"Touch arte da toccare" musei accessibili per non vedenti
Il Secolo XIX del 24-01-2018
Sul finire degli anni Sessanta a Genova, l’artista Alf Gaudenzi , apriva la galleria Il Vicolo al grido di “arte per tutti”. Era, nel suo genere, una rivoluzione. Oggi, sposta il traguardo l’accessibilità alla opere espressive e intende finalmente accogliere le persone deboli, gli anziani, i disabili e tutti coloro che, lottando per il pane quotidiano, l’arte proprio non se la possono permettere.
Ed è ancora a Genova che è nato un progetto innovativo: tramite targhe braille e modellini tridimensionali intende rendere i musei praticabili anche a persone ipo o non vedenti, coinvolgendo i cosiddetti ragazzi difficili: «Ma la vera novità è il fatto che partiamo dalle scuole - sottolinea Francesca Bottaro a nome dell’Istituto David Chiossone di Genova, che da 150 anni si occupa di ciechi ed ipovedenti - saranno loro, i giovani, il motore per trasformare i luoghi di cultura in posti di pregio ma adatti a tutti».
Il progetto “Touch arte da toccare”, così si chiama, può essere un capitolo nuovo. Partendo dalle aule scolastiche cerca il modo per accogliere le persone con problemi di vista ma non solo, nei musei, palazzi storici o nelle gallerie secolari aprendo sentieri dove particolari di pittura o scultura si sfiorano, si toccano al di là della vista.
Per ora, ad impegnarsi a vario titolo per l’arte non più d’essai, sono oltre al Chiossone, la cooperativa sociale Il Laboratorio , Scuola di Robotica, le biblioteche Bruschi, De Amicis, Lercari, i musei Castello d’Albertis- Culture del mondo, Storia naturale Giacomo Doria, musei di Strada nuova, Galleria d’arte moderna di Nervi, palazzo Spinola e palazzo Reale. La lista è d’obbligo perché è lì, tra scaffali e antiche modanature, che dovrà nascere l’idea di un museo più vicino: «Rendere un percorso facile per chi non vede significa aprirlo a tutte le fasce deboli, dagli anziani a chi ha difficoltà emotive», ribadiscono al Chiossone.
Apripista in questo avvio dell’arte per tutti, sono a maggior ragione ragazzi che quotidianamente si trovano davanti scalinate inaccessibili, saloni severi, quadri dal significato immaginabile. E non solo nell’arte. Quelle barriere diventano, per giovani con problemi sociali, il simbolo di difficoltà quotidiane.
Come funziona "Touch arte da toccare"? Tenendo fede al principio secondo cui la vista non è il solo senso cui fare affidamento, il progetto promosso da Cooperativa sociale il Laboratorio che si occupa di disagio giovanile, e Chiossone si rivolge sia alle scolaresche che ai lavoratori: 200 bambini, 20 adolescenti e 12 operatori museali genovesi. «Proprio per questi ultimi, perché sono loro che potranno decidere il cambiamento - è l’entusiasmo di Bottaro - sono aperti i corsi di formazione gratuiti, e sempre con il finanziamento di Compagnia di San Paolo per il progetto -bando “Open 2016 Progetti Innovativi di Audience Engagement”». Esempio di come districarsi in un museo senza luce sarà l’esperienza proposta ai bambini e ai lavoratori dei musei, di “Dialogo nel buio”, la chiatta ormeggiata nel porto antico di Genova con laboratori, giochi, serate di musica ed aperitivi in completa assenza di luce.
Ambiente sperimentato da molte scuole italiane, Dialogo nel buio sarà la gita scolastica verso l’arte tattile: dopo la visita a palazzo Reale e palazzo Spinola, al laboratorio di divulgazione scientifica MadLab, via della Maddalena, i bambini disegneranno le opere più significative. E in stampa 3D, gli adolescenti trarranno repliche in scala e 100 targhe in braille da donare ai musei.
Touch, il piano che coinvolge le scuole serba un’idea di fondo: «È importante capire - dicono al Chiossone - che il mondo offre infinite possibilità. Chi è normodotato ha tanti mezzi per esplorarlo e li usa poco. Chi è disabile è una persona che usa un’altra strada, magari più lenta ma rispettabile».
di Annalisa Rimassa
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