Avvenire del 02-03-2018
La certificazione linguistica europea rappresenta per molti studenti un traguardo essenziale per accedere ad un concorso pubblico o per iscriversi ad un’università straniera. Una sorta di patente che nel mondo viene riconosciuta a milioni di normodotati ma ad appena poche decine di non vedenti. Un gap enorme dovuto al fatto che, per un disabile visivo, non esistono metodi standard per prepararsi ad una prova d’esame che si basa su immagini e materiali multimediali non accessibili alle tecnologie assistive. E così ad abbattere l’ennesima barriera ci ha pensato una giovane tiflologa (la tiflologia è la scienza che studia le condizioni e le problematiche delle persone con disabilità visiva) ed insegnante di scuola superiore di Pesaro: Eleonora Borromeo. È lei che ha ideato un nuovo metodo d’insegnamento fruibile da tutti tramite un’apposita piattaforma online. «Mia madre è non vedente – spiega – e forse anche per questo motivo oggi sono diventata ricercatrice nella didattica delle lingue, applicata alla disabilità visiva; qualche anno fa poi mi è capitato di preparare per la certificazione europea una studentessa del liceo Raffaello di Urbino e da qui ho iniziato a creare dei materiali specifici che poi ho messo a disposizione dell’Unione Ciechi».
L’intuizione si dimostra efficace. Nasce così a Pesaro il primo Cli (Centro linguistico inclusivo) presso la sede dell’IRIFOR, Istituto per la ricerca, la formazione e la riabilitazione dell’Unione Italiana Ciechi accreditato al MIUR. In breve ogni sezione provinciale inizia a proporre ai propri associati il “metodo Borromeo”. Arrivano decine di richieste da tutt’Italia tanto che si rende necessario procedere ad una selezione regionale prima di avviare un vero e proprio corso nazionale con circa cinquanta iscritti. Sei mesi di lezioni suddivise per tre gruppi con due ore di conferenza in streaming ogni settimana, oltre agli inevitabili compiti a casa. Un lavoro immenso per Eleonora che deve costruire tutto dal nulla, lezione dopo lezione cercando ogni volta di aggiustare il tiro a seconda delle esigenze specifiche di ciascuno studente. «Ho incentrato il corso sul formato dell’esame – racconta l’insegnante – sulle tipologie degli esercizi, gli strumenti da usare per leggere e scrivere, le tecniche migliori per rispondere alle domande sul vero/falso, le frasi da usare per lo speaking insomma la stessa strategia che segue un normodotato». La difficoltà più grande? «Il fatto che alle lezioni partecipano persone molto diverse tra loro: c’è chi usa il braille, chi il sintetizzatore vocale, altri ancora i caratteri a stampa ingrandita».
Si giunge così al termine del percorso e, per la prima volta in Italia, si tiene una sessione di esami per la certificazione Cambridge English interamente dedicata a persone non vedenti e ipovedenti. La prova si svolge nel Centro Linguistico d’Ateneo dell’Università “Carlo Bo” di Urbino. Sono i primi sedici candidati e provengono da Reggio Calabria, Roma e Milano.
Qualche giorno fa arrivano i tanto attesi risultati: tutti idonei. La soddisfazione più grande è però quella di Eleonora, anche lei in un certo senso promossa o meglio, ad essere promosso è il suo innovativo metodo grazie al quale, nelle prossime settimane, nuovi studenti affronteranno un’altra sessione di esami. E già si lavora alla promozione del secondo anno di corso che potrebbe essere aperto anche ad iscritti da fuori Italia.
di Roberto Mazzoli
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