sabato 4 novembre 2023

Glaucoma, entro il 2050 i casi aumenteranno del 200%

La Repubblica del 04/11/2023

In aumento i casi di questa patologia che può portare alla cecità ma la metà dei pazienti non ne è consapevole. Minichirurgia e laserterapia mandano in pensione i colliri .

Aumenta in tutto il mondo il numero delle persone che vede il mondo da una finestra sempre più stretta. Si stima, infatti, che entro il 2050 i casi di glaucoma aumenteranno del 200%. In Italia sono 800.000 gli italiani con glaucoma, pari a circa il 2% degli over 40.

La patologia, nota come "ladro silenzioso della vista" perché asintomatica nelle sue fasi iniziali, è un danno al nervo ottico irreversibile, causato di solito da un'eccessiva pressione intraoculare e che può provocare cecità.

Una recente ricerca svolta presso l'Università di Göteborg in Svezia ha fatto emergere la natura subdola del glaucoma: in un gruppo di 560 persone ultrasettantenni il 5% aveva la malattia, ma la metà non ne era a conoscenza.

"Vivere con il glaucoma, specialmente senza rendersene conto, può essere molto frustrante e provocare isolamento sociale perché spesso le persone preferiscono restare a casa per evitare problemi", ha dichiarato Lena Havstam Johansson, ricercatrice presso l'Università di Göteborg e infermiera specializzata presso l'Ospedale Universitario Sahlgrenska, che ha condotto lo studio. Glaucoma, un paziente su due non sa di averlo.

I sintomi a cui prestare attenzione

Il glaucoma si manifesta principalmente con uno o più di questi sintomi: un aumento della pressione degli occhi superiore a 20 mmHg, l'alterazione del campo visivo e la lesione del nervo ottico. Con il glaucoma si altera il deflusso dell'umore acqueo dell'occhio, il liquido quindi si accumula e la pressione dell'occhio aumenta.

"Nel glaucoma si ha un incremento della pressione all'interno dell'occhio che dipende dalla degenerazione, legata all'invecchiamento, di una sorta di 'colino’ intraoculare che regola la quantità di liquido che l'occhio è in grado di drenare", spiega Stefano Gandolfi, direttore della Clinica Oculistica dell'Università di Parma e membro del Consiglio direttivo della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (Siso). Invecchiando, la funzione di drenaggio di questo 'colino’ peggiora, il liquido si accumula, la pressione sale e il nervo ottico, che con gli anni di per sé va già incontro a un lento deterioramento, viene pian piano danneggiato: ecco perché il glaucoma diventa più frequente con il passare degli anni e ha un'incidenza doppia dopo i 70 anni". La forma acuta e quella cronica Nella sua forma acuta, il glaucoma è spesso dovuto ad una conformazione anatomica per la quale la dilatazione della pupilla determina una variazione della circolazione dell'occhio e un aumento della pressione. Il glaucoma cronico, che rappresenta la maggior parte dei casi, invece, si manifesta solitamente dopo i 40 anni, senza dare avvisaglie.

Il rischio di glaucoma è sei volte più elevato oltre i sessant'anni d'età ed aumenta in presenza di altre malattie (come diabete mellito o uveite). La visita e gli esami da fare Per questo motivo diventa fondamentale la prevenzione effettuando una visita oculistica almeno una volta all'anno per poter procedere alla valutazione della pressione dell'occhio e del nervo ottico.

A questo primo check up può seguire, a discrezione dell'oculista, l'esame del campo visivo e Oct (tomografia retinica a luce coerente o tomografia a coerenza ottica): un test non invasivo che indaga la testa del nervo ottico. In ogni caso, è bene recarsi da uno specialista ogni volta che si nota qualche variazione nella visione: se si avvertono fastidi o fenomeni inusuali, come lampi o mosche volanti, oppure variazioni dell'acuità visiva o restringimenti del campo visivo è bene non aspettare un anno per una visita di controllo, ma recarsi immediatamente da un medico oftalmologo per individuare la causa e la soluzione per prevenire eventuali danni ai nostri occhi.

La cura impossibile

Trattandosi di una patologia degenerativa, purtroppo dal glaucoma non si guarisce, ma può essere curato e controllato grazie all'utilizzo di colliri specifici "salva-vista". Inoltre, in base allo stato di evoluzione della malattia, qualora non fossero più sufficienti i colliri, l'oculista potrebbe suggerire un intervento chirurgico, che comprende sia soluzioni mini-invasive che operazioni più complesse, sempre con l'obiettivo di diminuire la pressione intraoculare. Gli interventi chirurgici Degli 800.000 italiani con glaucoma, circa 100.000 potrebbero trarre vantaggio da un intervento chirurgico che "drena" via il liquido in eccesso all'interno dell'occhio. Purtroppo, gli interventi per glaucoma, tra i quali il più eseguito è la trabeculectomia, si stima siano solo 50.000 ogni anno, soprattutto a causa dei timori dei pazienti per gli effetti collaterali.

Oggi si scelgono in media solo dopo 7-10 anni dalla diagnosi anziché come terapia di prima linea sebbene anche le linee guida dell'European Glaucoma Society indichino che in molti pazienti può essere vantaggioso optare per la chirurgia in prima linea al posto dei colliri che, vengono spesso utilizzati male e abbandonati entro pochi mesi dalla prescrizione. "Una volta diagnosticato il glaucoma, in molti casi sarebbe opportuno procedere con l'intervento chirurgico in modo da drenare via il liquido e ridurre la pressione.

L'operazione può essere eseguita inserendo chirurgicamente minuscoli stent, tubicini che creano una sorta di bypass per far defluire meglio i liquidi e impedirne l'accumulo. Questi interventi possono ridurre in maniera significativa il danno sul nervo ottico e la progressione della malattia", precisa Gandolfi.

Lo studio Light

Il recente studio LiGHT su oltre 600 pazienti, pubblicato su Ophthalmology, ha per esempio dimostrato che nel 70% dei casi gli occhi operati con il laser mantengono una pressione intraoculare nella norma ma soprattutto che la progressione del danno visivo avviene nel 20% dei casi contro il 27% dei pazienti trattati con i colliri. "Tutto questo - prosegue Gandolfi - ha portato la European Glaucoma Society ad indicare, nelle ultime linee guida, il trattamento laser come possibile prima scelta terapeutica nei pazienti con glaucoma".

Non solo, il protocollo Tags, pubblicato un paio di anni fa sul British Medical Journal, ha anche mostrato che nei pazienti con una nuova diagnosi di glaucoma moderato, intervenire subito chirurgicamente, anziché utilizzare colliri, è ugualmente sicuro, ben tollerato ed è più efficace nell'ottenere una riduzione della pressione dell'occhio.

"L'uso dei colliri è a torto ritenuto da molti più "semplice", ma non è così: numerosi studi hanno dimostrato che spesso i pazienti li applicano in maniera scorretta, tanto che si stima che il 30-70% non sia aderente alla terapia e il 50% la abbandoni entro 6 mesi", conclude l'oculista.

di Irma D'Aria

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