relazione col mondo e trovano anche degli escamotage per vivere meglio, nell'emergenza queste condizioni emergono" conclude Zanut. L'ultima esercitazione fatta in ordine di tempo risale al 17 febbraio scorso a Messina. In essa “abbiamo ipotizzato un incendio a bordo di un traghetto della tratta tra Reggio Calabria e Messina, con la necessità di evacuare le persone. L'ipotesi era che la nave attraccasse al porto e che tra le persone ce ne fossero due in sedia a rotelle e una cieca. La persona non vedente è stata accompagnata dagli operatori e quando è arrivata alle scale del piano imbarco il soccorritore si è messo davanti alla persona cieca che con una mano ha tenuto il corrimano e con l'altra si è appoggiata alla schiena dell'operatore” racconta il Vigili del Fuoco. In questo modo si garantisce il contatto fisico con i soccorritori e con il corrimano per mantenere l'orientamento della persona cieca. Le esercitazioni poi sono state limitate dal covid, la prima indicazione infatti in pandemia era quella della distanza. “Quando usciremo da questa emergenza riprenderemo a farle e saranno aperte a tutte le disabilità. In particolare sono in corso i contatti con alcune strutture in cui sono presenti persone con disabilità visiva per realizzare nuove esercitazioni” conclude Zanut. Infine il prossimo appuntamento per parlare di disabilità ed emergenza sarà a Taormina il 30 marzo con un incontro dal titolo: “Ripartiamo dalla sicurezza inclusiva: esperienze a confronto”, organizzata da Vigili del Fuoco e Comune di Taormina.

di Claudia Balbi

sabato 12 marzo 2022

I longobardi e quell'invasione inclusiva da «toccar con mano»

BresciaOggi del 12/03/2022

BRESCIA. Previsti sette modellini in scala E tramite colori, materiali e braille è possibile riconoscere i singoli monumenti esposti. «Toccar con mano i longobardi» è una mostra inclusiva, un fiore all'occhiello del patrimonio artistico bresciano oltre che un orgoglio nostrano. Perché questa esposizione, che tocca varie città italiane del sito seriale Unesco «I Longobardi in Italia», è stata progettata dal vicesindaco Laura Castelletti quando era alla presidenza del biennio dell'associazione «Italia Langobardorum. Il progetto «racconta i longobardi oltre ogni barriera», ha commentato la stessa Castelletti presente alla cerimonia di inaugurazione al museo di Santa Giulia.

Fino al 29 maggio è possibile seguire questo percorso artistico che «risolve il problema dell'accessibilità ai luoghi dell'arte da parte dei non vedenti perché rende possibile l'ingresso nei monumenti con tutti i sensi», ha spiegato Aldo Grassini, presidente del museo tattile Omero di Ancona che ha collaborato alla creazione e alla diffusione di questa mostra.

La proposta è formata da sette modellini tridimensionali in scala dei monumenti che rappresentano il sito seriale longobardo e sette modellini relativi alle aree in cui sono situati i monumenti. Brescia, Cividale del Friuli, Castelseprio, Spoleto, Campello sul Clitunno, Benevento, Monte Sant'Angelo sono le sette aree riprodotte nella sala di Santa Giulia con i modellini dei monumenti esposti insieme in un primo pannello, ma poi il percorso «prosegue città per città, con il plastico della città, su cui l'area del sito longobardo è evidenziata con un colore ma anche con un materiale diverso al tatto e, ancora con un ulteriore colore e materiale, è distinto il singolo monumento», spiega Francesca Morandini, una delle curatrici del progetto.

Per entrare nello specifico bresciano: all'inizio c'è il modellino della basilica di San Salvatore, poi la planimetria della città in bianco e con un senso tattile, in rosso l'area longobarda con un suo senso del tatto apposito e in nero e ulteriore tocco differente il focus sulla basilica di San Salvatore. A seguire infine il modello stesso della basilica mostrato aperto. Lo stesso format per le altre aree italiane. Il tutto arricchito da pannelli di spiegazione in italiano e in braille, con un video nella lingua dei segni per i non udenti e audio descrizioni da ascoltare tramite Nfc e Qr code, nonché un catalogo in Braille e uno in large print. Le descrizioni audio si devono all'interpretazione degli attori della compagnia teatrale dei detenuti del carcere di Spoleto. La tappa bresciana della mostra è supportata dalla collaborazione con la sede di Brescia dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Uici) e prevede una serie di laboratori e attività didattiche e una conferenza in calendario il 23 marzo a cura della stessa Morandini (dettagli su date, orari e costi su www.bresciamusei.com).

«Questo bellissimo progetto espositivo è un esempio eccellente di proposta aperta alla partecipazione e all'inclusione», ha dichiarato Francesca Bazoli, presidentessa della Fondazione Brescia Musei. Il direttore Stefano Karadjov ha ricordato che l'evento «è un interessantissimo sviluppo della stessa sezione longobarda del museo di Santa Giulia, motivo per cui questo progetto è un ulteriore tassello nella costruzione del mosaico dell'identità culturale bresciana su cui la Fondazione sta lavorando da alcuni anni».

venerdì 11 marzo 2022

Il libro: "L'Universo tra le dita" degli scienziati non vedenti, storie di uomini e donne di scienza dal 600 a oggi

La Repubblica del 11/03/2022

Dieci storie appassionanti di uomini e donne di scienza che dal 600 a oggi, pur senza contare sulla vista, hanno contribuito al progresso dell'umanità. Un libro per sradicare una volta per tutte i pregiudizi che ancora oggi allontanano i non vedenti da materie come la scienza, la tecnologia, l'ingegneria e la matematica. Questa che segue è un'Intervista al giovane matematico Michele Mele, autore del saggio divulgativo "L'Universo tra le dita", edizione "Efeso" 2021.

Segni particolari: non vedente.

Nato a Salerno nel 1991, dottorato in matematica a Napoli, ricercatore in ottimizzazione combinatoria al dipartimento di ingegneria dell'Università del Sannio, scrive modelli e algoritmi per risolvere problemi legati all'impiego di risorse meccaniche, umane e di tempo, che in contesti reali richiedono decisioni tra un numero potenzialmente infinito di soluzioni. Segni particolari: non vedente dalla nascita. Due gravi patologie gli consentono solo di percepire leggermente la luce e alcune forme e colori.

A caccia di soluzioni innovative per disabili.

Si chiama Michele Mele, ha all'attivo diverse pubblicazioni scientifiche internazionali, e sfrutta il suo talento matematico per trovare soluzioni innovative anche a problemi legati all'accessibilità dei disabili ai servizi; già con la sua tesi ha creato una simulazione con un algoritmo che in meno di 1 secondo riesce a organizzare una giornata con 2.000 accompagnamenti a passeggeri con bisogni speciali nei grandi aeroporti internazionali, dimostrando che si può offrire un servizio migliore di quello attuale, anzi il migliore, a costi inferiori, rispettando i diritti sia dei consumatori che dei lavoratori.

L'inciampo continuo nei pregiudizi.

Eppure, il suo successo inciampa continuamente nei pregiudizi: "Oltre agli ostacoli dettati dall'accessibilità, devo spesso scontrarmi con i pregiudizi verso i non vedenti, che ancora oggi sin da piccoli sono scoraggiati dall'intraprendere lo studio di discipline scientifiche - racconta Mele - Ricordo bene un professore al liceo scientifico che mi disse che non potevo capire la matematica perché non vedevo, eppure quindici anni dopo mi occupo di matematica applicata e faccio parte di un progetto ONU su iniziativa del Royal Accademy of Science International Trust di Londra, che riunisce chimici, matematici, astrofisici, ingegneri ipovedenti e non vedenti che si stanno impegnando in una campagna per l'alfabetizzazione scientifica dei non vedenti di tutto il mondo"

La mancata inclusione.

L'errata convinzione che chi non può usare la vista non può esercitare professioni scientifiche è più che mai viva, ancora troppo spesso alimentata da genitori, insegnanti, e "addirittura da associazioni che si dovrebbero occupare di inclusione delle persone con questa disabilità, che invece in maniera pur strisciante confermano che chi non vede si deve accontentare, perché non può fare l'ingegnere o il medico", rivela lo scienziato, donde l'esigenza-urgenza "di dimostrare che non solo è possibile, ma che è già accaduto e anche decine di volte, da oltre 350 anni. Oggi abbiamo persino tre piloti di aerei non vedenti, tra cui una donna". È nato così "L'universo tra le dita", un saggio divulgativo basato su dieci appassionanti storie di scienziati e scienziate totalmente o parzialmente ciechi, sei del passato (a partire dal matematico inglese Nicholas Saunderson del '600) e quattro del presente, viventi e in attività, che Mele ha contattato e intervistato, come Mona Minkara, professoressa di chimica a Boston.

I supporti ricevuti.

Una rigorosa ricerca iniziata durante il lockdown, negli archivi online o con istituzioni come il British Museum, la Cambridge University e la Biblioteca del Congresso USA, che si sono prodigate per fornirgli i documenti e gli hanno permesso di trovare "un mondo molto più vasto di quel che si possa immaginare, fatto di decine di uomini e donne che osservando il mondo dalla penombra hanno contribuito al nostro benessere, hanno salvato vite, ci hanno aiutato a creare una società più inclusiva e città meglio collegate - spiega l'autore- e tra loro ho selezionato storie di matematici, chimici, ingegneri, più un medico e un entomologo, che hanno scritto pagine di scienza straordinarie, che a molti risulteranno sorprendenti e di grande ispirazione."

Mele scrive di musica folk e commenta il calcio inglese.

Inclusione non solo nella scienza, ma grazie alla scienza. Appassionato di storia dell'arte e di viaggi, innamorato della Gran Bretagna "per la mentalità e le politiche totalmente inclusive che fanno sentire a casa persone come me", Michele Mele scrive anche di musica folk e commenta il calcio inglese, altra sua grande passione, su riviste britanniche specializzate. È inoltre coordinatore del progetto pilota del Touring Club italiano "Accessibilità all'arte", che ha lo scopo di rendere accessibili alle persone affette da cecità opere d'arte bidimensionali come i quadri, grazie ad un algoritmo di back-tracking creato da lui, e alla collaborazione del centro SInAPSi (Servizi per l'inclusione attiva e partecipata degli studenti) dell'Università Federico II e di un'azienda inglese che fornisce fogli costituiti da polimeri che reagiscono con l'inchiostro della stampante, portando a rilievo i contorni dell'immagine.

La formula con le parole-chiave.

Per i giovanissimi che hanno il suo stesso problema, ma anche per la società civile e i decisori politici, Mele disegna una formula universale basata su tre parole chiave: fiducia, contesto, inclusione. "Bisogna innanzitutto credere nei giovani con disabilità, infondere loro speranza. Se gli scienziati di cui parlo non avessero avuto la fiducia degli altri, noi non avremmo mai sentito parlare di loro, né avremmo goduto delle loro scoperte, e la scienza e il mondo sarebbero progrediti più lentamente - commenta - Bisogna evitare assolutamente la commiserazione, autocommiserazione e pietismo".

Un ambiente vincente si crea con il coinvolgimento.

Al contrario oggi molti enti e associazioni in Italia tendono a ghettizzare, un fenomeno non molto diverso dal razzismo verso le minoranze e il genere, fa notare, "i non vedenti, donne o uomini che siano, non sono per forza centralinisti, fin dal momento in cui nascono; hanno diritto di seguire la strada che il proprio talento suggerisce, e se vogliono essere un matematici, ballerini o pittori, hanno diritto almeno di essere messi nelle condizioni di tentare quella strada che non viene preclusa ad altre persone. E come la storia dell'entomologo Francois Huber dimostra, "i processi di inclusione, grazie alle soluzioni sviluppate, portano grandi benefici non solo a coloro per cui vengono pensati, ma a tutta la collettività".

di Valeria Carbone Basile

giovedì 10 marzo 2022

L'inaugurazione di un servizio prezioso presso la sede dell'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Como. "Intervento Precoce" un aiuto ai piccoli non vedenti

Settimanale della Diocesi di Como del 10/03/2022

Sabato 5 marzo è stata inaugurata, negli stessi locali dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI) in via Raschi, la sede comasca del servizio riabilitativo “Intervento Precoce” rivolto a bambini con disabilità visiva in età prescolare, già operativo in Lombardia, per la precisione a Milano e Brescia, nell’ambito del progetto “Bloom Again – Tutti i sensi hanno colore”, che si propone non solo di aiutare i bambini a raggiungere quella condizione di benessere propedeutica alla valorizzazione delle potenzialità residue che essi possono manifestare e utilizzare, ma anche di sostenere le famiglie generalmente traumatizzate dalle diagnosi di disabilità riferite ai figli e ignare dei percorsi riabilitativi che pure sono disponibili. Uno di questi è appunto “Bloom Again”, le cui modalità di intervento sono riassunte in questi termini dal vicepresidente nazionale dell’UICI Linda Legname: “Il punto di partenza è il concetto di “povertà educativa minorile”, una deleteria condizione che sorge tutte le volte che ai bambini vengono negate le pari opportunità didattiche e di crescita personale, creando una serie di barriere e di ostacoli e soprattutto rendendo impossibile quella comunità educativa aggregante che è al centro della nostra azione. Ecco allora che diventa fondamentale, quando viene diagnosticata una disabilità visiva a un bambino non ancora scolarizzato, dialogare subito con la famiglia coinvolgendola nel percorso di formazione e attivando l’intervento precoce, allo scopo di ridurre se non sopprimere del tutto la “povertà educativa” che rischia di produrre bambini e poi adulti di “serie B” rispetto ai loro corrispettivi non affetti da disabilità. La nostra associazione ha cento anni di lavoro alle spalle in questo campo (fu fondata a Genova nel marzo 1922, ndr) e sa come mettere al servizio della collettività i servizi e le competenze che ha elaborato in un secolo di storia. Tutto quello che dovremo continuare a fare è dialogare con le istituzioni per trovare i modi e le forme di una collaborazione dalla quale possono sortire grandi risultati, a volte anche disponendo di poche e limitate risorse”.

Per quanto riguarda le istituzioni, non si può certo affermare che il dialogo auspicato da Linda Legname sia venuto meno, a dire il vero né in questo momento né in precedenti occasioni, considerata la vicinanza di Regione Lombardia – come pure dei territori provinciali incluso quello di Como – alle iniziative che si collegano all’UICI e più in generale al mondo del volontariato che opera a ridosso della sezione lariana presieduta da Claudio La Corte, che giudica infatti “interessante il fatto che si sia acceso un faro a illuminare un servizio aggiunto diretto stavolta verso i più piccoli, colmando una lacuna che giaceva da tempo nella nostra organizzazione”. Ma la spinta determinante nella direzione dell’apertura della sede comasca di “Intervento Precoce” è giunta ovviamente dall’ente regionale, il cui assessore alla famiglia, alla solidarietà sociale, alla disabilità e alle pari opportunità Alessandra Locatelli riconosce in particolare un merito prioritario a questa nuova proposta dell’UICI, consistente nel fatto che “si permette alle famiglie colte dal panico alla scoperta della disabilità visiva del figlio o della figlia di superare la crisi e avviare un percorso dinamico di riabilitazione attraverso il quale si possono ottenere miglioramenti efficaci e di lunga durata. Se è vero purtroppo che le istituzioni non sempre riescono a fornire risposte concrete e fattuali alle richieste dei cittadini, è anche vero che è proprio dalla costruzione di quella rete a cui si riferisce Linda Legname, ponendo a contatto di gomito le stesse istituzioni e le strutture del Terzo Settore che da sempre operano con consapevolezza e competenza nei contesti più delicati del disagio e dell’emergenza, che diventa possibile tendere al soddisfacimento di una serie di bisogni che andrà a vantaggio dell’intera comunità”. Volendo ora addentrarsi nelle specificità dei caratteri essenziali del progetto, è da ricordare, seguendo quanto è stato spiegato dal direttore scientifico dell’Istituto per la ricerca, la formazione e la riabilitazione (IRIFOR) della Lombardia Nicola Stilla, che “il servizio di Intervento Precoce interesserà a Como bambini da zero a sette anni (già quattro sono stati al momento inseriti nella programmazione, ndr) e rispettive famiglie, partendo da una base unica che è quella della psicomotricità. L’obiettivo è quello di tirar fuori, in questo modo, tutte le potenzialità residue presenti nei bambini, riscrivendole e valorizzandole con il passaggio successivo ad altre attività, come l’informatica, la lettura in codice Braille, i soggiorni estivi e numerose altre forme di gestione del disagio e di esercizio concreto, dalla logopedia alla musicoterapia, che richiederanno evidentemente l’ausilio di figure professionali autorizzate e competenti. Questo non certo per entrare in concorrenza con gli altri servizi sociosanitari già attivi sul territorio, ma per integrare questi ultimi in una prospettiva di arricchimento e di completezza che non potrà che tornare utile alla società nel suo complesso. Perché sarà solo costruendo la rete che potremo accogliere tutte le richieste, fornire al bambino tutte le opportunità formative, didattiche ed evolutive che gli consentiranno di estrarre dal suo vissuto il meglio di sé e dare alle famiglie tutte le risposte che sono attese in pratica sin dal momento della diagnosi”. Il progetto “Bloom Again” è già sufficientemente rodato in cinque regioni del territorio nazionale, Liguria, Campania, Toscana, Lazio e appunto Lombardia con le sue Milano e Brescia cui si è aggiunta, dal 5 marzo, anche Como, preferita alle candidature di Monza e Varese per la disponibilità di spazi meno angusti in cui avviare la formazione e le attività psicomotrici preliminari. Tra le caratteristiche distintive del servizio lombardo, giacché ognuna delle cinque regioni ha le proprie peculiarità alternative di gestione del programma di base, figurano la componente della didattica extrascolastica, legata in particolare all’uso delle tecnologie informatiche e l’utilizzazione di un apposito pulmino per i weekend sul territorio regionale di cui potranno usufruire i bambini con le loro famiglie. Bambini e famiglie che cominceranno in questo modo a vivere al riparo dalle insidie di quella “povertà educativa minorile” deprecata d Linda Legname, e da noi tutti con lei.

Salvatore Couchoud

Biblioteca italiana ciechi di Monza: "Lombardia orgogliosa, servizio fondamentale"

Redattore Sociale del 10/03/2022

MILANO. Alessandra Locatelli, assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità di Regione Lombardia, ha visitato oggi a Monza la Biblioteca Italiana per Ciechi Regina Margherita. Nata nel 1928, conta oltre 70 mila opere in braille, formati digitali o a stampa ingrandita per le persone ipovedenti, che da Monza vengono poi spediti in tutta Italia.

"La Lombardia - spiega l'assessore in una nota - è orgogliosa di avere sul proprio territorio una biblioteca così importante, che svolge un ruolo fondamentale dal punto di vista dell'inclusione delle persone non vedenti o ipovedenti. A differenza di una normale biblioteca qui vengono anche stampati libri e riviste richieste in tutta Italia. Parliamo di numeri importanti: circa 5 milioni di pagine in Braille stampate ogni anno, 5.000 testi scolastici e oltre 6.000 spartiti musicali tradotti".

"Il servizio offerto dalla Biblioteca Italiana per ciechi è preziosissimo, in quanto - ha detto l'assessore Locatelli - vengono spediti gratuitamente libri alle persone con disabilità visiva. Per Regione Lombardia questo servizio è fondamentale per favorire l'integrazione scolastica ed extra scolastica delle persone con disabilità visiva e il conseguente raggiungimento di una maggiore autonomia e indipendenza. Il Braille è il sistema di comunicazione di riferimento per il mondo dei non vedenti e la produzione e diffusione di questi libri di testo è da preservare e incrementare per garantire pari condizioni di accesso a tutti i cittadini".

"Voglio rivolgere - ha concluso l'assessore Locatelli - un particolare ringraziamento all'Uici, per il grande impegno profuso sul territorio regionale a favore delle persone con disabilità visiva e pluri disabilità".


martedì 8 marzo 2022

Storie di donne. Gabriella, la tanghera che danza al buio

Bologna Today del 08/03/2022

BOLOGNA. Gabriella Panaro è una donna coraggiosa e testarda che ha sfidato tanti pregiudizi: a 52 anni fa l'insegnante di tango a persone vedenti e non vedenti come lei: "Non nascondetevi e accettate i vostri limiti il prima possibile".

Scegliere un esempio fra le tante grandi donne e impartire coraggio e fiducia a chi ne è un po’ a corto. Pensando che sia un po’ anche questo il senso dell'8 marzo. Gabriella Panaro è perfetta perché nella vita è una ballerina e insegnante di tango che danza solo al buio, semplicemente perché non vedente: "Mi sono avvicinata al ballo proprio dopo aver perso la vista e soprattutto dopo aver perso la vergogna che provavo nel sentirmi diversa dagli altri" racconta, a poche ore da uno spettacolo che la vedrà salire su un palco importante.

"Da bambina ci vedevo come tutti gli altri. Poi ho cominciato ad avere problemi di vista dal tramonto, con il buio. Giocavo in cortile normalmente ed ecco che poi per rincasare avevo bisogno dell'aiuto di qualcuno: i miei amichetti non capivano perché mi trasformassi in un altra ogni sera. Dopo tante visite e qualche errore di diagnosi finalmente ho scoperto che la mia malattia si chiama retinite pigmentosa. Gradualmente mi ha portato alla cecità".

Quale è stato l'effetto sulla bambina e cosa invece ha capito crescendo?

"Da piccola nascondevo il mio problema. Semplicemente facevo finta che non esistesse, pur sentendo che qualcosa non andava. Pensavo che anche ai miei amichetti accadesse, d'altronde ha un senso: quando c'è il sole vedi, senza luce non vedi più. Sono arrivati gli occhiali, che però non bastavano. Alle medie avevo capito che ero diversa dagli altri e non volevo esserlo, così la sera non uscivo mai. Ero ipovedente e ho finto di non esserlo fino a quando il buio è rimasto nei miei occhi anche di giorno. Avevo 24 anni".

E fino a quel momento come è andata, quali progetti aveva per sé e quali sviluppi hanno avuto quando il problema è diventato mancanza?

"Non sapendo che sarei diventata cieca ho fatto delle scelte strane, tipo iscrivermi all'Università a Statistica. Perfetto per una che non ci vede bene, no? E infatti non sono riuscita a finire. Ho deciso a un certo punto di lasciare le cose se sapevo già fare da persona vedente e di impararne di nuove da non vedente: sono uscita da un labirinto nel quale ero imprigionata anche grazie alla scoperta del tango. Ballando ho percepito la sensazione di me stessa cieca e ho finalmente smesso di nascondermi. Anzi...".

Un salto?

"Sì, un salto. Avevo pensato di provare il tango insieme a delle amiche e ho convinto mio marito a fare un tentativo. Mi è venuto tutto molto naturale e il mio insegnante si è accorto che potevo essere brava. La cecità mi ha intralciato in tante cose e in tanti percorsi, ma non in questo visto che oltre a praticarlo sono anche riuscita a insegnarlo sia alle persone non vedenti che a quelle vedenti. Il tango è la mia dimensione perché si collega alla capacità di ascolto".

L'insegnante di tango non era proprio il lavoro che avrebbe immaginato di fare dopo aver realizzato di non vederci...

"No, avrei dovuto fare la centralinista. Ma non è andata così evidentemente nonostante avessi seguito un corso".

Momenti di sconforto ce ne sono stati?

"Ce ne sono stati perché si fa fatica. Ma poi alla fine non riuscivo mai a rassegnarmi a fare altro che non fosse il tango.

Questa sera, 8 marzo, Gabriella Panaro andrà in scena al Duse con lo spettacolo "E le nuvole sosterranno il mio peso". Con che spirito salirà sul palco al fianco di Serra Ylmez stasera? Fra l'altro la data è una data speciale...

"Con tanta tanta emozione, però anche con tanta gioia. Alla fine ce l'abbiamo fatta a fare questa cosa importante, bella e interessante. Forse è una coincidenza che lo spettacolo si faccia proprio l'8 marzo, ma (perché no?) potrebbe essere un momento di rivalsa per le donne che si trovano in una situazione un po’ particolare. Potrebbe essere anche un incoraggiamento per qualcuno che sceglie di fare qualcosa fuori dalle righe.

Una specie di inno alla testardaggine? Cosa consiglierebbe a chi sta affrontanto una "diversità"?

"Esatto! Diciamo alla determnazione, che ha una connotazione più positiva della testardaggine. Il mio suggerimento è di non nascondermi (come ho fatto io) ma cercare di accettarsi fin da subito".

Bologna è una città accessibile?

"Lo è. Penso che sia fra le città più accessibili che conosca".

Gabriella Panaro, non vedente e ballerina di Tango argentino dal 2000. Per alcuni anni si è occupata di teatro e video in qualità di sceneggiatrice e attrice. Ha inoltre avuto alcune esperienze nel campo della postproduzione audio e video. A partire dal 1999 ha collaborato alla realizzazione dello spettacolo teatrale Videocamera e di un mediometraggio per il progetto VedentiNonVedenti selezionato da Bologna2000 in qualità di ideatrice, sceneggiatrice e attrice.

Dal 2008 ha fatto parte della compagnia di ballo StreetTango di Bologna con la quale ha portato in scena gli spettacoli Tango900 e La Storia del Tango oltre a diverse esibizioni. Nel 2017 ha partecipato e vinto l’Open Festival danza del Festival Internazionale delle Abilità Differenti a Carpi con lo spettacolo di teatro tango Elogio del Tango. Nel 2018 e nel 2019 ha collaborato come assistente e consulente al corso di Tango per non vedenti e ipovedenti che si tiene all’Istituto Cavazza di Bologna. Attualmente sempre in qualità di assistente si occupa dell’insegnamento del Tango in un corso aperto sia a vedenti che non vedenti che tra gli obiettivi ha anche quello dell’integrazione. La sua specializzazione è quella della comunicazione tra i corpi attraverso l’abbraccio.