lunedì 6 febbraio 2023

Il c.t. Pugliese in Etiopia ha insegnato il calcio ai ragazzi non vedenti...

La Repubblica del 06/02/2023

"Forse non diventeranno campioni, ma hanno scalfito il loro isolamento".

Il barese Michele Pugliese è il commissario tecnico della nazionale italiana di calcio a 5 non vedenti. E nelle scorse settimane è stato tra i protagonisti di una missione speciale.

ETIOPIA. Lo sport può trasformare una persona e portarla dall’isolamento totale a essere protagonista della propria vita. Ancora di più se si tratta di giovani non vedenti, in un istituto in Etiopia, in un Paese con il più alto tasso di persone cieche al mondo. “La gente sapeva che lì c’era una scuola per non vedenti, ma li ha sempre guardati con l’occhio del pietismo. Quando invece si è sparsa la voce che ci sarebbe stata una partita di calcio, il villaggio era stracolmo. Sono queste trasformazioni il motivo che ci porta a impegnarci e a dare una mano, soprattutto con lo sport”.

Il barese Michele Pugliese è il commissario tecnico della nazionale italiana di calcio a 5 non vedenti. E nelle scorse settimane è stato tra i protagonisti di una missione speciale, insieme ai colleghi degli altri sport della Fispic (Federazione italiana sport paralimpici per ipovedenti e ciechi): insegnare quelle discipline a duecento ragazze e ragazzi in Etiopia. L'idea è nata dalla sollecitazione del presidente federale Sandro Di Girolamo che a novembre scorso ha visitato un istituto nella città di Soddo, nello Stato del Wolaita, e siglato un accordo con l’Unione ciechi etiope. E a gennaio è partita la spedizione di Pugliese insieme a Michele Carrino e Antonio Di Giovine (tecnici di goalball e torball), Nicola Santagata (showdown) e Renato Tomei (responsabile attività internazionali).

“La Federazione ha avuto un contatto con un’associazione che si chiama Ipo - racconta Pugliese - che ha portato alla loro attenzione l’esistenza di questa scuola per non vedenti in cui non si praticava sport. Ci hanno chiesto un po’ di spirito di adattamento e in effetti il viaggio verso Soddo è stato impegnativo. Abbiamo trovato questo mini villaggio per non vedenti, tra baracche e lamiere: il tavolo da showdown per cui avevamo inviato le misure non era proprio perfetto, la palestra per goalball e torball era in una baracca e il campo di calcio in terra battuta. Ma l’importante era esserci e provarci. E l’esperienza è stata straordinaria”.

Una settimana di camp intensivo, con una sorpresa dietro l’altra. Basti pensare, per esempio, all’effetto che può avere una palla sonora come quella usata nel calcio non vedenti su bambini e ragazzi che non avevano la minima idea che esistesse qualcosa del genere. “La nostra intenzione era quella di non fare la classica figura dell’uomo bianco che va in quei posti, mostra la sua forza e va via. - spiega Pugliese - Quindi il presidente ha chiesto di formare per ogni sport un arbitro e un tecnico. Hanno fatto tradurre i nostri manuali in amarico, la mattina facevamo formazione e il pomeriggio la parte pratica. Al terzo giorno erano già gasati facendo una partita bellissima. E anche ora che siamo tornati continuiamo a ricevere foto e video degli allenamenti”.

Palloni, palline, divise e protezioni sono già arrivate grazie alla Fispic e ora il progetto continua. “Per noi è stata un’esperienza umana forte, come ciò che facciamo nelle nostre città. Abbiamo ricevuto un’accoglienza caldissima, ma ti rendi conto solo lì quanto lavoro ci sia da fare. E occorre farlo in maniera accorta, non da dominatore ma in punta di piedi. L’obiettivo resta sempre quello di tirarli fuori dalla loro condizione di isolamento: non devono diventare necessariamente campioni del mondo, ma perché restare chiusi nel villaggio senza che nessuno si avvicini? I vedenti della città si sono approcciati forse per la prima volta ai ragazzi grazie allo sport. Il giorno delle esibizioni erano tutti insieme ed è stato troppo emozionante”.

di Gianvito Rutigliano

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