La Provincia di Como del 01/02/2023
COMO. «Siamo pionieri e stiamo lottando per continuare ad essere pionieri». Si esprime al plurale Silvia Gianferrari, docente di greco antico al liceo "Alessandro Volta", ma dietro quel "noi" ci sono la tenacia, la passione e la perseveranza di una studiosa non vedente innamorata delle lingue classiche che, a Como, ha dato vita al laboratorio di accessibilità digitale, un'esperienza praticamente unica in Italia che ha le potenzialità per diventare un vero e proprio modello di integrazione per chi ha handicap visivi. Il laboratorio è una semplice postazione con computer al primo piano del "Volta". Fuori, nei corridoi, gli studenti sciamano per l'intervallo mentre Silvia ripercorre le tappe della sua incredibile storia. «Sono diventata cieca a 12 anni, il neurochirurgo disse a mia madre "vedrà che potrà guidare con una patente speciale", invece sono arrivate gravi complicanze, interventi chirurgici con sofferenze cerebrali pesanti. Mi ritengo una sopravvissuta. Non ho imparato il braille perché la cecità era un problema secondario. Io però volevo studiare, leggevo tantissimo quando ci vedevo. Ricordo mio padre che entrava in camera sbottando "La vuoi spegnere quella luce?" Io ero nata per leggere. Poi il calvario medico, e non potevo più farlo. Mia madre divenne la mia lettrice, mia zia insegnante insistette perché mi facessero studiare al liceo classico di San Benedetto del Tronto. Era il 1983 e il preside non mi voleva, "perché non la mandate in una scuola speciale?", che era storicamente il contesto di alfabetizzazione degli studenti ciechi, lo sbocco era quasi sempre una scuola professionale per attività manuali-meccaniche. Mia zia, figlia di un percorso culturale che favoriva l'integrazione, capì che non andava affatto bene per me».
Un incontro importante
Ha una voce calorosa Silvia Gianferrari, è un piacere ascoltarla, il tono che si accende quando l'argomento è il suo amato greco antico: «È una materia dolce, ricca, generosa... Il greco cambia la prospettiva di accesso al reale, è una filosofia non una disciplina». Dopo il diploma, conseguito brillantemente, e superato un altro, pesante, ricovero in ospedale, il passo naturale è Lettere classiche all'Università di Perugia. Lì il destino le fa incontrare il professor Angelo Tittarelli: «Una persona meravigliosa, fu il mio lettore tutti i giorni per due ore al giorno. Con lui ho capito che il vero docente è creativo, sa intuire, usare elasticità didattica. Di ogni parola mi descriveva il sistema etimologico, l'amore per la lingua mi faceva assorbire tutto come una spugna. È stato un laboratorio, ho imparato a manipolare dal vivo gli oggetti che uso, i lemmi dei dizionari e, ora, il computer. Io e il laboratorio siamo la stessa cosa». Dottore di ricerca all'Università di Bologna, assegnista all'Università di Perugia, master in tecnologia didattica al Politecnico di Milano, coordinatrice del progetto ministeriale "Nuove tecnologie e disabilità del greco antico" scritto, curato e coordinato per il liceo Volta, dove è docente dal 2005, da lei stessa: queste le magnifiche tappe di Silvia Gianferrari nella sua battaglia per l'integrazione professionale. Con il sostegno del Volta produce la prima sintesi vocale del greco antico. Si chiude il cerchio dell'amore per la fonetica che ha segnato la sua formazione.
Si lavora agli "Accessibility days"
«È attraverso la conoscenza dei fenomeni fonetici che si può ricostruire tutto il sistema etimologico che permette poi di memorizzare i significati». Un sistema vocale che può coprire tutta la produzione editoriale per i non vedenti, i dislessici, per chi soffre di handicap visivi e non vuole rinunciare a imparare o insegnare. «Il professor Camillo Neri dell'Università di Bologna ha adottato il mio progetto di sintesi vocale che poi ho perfezionato con il professor Montanari, curatore del primo vocabolario digitale di greco antico bilingue». Ora Silvia sta lavorando agli "Accessibility days" che si terranno a maggio: «L'ultima frontiera dell'accessibilità per non vedenti è il touchpad, sto imparando a muovere il mouse, sperimento con i colleghi mentre con i volontari del Csv esploro le interfacce dello schermo». Gli studenti rientrano in classe, torna il silenzio. Ha un desiderio Silvia: «Mi piacerebbe avere un assistente d'aula per velocizzare la ricerca, se uno studente potesse affiancarmi imparerebbe tantissimo». E non solo. Conoscerebbe la vera passione di una pioniera.
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