sabato 18 gennaio 2020

Musica Braille un pentagramma senza barriere

La Repubblica del 18.01.2020

FIRENZE. Un secolo dalla nascita dell'Unione italiana ciechi, e una borsa di studio per giovani musicisti non vedenti, offerta dalla nipote del fondatore, ne celebra la ricorrenza. L'Unione fu istituita nel 1920 da Aurelio Nicolodi, irredentista trentino, ufficiale nell'esercito italiano durante la Grande Guerra che a ventuno anni aveva perso la vista in un'azione militare. Un uomo che non si fece abbattere dalla disabilità. Anzi da Firenze, dove si era stabilito e dove nel 1928 fondò l'Istituto nazionale per ciechi, lottò perché coloro che non avevano la vista non dovessero rassegnarsi a un'esistenza dolorosa affidata perlopiù alla pietà della gente e all'elemosina, ma potessero trascorrere una vita piena, appagante, grazie all'istruzione, al lavoro e a un completo inserimento nella società. A ricordo dell'opera filantropica di Nicolodi, la nipote Fiamma, che è musicologa ( e da parte di madre vanta un altro nonno illustre, il compositore Alfredo Casella), finanzia la formazione alla scrittura musicale Braille di uno o più aspiranti strumentisti, cantanti o compositori d'età compresa tra i 6 e i 25 anni selezionati da una commissione di esperti sulla base del talento e della motivazione. Si tratta di cinquemila euro destinati al compenso dei docenti incaricati di insegnare ai ragazzi a muoversi nel mondo delle note non a orecchio, come spesso ora avviene, ma in maniera professionale, leggendo e scrivendo sul pentagramma secondo il sistema inventato da Louis Braille nella prima metà dell'Ottocento - scadenza per l'invio delle domande 31 marzo 2020; info 055/580319, www.uicifirenze.it.

«Il nonno ha sempre puntato all'azione concreta più che alle parole», dice Fiamma Nicolodi, già ordinario di Storia della musica all'Università di Firenze. «E siccome l'ambito musicale è quello che conosco meglio, ho deciso di sovvenzionare questa borsa affinché la musica tra i non vedenti possa essere coltivata in modo non dilettantistico». Un'opportunità preziosa, osserva Antonio Quatraro, presidente della sezione toscana dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti, lui stesso musicista. «Infatti, malgrado il nostro Paese abbia dato i natali a Palestrina, al melodramma, ai grandi operisti, e nonostante la musica sia l'unica forma d'arte completamente accessibile per chi non vede, dopo una fioritura degli studi musicali che ha prodotto un numero considerevole di insegnanti ( attorno ai duemila, si calcola), decine di eccellenze nel campo del concertismo, anche qualche direttore d'orchestra, a partire dagli anni Ottanta, in coincidenza con l'introduzione del modello di scolarizzazione integrata, gli studi musicali oggi sono poco più che un glorioso ricordo. Non vi sono norme che regolano l'accesso ai conservatori, gli insegnanti operanti nei diversi ordini di scuola, dove magari la musica fa parte del percorso formativo, ignorano sia la notazione Braille, indispensabile per evitare il dilettantismo, sia i rudimenti di una didattica individualizzata, necessaria per uno studio che si possa chiamare tale».

Dunque un tributo ad Aurelio Nicolodi, la cui memoria, a settant'anni dalla scomparsa, è sempre viva nella comunità dei non vedenti, tanto che la sua tomba, nel piccolo cimitero di fianco alla Pieve di Santo Stefano a Castiglioni, alla Rufina, fino a qualche tempo fa è stata meta di pellegrinaggio dei ciechi di tutta Italia. «Il cieco non esiste, esiste la persona», ripeteva Nicolodi. Affermazione nient'affatto scontata negli anni Venti. D'altronde fino al 1938 il codice civile del Regno d'Italia, emanato poco dopo l'Unità, disponeva che, raggiunta la maggiore età, i ciechi dovessero essere dichiarati d'ufficio incapaci di provvedere a se stessi. Norma che proprio Nicolodi contribuì a far cancellare, dopo aver dimostrato il contrario grazie alla sua opera. Soprattutto all'Istituto dei ciechi - edificato nell'attuale via Nicolodi con fondi propri e di altri benefattori - che ospitava scuola, convitto, laboratori di vimini e maglieria, i primi corsi italiani per massaggiatori, teatro e stamperia Braille. Questa, benché ridimensionata rispetto al passato, continua a funzionare con fondi regionali; in passato vi si producevano anche spartiti, adesso però il primo centro al mondo per la stampa di musica in Braille è la Biblioteca Regina Margherita di Monza. Inoltre a Nicolodi si deve l'avvio della scuola per cani- guida, tuttora attiva a Scandicci. A Genova, città di fondazione dell'Unione italiana ciechi, in ottobre Andrea Bocelli gli dedicherà un recital al Carlo Felice, mentre sul campanile della cattedrale sarà issata una campana fusa in Vaticano, di nome Aurelia.

di Gregorio Moppi

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