domenica 30 aprile 2023

Palermo, b&b respinge una coppia di non vedenti: "Qui niente cani". Ed è polemica

La Repubblica del 30/04/2023

PALERMO. Una coppia di non vedenti romani è stata respinta poco prima di arrivare in un b&b di Palermo, perché i due erano accompagnati dai cani guida e la struttura ricettiva non ammette gli animali. Vincenzo D'Angiò e Nadia Vattiata sono stati così costretti a cercare una sistemazione alternativa, ma hanno avuto difficoltà perché nessuno ammetteva Happy e Quari, i due Labrador che li guidano in ogni loro passo: solo l'aiuto di un amico palermitano gli ha consentito di trovare un altro bed and breakfast disponibile.

Sulla vicenda si registra anche la protesta dell'Unione italiana ciechi, anche per le modalità della disdetta da parte del b&b: i due coniugi si erano visti in un primo momento accettare la prenotazione, ma solo a un successivo controllo i responsabili della struttura si sono resi conto della presenza dei due cani; hanno così preso contatti telefonici con D'Angiò e Vattiata, che erano in treno fra Roma e Palermo e si sono così ritrovati, poco prima di arrivare a destinazione, senza una collocazione alberghiera. "Ci siamo sentiti umiliati e mortificati - dicono i due -. Hanno offeso la nostra dignità: anche se non vedenti, siamo persone autonome. Giriamo il mondo e per legge i nostri cani possono entrare in qualsiasi struttura".

Vincenzo e Nadia avevano pure pagato la caparra del 30 per cento, che ora chiedono venga loro restituita. "Ancora una volta dobbiamo ricordare - dice Tommaso Di Gesaro, presidente della sezione palermitana dell'Unione ciechi e ipovedenti - che 'il cieco con il cane guida può entrare in tutti i luoghi aperti al pubblico, così come afferma l'articolo unico della legge 37/1974, aggiornato poi con la legge 60 del 2006. Il cane guida è un vero compagno di libertà. Ogni rifiuto di questa nostra libertà - conclude - costituisce una violazione dei nostri diritti umani basilari".

sabato 29 aprile 2023

Telecronache da un cronista cieco, la magia del campione Daniele Cassioli

InVisibili Blog del 29/04/2023

Telecronaca è fusione di due elementi: visione e cronaca. Senza visione sembra impossibile ci sia trasposizione dei fatti sportivi che generano la cronaca. Daniele Cassioli, uno dei più grandi atleti del nostro Paese che non ci vede dalla nascita, scardina questo principio all'apparenza sacrosanto.

Lui commenta in diretta eventi sportivi di varie discipline coinvolgendo pienamente il pubblico. Senza vedere, appunto. Magia, truffa, condizionamento o mistero? Abilità.

Ci conosciamo da anni e l'ho intervistato per farmi dire come riesce in questa esperienza visibile su O anche no, di Rai 3.

Daniele Cassioli, romano del 1986, è venticinque volte campione del mondo di sci nautico, laureato in fisioterapia e attualmente coach e formatore. Sportivo polivalente, nel 2019 ha ricevuto il Collare d'oro, massima onorificenza italiana paralimpica. È fondatore dell'associazione che fa avvicinare i bambini ciechi allo sport Real Eyes Sport ed è presidente onorario di Piramis onlus.

Daniele, come fai le telecronache?

«Per fare le telecronache senza vedere occorrono tanti ingredienti: il primo è l'esperienza. Ho passato tanto tempo fuori dal campo ad ascoltare lo stadio, l'energia del pubblico e, quando andavo a vedere i miei amici (partite senza pubblico), avevo modo di ascoltare per bene tantissimi rumori. Se a questo aggiungiamo che ho sempre guardato tantissimo sport in tv, gli elementi a mia disposizione sono davvero tanti per capire cosa sta succedendo. È un mix di rumori che arrivano dal campo, indicazioni derivanti dai sospiri e dalle esultanze dei tifosi, fischi e chiamate arbitrali e, quando tutto questo non basta, ci sono gli occhi degli altri che, quando appartengono a persone sensibili che hanno piacere a condividere, mi restituiscono immagini e scenari che da solo mai potrei cogliere».

Dove possiamo ascoltarle?

«L'idea nasce da Paola Severini Melograni, con cui ho l'onore di lavorare per il programma O anche no, in onda su Rai 3 tutte le domeniche alle 10.15. Su Raiplay si trovano le telecronache del tennis e calcio. Sui miei canali social inoltre sono presenti tanti video a riguardo».

Pensi che altri possano replicarle?

«Sicuramente sì, ma purtroppo temo che in pochi tra chi non vede abbiano un contatto con lo sport così costante come ho la fortuna di avere».

Come ti è venuto in mente di fare telecronache?

«I miei amici mi hanno sempre riconosciuto questa capacità di capire le dinamiche che accadono in campo pur senza poterle vedere. A questa cosa si è aggiunta l'intuizione di Paola che ha pensato di raccontare questo aspetto di me al pubblico del programma. Nella partita di calcio che ho raccontato (Roma Empoli di questa stagione), ho avuto il privilegio di essere affiancato a Italo Cucci, icona del giornalismo sportivo. Emozioni quindi decuplicate!».

Che effetto suscita nelle persone?

«Tanta sorpresa perché spesso si associa il non vedere al non capire. Ma voi capite tutto ciò che vedete?»

Qual è il valore del suono?

«Il valore del suono è assoluto e prezioso. Assoluto perché in tutte le situazioni può essere utile anche più della vista. Prezioso perché proprio la vista disallena l'ascolto. Siamo invasi un da rumori che ci condizionano e hanno un impatto sul nostro stato d'animo e allo stesso tempo ci sono un sacco di suoni, quasi sussurrati, che sono magici ma non li sentiamo quasi più. In questo periodo è sensazionale il cinguettio degli uccellini già di buon mattino, un segnale chiaro e inequivocabile che la primavera sta entrando nel vivo».

Siamo abituati a percepire il mondo per come lo vediamo. Imparassimo ad acquisirlo anche per come lo sentiamo avremmo molti più elementi per sentirci immersi nella totalità che ci circonda.

di Antonio Giuseppe Malafarina, @Antonio Giuseppe Malafarina

venerdì 28 aprile 2023

Tre giorni a "riveder le stelle" Torna il Festival di astronomia

Gazzetta di Mantova del 28/04/2023

MONZAMBANO. Ritorna, dal 9 all'11 giugno, il Festival di astronomia di Castellaro Lagusello, organizzato dall'Istituto nazionale di astrofisica, dal Comune di Monzambano e dalla Fondazione città di Monzambano.

Una tre giorni di laboratori didattici, mostre, conferenze, spettacoli che si pone come obiettivo quello di raccontare, come recita il titolo di questa terza edizione, "L'Universo in tutti i sensi". Tutte le attività saranno multisensoriali, includendo non solo elementi visivi, ma anche tattili, sonori e olfattivi: in questo modo tutti i visitatori, vedenti, non vedenti, sordi, potranno avere equamente accesso alla conoscenza dell'astronomia.

Le strade e i giardini del borgo ospiteranno laboratori didattici ideati e realizzati, sotto la supervisione dei ricercatori dell'Inaf, dagli studenti della scuola di dottorato di fisica e astronomia dell'Università di Bologna. Grazie a queste attività, grandi e piccoli, vedenti e non vedenti, potranno esplorare i segreti e le meraviglie del cosmo viaggiando alla scoperta delle galassie, ascoltando favole astronomiche e annusando perfino l'odore delle comete.

Saranno poi gli studenti delle scuole superiori di Mantova, Verona e Brescia, formati dagli stessi dottorandi, a condurre i laboratori. Lungo la strada principale, saranno allestite due mostre: la prima, dal titolo "L'invisibile meraviglia dell'Universo", accoglierà i visitatori all'ingresso del paese e li accompagnerà attraverso immagini, descrizioni audio, brani musicali, e "sonificazioni" alla scoperta delle meraviglie visibili e invisibili dell'Universo.

La seconda, invece, mira a ricostruire, attraverso una selezione di brani di autori italiani e stranieri, lo stretto legame che da sempre unisce uomo e cielo andando alla scoperta di quella debole luce che ci arriva dal cosmo.

Sulla facciata di Villa Arrighi verranno proiettate immagini astronomiche mozzafiato che, grazie a una particolare tecnologia, gli utenti potranno letteralmente suonare e ascoltare. L'interno della villa, invece, diventerà il palco sul quale astronomi, psicologi, artisti e sound designer racconteranno il loro modo di rendere l'astronomia accessibile a tutti. Proprio come dimostreranno Nic Bonne ed Enrique Perez Montero, due astronomi non vedenti provenienti dall'Università di Portsmouth e dall'Istituto di Astrofisica dell'Andalusia, che nella prima serata dialogheranno con Anita Zanella, ricercatrice dell'Inaf e ideatrice del festival, per raccontare un universo fatto di parole, suoni e tavolette tattili. Nelle le tre giornate del festival, il Circolo astrofili veronesi, grazie all'utilizzo di telescopi e mappe tattili del cielo, intratterrà i visitatori con osservazioni del Sole, delle stelle e dei pianeti.

Mentre per i più mattinieri, all'alba dell'11 giugno sarà possibile osservare il sorgere del Sole e i primi pianeti visibili. Durante il festival, astronomia, filosofia, musica e poesia si fonderanno grazie allo spettacolo "Guida galattica per poetstoppisti" del poeta Luca Tironi.

Lo schermo si gonfia e compaiono i tasti: ecco come funziona la tecnologia Flat Panel Haptics

Hardware Upgrade del 28/04/2023

Come si può rendere percepibile al tatto un pannello touchscreen? Alla Carnegie Mellon University ci provano utilizzando una particolare struttura a cellette pneumatiche.

Le interfacce e le tecnologie touch hanno rappresentato un punto di svolta fondamentale nel modo in cui interagiamo con la tecnologia, abilitando esperienze d'uso precedentemente non possibili. Per quanto abbiano reso possibile un balzo in avanti del progresso, paradossalmente contengono anche una piccola involuzione intrinseca, e cioè il mancato feedback tattile che - quando presente - consente di eseguire alcune operazioni e azioni in maniera più immediata, istintiva e senza la stretta necessità di osservare quel che si sta facendo.

Una faccenda che già in passato è stata al centro di diverse attività di ricerca, e che è stata di recente affrontata anche da un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon University appartenenti al Future Interfaces Group, che ha creato una tecnologia denominata "Flat Panel Haptics" e prevede l'impiego di aria e zone rigonfie per creare zone percepibli al tatto sui pannello touchscreen.

Il tutto si basa su una struttura caratterizzata da cosiddette Embedded Eelctroosmotic Pumps, piccole pompe per fluidi che possono essere disposte a matrici per creare di fatto un reticolato di zone che possono gonfiarsi quando sullo schermo accade qualcosa. Ad esempio quando un elemento sullo schermo rappresenta un pulsante, la zona corrispondente si riempie di fluido e il pannello al di sopra si "gonfia" per assumere una forma tridimensionale.

Nel caso specifico i ricercatori hanno realizzato un prototipo capace di dar luogo a sporgenze di 1,5 millimetri, sufficienti per la percezione tattile. I ricercatori affermano che il loro prototipo è più pratico di soluzioni simili già sviluppate in passato grazie allo spessore contenuto dell'intero sistema.

Il tutto infatti risulta racchiuso in una struttura stratificata inferiore ai 5 millimetri di spessore, con peso contenuto (si parla di meno di 40 grammi) e solamente due cavi di alimentazione (oltre ovviamente all'elettronica di controllo).

Concettualmente, sottolineano i ricercatori, si tratta del contraltare "tattile" dei pixel di un display: "Proprio come accade con i pixel di uno schermo, che modulano la luce da una retroilluminazione comune, gli EEOP attigono da un serbatoio di fluido comune e modulano selettivamente la pressione dentro e fuori le cellule tattili".

Al momento il prototipo può realizzare una gamma limitata di forme, ma proseguendo nel parallelismo con i pixel sarebbe sufficiente realizzare una matrice di cellule tattili di dimensioni più piccole per "aumentare la risoluzione" e dar luogo ad una maggior varietà di forme, rendendo il sistema ancor più versatile e aprendo la possibilità di applicazioni particolari, come ad esempio la realizzazione di schermi "braille" dinamici.

di Andrea Bai

Murlo, il museo inclusivo che racconta la civiltà etrusca

Il Sole 24 Ore del 28/04/2023

MURLO. Il museo archeologico di Murlo, un piccolo borgo tra le splendide colline della Val di Merse in Toscana, è diverso dagli altri musei sulla civiltà etrusca, che espongono reperti delle necropoli, perché conserva al suo interno oggetti che provengono da abitazioni dell'epoca, il vicino insediamento di Poggio Civitate.

Il museo è strutturato per essere apprezzato anche dai più piccoli, grazie all'iniziativa "Vietato non toccare", ma sarà presto ancora più inclusivo. Ne parla il direttore Folco Biagi: "A maggio inaugureremo un nuovo percorso dedicato a persone non vedenti ed ipovedenti, e attraverso una serie di pannelli tattili, copriremo la narrazione di tutto il museo e di tutto quello che c'è all'interno del museo.

Ci sarà la possibilità attraverso l'utilizzo di Qrcode anche di avere visite Lis, quindi per persone che non sentono. E poi lo stesso percorso sarà reso disponibile per i bambini, perché i bambini amano molto i pannelli tattili, si divertono a toccarli, attraverso il tatto esplorano, scoprono e capiscono tante cose. Insieme a questi abbiamo anche le scatole tattili, all'interno delle quali facciamo dei laboratori, e facciamo scoprire le ceramiche, le materie con cui venivano creati gli oggetti in epoca antica, bendati, in modo che oro possano scoprire attraverso il tatto, e anche l'olfatto in certi casi". Se i bambini toccano gli oggetti, memorizzano più facilmente e imparano più velocemente.

Che cosa scopriranno? "Nel museo troviamo oltre alle decorazioni architettoniche che abbellivano i tetti di questi signori molto ricchi e molto particolari, uniche in certi casi, come nel caso del famoso cappellone, che è una statua che ha un grande cappello tipo sombrero sulla testa, che rappresentava un antenato che proteggeva la famiglia e la comunità, abbiamo molti degli oggetti che stavano all'interno delle case: oggetti di prestigio, oggetti di lusso, oggetti d'oro, d'avorio, di ambra, che venivano prodotti in parte anche qui per arricchire i signori e per essere usati come oggetti di scambio". Il museo di Murlo è uno dei luoghi più particolari da visitare per la scoperta della civiltà etrusca, con le sue decorazioni dei tetti, gli arredi, gli oggetti all'interno di una residenza principesca che risale al periodo tra la fine del settimo e la prima metà del sesto secolo avanti Cristo.

Il progetto di accessibilità per rendere la struttura un "Museo per tutti" è partito nel 2020 con contributi pubblici ed è stato finanziato lo scorso anno anche da una raccolta fondi in crowdfunding.

giovedì 27 aprile 2023

A Lodi la mostra dove si guarda con gli “occhi” delle mani

“La prima sensazione è stata l’angoscia, ma le parole gentili della guida mi hanno tranquillizzata e mi hanno fatto capire quello che stavo toccando. Le opere sono stupende, ne sono rimasta colpita. Il significato raccontato è ricco d’amore”. Questo uno dei tanti commenti che i visitatori della mostra “Fare sentire l’arte”, organizzata dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI) di Lodi, è stato scritto sul libro dei pensieri lasciato nella sala mostre al Palazzo Ghisi già Sommariva Banca Centropadana Lodi (corso Roma 100) che ospita questo originale evento.

Una carrellata di opere realizzate da artisti di fama nazionale e internazionale che possono essere ammirate non solo attraverso gli occhi, bensì, anche, attraverso il tatto per far scoprire alle persone cosiddette normodotate come “vedono” l’arte le persone non vedenti o ipovedenti. Grazie alla coinvolgente spiegazione delle giovani guide, studenti del Liceo Artistico Pandini - Piazza di Lodi e Sant'Angelo Lodigiano e del Liceo Scientifico Gandini di Lodi,  i numerosi partecipanti hanno potuto ammirare l’arte in modo diverso.

Tanti i visitatori che hanno deciso di tuffarsi in questa avventura e che hanno accolto l’invito a coprire gli occhi con una mascherina e a farsi guidare in questo meraviglioso mondo. Un’esperienza definita dalla maggior parte dei visitatori emozionante ed interessante, ma imparare a “vedere al buio” è stata anche l’occasione per ricordare l’importanza della vista e della sua tutela. “Bellissimo riscoprire e ricordarsi di avere occhi anche nelle mani e di vedere un sacco di bellezza anche con una mascherina sul viso”, ha scritto un visitatore al termine della visita guidata. Una visita guidata particolare dove i piccoli gruppi di partecipanti,  vanno alla scoperta delle opere creando una sorta di trenino, per stare vicini. E poi arrivati davanti a ogni opera, mentre ascoltano le spiegazioni dei giovani ciceroni “hanno guardato” toccando quelle meravigliose opere.

La mostra è stata curata da Mario Quadraroli e Mario Diegoli, con il patrocinio della Provincia di Lodi, del Comune di Lodi e della Bcc Centropadana. Ricordiamo che gli ultimi giorni della mostra sono sabato 29 aprile e domenica 30 aprile dalle 9.30 alle 12.30, e dalle 15 alle 19.

Barbara Apicella

venerdì 21 aprile 2023

Lavoro e disabilità: è ora di cambiare rotta!

Superando del 21/04/2023

Ma le persone con disabilità, le loro famiglie, le aziende, le associazioni, le cooperative sociali hanno ancora bisogno di questo sistema di collocamento pubblico e della Legge 68/99, Norme per il diritto al lavoro dei disabili? I bisogni occupazionali crescono al pari della sfiducia verso un sistema che non funziona e che arranca di fronte ai continui cambiamenti socio-economici. Secondo uno studio condotto dall’Ufficio per i Diritti delle Persone con Disabilità delle Nazioni Unite, nei Paesi industrializzati il livello di disoccupazione di persone con disabilità raggiunge il 50-70 per cento. In Italia, come riporta l’agenzia per il lavoro Page Personnel, si parla di oltre l’80 per cento. Già nel 2013, del resto, la Corte di Giustizia Europea aveva bocciato l’Italia, invitandola, senza alcun esito, a porre rimedio a questa situazione al più presto.

L’ILO, l’Organizzazione Internazionale per il Lavoro, nel rapporto L’occupazione per la giustizia sociale e una globalizzazione equa, dice che il mancato impiego delle persone con disabilità fa perdere complessivamente tra l’1% e il 7% del Prodotto Interno Lordo mondiale.

Purtroppo in Italia la situazione non è per nulla positiva e non possiamo sperare in un cambiamento a breve. Gli iscritti al Collocamento Disabili sono oltre un milione e in costante crescita; meno del 30% sono collocabili al lavoro e oltre il 70% necessitano di un supporto o di percorsi di accompagnamento al lavoro; poco più di 30.000, infine (nettamente meno di quanti si dimettono), sono i collocati in media all’anno, senza che però ci sia dato di sapere se vi siano nuove assunzioni, ricollocazioni o rinnovi contrattuali. Non sappiamo nemmeno quanti sono i tempi determinati e i part-time.

Solo il 16% delle persone con disabilità nella fascia 15-74 anni in Italia hanno un’occupazione (circa 300.000). Il tasso di inattività è dell’81,2%, quasi il doppio rispetto a quella dell’intera popolazione. E la percentuale di chi non è mai entrato nel mercato del lavoro e non cerca di entrarvi (250.000 persone, per la quasi totalità donne) è molto più elevata tra chi ha limitazioni funzionali gravi (il 18,5% contro l’8,8% di chi ha limitazioni funzionali lievi).

E ancora, meno di una persona con sindrome di Down su 3 lavora dopo i 24 anni, dato che scende al 10% tra le persone con autismo con più di 20 anni, mentre meno della metà delle persone con sclerosi multipla tra i 45 ed i 54 anni è occupata (49,5%).

Le crisi che si sono succedute negli ultimi tredici anni hanno reso la situazione ancora più grave. Gli avviamenti al lavoro, nella quasi totalità, vengono realizzati dalle Agenzie per il Lavoro, dai Servizi Territoriali o sono il frutto di una ricerca autonoma da parte delle persone interessate. Al Collocamento Disabili sono attribuibili solo gli avviamenti numerici dovuti al mancato rispetto degli obblighi da parte delle aziende. Le persone con disabilità occupate sono pari al 35, 8 % rispetto al 57,8 % degli altri, 20 punti in meno della media europea. Questo dato, tuttavia, non quantifica quanti hanno trovato lavoro prima dell’entrata in vigore della Legge 68/99, quanti sono diventati tali in costanza di rapporto di lavoro e nemmeno chi è stato effettivamente collocato grazie all’intervento degli uffici provinciali preposti.

Per quanto riguarda poi il dato relativo al 70% delle aziende che evade o elude gli obblighi di legge, l’ANDEL (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro), ha proposto un’Interrogazione Parlamentare in merito, per chiedere espressamente la quantificazione delle sanzioni somministrate nel corso del 2022, e come mai l’Ispettorato Nazionale del Lavoro non attui i dovuti controlli di sua competenza.

Tutto questo, dunque, dimostra l’abbandono in cui versa il sistema del Collocamento Disabili italiano, senza contare l’assurdità di non disporre di dati certi e attendibili su nulla che riguardi il rapporto disabilità-lavoro.

Eppure l’entrata in vigore della Legge 68/99 aveva riempito di entusiasmo chi aveva lottato per il cambiamento e per il superamento della precedente Legge 482/68, burocratica, arida e vessatoria verso le persone con disabilità e le aziende. Infatti, con la nuova norma, il concetto di collocamento mirato aveva preso forma e sostanza (“la persona giusta al posto giusto”) e il Decreto del Presidente del Consiglio (DPCM) 469/99 aveva attribuito le competenze del collocamento delle persone con disabilità, con decorrenza dal 1° gennaio 2000, alle Regioni e alle Province, che dovevano operare in coerenza con il dettato della nuova Legge.

Per la prima volta le aziende con più di quindici dipendenti avevano facoltà di inserire i lavoratori con disabilità mediante chiamata nominativa, ossia con la possibilità di scegliere il candidato e di assumerlo. Ovviamente la selezione in capo alle aziende cadde sui cosiddetti “disabili-abili”, mentre l’inserimento delle persone più fragil, (circa il 70% del milione di iscritti) venne demandato agli Uffici Provinciali del Collocamento Disabili, i quali delegarono di fatto il compito ai servizi accreditati al lavoro, ai servizi socio-sanitari, alle cooperative sociali, alle agenzie per il lavoro e così via. L’Ufficio Provinciale si occupò degli aspetti burocratici e amministrativi (iscrizioni, graduatorie, sospensioni, convenzioni, esoneri ecc.) e decise di attivare solo le procedure di avviamento numerico, secondo graduatoria, all’azienda che non aveva rispettato gli obblighi. Anche in questo caso la scelta dell’Ufficio ricadde sui soggetti “più abili”, in quanto la selezione del candidato è comunque subordinata ad un accordo preventivo con l’azienda; inoltre, determinate categorie di disabilità non sono oggetto di tale procedura. E quindi, quello che doveva essere un servizio provinciale, si è ridotto ad essere uno dei tanti uffici pubblici che curano più o meno efficientemente l’applicazione della legge. Il rapporto con il cittadino e l’impresa è rimasto unicamente di tipo burocratico-amministrativo. Pertanto il sistema del Collocamento Disabili non solo si è rivelato poco efficace nell’attività di inserimento lavorativo, ma non è stato nemmeno in grado di creare politiche attive, buone prassi, progetti e azioni utili.

Gli aggiornamenti normativi susseguitisi nel corso degli anni sono stati poi assorbiti senza produrre alcun cambiamento sostanziale. Nel frattempo i servizi pubblici preposti continuano a lavorare in perenne coerenza con se stessi, ignari e indifferenti verso i cambiamenti sociali ed economici che hanno investito il nostro Paese. A questo si aggiunga il fatto che nell’attuale sistema di collocamento nulla è suffragato da certezze. Troppo spesso, infatti, le norme, le procedure e le prassi sono piegate alla volontà e all’interpretazione degli uffici periferici prive di un controllo centralizzato a cui poter ricorrere. E ancora, alla mancanza di qualsiasi forma di controllo sull’operato dei vari uffici, spesso si aggiunge la scarsa competenza del personale dedicato, privo di qualsiasi forma di aggiornamento sul mercato e sul mondo del lavoro. Le aziende, nel frattempo, continuano a lamentarsi della legge, delle complessità burocratiche, e spesso delle difficoltà nel relazionarsi con gli uffici stessi. Uffici che agiscono inoltre in modo difforme, da Regione a Regione e da Provincia a Provincia. Tutto questo spinse le imprese ad un ovvio agire difensivo, con conseguente drastica contrazione dei risultati occupazionali il che ha consentito il perpetuarsi di un sistema di collocamento costoso, inefficace, e autoreferenziale, che antepone le esigenze dell’ente di appartenenza rispetto ai bisogni del cittadino e della comunità.

Eppure, sin dal primo Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità (Decreto del Presidente della Repubblica-DPR del 4 ottobre 2013), veniva evidenziata la necessità di «Porre necessaria attenzione al disomogeneo funzionamento degli essenziali e necessari servizi pubblici della Lg 68/99 nelle varie province, dovuto anche alla mancanza di servizi territoriali di inserimento lavorativo che dovrebbero essere realizzati da vari enti»…

E così è passato un altro anno per le persone con disabilità in cerca di lavoro. Un anno come tanti, troppi, senza ricevere una proposta. È passato anche l’ennesimo Governo con il suo bagaglio di inutili promesse. Per i disoccupati tutto è rimasto come prima. Le aziende continuano ad evadere gli obblighi di legge o a cercare “disabili–abili” da assumere, gli uffici preposti sono arroccati nella difesa del loro potere burocratico, e la legge è sempre più obsoleta e ignorata da tutti, come una vecchia signora di antichi fasti. Ma oramai non ci sono più alibi: nessuno può lamentare la mancanza di personale e di risorse economiche e neppure la sbandierata riluttanza delle aziende ad assumere. Tutto questo lo sanno gli addetti ai lavori, le parti sociali e i cittadini interessati.

Da tempo le politiche del lavoro sono in uno stato di crisi profonda – e non solo per le persone con disabilità – ciò che è stato reso possibile dal fatto che i Ministri del Lavoro e le classi politiche nazionali e regionali che si sono susseguite negli ultimi vent’anni, hanno ignorato – o voluto ignorare – quanto realmente accadeva nella quotidiana realtà. Hanno quindi lasciato gli uffici provinciali preposti liberi di agire come “autarchiche repubbliche autonome”. La crisi economica, quella pandemica, quella attuale dei mercati globali e la crisi del welfare imporrebbero un rinnovamento radicale del sistema pubblico di collocamento, ma, illusoriamente, si è pensato di risolvere ogni problema attraverso il potenziamento delle risorse economiche e del personale incaricato (si pensi al programma GOL-Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori), dimentichi del recente naufragio di figure come i navigator.

La Legge 68/99 ha oramai ventitré anni, la precedente Legge 482 del 1968 fu riformata dopo trent’anni, ma la rapidità dei cambiamenti socio economici avvenuti nell’ultimo decennio l’hanno resa obsoleta e inefficace, nonostante i principi fondativi tuttora validi. Mi riferisco al concetto di collocamento mirato, all’assunzione nominativa, allo strumento delle convenzioni… I cambiamenti socio-economici hanno però mutato il modo di produrre e le mansioni: servono quindi competenze e nuove figure professionali e tecniche inesistenti.

La Legge 68/99 non interpreta più i bisogni delle persone con disabilità di oggi e tanto meno il mercato del lavoro. Inoltre, il complesso affastellamento di norme in materia, ha creato ulteriore confusione. Serve quindi una riforma della Legge, ma anche un riordino e una rivisitazione di tutte le norme correlate. È da qui che deve partire la riforma della Legge stessa e degli uffici preposti.

Ora abbiamo un nuovo Governo. Gli ultimi che hanno lasciato non risponderanno dei loro fallimenti e i nuovi arrivati non possono essere ritenuti responsabili di quello che hanno trovato. D’accordo! Non aspettiamo però di vedere cosa faranno, ma sollecitiamoli. Il Governo dispone di tutte le risorse necessarie, serve solo la buona volontà e il contributo di esperti scelti con criteri di competenza e non con diritti di prelazione per appartenenza a centri di potere elettorale.

Non è facile mettere mano ad una riforma della legge e del sistema di collocamento pubblico, ma è comunque indispensabile e indifferibile, se non si vogliono continuare a disattendere i bisogni e le aspettative di centinaia di migliaia di famiglie. Ora la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli sembra volersi impegnare seriamente sul tema del lavoro, sta già provvedendo alla riorganizzazione dell’Osservatorio Nazionale sulle Condizione delle Persone con Disabilità, e vorrebbe a breve attivare un tavolo tecnico per riformare la Legge 68/99. Diamole fiducia, forse è la volta buona!

Nel frattempo l’Agenzia ANDEL, coerente con il proprio mandato costitutivo, ha elaborato una Proposta di Legge che rafforza il concetto di collocamento mirato, il sistema delle convenzioni, l’utilizzo di buone prassi, il sostegno alla qualità di vita e lavoro ecc. Si tratto di un testo che ricerca inoltre ogni forma possibile di semplificazione, di personalizzazione degli interventi, uniformando a livello regionale, nei limiti del possibile, gli uffici competenti.

La base culturale su cui si fonda l’intero testo di tale Proposta di Legge è la transizione dall’inserimento lavorativo all’inclusione lavorativa, processo realizzabile solo attraverso il coinvolgimento delle aziende e non con la contrapposizione ad esse. L’ANDEL, quindi, si ripropone di presentare la proposta di riforma ai Ministri interessati e a chiunque possa sostenerci e aiutarci.

di Marino Bottà,

Già responsabile del Collocamento Disabili e Fasce Deboli della Provincia di Lecco, oggi direttore generale dell’ANDEL (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro) (marino.botta@andelagenzia.it).

mercoledì 19 aprile 2023

Tutti i passeggeri con disabilità devono viaggiare in aereo senza problemi

Superando del 19/04/2023

Stop agli imbarchi negati, risarcimenti rapidi ed equi, un biglietto gratuito se c’è l’accompagnatore e piena responsabilità delle aziende per i danni o gli smarrimenti delle carrozzine o di altri ausili: sono chiare le richieste dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, nel proprio rapporto “Fine dell’incubo: i passeggeri con disabilità meritano di viaggiare in aereo”, ove si chiede alla Commissione Europea di tenerne pienamente conto, in fase di revisione del Regolamento riguardante appunto i diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo

«Questo nostro rapporto mostra chiaramente gli incubi a occhi aperti vissuti da molte persone con disabilità quando provano semplicemente a fare ciò che milioni di persone fanno ogni giorno. Siamo persone che viaggiano per lavoro, per amore, per motivi familiari, per divertimento e tutte le compagnie aeree devono iniziare a riconoscerlo»: non parla a caso di “incubi a occhi aperti” Gunta Anca, vicepresidente dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, a proposito del rapporto diffuso in questi giorni dal Forum stesso, che si intitola appunto Fine dell’incubo: i passeggeri con disabilità meritano di viaggiare in aereo (End the nightmare: Passengers with disabilities deserve to travel by air), ove si chiedono tutele legali più severe per le persone con disabilità durante i voli aerei, e in particolare di eliminare i casi ancora frequenti di imbarco negato, oltreché aumentando la responsabilità delle compagnie in caso di assistenza che provochi danni ad ausili quali le carrozzine.

In tal senso, con questo documento, l’EDF chiede che la Commissione Europea riveda il Regolamento CE 1107/2006, riguardante appunto i diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo, nel quadro della prossima revisione dei regolamenti sui diritti dei passeggeri nell’Unione Europea.

Nel proprio documento il Forum elenca varie storie che illustrano le decisioni spesso arbitrarie delle compagnie aeree nei confronti delle persone con disabilità, applicando per conto proprio regole già di per sé confuse, alla luce della mancanza di standard legali chiaramente definiti. Viene ad esempio citato il caso reso noto lo scorso anno dal «Washington Post», quando a un deputato statunitense venne negato l’imbarco da Lufthansa su un volo per l’Italia a causa della sua carrozzina. Altri casi segnalati riguardano passeggeri con disabilità che non hanno potuto effettuare il viaggio di ritorno, come accaduto a una persona in carrozzina in viaggio con Brussels Airlines, che quando ha appunto cercato di imbarcarsi sul volo di ritorno con un’altra compagnia aerea dell’Unione Europea, ha visto quest’ultima rifiutarsi di imbarcare il suo ausilio.

E ancora, viene evidenziata nel rapporto l’inaccettabile diffusione di danni o addirittura di distruzione delle carrozzine. Una persona, ad esempio, ha visto la propria diventare inutilizzabile davanti ai suoi occhi, mentre cadeva in un’apertura nel nastro trasportatore. «Sono danni – sottolineano dall’EDF – che oltre a comportare consistenti esborsi economici, possono addirittura rappresentare rischi mortali, come dimostrato dalla tragica vicenda accaduta nel 2021 ad Engracia Figueroa negli Stati Uniti».

Chiare e semplici sono pertanto le richieste del Forum alla Commissione Europea, vale a dire eliminare una volta per tutte i frequenti casi di imbarco negato per le persone con disabilità; introdurre il diritto a un rapido ed equo risarcimento se il vettore aereo continua a negare l’imbarco stesso; obbligare il vettore aereo a fornire un biglietto gratuito se richiede un accompagnatore, come avviene per altri mezzi di trasporto. E da ultimo, ma non ultimo, che in sede di revisione del citato Regolamento 1107/2006, venga stabilita la piena responsabilità delle aziende per le attrezzature per la mobilità danneggiate o smarrite. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: andre.felix@edf-feph.org.

lunedì 17 aprile 2023

Futuri cani guida cercano casa

Il Giorno del 17/04/2023

LIMBIATE. Si cercano famiglie adottive per dieci cuccioli di Labrador che "da grandi" diventeranno cani guida per ciechi. Nel centro cani guida dei Lions di Limbiate, Janet ha dato alla luce splendidi cuccioli che, dopo lo svezzamento, dovranno essere "adottati" singolarmente per nove mesi da famiglie affidatarie che si prenderanno cura di loro con lo scopo di educarli e farli socializzare prima di intraprendere il percorso da "cane guida".

Una settimana al mese rientreranno al centro per iniziare un percorso di formazione e alla fine dell'addestramento verranno dati alle persone non vedenti di tutta Italia che ne faranno richiesta. L'aspirante cane guida, grazie anche all'esperienza nella famiglia affidataria, dovrà essere abituato a restare tranquillo in ogni contesto e situazione, dai mezzi pubblici alla strada, dal ristorante alla folla di gente.

Una volta concluso l'addestramento, il futuro padrone non vedente dovrà trascorrere una settimana al centro di addestramento per iniziare a prendere confidenza con il suo nuovo amico-guida a quattro zampe, imparando anche ad occuparsi dei suoi bisogni. L'appello per la ricerca degli "adottanti a tempo", che si chiamano Puppy Walker, arriva da Giovanni Fossati, presidente del centro cani guida dei Lions: "Sono ben 2.270 i cani formati in questa struttura e assegnati ai non vedenti.

Abbiamo urgente bisogno di famiglie volontarie che ci diano una mano a far socializzare i cuccioli. Sarete da noi supportati nelle spese di mantenimento e in quelle sanitarie. Fare da Puppy Walker è un'esperienza positiva anche per i bambini, un arricchimento importante nella loro vita.

E la finalità è ridare la vista a chi non ce l'ha". "Io e la mia famiglia per ben tre volte abbiamo preso in adozione temporanea un cucciolo di Labrador destinato a diventare un cane guida e tutte le volte è stata un'esperienza molto profonda e toccante", aggiunge Antonella Bò."

di Violetta Fortunati

Cadono le barriere con i corsi d'arte per i non vedenti

BresciaOggi del 17/04/2023

BRESCIA. Grazie alla generosità di 65 sostenitori che hanno risposto alla chiamata della raccolta fondi, è possibile adesso passare alla fase organizzativa di un corso di scultura su marmo per ragazzi ciechi e ipovedenti di tutte le età, fortemente voluto dalla sezione bresciana dell'Unione italiana dei ciechi ed ipovedenti (UICI), dal CFP Vantini di Rezzato, con Libera Accademia delle Arti di Brescia e l'istituto di Arte Sacra di Firenze. «Questo sogno è diventato realtà grazie a tutti coloro che hanno avuto fiducia in noi e apprezzato la proposta elaborata nel progetto "L'arte fra le dita: mani che danno vita all'invisibile"», scrivono sulle loro pagine social i promotori della raccolta fondi legge. Ora sono aperte le iscrizioni per quattro ipotesi di date possibili per il weekend del corso, potrebbe essere o in maggio o in giugno a seconda delle disponibilità dei soggetti coinvolti nella gestione effettiva del corso e a seconda delle iscrizioni.

Al di là della data che verrà scelta, tuttavia, durante la due giorni del percorso saranno proposti moduli singoli di otto ore l'uno, con pausa pranzo, con ampia libertà ai corsisti di scegliere a quali moduli iscriversi.

Si comincerà con la scultura su creta, per poi passare al marmo di Botticino, che rappresenta una delle produzioni bresciane per eccellenza.

È prevista anche una visita al museo del marmo, dove i partecipanti all'iniziativa potranno apprendere come i blocchi vengono estratti dalle cave, ripercorrerne la storia e avvicinarsi a questo mondo estraneo alla maggior parte delle persone, ma al contempo molto affascinante e di tradizione storico-artistica prestigiosa. I corsisti saranno in ogni momento seguiti da professori del Cfp e affiancati da ragazzi vedenti (saranno tutti studenti della Laba), e questo rappresenterà quindi anche un momento di grande scambio oltre che un modello di inclusione.

Per ottenere ulteriori informazioni, su corsi e iscrizioni, è possibile scrivere all'indirizzo mail info@vantini.it oppure contattare telefonicamente il numero 030.279 15 76. (Ir.Pa.)

domenica 16 aprile 2023

Ipovedente e campionessa di Parakarate «Ora il sogno: partirò per una missione»

L’Eco di Bergamo del 16/04/2023

ALBINO. Benedetta Belotti Così la giovane di Abbazia affronta senza paure la sua disabilità visiva congenita. Ha diciott'anni e l'argento vivo addosso Benedetta Belotti, di Abbazia di Albino. Ha una disabilità visiva congenita, l'acromatopsia, ma è difficile accorgersene seguendola attraverso stanze e corridoi dell'oratorio di Abbazia, dove si muove con disinvoltura. «Il trucco - sorride - è che ormai conosco l'oratorio come casa mia, lo frequento fin da piccola».

I suoi occhiali con le lenti arancioni, un colore insolito, le danno un tocco originale e sbarazzino, ma soprattutto per lei sono un supporto indispensabile: «All'inizio faticavo a indossarli, perché si fanno notare e io preferisco passare inosservata. Ora però li ho accettati, mi sono abituata e non ci faccio più caso».

La sua acuità visiva è di un decimo da entrambi gli occhi: le lenti colorate e oscurate oltre ad aiutarla a vedere meglio la proteggono dalla luce, alla quale è particolarmente sensibile. Per molti anni si è sforzata soprattutto di «mimetizzarsi» cercando di ridurre al minimo le differenze con i coetanei, poi è diventata campionessa di Parakarate, ed è cambiato tutto. Lo sport l'ha aiutata a crescere e a considerare in modo diverso la sua fragilità. Ha vinto più volte i campionati italiani di questa disciplina, nello scorso mese di marzo ha conquistato per la seconda volta la medaglia d'argento ai campionati europei, ed è pronta per nuovi traguardi.

Benedetta cammina senza paura, è piena d'energia e conquista la simpatia delle persone con il suo sorriso aperto e contagioso. È ipovedente, sì, ma questa «caratteristica» non le impedisce di trovare il suo posto nel mondo, di impegnarsi per realizzare i suoi sogni e avere la vita che desidera.

A luglio partirà per un'esperienza breve di missione in Costa d'Avorio nell'ambito del progetto «Finimondo, sui sentieri della missione» rivolto ai giovani dai 18 ai 35 anni, promosso dal Centro Missionario Diocesano di Bergamo: «L'anno scorso - spiega - ho ascoltato la testimonianza di una ragazza che ha vissuto la stessa esperienza. Mi ha colpito molto e così ha iniziato a frullarmi in testa l'idea di partire anch'io. Ci ho pensato per tutta l'estate, poi l'ho chiamata e alla fine ho deciso di iscrivermi al corso di formazione del CMD. A luglio trascorrerò tre settimane nella Missione Diocesana in Costa d'Avorio. Nella prima ci occuperemo del Cre, poi parteciperemo al convegno giovanile della diocesi locale e nella terza visiteremo i luoghi della missione. Ho pensato che allontanarmi per un po’ dalla realtà quotidiana possa aiutarmi a ragionare con più lucidità sul mio futuro».

Ermanno e Viviana, i genitori di Benedetta, si sono accorti precocemente dei suoi problemi visivi: «Quando avevo otto mesi, insospettiti da uno strano tremore negli occhi, mi hanno sottoposto a visite e accertamenti, scoprendo questa malattia congenita fortunatamente non degenerativa. Mia sorella Beatrice, di due anni più grande, è normo vedente. Mio fratello Giovanni, di tre anni più piccolo, ha il mio stesso problema, con effetti leggermente più gravi». Com'è il mondo visto con gli occhi di Benedetta?

«Lo vedo bello, anche se non riesco a definire bene gli oggetti da lontano e fatico a distinguere i colori. Il paesaggio ha dei contorni un po’ sfumati, riesco a dare, potrei dire, un'interpretazione generale». Quando era piccola questa condizione le ha creato qualche incertezza: «Fin dalla scuola dell'infanzia mi sono resa conto di essere diversa dagli altri, anche se mi sono sempre buttata nei giochi e nella vita senza troppi pensieri perché sono fatta così, e questo mi ha permesso di vivere normalmente. Col tempo ho dovuto riconoscere i miei limiti, ma è stato un processo graduale». Alla scuola primaria le è stato affiancato un insegnante di sostegno: «Anche questo per me è stato uno scoglio, perché la sua presenza marcava la differenza tra me e i miei compagni e mi metteva a disagio. Poi ho riconosciuto quanto fosse importante per me e quanto mi abbia aiutato nel gestire lo studio, gli appunti, i compiti. Ora grazie alle conquiste fatte negli anni sono in grado di gestire da sola gran parte del carico scolastico. A scuola riesco a vedere la lavagna usando il computer. Preferisco comunque la sintesi vocale alla lettura».

Benedetta frequenta il quarto anno di liceo delle scienze umane all'istituto superiore Romero di Albino: «Non è stato facile all'inizio, quando ero in prima è scoppiata la pandemia, non avevo ancora gli strumenti didattici adatti a disposizione. Fortunatamente in seconda agli studenti con fragilità è stato consentito frequentare di persona anche durante i lockdown, altrimenti per me sarebbe stato complicato mantenere il passo. Questo è finalmente il primo anno "normale". Ora in classe c'è la lavagna digitale, che per me è di grande aiuto. Tutte le materie di studio mi piacciono molto, penso di aver scelto l'indirizzo adatto a me. Non so ancora cosa fare, ho tante idee diverse. Intanto cerco di cogliere le opportunità che mi vengono offerte e penso che gli stimoli che arrivano dalle diverse attività contribuiscano tutti alla mia formazione».

Ogni venerdì all'oratorio partecipa agli incontri del gruppo adolescenti e di recente è entrata a far parte anche del gruppo locale del Mato Grosso: «Ne faccio parte con una quindicina di giovani della media Valle Seriana, da Nembro a Gazzaniga. Andiamo a fare traslochi e sgomberi, a raccogliere ferro e indumenti. Quello che raccogliamo serve per aiutare le missioni». Lo sport per Benedetta è sempre stato un punto d'attrazione: «Ho provato l'atletica, la danza, e il nuoto con l'associazione sportiva Omero di Bergamo, che offre opportunità di inserirsi a persone con disabilità visiva. Sempre con i corsi di Omero ho imparato anche a sciare, poi però ho lasciato perdere, non mi sentivo sicura, non mi sembrava lo sport giusto per me. Quando ho iniziato la scuola primaria ho voluto provare il karate. Altri miei amici frequentavano il corso della società Karate Arashi che si svolgeva ad Abbazia e questo lo rendeva anche più divertente. Col tempo mi sono appassionata e negli anni della scuola secondaria di primo grado ho iniziato l'attività agonistica». Proprio in quegli anni sono stati avviati i primi campionati di Parakarate: «Siamo in pochi è un movimento in crescita, anche per questo è molto bello poter partecipare. La prossima tappa sono i mondiali di ottobre a Budapest». Le gare rappresentano anche un'esperienza umana straordinaria: «Nascono legami profondi con gli altri atleti. Ho imparato moltissimo dalle altre persone con disabilità che gareggiano nella mia squadra di Parakarate. Abbiamo condiviso emozioni e soddisfazioni molto intense e coinvolgenti». Il Parakarate è uno sport «per la vita - chiarisce Benedetta - non è solo combattimento, ma anche difesa personale e c'è anche un aspetto importante legato al rispetto, alla disciplina, e alla necessità di seguire le regole. A una bambina che non conosce ancora il mondo un'arte marziale come questa offre molte chiavi per gestire diversi aspetti. A livello motorio per esempio aiuta a gestire la coordinazione e il controllo della forza». Gli allenamenti le occupano molto tempo: «Sono quattro sessioni alla settimana, due ad Abbazia, una a Vall'Alta e poi in una palestra di Brembate, dove andiamo una volta alla settimana. A frequentare i corsi di karate ci sono una settantina di ragazzi di tutte le età e adulti, ma solo una decina partecipano alle gare». Ci sono diversi stili nel karate: il kumite che prevede il combattimento vero e proprio e il kata in cui non c'è un avversario reale e vengono valutati la tecnica, la potenza e l'espressività delle mosse.

«Il mio stile è il kata, che è anche l'unico presente nel Parakarate. È impegnativo conciliare tutti questi impegni ma fino ad ora ce l'ho sempre fatta e a scuola ottengo buoni risultati, anche se ci sono periodi in cui sono più motivata e altri in cui avverto la stanchezza. Mi aiuta la presenza di un bravo assistente alla comunicazione, una figura aggiuntiva rispetto all'insegnante di sostegno, che nel tempo mi ha permesso di adattare la didattica degli insegnanti alle mie difficoltà e mi ha spronato a migliorare la mia autonomia, in modo da costruire i mezzi per proseguire da sola all'università, quando non potrò più contare su alcun affiancamento». Intanto mette alla prova il suo spirito indipendente escogitando sistemi per spostarsi da sola: «È stata mia sorella Beatrice a insegnarmi a prendere l'autobus in prima superiore per andare a scuola. Avendo sempre tante persone accanto è molto più semplice, mi sono resa conto che altri soffrono più di me e anch'io posso giocare qualche carta per aiutarli». Benedetta apprezza molto il vantaggio che ha ottenuto crescendo in una famiglia numerosa e molto affiatata: «Ho molti parenti, quindi ho sempre avuto tanti legami sociali e sono riuscita a capire con l'esperienza come funzionassero. Così nei diversi cicli scolastici ogni volta che cambiavo classe ho sempre stretto con facilità nuove amicizie. A volte le persone non conoscono la mia disabilità, perché non mi piace parlarne. Col tempo ho capito che se non manifesto la mia fragilità poi non posso aspettarmi di ricevere aiuto quando mi trovo in difficoltà».

Una delle sfide più difficili per lei è stata accettare di essere aiutata: «Ogni volta che si esce dalla normalità si rischia di pesare sugli altri, e io ho sempre cercato di non farlo. Non è facile affidarsi agli altri e mostrare loro la propria fragilità, ma ora mi sembra di aver trovato un buon equilibrio».

giovedì 13 aprile 2023

Genova, arriva il primo campionato europeo di scacchi per ipo e non vedenti

Il Secolo XIX del 13/04/2023

GENOVA. Per la prima volta in Italia, Genova ospiterà il campionato europeo di scacchi a squadre per non vedenti e ipovedenti. Saranno oltre cento gli scacchisti che si sfideranno, con sedici nazioni partecipanti: tra loro la Polonia, campione del mondo e d'Europa in carica.

L'evento, che si svolgerà dal 20 al 30 aprile all'hotel Tower Genova Airport, è organizzato dal neonato comitato Genova Senza Barriere, formato da membri dell'ASCID (Associazione scacchisti ciechi italiani dilettantistica) e IBCA (International braille chess association).

L'evento vede tra gli enti promotori Regione Liguria e UICI, unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, ed è patrocinato dal comune di Genova, dal Coni, dal Comitato Italiano Paralimpico e dalla Federazione scacchistica italiana. Tra i convocati per l'Italia anche il 72enne genovese Giuseppe Franco Pugliese, vicepresidente del comitato Genova Senza Barriere e presidente locale di UICI. Al suo attivo vanta nove Olimpiadi e una coppa del mondo, totalizzando 84 presenze con la maglia azzurra, che veste dal 1980.

di Beatrice D'Oria

mercoledì 12 aprile 2023

UICI LOMBARDIA: Nona giornata culturale e turistica a carattere regionale, visita guidata al Castello Sforzesco - Milano, 13 maggio 2023

La Macro area regionale “Informazione, Comunicazione, Cultura, Turismo e Sport” dell'U.I.C.I. Lombardia propone:

“Castello sforzesco Milano” VISITA GUIDATA Sabato 13 MAGGIO 2023

Progetto e Programma

La nona giornata culturale e turistica a carattere regionale sarà così articolata:

1- Ritrovo di tutti i partecipanti alle 9.45 presso il piazzale sovrastante la fermata delle metropolitane rossa e verde di Cadorna di Milano; qui ci accoglieranno alcuni ragazzi della sezione milanese per consegnarci un badge personalizzato con l’evento, predisposto dalla stessa sezione, utile per il nostro riconoscimento soprattutto al momento del pranzo;

2- Ore 10.00, incontro con le guide, formazione dei gruppi, ed inizio Tour: visita delle due esposizioni presenti, tattile e con la tecnica Descrivedendo, contenute all’interno del Castello Sforzesco;

3- ore 13:30 circa, Ritrovo dei partecipanti all’interno del castello per il pranzo con servizio di distribuzione di vivande al sacco;

4- Ore 15.00 circa, inizio delle visite guidate del pomeriggio: camminata all’interno del Parco Sempione (arena, Torre branca ed altri monumenti presenti);

5- Ore 16:30, conclusione della giornata culturale e rientro alla fermata della metropolitana rossa o verde di Cadorna di Milano o ai punti di ritrovo concordati, per chi è giunto con altri mezzi;

6- Per rendere più fluida la coordinazione negli spostamenti lungo le vie di Milano ed al Castello, si consiglia a ciascun socio un accompagnatore;

7- I cani guida sono ammessi in tutti i luoghi visitati;

8- La visita guidata agli interni è gratuita per tutti i partecipanti;

9- Quota di partecipazione: Euro 12,00 pro capite;

10- Servizi compresi: pranzo al sacco (panini assortiti anche vegetariani, bevanda, dolce e frutto); servizio guide per l'intera giornata; organizzazione tecnica e materiale informativo;

11- Servizi esclusi: quanto non specificato nella voce Servizi compresi;

12- Questa iniziativa culturale potrà essere organizzata e confermata solo se si raggiungerà il numero minimo di 25 persone tra soci ed accompagnatori;

13- Ogni sezione dovrà gestire, mediante il responsabile di settore, le adesioni e la raccolta delle quote di partecipazione: le iscrizioni dovranno pervenire ento il 30 aprile p.v.

Vi aspettiamo numerosi! 

Laboratori di scultura su marmo per ciechi e ipovedenti - iscrizioni entro il 21 Aprile

Gentili soci,

informiamo che sono aperte le iscrizioni ai laboratori di scultura su marmo di Botticino presso il CFP “Rodolfo Vantini” di Rezzato.

Ci si può iscrivere ad una o più giornate a scelta, anche tutte, in base alle proprie esigenze e necessità, potendo coniugare quest’esaltante esperienza con qualsiasi impegno lavorativo o personale.

I laboratori si svolgeranno il sabato e la domenica, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17.30 per un minimo di 10 ed un massimo di 25 partecipanti.

Le date sono le seguenti:

6, 7, 20 e 21 Maggio;

3, 4, 10 e 11 Giugno.

Il trasporto e le pause pranzo previste saranno totalmente a carico dell’organizzazione, senza alcun costo per i partecipanti.

Verrà deciso in un secondo momento se partire dalla sezione o dalla stazione ferroviaria.

Ogni partecipante sarà affiancato da un Tutor della Libera Accademia di Belle Arti di Brescia per tutto il tempo in cui si svolgerà il laboratorio.

Le opere che prenderanno vita, durante questa esperienza, verranno poi esposte alla cittadinanza l’anno prossimo, in occasione del Centenario della nostra Sezione.

Per le persone che provengono da altre città è previsto l'alloggio in struttura convenzionata con il CFP Vantini a Rezzato (BS).

Per informazioni, domande o chiarimenti telefonare al Vicepresidente Alessandro al n. 350.5304562

Per iscriversi è necessario compilare il modulo con i propri dati e restituirlo all'indirizzo segretario@uicibrescia.it entro e non oltre venerdì 21 Aprile.

Gita sociale U.I.C.I. Lecco: LA TERRA DEI SAVOIA TRA ANTICHI CASTELLI E DIMORE dal 10 al 15 settembre 2023

LA TERRA DEI SAVOIA TRA ANTICHI CASTELLI E DIMORE

L'ALTA SAVOIA E LIONE

DAL 10 AL 15 SETTEMBRE 2023

10 settembre - 1° GIORNO: LECCO — CASTELLO DI RIVOLI — SUSA/OUXL

Ritrovo dei Partecipanti a Lecco alle ore 6.45 e a Monza ore 7.30

La fermata del bus a Monza verrà effettuata al raggiungimento di un sufficiente numero di persone (C.A. 8/ 10 PAX) partenza con Pullman Gt alla volta del Castello di Rivoli, con sosta lungo il percorso.

Il Castello di Rivoli, Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'UNESCO ha una storia affascinante, intricata e ricca di suggestioni. Incontro con la guida e visita sia agli esterni che agli interni del Castello e Museo. Al termine pranzo in ristorante. Nel pomeriggio proseguimento del viaggio verso la zona montuosa e nella zona a confine con la Francia, Sistemazione in Hotel per cena e pernottamento.

11 Settembre -2°GIORNO: SUSA/OUXL — ABBAZIA DI HAUTECOMBE — CHAMBERY

Prima colazione in Hotel, in mattinata oltrepassando il Traforo del Frejus si giungerà in Francia e la nostra prima tappa della giornata sarà l'Abbazia di Hautecombe, Imbarco a Grand Port per una breve navigazione con cui si giungerà all'affascinante Abbazia. Un maestoso complesso monastico che si specchia sulle acque del Lago del Bourget, dove sono sepolti i Principi e i Re della Casa dei Savoia, tra cui Re Umberto II e la Regina Maria Jose', Pranzo in ristorante e nel pomeriggio prima di lasciare questa zona una piacevole passeggiata sulle rive del lago del Bourget, il più grande lago naturale di tutta la Francia. Proseguimento del viaggio per Chambery, arrivo in hotel, sistemazione nelle camere riservate, cena e pernottamento.

12 Settembre -3° GIORNO: CHAMBERY / LIONE

Prima colazione in Hotel, In mattinata incontro con al guida e visita al Castello dei Duchi di Savoia, dei quali era l'antica residenza.

Successivamente si visiterà il Museo des Charmettes, ex casa di campagna dove Jean Jacques Rousseau soggiornò con Madame de Warens. Concepito secondo il gusto del XVIII sec, ricorda la passione del filosofo per la botanica. Pranzo in ristorante in fase di visita.

Proseguimento del viaggio a metà pomeriggio per raggiungere Lione, sistemazione nelle camere riservate, cena e pernottamento.

13 Settembre -4°GIORNO: LIONE

Prima colazione e cena in Hotel, pranzo in ristorante.

Intera giornata dedicata alla visita di una delle più belle città di Francia. Visitare Lione è alquanto interessante grazie agli antichi teatri e vestigia del periodo gallo-romano, la Vecchia Lione del Medioevo e del Rinascimento, gli edifici classici, Il quartiere Confluence con edifici contemporanei. Intera giornata di visita guidata. Rientro in hotel e pernottamento.

14 Settembre -5° GIORNO: LIONE /ANNECY

Prima colazione in Hotel, in mattinata partenza verso la città di Annecy, Arrivo in città ed incontro con la guida, piccola e meravigliosa località alpina, di origine medioevale soprannominata la Venezia delle Alpi, per i fiumi e i canali che l'attraversano. Pranzo in fase di escursione. Annecy è circondata da montagne e affacciata sull'omonimo lago è una località turistica 365 giorni l'anno. Breve tempo libero nel pomeriggio prima del trasferimento in hotel per cena e pernottamento.

15 Settembre — 6° GIORNO: ANNECY / CASTEL SAVOIA / LECCO

Prima colazione in Hotel e partenza di buon mattino per raggiungere il confine Italiano, oltrepassando il Traforo del Monte Bianco, sosta pranzo in ristorante e nel primo pomeriggio visita a Castel Savoia, ingresso a questa spettacolare e fiabesca residenza estiva della Regina Margherita, visita guidata. Al termine partenza per il viaggio di rientro per Lecco e dintorni con arrivo previsto tra le 20 e le 21 c.a.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE MIN 25 PAGANTI 985.00 EURO

MIN 35 PAGANTI 940.00 EURO

SUPPL. SINGOLA 180.00 EURO

LA QUOTA COMPRENDE:

Viaggio a/r in Pullman Gt —Trattamento di Pensione completa dal pranzo del primo giorno al pranzo dell'ultimo giorno —Visite guidate come da programma — Biglietti d'ingresso a tutti i siti e monumenti di visita — Traghetto per l'Abbazia — Hotel di Catena Ibis/Mercure

3* /4* - Assicurazione Sanitaria compresa-Accompagnatore dell'Agenzia — Mance e Tasse soggiorno per il pernottamento italiano.

La Quota non comprende:

Bevande in Francia e Tasse soggiorno in territorio francese e tutto quanto non espressamente indicato alla voce "La quota comprende"

Assicurazione Annullamento € 70 x persona da richiedere e saldare in fase di prenotazione/ iscrizione al viaggio (copre per malattie improvvise ed imprevedibili di ordine medico, infortuni, revoca ferie e per infezioni da Covid) Non compre per malattie croniche o recidive e non copre per famigliari di primo grado oltre gli 80 anni.

Prenotazione entro il 20 maggio presso la sezione UICI Lecco 0341.284328 - Acconto € 250 da effettuarsi al momento della nostra conferma di effettuazione gita - Saldo entro il 28 agosto 2023

Il servizio colazione, per quanto riguarda latte, caffè etc. non è sempre garantito all'estero il servizio pranzo e cena verrà effettuato con servizio ai tavoli, con menù pre concordati uguali per tutti.

N.B.: in fase di prenotazione è necessario portare a conoscenza dell’organizzazione eventuali allergie o intolleranze alimentari e altre richieste particolari.

In fase di prenotazione informare della presenza di cani guida (i nostri hotel e i nostri ristoranti accolgono senza alcuna restrizione i nostri amici animali)

Precisiamo, come a voi è già noto per tutte le nostre iniziative, che è indispensabile l'iscrizione di un accompagnatore per 1 o 2 soci al fine di non dover chiedere l'assistenza personale ad altre persone, partecipanti alla gita.

L’ordine del programma di visite potrebbe per necessità di disponibilità di prenotazione subire delle variazioni, senza interferire nei contenuti.

Vi aspettiamo numerosi!

martedì 11 aprile 2023

Un museo dove non è vietato toccare

Il Post del 11/04/2023

Fondato da due persone non vedenti, l'Omero di Ancona è stato il primo "museo tattile" pubblico del mondo.

ANCONA. Quando si visita un museo è molto frequente trovarsi di fronte a cartelli che intimano di non toccare le opere d'arte. In alcuni casi, a separare il visitatore da una statua o da un quadro è una teca, dei paletti divisori, un segno per terra o un allarme che si attiva se qualcuno lo oltrepassa. Per le persone normo-vedenti questo divieto non è un grande limite, ma per le persone non vedenti, molte delle quali fanno del tatto uno dei principali mezzi di interpretazione e conoscenza del mondo circostante, è un grosso impedimento. È da questo principio che sono partiti i coniugi non vedenti Daniela Bottegoni e Aldo Grassini quando, nel 1985, cominciarono a pensare a un "museo tattile", dove chiunque potesse interagire liberamente sia con riproduzioni di grandi capolavori della storia dell'arte che con statue contemporanee originali. Pubblicità Il Museo Omero è dedicato al presunto autore dell'Iliade e dell'Odissea, che tradizionalmente è descritto e raffigurato come cieco.

Ha aperto nel 1993 ad Ancona, è diventato un museo statale pubblico con un atto del parlamento del 1999, e quest'anno ha compiuto trent'anni. Nel tempo si è spostato dalla sua prima sede - tre aule dismesse di una scuola locale dove erano esposte 19 copie in gesso di sculture classiche - a uno spazio di circa 3000 metri quadri in uno degli edifici storici più prestigiosi della città: la Mole Vanvitelliana, massiccio edificio pentagonale del Diciottesimo secolo che occupa per intero un'isola artificiale situata al centro del porto di Ancona. Il Museo Omero permette di fare esattamente ciò che i fondatori Grassini e Bottegoni avevano sognato: tutte le opere al suo interno, circa 150, possono essere toccate, accarezzate, esplorate con le dita in ogni dettaglio. (Il Post) «Perché quando ci troviamo di fronte all'arte dobbiamo ignorare tutti gli altri sensi e usare solo la vista?» chiede il fondatore Aldo Grassini, che oggi ha 83 anni.

«Certo, il divieto di toccare le opere va benissimo quando è motivato per esempio da necessità di conservazione di un'opera delicata, ma quando non è motivato ci toglie qualcosa. Ai ciechi toglie la possibilità di vedere alcune cose belle che tutti gli altri possono vedere, ma la funzione tattile è una cosa importantissima, che non riguarda solo i ciechi. Riguarda tutti. Anche se spesso chi vede si è dimenticato che esiste anche il tatto, un senso smarrito che qui viene ritrovato». Soltanto un 20 per cento circa delle persone che visitano il museo ogni anno è non vedente: uno dei primi slogan del Museo Omero è sempre stato «non è vietato toccare, ma non è vietato nemmeno guardare».

Secondo Grassini, ad attirare anche i visitatori normo-vedenti è il fatto che «qua si può fare una cosa importante, che altrove normalmente non si può fare: accarezzare le cose belle. Vivere un'esperienza estetica diversa attraverso la tattilità, perché il tatto non ce l'hanno solo i ciechi. Ce l'hanno tutti. E per cogliere, conoscere e amare ciò che ci circonda tanto più profondamente abbiamo bisogno di tutti i sensi». La galleria della mimica del volto umano (Il Post) Al Museo Omero ci sono le copie, soprattutto in gesso o in resina, di grandi classici come la Nike di Samotracia, la Lupa capitolina, la Venere di Milo e diversi lavori di Michelangelo.

Ci sono dei modellini in scala di vari monumenti storici che sarebbe altrimenti difficile immaginare basandosi soltanto su una descrizione: il Partenone, la piazza dei Miracoli di Pisa, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze.

C'è una "galleria della mimica del volto umano" che propone una serie di volti che esprimono molte emozioni diverse tra loro, dal gemito dell'Estasi di Santa Teresa D'Avila alla contrarietà del ritratto di Michelangelo, perché percepire le espressioni facciali altrui è particolarmente complesso per i non vedenti.

C'è un'ala inaugurata nel 2021, l'unica a pagamento, che contiene 32 oggetti di design, curata dall'architetto e museologo Fabio Fornasari.

E ci sono decine di opere originali di artisti moderni e contemporanei, da Giorgio de Chirico ad Arnaldo Pomodoro. Oltre a essere fruibile con il tatto, ogni opera è accompagnata da una descrizione in braille - il principale sistema di lettura e scrittura tattile a rilievo per non vedenti e ipovedenti - e in nero, a caratteri grandi.

Per raggiungere le estremità delle statue più alte sono state ideate delle pedane mobili, molto stabili e sicure, su cui è possibile salire. (Il Post) L'opera che Grassini è più fiero di avere nella collezione è una versione a grandezza naturale della Pietà di Michelangelo.

«Una ditta che produce questo genere di statue per diversi film storici di Cinecittà in cui si rappresentano l'Antica Grecia o Roma mi ha segnalato che aveva a disposizione una Pietà. Siamo andati a vederla, e l'ho toccata, e sono rimasto un po’ deluso, perché mi sembrava di toccare qualcosa di cartone, non mi dava una sensazione tattile piacevole e soddisfacente. E poi sono riuscito a capire una cosa: si tocca anche con l'udito, e il rumore che facevano le mie mani passando sopra alla superficie mi dava l'impressione sbagliata. C'era una certa ruvidezza che quando toccata produceva un rumore quasi di carta, ed era fatta di un materiale sottilissimo, vuota all'interno, quindi il rumore veniva amplificato», spiega Grassini.

«Quindi abbiamo deciso di commissionare una copia fatta di un altro materiale, resina e polvere di marmo, molto più simile al marmo di quanto non fosse una copia di sola resina. E abbiamo aumentato molto lo spessore. Ora toccandola sembra veramente di toccare il marmo. Specialmente d'inverno». All'Omero sono quasi completamente assenti le copie in bassorilievo di dipinti: c'è un'altra istituzione, il Museo Tattile Anteros di Bologna, specializzato in questa forma d'arte, e non vogliono farsi competizione a vicenda.

I pochi che ci sono - una versione in tre dimensioni del Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio e un'interpretazione della Guernica di Picasso creata dalla locale università per la terza età - sono prodotti artigianali. Alcune delle opere sono state acquistate da aziende specializzate nella produzione di opere ricavate dal calco degli originali, e quindi a grandezza naturale.

Molti dei modellini di edifici come il duomo di Ancona o la basilica di San Pietro sono stati fatti a mano e poi donati al museo da un docente di modellismo architettonico dell'Accademia di Belle Arti di Firenze. Altri doni arrivano da più lontano: una copia della Nike di Samotracia è arrivata dal Louvre, che è stato tra i primi musei al mondo a inaugurare una piccola sezione tattile - «ma dopo di noi», sottolinea Alessia Varricchio, responsabile dell'Ufficio stampa del Museo Omero, non senza soddisfazione. La stanza dedicata alle opere contemporanee originali (Il Post) Quando è stato inaugurato, il Museo Omero era l'unico esperimento di questo tipo al mondo, e ancora oggi è considerato un punto di riferimento a livello internazionale. In un momento in cui moltissime istituzioni culturali stanno cominciando a preoccuparsi della propria accessibilità - e sono disponibili grossi finanziamenti europei per i musei pubblici e privati che rimuovano le proprie barriere fisiche, cognitive e sensoriali - istituzioni come il Louvre di Parigi e il parco archeologico del Colosseo si sono rivolte al museo Omero per consulenze su come rendere più accessibili i propri percorsi espositivi.

«Noi siamo tuttora l'unico museo tattile statale al mondo, ma ci sono parecchi musei che si stanno aprendo all'accessibilità e che vogliono inaugurare dei percorsi tattili, permanenti o temporanei, oppure organizzare delle giornate dedicate alle visite per non vedenti», spiega Varricchio. «Molti di questi musei ci chiedono una consulenza prima di proporre una sezione tattile: noi offriamo delle consulenze, dei materiali tiflodidattici come disegni a rilievo, traduzioni in braille, libri tattili. Dove ci sono fondi si riesce a fare tanto, tantissimo, anche perché a volte basta poco». I materiali della sezione Design (Il Post) Una delle principali attività educative del museo è quella di insegnare sia a persone normovedenti che a persone che hanno da poco perso la vista a osservare il mondo a partire dal tatto: per esempio, dà la possibilità a tutti i visitatori di fare una visita bendati, per poter "vedere" le opere prima con le mani («per dimostrare che il nostro tatto è attivo, e che se allenato è in grado di restituirci un'immagine quanto gli occhi», spiega Varricchio). «Per un cieco che visita il museo poter condividere questa esperienza con persone amiche è fondamentale. Il piacere estetico appartiene alla sfera delle emozioni, e poterlo vivere insieme ad altri vuol dire intensificarlo», dice Grassini. «La tattilità non è una sostituta della visione, è un modo diverso di accedere all'arte che ha effetti altrettanto importanti, emozionanti, profondi».

di Viola Stefanello

venerdì 7 aprile 2023

Belluno, scale mobili vietate ai cani guida. La Cassazione: ciechi discriminati

Corriere delle Alpi del 07/04/2023

BELLUNO. L'episodio del 2015 a Lambioi. Il caso di una comitiva che fu fatta uscire, condannati Comune e Bellunum. Il regolamento è cambiato.

La protesta di un gruppo di ciechi a Lambioi: la scala mobile era vietata ai cani Il Comune e Bellunum hanno attuato una condotta discriminatoria nei confronti delle persone cieche cui otto anni fa venne vietato l'accesso alla scala mobile di Lambioi. La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte di Appello di tre anni fa. E farà giurisprudenza, perché per la prima volta si fa riferimento non alle barriere architettoniche, ma alla tutela giurisdizionale delle persone disabili vittime di discriminazione.

L'ordinanza è stata depositata mercoledì, e chiude il procedimento che si era aperto dopo il 9 maggio 2015. Quel giorno un gruppo di amici con disabilità visiva, accompagnati dal proprio cane guida, si erano dati appuntamento a Lambioi per raggiungere il centro storico di Belluno e visitare la città.

Durante la salita la scala era stata fermata e l'addetto aveva fatto scendere ciechi e ipovedenti spiegando che il regolamento di esercizio della scala prevedeva il divieto di accesso per i cani (avrebbero dovuto essere tenuti in braccio).

Il gruppo ritenne fin da subito il comportamento discriminatorio in base alla legge 37/1974, che dispone il diritto per la persona con disabilità visive di farsi accompagnare dal proprio cane guida su ogni mezzo di trasporto pubblico. E propose ricorso ai sensi della legge 67/2006, che tutela le persone con disabilità vittime di discriminazione. In primo grado, al tribunale di Belluno, vinse il Comune.

Che si era difeso facendo valere il decreto ministeriale del 1975, in vigore allora, che prevedeva il divieto di posare alcunché sui gradini delle scale mobili; e il fatto che a Belluno le auto con contrassegno disabili possono parcheggiare ovunque in centro storico, gratuitamente, anche fuori dagli stalli purché non creino intralcio alla circolazione. Il gruppo di ciechi e ipovedenti, assistiti dall'avvocato Chiara Frare di San Donà di Piave, ha fatto ricorso in Appello ritenendo la pronuncia del tribunale di Belluno ingiusta e inaccettabile.

E Venezia ha dato loro ragione, accertando la natura discriminatoria delle condotte poste in essere dal Comune di Belluno e da Bellunum, condannando anche Palazzo Rosso a risarcire i danni morali (500 euro a persona). Comune e Bellunum si sono quindi rivolti alla Cassazione, «perché la corte di Appello non tenne conto della possibilità di parcheggiare gratuitamente e in tutto il centro per le persone con disabilità, motivazioni con le quali il Comune aveva vinto in primo grado», ricorda l'allora sindaco Massaro.

«Noi allora stavamo facendo rispettare una norma che regolava il funzionamento della scala mobile». La Cassazione ha però rigettato sia il ricorso proposto dal Comune che quello incidentale svolto da Bellunum, condannando l'ente e la società partecipata anche alle spese del giudizio di Cassazione. «La sentenza della Suprema Corte, unitamente alla precedente sentenza della Corte d'Appello di Venezia del 2020 oggi divenuta definitiva, rappresentano la pietra angolare per la tutela delle persone disabili vittime di discriminazione», commenta l'avvocato Chiara Frare.

Il disabile visivo ha il diritto di essere accompagnato nella sua quotidianità da un cane guida, anche a prescindere dal contenuto di norme tecniche riguardanti la sicurezza dei trasporti.

Il sindaco Oscar De Pellegrin è arrivato a Palazzo Rosso quando il ricorso per Cassazione era ormai avviato e non lo ha ritirato proprio perché era in stato ormai avanzato.

«Si è trattato di una situazione spiacevole», commenta.

«Vogliamo una città inclusiva e fruibile per tutti i cittadini, su questo la nostra sensibilità non manca di certo».