giovedì 8 dicembre 2022

Daniele Cassioli, la paura e le sfide del campione paralimpico: «Nella vita ho imparato dall’ironia»

Corriere del Veneto del 08/12/2022

Non vedente, presenta i suoi libri motivazionali: «Le paure sono sacrosante e ci proteggono, quindi il punto non è averle, ma dare loro un significato.

Impegnarsi per trasformare le difficoltà in punti di forza. E scegliere l’ironia come modo diverso di porsi rispetto a un problema. Daniele Cassioli, non vedente, campione paralimpico di sci nautico lo racconta nei suoi libri «Il vento contro» (2018) e «Insegna al cuore a vedere» (2022), entrambi De Agostini. Non vedente dalla nascita, Cassioli ha conquistato 25 titoli mondiali, 25 europei, 41 italiani e 3 record del mondo. Impegnato nella formazione, ha dato vita a Real Eyes Sport, l’associazione per bambini e ragazzi con disabilità visiva, e per la trasmissione Rai O anche No cura la rubrica Vedere oltre.

Cassioli, come può la paura trasformarsi in «vera cecità»?

«Di fronte a un bambino che ha paura, ci ritroviamo a ripetergli la cosa più ovvia e meno utile, cioè di non avere paura. In realtà le paure sono sacrosante e ci proteggono, quindi il punto non è averle, ma dare loro un significato. È importante evitare che la paura sopprima il talento. Io ho avuto molte paure, quella di non essere accettato, di non essere all’altezza, fino a quando mi sono chiesto: “Ma voglio vivere una vita di paure o di coraggio?”».

Il primo passo è quindi prendere consapevolezza dei propri limiti.

«Più che idealizzare ciò che poteva succedere, piano piano mi sono allenato a desiderare ciò che avrei voluto. Questo mi è servito nello sport, ma anche, in assoluto, per vivere e affrontare le difficoltà della vita».

Intende che è necessario partire da noi stessi?

«Credo che spesso la soluzione sia dentro di noi, dobbiamo però allenarci a cercarla. Tra guerra, pandemia, cambiamento climatico, viviamo un momento in cui guardare “fuori” significa incontrare molte incertezze. Lo sport mi ha insegnato che l’avversario si può studiare, ma la verità è che alleni te stesso. Chiederci più spesso “come sto”, “come vivo certe situazioni” ci può far crescere e aiutare a trovare dentro di noi quello che pensavamo ci potessero dare gli altri».

Non è facile.

«È un po’ il motivo per cui ho smesso di cercare una cura, un medico che mi faccia vedere e ho invece iniziato ad allenare lo spirito, quelle che si definiscono le “abilità residue”. Nel libro Insegna al cuore a vedere inseguo un po’ questa ambizione. Partendo dal mio problema, cerco di capire quale sia il viaggio migliore per far emergere le abilità residue e togliere le paure permanenti».

Cosa rappresenta per lei un ostacolo?

«Lo vedo innanzitutto come occasione e anche come sfida. È quella cosa di fronte a cui puoi scegliere se rimanere uguale, farti schiacciare, o diventare più forte nel cercare di superarlo. Ancora una volta, torniamo allo sport, in cui prepari te stesso a valicare gli ostacoli più grandi. Nella vita questa cosa la facciamo meno, tendiamo piuttosto a dare colpa agli ostacoli per le nostre mancate realizzazioni, li usiamo un po’ come degli alibi».

Quanto sono importanti l’ironia e l’autoironia nei confronti della vita?

«Le ritengo fondamentali per porsi in modo diverso rispetto a un problema. Mi piace dire che “ridendo io non ho mai visto meglio, ma neppure arrabbiandomi”, così tra le due ipotesi, meglio riderci sopra».

Come si fa a «insegnare al cuore a vedere»?

«A volte c’è chi mi chiede come faccio a capire com’è una persona o uno sport se non li vedo. Io rilancio: ma voi che vedete, capite tutto? È sicuramente una domanda provocatoria, perché penso che in molte situazioni sia necessario chiudere gli occhi e andare oltre, per vedere con il cuore, con intelligenza e sensibilità e scoprire cose inaspettate».

di Gabriella Brugnara

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