Conquiste del Lavoro del 24/06/2022
MILANO. La Lega del Filo d'Oro e l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti accendono nuovamente i riflettori sulla Legge 107 del 2010 "Misure per il riconoscimento dei diritti alle persone sordocieche" puntando il dito su "alcune incongruenze nel testo di legge" che "ancora oggi" lo "rendono inadeguato al fine di una tutela giuridica collettiva capace di includere tutte le persone con disabilità aggiuntive" soprattutto perché "assottigliano notevolmente il numero dei sordociechi che possono essere riconosciuti tali".
Secondo La Lega del Filo D'Oro e l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, sono circa 189 mila gli italiani affetti da problematiche legate sia alla vista che all'udito siano 189 mila. Di queste, circa 108 mila sono di fatto confinate in casa, non essendo in grado di provvedere autonomamente a sè stesse a causa della comorbilità di altre forme di disabilità. A livello comunitario, con l'approvazione della Dichiarazione sui diritti delle persone sordocieche (1° aprile 2004), il Parlamento europeo ha riconosciuto la sordocecità quale disabilità distinta, invitando gli Stati membri a riconoscere la specificità di questa disabilità complessa e a garantire alle persone che ne sono colpite i diritti e le tutele normative che ne conseguono. Raccomandazioni che hanno trovato attuazione nel nostro Paese grazie alla Legge 107/2010 "Misure per il riconoscimento dei diritti delle persone sordocieche", che riconosce la sordocecità come disabilità specifica unica (in precedenza si riferiva alla sommatoria delle due minorazioni).
Questo è "un primo, fondamentale, passo per il riconoscimento dei diritti delle persone con sordocecità", affermano le due associazioni. Il problema, sottolineano, è che in Italia "una persona si può definire sordocieca se oltre alla minorazione visiva - che può essere insorta durante tutto l'arco della vita - si aggiunge anche una disabilità uditiva purché la minorazione sia congenita o, se acquisita, insorga durante l'età evolutiva e sia tale da aver compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato". Risultato: "Non sono quindi considerate sordocieche le persone che, pur non vedenti, siano diventate sorde dopo il dodicesimo anno di età, o coloro che, nati senza alcuna minorazione sensoriale, siano stati colpiti da sordocecità in età successiva ai dodici anni".
Un "limbo normativo - denunciano ancora la Lega del Filo d'Oro e l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti - che di fatto esclude il riconoscimento di un numero elevato di sordociechi, soprattutto se si considera che, secondo l'ISTAT, buona parte delle persone con problemi legati alla vista e all'udito riscontra tali minorazioni in età avanzata. Inoltre, stando alle ultime rilevazioni INPS richieste dalla Lega del Filo d'Oro (settembre 2021), nonostante le persone pluriminorate che percepiscono contemporaneamente le prestazioni di invalidità civile, di cecità e di sordità siano 664 e siano oltre 8000 i certificati medici di sordocecità prodotti dai medici legali INPS dal 2016 ad oggi, attualmente in Italia il numero di persone sordocieche riconosciute da INPS è pari a zero". È perciò "necessario e urgente rendere la legislazione vigente più attuale, adattandola a un contesto sociale in evoluzione in cui i moderni strumenti di comunicazione e di conoscenza devono garantire un processo inclusivo, dando la possibilità a tutte le persone sordocieche di realizzare sè stesse e di accedere al mondo del lavoro".
"L'attenzione a queste particolari situazioni è massima e deve essere quotidiana, non soltanto in occasione della giornata odierna. - ha dichiarato Erika Stefani, Ministro per le disabilità - Bisogna lavorare al fine di modernizzare i sistemi di tutela e di assistenza, affinché questi siano sempre più inclusivi e riescano a raggiungere tutti i cittadini che ne hanno diritto, risanando così le criticità conosciute e aggiungendo nuovi diritti a quelli già esistenti".
Nessun commento:
Posta un commento