Milano Post del 22/05/2022
MILANO. Dopo mesi di schermaglie in punta di fioretto, siamo ormai agli schiaffoni, nella vicenda della scuola dei ciechi di via Vivaio. Coi genitori che, esasperati dal silenzio dell’amministrazione seguito a tutte le loro richieste di informazioni circa la nuova sede in cui il Comune vorrebbe trasferire i ragazzi, l’edificio di viale D’Annunzio in zona Darsena, sono infine passati alle vie legali, con una denuncia per discriminazione presentata contro il Comune, accompagnata da una diffida a procedere, e da un paio di ricorsi al Tar.
L’altro ieri, poi, il Consiglio di istituto ha deciso di rendere nota ai media la pronuncia dell’Agenzia delle Entrate, che definiva “congruo” il canone d’affitto richiesto dall’Istituto dei ciechi per i 2.500 metri quadrati in cui ha sede la scuola media, oltre al parere della Direzione educazione della stesso Comune, che indicava che, come minimo per i prossimi due anni, la scuola media per ciechi di via Vivaio avrebbe potuto rimanere nella sua sede storica.
Pronunce che smascherano il quadro costruito nei mesi dall’amministrazione comunale e riducono la vicenda a quella di un puro e semplice taglio di una prestazione, quella del pagamento dell’affitto che consenta a ragazzi in gran parte disabili o ipovedenti di non doversi sobbarcare lo stress e il disagio di un trasloco in una sede lontana e sconosciuta.
Ragazzi e famiglie, ieri, hanno incassato anche il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni che, si legge in una nota, «ha diffidato il Comune a seguito della decisione di trasferire la Scuola per ciechi dallo storico edificio di via Vivaio 7 all’edificio comunale di via D’Annunzio 15». La diffida intima all’amministrazione comunale di revocare la decisione del trasferimento e di mettere in atto «tutte le soluzioni necessarie per mantenere invariata l’attuale sede, con l’obiettivo di salvaguardare il progetto educativo e sociale di integrazione ed inclusione scolastica tuttora in essere.
«L’edificio di via D’Annunzio presenta barriere architettoniche e ostacoli di ogni tipo, e quindi non può essere in nessun modo ritenuto idoneo a garantire la prosecuzione i quel modello pedagogico, di integrazione e inclusione scolastica che rappresenta il tratto distintivo dell’Istituto Statale per ciechi di via Vivaio» hanno dichiarato Rocco Berardo, avvocato e coordinatore delle iniziative sulla disabilità dell’Associazione Luca Coscioni e Alessandro Gerardi, avvocato e consigliere generale della stessa Associazione. «L’annunciato trasferimento pertanto rappresenterebbe una violazione del divieto di discriminazione per motivi di disabilità, introdotto dalla legge numero 67 del 2006 e riconosciuto dalla convenzione sui diritti delle persone con disabilità, In caso di mancata risposta da parte del Comune, come Associazione ci riserviamo di agire in sede legale per far cessare la condotta discriminatoria con contestuale rimozione dei suoi effetti pregiudizievoli il diritto allo studio degli studenti disabili».
II plesso di viale D’Annunzio, infatti, «oltre a violare le norme per l’edilizia scolastica (articolo 4, comma 2, della legge 23 / 1996), presenta numerose criticità e problemi di accessibilità e inclusività che i consulenti del Consiglio d’istituto hanno evidenziato e trasmesso in una relazione al Comune di Milano, senza peraltro ottenere risposte» concludono dall’Associazione.
Per il Comune, il pronunciamento di un ente tanto conosciuto e riconosciuto sul fronte delle battaglie per l’uguaglianza dei disabili rappresenta un’altra grana non da poco, lungo una vicenda che si trascina ormai da sei mesi e nella quale il sindaco Beppe Sala, che pur pochi giorni fa era intervenuto a una manifestazione del coro dei ragazzi della Vivaio, non ha mai avvertito né l’opportunità né la necessità di spendere due parole per far conoscere la sua posizione.
Nessun commento:
Posta un commento