Avvenire del 02-08-2018
È stato un successo il primo campo scout riservato in Italia ai disabili della vista. Il borgo di Monteverde, in Irpinia, è stato scelto perché dotato di un percorso turistico tattile.
Nove ragazzi, seguiti da educatori, hanno imparato a muoversi nella natura come veri esploratori, facendo cose mai sperimentate prima per acquistare autonomia.
MONTEVERDE. Metti un borgo, tra i più belli d'Italia, all'avanguardia nell'accoglienza per i turisti disabili. Metti una presidente di sezione dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti ex scout. Il risultato è il primo campo scout d'Italia per non vedenti, svoltosi dal 13 al 22 luglio nel comune di Monteverde, in provincia di Avellino.
«Tutto nasce dalla mia passione per il mondo scout, io che lo sono stata da bambina - spiega Giulia Cannavale, presidente di Uici Caserta -. Appena ho saputo che il Comune di Monteverde era dotato di un percorso lve, cioè un percorso tattile all'avanguardia per ciechi e ipovedenti, ho pensato che potesse essere il posto giusto per portare i ragazzi in campeggio e far loro vivere un'esperienza scout». Da circa vent'anni l'Uici e l'Irifor (Istituto ricerca formazione e riabilitazione per la disabilità visiva) promuovono campi per persone non vedenti. Lo scopo è molto semplice: farle uscire da una certa dipendenza nei confronti dei propri familiari e, in generale, promuovere le loro capacità, spesso nascoste nell'ambiente familiare. E quale metodo migliore per scoprirle se non quello scout?
Così i nove ragazzi che hanno partecipato al campo, guidati da scout dell'Agesci, hanno scoperto un vero e proprio mondo, oltre ad aver potuto naturalmente vivere l'esperienza del campeggio in uno dei borghi più caratteristici dello Stivale, in mezzo a suggestive aree verdi. «Molti di loro - spiega la presidente di Uici Caserta - sono dipendenti quasi in tutto dai familiari. Qui invece si sono trovati in una nuova situazione, in cui dovevano far fronte da soli ai problemi quotidiani, chiaramente con l'aiuto nostro e degli scout. Per esempio c'è un ragazzo che è abituato mangiare con l'aiuto dei genitori; qui ha scoperto di poterlo fare tranquillamente da solo, sebbene con la lentezza. Noi gli abbiamo detto: mettici tutto il tempo che vuoi, ma fallo da solo».
Quando sono giunti a Monteverde, molti dei ragazzi non avevano nemmeno coscienza di essere in grado di fare alcune cose. «Arrivati qui, invece si sono presto accorti che non sarebbe stata solo una bella gita: si sono lavati da soli, hanno fatto il bucato, hanno dato una mano a tavola, ciascuno con il proprio compito». Da veri scout. Sempre sotto la supervisione dei loro accompagnatori, naturalmente. Grazie al loro aiuto, a fine campo sono arrivati addirittura ad arrostire la carne, vincendo le resistenze e i pericoli che pure ci sono.
Servendosi poi del moderno percorso lve, hanno potuto visitare il borgo di Monteverde, comune amico per le persone con disabilità. Infine, guidati dai capi scout, hanno camminato nelle aree verdi intorno al borgo, imparando a riconoscere i versi degli animali che erano nelle vicinanze. Un'esperienza, quella del primo campo scout d'Italia per non vedenti, che difficilmente i ragazzi dimenticheranno. Tanto che tutti a fine campo hanno chiesto alla presidente Cannavale: «Possiamo restare un'altra settimana?».
di Antonio Averaimo
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