Corriere del Trentino del 08/05/2022
Cento chilometri senza vedere: il lungo trekking contro gli stereotipi
Cammino san Vili special week è organizzata da Natourism su incarico del parco fluviale della Sarca e dalla cooperativa sociale Abc IRifor del Trentino, che da anni si occupa di disabilità visiva e uditiva. Dal 20 al 26 giugno, in concomitanza con le feste vigiliane, un gruppo di non vedenti percorrerà oltre cento chilometri di trekking da Madonna di Campiglio a Trento, insieme agli accompagnatori di media montagna Filippo Zibordi e Luca Stefenelli.
Per inquadrare il cammino nel contesto culturale che lo rende speciale, è utile ricordare la storia ad esso associata. La leggenda narra che Vigilio, terzo nella serie dei vescovi di Trento, morì il 26 giugno del 405 d.C. a Spiazzo in val Rendena: durante uno dei suoi viaggi per diffondere il cristianesimo nelle valli Giudicarie, fu contestato e colpito dal lancio di zoccoli, al punto che precipitò nel fiume e venne trascinato via dalla corrente. Il suo martirio trova diverse testimonianze, una su tutte la Pieve di Spiazzo a lui dedicata, costruita proprio su un masso in riva al fiume. L'itinerario seguito da Vigilio e dai cristiani trentini che ne riportarono il corpo a Trento con il corteo funebre è diventato oggi un trekking, che unisce la val Rendena al capoluogo.
Il cammino San Vili corrisponde al vecchio passaggio del Bus de Vela, raggiunto da Tione attraverso Ragoli, Stenico, Banale, Ranzo e il Vezzanese. Molte chiese sono presenti sul percorso: da san Vigilio di Spiazzo fino alla cattedrale di Trento. «Il cammino è stato ripristinato dalla Sat negli anni '80, era già sulla carta dal 1988 - spiega lo zoologo e divulgatore ambientale Filippo Zibordi - Ma il parco fluviale del Sarca più recentemente ha pubblicato una nuova mappa e ha messo in rete le strutture ricettive. In determinati punti si serve di strade forestali, tratti di asfalto e piste ciclabili, ma per lo più è sentiero. È stata una scoperta anche per me: si snoda lontano dai flussi turistici più importanti delle quote alte e permette di apprezzare una natura varia e assolutamente non inflazionata».
L'itinerario si presta a un trekking «dolce». «Lo percorreremo con un gruppo di non vedenti e i loro accompagnatori. Le iscrizioni comunque sono ancora aperte, e chiunque può unirsi. Anzi, più la partecipazione è eterogenea, tanto più l'esperienza arricchisce chi la prova. Abbiamo scelto il cammino san Vili perché si presta particolarmente ai non vedenti: sia per il tipo di fondo, sia per le esperienze sensoriali che possiamo incontrare durante il trekking. All'interno di questo itinerario abbiamo poi fatto degli aggiustamenti, in base alle possibili varianti, per andare ulteriormente incontro alle nostre esigenze. Abbiamo già fatto una prova a ottobre con una quindicina di persone, un gruppo misto».
Lo spettro della disabilità è molto ampio, e il termine non vedente fa comprendere poco. «Saremo in due accompagnatori, io e Luca Stefenelli. Nel gruppo ci saranno sia ipovedenti, che se seguono uno zaino dai colori sgargianti riescono già a orientarsi visivamente, sia chi ha perso la vista e chi invece non l'ha mai avuta. Per noi sarà un'esperienza ricca di sfumature. Anche il racconto della natura che ci circonda si modifica a seconda di chi ti trovi di fronte. Parlare a chi è non vedente dalla nascita richiede un approccio comunicativo diverso, completamente orientato sugli altri sensi. Anche le andature sono differenti: c'è chi procede accompagnato con un cordino, chi invece addirittura quasi corre».
La propriocezione è particolarmente sviluppata nei non vedenti e permette loro di sentire lo spazio intorno al corpo con una sensibilità straordinaria. Andare incontro a questo mondo richiede disposizione personale e una certa applicazione. «Abbiamo fatto dei corsi, insieme alle guide alpine, siamo stati anche bendati per riuscire a capire meglio l'approccio al camminare. Ho conosciuto ragazzi non vedenti che mi hanno spiegato come sono più morbidi sulle gambe, sulle caviglie, e come in questo modo riescono a sentire il terreno in maniera più progressiva rispetto a noi. Nel cammino che faremo ovviamente abbiamo fatto molta micro progettazione, non solo per quanto riguarda la scelta del percorso, ma di quello che andremo a scoprire. Avremo diverse esperienze sensoriali: il tatto ci permetterà di conoscere le piante intorno a noi attraverso il tocco della corteccia, delle foglie. Mettendo i piedi nel torrente potremo sentire l'acqua, e per l'udito avremo il suono della natura ad accompagnarci: il vento, il cinguettare degli uccelli. Un cammino di cinque, sei, sette giorni è una esperienza che ti cambia, perché la distanza viene coperta interamente a piedi, ci si allontana dalla quotidianità. Il tempo scorre in maniera diversa e l'uso costante dei muscoli influisce sul nostro benessere».
La natura opera un vero e proprio risveglio della persona in una tale condizione, e comunque un trekking di un centinaio di chilometri ha un effetto tangibile anche se ci si limita a considerare il fisico. «E poi ci si confronta per più giorni con altre persone, si costruiscono relazioni».
C'è di più: il cammino di san Vili percorso dai non vedenti è anche uno spunto di riflessione: in una società nella quale ormai siamo abituati a fotografare tutto per certificare a noi stessi e agli altri di avere vissuto un'esperienza, è la risposta di chi sa disporre della propria persona in maniera alternativa e forse più profonda, in pieno contatto con la propria intimità.
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