sabato 25 marzo 2023

Arte contemporanea per i non vedenti. Il progetto Beam Up lo rende possibile

Artribune del 25/03/2023

Come può fruire dell'arte contemporanea una persona con disabilità visiva? Ecco la domanda cui ha voluto rispondere BEAM UP. L'intervista.

Beam Up è un progetto nato circa tre anni fa per aiutare i musei nella produzione di servizi per persone non vedenti nel campo dell’arte contemporanea. L’idea è stata quella di sviluppare un lavoro che mirasse all’accessibilità, realizzando anche in campo culturale mostre e iniziative più inclusive. Abbiamo intervistato Giulia Grassini, project manager del progetto che ci racconta di Beam Up e i suoi obiettivi futuri.

Beam Up è un progetto realizzato con il fine di rendere l’arte accessibile anche a persone con disabilità visiva: come avete lavorato dal 2020 a oggi?

Innanzitutto abbiamo scritto una proposta da presentare al programma Europa Creativa, in partnership con altre istituzioni italiane e straniere, sottolineando l’impatto che avrebbe avuto l’introduzione di pratiche partecipative nella produzione di interventi museali accessibili. Il progetto Beam Up (Blind Engagement in Acessible MUseum Projects) è stato selezionato e cofinanziato, e questo ci ha garantito le risorse per affrontare quasi tre anni di lavoro. A livello di concept, siamo partiti dalla constatazione che non potevamo lavorare per i non vedenti senza coinvolgerli nella progettazione di quello che li avrebbe riguardati. Per questo abbiamo fondato la nostra pratica sulla creazione di un gruppo di lavoro misto, composto da professionisti museali, non vedenti ed esperti di disabilità visiva, che hanno iniziato a confrontarsi e formarsi a vicenda. Il progetto in generale si è focalizzato sull’arte contemporanea, che è l’ambito in cui questo genere di interventi accessibili sono più carenti.

Beam Up è nato come un progetto dall’aspirazione internazionale: siete riusciti nel vostro intento? Come si è sviluppato il lavoro?

Lo scopo del progetto non era avviare una sperimentazione localizzata ma testare lo stesso metodo di lavoro applicato in contesti e da persone diverse. In questo senso, i tre musei da cui è stato adottato sono stati determinanti. In Italia si è trattato della Fondazione Burri, e l’imprescindibile componente materica delle opere di Alberto Burri ci ha spinto a indagare il potenziale espressivo dell’arte contemporanea nei confronti della traduzione tattile; questo è stato efficace non solo per i non vedenti, ma per tutti i visitatori. In Croazia il progetto si è sviluppato presso il Museo di Arte Contemporanea di Zagabria: lavorare in una capitale ha permesso di sviluppare anche riflessioni urbanistiche su raggiungibilità, accoglienza e percezione dell’edificio museale. Invece in Irlanda il progetto ha coinvolto il museo universitario The Glucksman, a Cork, e questo ha innescato un dialogo con l’ateneo per rendere più inclusive le politiche dell’intero campus.

Come sono andati i vari progetti che avete realizzato e quale è stata la più grande soddisfazione?

Tutte e tre le mostre realizzate in Italia, Irlanda e Croazia sono state accolte con un entusiasmo palpabile sia da parte dello staff coinvolto sia dal pubblico. Quella di cui abbiamo avuto un riscontro quotidiano è stata La Luce del Nero, aperta da aprile a novembre 2022 presso gli Ex Seccatoi del Tabacco, una delle due sedi museali della Fondazione Burri a Città di Castello. Per quasi tutti i visitatori con disabilità visiva che sono venuti si trattava della prima volta che visitavano una mostra d’arte contemporanea! Uno dei momenti più belli è stato sicuramente quando, leggendo i questionari, abbiamo trovato il commento “grazie a voi, per la prima volta ho potuto visitare una mostra insieme a mia figlia”. Una frase che ci ha restituito con commozione il valore di questo progetto e ci ha motivato a continuare a lavorare perché tutta l’arte, a maggior ragione quella contemporanea, sia fruibile da parte di tutti.

Beam Up può dirsi un progetto concluso, o ci sono altri piani per il futuro?

Beam Up, in quanto progetto cofinanziato da un programma europeo, si concluderà il 30 settembre prossimo. Questa data non sarà però il termine delle nostre attività nel campo dell’inclusione sociale e dell’accessibilità. Beam Up vuole essere la nuova base per far crescere e sviluppare nuove idee nel campo dell’accessibilità museale, idee che ogni giorno cerchiamo di introdurre e far crescere nei nostri progetti e nelle attività che offriamo ai musei. Il sogno più prezioso rimane che l’inclusione possa diventare un punto fermo per tutte le realtà museali.

Inclusione è una delle parole chiave del vostro progetto. Quanto credete sia importante sviluppare iniziative sempre più inclusive per il settore artistico? Lo vedete come un obiettivo vicino, o ancora lontano?

Abbiamo inteso l’inclusione come un rivolgerci alla più ampia platea possibile: oltre che da ciechi e ipovedenti, l’iniziativa è stata visitata con entusiasmo da centinaia di studenti, da famiglie, da gruppi di educatori e docenti, da persone con disabilità intellettiva. Non si tratta solo di attrarre più pubblico o di rivolgersi a un nuovo target, ma di proporre un’esperienza più autentica e meno superficiale in uno spazio aperto e capace di rivolgersi alle pluralità. Siamo convinti che una visione del genere sia imprescindibile perché lavorare con l’arte contemporanea ci impone di parlare alla società contemporanea.

di Gloria Vergani

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