InVisibili del 28-06-2018
CATANIA. Provate a chiudere gli occhi. Immergetevi nel buio e nel silenzio. E lasciate che una voce profonda ed elegante vi legga una fotografia. Sì, leggere. Non è un errore, ma è proprio la parola esatta.
Vi starete chiedendo perché. La risposta è semplice: per provare a capire in prima persona se è possibile fare vivere l’esperienza narrativa di una fotografia a chi non vede. Attraverso la parola.
Il cinema, che è immagine in movimento, ci sta provando da tempo a rendere i film fruibili anche dalle persone cieche. Attraverso l’audio descrizione, che accompagna i dialoghi e il sonoro ambientale della pellicola. Lo stesso è accaduto con i libri, alle cui pagine anche grandi attori hanno prestato la voce, collaborando agli audiolibri. Ma con le fotografie?
In uno scatto è racchiuso un mondo. Fatto di oggetti, persone, luoghi. Ma anche atmosfere ed emozioni. Apparentemente ferme, statiche, immortalate in un’immagine fissa per sempre, che invece contiene in sé il racconto in divenire di ciò che l’occhio del fotografo ha visto e percepito in quel momento.
Come si può fare vivere anche alle persone cieche quella profondità di sguardo ed emozione narrativa che una bella foto cattura e restituisce?
Questa domanda se l’è posta un gruppo di scrittori e fotografi siciliani, sollecitati da Sergio Mangiameli, che spinto dalla sua esperienza di geologo innamorato dei vulcani e di scrittore, ha proposto un bel progetto al Cinap dell’Università di Catania, ovvero il Centro per l’Integrazione Attiva e Partecipata per gli studenti con disabilità e/o disturbi specifici dell’apprendimento, diretto dal prof. Massimo Oliveri.
Si tratta di una mostra fotografica dedicata ai “Vulcani. Dove nasce la vita”, che verrà allestita a Catania nei prossimi mesi, non appena saranno recuperati tutti i fondi necessari e individuata una location adeguata ad accoglierla. Una mostra di fotografie artistiche che ritraggono molti dei più famosi vulcani della Terra, a partire dalla nostra maestosa Etna (rigorosamente “femmina” per i catanesi, che la vivono come “la Montagna”), e che vengono narrate – non semplicemente descritte – attraverso i testi “emozionali” appositamente elaborati da giornalisti e scrittori per mostrare l’immagine a chi non può vederla. E ciò per provare a condurre le persone cieche alla scoperta di questi luoghi straordinari, proposti tra l’altro nella veste inedita di origine della vita e non come causa di devastazione e morte, provando così anche a ribaltare il punto di vista più solito e superficiale sui vulcani attivi.
Fiocco ardente.
È la foto di una magnifica eruzione dell’Etna, firmata da quel grande reporter catanese che risponde al nome di Fabrizio Villa. In realtà sembra di più una elegante rèclame cinematografica: come spettatori ammaliati, alcune figurine nel buio (fotografi, cameramen) seguono l’imponente e coloratissimo spettacolo del fuoco che cammina di fronte a loro, una rossa colata con due bracci, circondata da un infernale alone di fumo azzurro. Noi, infinitamente piccoli davanti alla Sua grandezza e potenza … Il progetto ha pure uno scopo più concreto, ovvero creare borse di studio per gli studenti con disabilità, ed è stato presentato qualche sera fa a Catania, nel piccolo cortile del palazzo storico in cui ha sede il Cinap, nel cuore della città.
Eravamo in tanti e in tanti abbiamo sperimentato in anteprima l’idea che sta alla base della mostra, dopo la proiezione dell’opera “Aspettando la vita” di Gian Maria Musarra, con le musiche di Giuseppe Palmeri, eseguite anche dal vivo, e il video didattico-scientifico “L’Evoluzione dell’Etna” di Stefano Branca, Salvo Caffo e Klaus Dorschfeldt.Luci spente. Cortile al buio. Occhi chiusi. Silenzio. Poi la voce coinvolgente di Aldo Leontini si è alzata leggera, portando con sé le parole di alcuni dei testi emozionali raccolti. Alla fine di ogni testo, occhi aperti. E sul grande schermo, emersa gradualmente da una primordiale sfocatura, la fotografia che lo ha ispirato e che ne costituisce l’essenza, il racconto.
In alcuni casi l’effetto è stato sorprendente. L’immagine era esattamente così come si era andata componendo nella testa a mano a mano che le parole la evocavano. Non in modo meramente descrittivo, ma evocativo, appunto. Come “Il tempo dilatato” del campanile antico che si staglia sul profilo innevato dell’Etna, nelle parole armoniose di Barbara Mileto su fotografia di Roberta Scicali. O come il “Fiocco ardente” creato dalle due braccia di lava infuocata nel blu rosato della notte etnea, nelle parole di Gaetano Perricone sullo scatto straordinario di Fabrizio Villa. Solo per fare due esempi, di un esperimento sensoriale suggestivo e importante, che speriamo possa essere inaugurato e condiviso al più presto.
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