È così che un non vedente o un ipovedente “guarda” per la prima volta il celebre dipinto di Leonardo da Vinci. La bellezza di un capolavoro così celebre si manifesta, tramite il tatto, grazie alle “opere tridimensionali” create dall’artista coratino Antonio D’Introno proprio far “vedere” l’arte a chi non può ammirarla con gli occhi.
«L’idea è quella di far toccare con mano ciò che noi vediamo» racconta il maestro D’Introno. «La lampadina si è accesa mentre era in corso la mia mostra sui presepi. Ho notato che i non vedenti “leggevano” le opere con le mani. Poi uno di loro, parlando proprio della Gioconda, mi ha detto che, pur avendone sentito sempre parlare, ovviamente non aveva mai potuto ammirarla. E allora, come evoluzione della mostra “I 30 volti dell’arte”, ho creato queste opere tridimensionali in argilla».
D’Introno non ha riprodotto solo la Gioconda: ci sono anche “L’urlo” di Munch con il volto devastato dalla disperazione, il “Bacco” di Caravaggio, il ritratto di Dante Alighieri con il suo naso aquilino e quello di Federico II di Svevia con in testa una corona a forma di Castel del Monte. Tutti con la loro etichetta in braille.
«Ogni opera rappresenta un periodo storico ed è realizzata con una tecnica artistica differente» prosegue l’artista coratino. «La Gioconda risale al 1500 ed è un quadro con molte sfumature. Diverso è “L’urlo”, che risale all’inizio del ‘900, caratterizzato da una tecnica materica con pennellate molto spesse che ho ricreato facendo dei solchi. Sullo sfondo del quadro, anche le onde del mare e il cielo sono realizzati con uno spessore per ricreare un effetto materico. Un’altra tecnica è utilizzata per il Bacco di Caravaggio, datato 1600, stile barocco, un quadro pieno, ricco di contenuti come frutta e foglie».
Oltre ai quadri più famosi, D’Introno ha guardato anche a ciò che offre la nostra città e sta quindi realizzando i modelli della statua di Matteo Renato Imbriani e della Montagnola. «Ho pensato di realizzare anche alcuni dei monumenti presenti nella nostra città perché un non vedente ci passa accanto, ma non sa bene come siano fatti» sottolinea Antonio D’Introno. «Per ora sono in fase di realizzazione solo la statua di Imbriani e la Montagnola, ma si potrebbero realizzare anche la statua di Garibaldi oppure le chiese della città, anche per dare l’idea della proporzione tra la grandezza di una chiesa e le dimensioni di una persona».
«È un piccolo assaggio dell’incontro con il mondo dell’arte» commenta Luigi D’Onofrio, responsabile della sede di Corato dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. «L’iniziativa è stata positiva ed ha avuto un buon riscontro in città. Ora ci piacerebbe creare una mostra permanente con le opere e i monumenti del territorio che ci riguardano più da vicino. Nella nostra sede abbiamo già dei modelli 3D di Palazzo Gioia, del Comune e della Chiesa Matrice».
L’iniziativa è stata sperimentata anche a scuola. «Con i ragazzi del liceo artistico, con la collaborazione di Luigi D’Onofrio e delle docenti Minutilli, Galati e Regano, abbiamo realizzato una lezione al buio» ricorda D’Introno. «D’Onofrio ha parlato della sua esperienza, poi i ragazzi sono stati bendati e per un paio d’ore hanno lavorato al buio alcuni pezzi d’argilla. Hanno capito consistenza, densità e peso di ciò che avevano tra le mani e hanno creato delle forme realizzando fiori, alberi e oggetti anche con buone proporzioni. Sono stati bravi».
Alla fine, le opere tridimensionali hanno toccato corde ancora più profonde di quelle dell’arte. «Una persona non vedente mi ha chiesto un ritratto in 3D della sua nipotina di un anno e mezzo. Mi ha detto che chi vede può guardare quando vuole le foto dei nipotini, mentre lui può toccarla solo quando stanno insieme. Grazie a questo ritratto, ora può toccare il suo profilo quando vuole, quasi fosse una fotografia».
Le opere sono esposte fino a domenica 19 febbraio nell’atelier in via Roma, 117.
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