mercoledì 8 marzo 2023

Glaucoma, un paziente su due non sa di averlo. Come fare prevenzione

La Repubblica del 08/03/2023

In Italia almeno 600.000 persone con questa patologia della vista. La settimana per sensibilizzare i pazienti sulla patologia.

Su cento persone, due hanno il glaucoma ma solo una lo sa. Questo vuol dire che in Italia oggi ci sono almeno 600 mila persone che stanno perdendo la vista senza nemmeno accorgersene.

Questo perché il glaucoma è doppiamente subdolo: rimane nell'ombra per anni, riducendo gradualmente il campo visivo, impedendoci di capirlo fino a quando ormai è troppo tardi, quando non c'è più niente da fare per la vista perduta, con un impatto drastico sulla qualità della vita. Curare in tempo la patologia Cosa bisogna fare quindi per curarlo in tempo, evitando la degenerazione che porta alla perdita totale della vista? Il glaucoma si può combattere solo con la prevenzione.

Il consiglio degli esperti è fare almeno un controllo oculistico ogni due anni dopo i 40, anche prima se in famiglia c'è già un caso. I parenti di primo grado di un paziente con glaucoma hanno infatti una probabilità dieci volte più alta di esserne affetti, anche se non si tratta di una malattia ereditaria. Come ci spiega il professor Stefano Miglior, presidente dell'Associazione Italiana per lo Studio del Glaucoma, "le origini di questa patologia sono ancora in buona parte ignote.

Sinora sappiamo solo che il glaucoma è collegato a un'alta pressione oculare e a una bassa pressione sanguigna, e che le persone con familiarità ne sono più soggette e dovrebbero quindi sottoporsi a controlli oculistici periodici già da giovani".

La settimana del glaucoma Questa è la Settimana mondiale del glaucoma e da oggi all'11 marzo l'Aisg organizza al Lingotto di Torino il suo sesto Congresso internazionale, per fare il punto sulla ricerca scientifica, i nuovi farmaci a disposizione e le tecniche operatorie più efficaci. "La chirurgia del glaucoma ha lo scopo di ridurre la pressione dell'occhio, che ne è la causa principale - spiega il professor Miglior - .

L'intervento più diffuso è la trabeculectomia ma, nonostante la sua efficacia, è caratterizzato da una serie di possibili complicanze anche gravi che possono compromettere la funzione visiva del paziente. Per questo motivo il suo utilizzo è riservato a casi gravi, che non riescono a essere controllati da terapie mediche o laser. Di recente - aggiunge - sono state introdotte nuove tecniche mirate ad aumentare la sicurezza globale della chirurgia del glaucoma aumentandone dunque l'indicazione. Tra queste sta sempre più affermandosi l'impianto ab interno, un dispositivo che può essere posizionato anche in anestesia locale o in combinazione con la chirurgia della cataratta".

Giornata della vista, almeno una volta l'anno facciamo il check-up agli occhi di Irma D'Aria 13 Ottobre 2022 Nessun sintomo evidente Non avendo alcun sintomo evidente, se non la graduale perdita del campo visivo, così lenta da dare il tempo al nostro cervello di abituarsi e "compensare", la diagnosi può essere un vero shock.

La patologia impatta sulla capacità di guidare, leggere, vedere al buio, ma anche di camminare e orientarsi. Pertanto chi sa di avere il glaucoma vive con la costante paura di perdere completamente la vista, ed è più esposto a casi di depressione, isolamento sociale e disordini psicologici. "Fortunatamente oggi abbiamo una serie di armi per tenere la patologia sotto controllo, in particolar modo i colliri e i trattamenti laser volti ad abbassare significativamente la pressione oculare - prosegue il professor Miglior - .

Il trattamento farmacologico ha il vantaggio di essere conservativo e di poter essere modulabile nel tempo. Poi, dopo vent'anni di attesa, ora possiamo contare su nuove molecole e neuroprotettori che ritardano gli effetti e salvano la vista. Ma per tutti quei casi che intercettiamo tardi, purtroppo, ad oggi non è possibile recuperare il nervo ottico perso".

Lo studio sulle staminali Pochi mesi fa i ricercatori dell'Università del Maryland hanno isolato per la prima volta le cellule staminali del nervo ottico, che potrebbero servire per riparare il treno di fibre nervose che porta le immagini dalla retina al cervello, diventando una cura per tante patologie degenerative della vista. "Ma purtroppo siamo ancora lontani dalla loro applicazione", commenta l'oculista.

Una speranza per il futuro è anche l'intelligenza artificiale, che si sta dimostrando un'arma sempre più efficace nello screening e lo sviluppo di tecnologie al servizio dei pazienti. "Una novità è lo studio e la validazione di sistemi automatizzati basati sull'intelligenza artificiale, centrati su sofisticati algoritmi che potranno contribuire a migliorare l'efficienza diagnostica ed automatizzare il processo di diagnosi. Anche questo - conclude - potrebbe dare un impulso alla prevenzione".

di Noemi Penna

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