Avvenire del 07/08/2020
Alla fine, messe nero su bianco e condivise dalle sigle sindacali (che hanno parlato «un momento storico»), le regole per la ripresa della scuola da settembre sono diventate realtà. Che poi è quello che mancava, a quasi 8 famiglie di italiani, per capire come rimescolare le carte del proprio futuro. Perché sapere a che ora un figlio entrerà in classe, e dove, e per quanto tempo, per mesi sono sembrati dettagli secondari in un dibattito politico e scientifico “alieno” alle concrete esigenze delle persone. A cominciare proprio dai più piccoli. Ora la strada è segnata, tranne l’ultimo nodo da sciogliere: quello delle mascherine da indossare o no quando si è seduti al banco, decisione che il Comitato tecnico scientifico prenderà soltanto a due settimane dal fatidico 14 settembre. Sulla carta, certo: le regole condivise ieri e che elenchiamo in questa pagina di servizio sono infatti tutte da applicare ora in ogni singola struttura d’Italia, da ogni preside e in base a ogni singolo accordo preso con gli enti locali e con chi, come in molti casi le parrocchie, hanno messo subito a disposizione spazi per colmare l’abisso aperto improvvisamente dal Covid. La sfida del governo è non fermarsi a questo: la ministra Azzolina ieri è tornata a parlare di “classi pollaio” da superare e di nuovi investimenti che alla scuola servono, ora più che mai.
Test, febbre contagi: con un caso di Covid non si chiude tutto.
L'aspetto sanitario sarà centrale nell’anno scolastico che riprende nel bel mezzo della pandemia, questo famiglie e studenti l’avevano messo in conto. Ma fino all’ultimo molti erano stati i dubbi su come gestire la salute dei ragazzi e dei docenti e nello stesso tempo garantire una “normalità” ai tempi e ai modi della scuola. Alla fine s’è scelto di seguire una linea prudente, ma non ossessiva. Niente controllo della temperatura all’ingresso, per esempio (salvo che la misura voglia essere adottata dai singoli plessi): la responsabilità sarà delle famiglie, a scuola semplicemente non si deve andare se si ha più di 37,5 o sintomi febbrili. Nel caso poi «in cui una persona presente nella scuola sviluppi febbre e/o sintomi di infezione respiratoria si dovrà procedere al suo isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria e provvedere quanto prima al ritorno a casa». Per rientrare servirà un certificato di «avvenuta negativizzazione», e questo sia per gli studenti che per i docenti.
Inoltre le nuove linee guida messe a punto da Iss e Ministero della salute stabiliscono che non sarà un solo caso a decretare la chiusura di un istituto: l’eventuale stop infatti sarà deciso «in base al numero dei casi confermati» e dunque al livello di trasmissione del virus. E in questo senso in ogni scuola è prevista la presenza di un referente ad hoc per il Covid. Altri punti fermi: test sierologici gratuiti, ma su base volontaria, per i docenti, e rispetto rigoroso delle misure igienico-sanitarie nelle scuole con disinfezione frequente delle mani, degli spazi comuni utilizzati, dei banchi, e con areazione delle aule e dei laboratori.
Arriva lo psicologo. E per le difficoltà c'è un "help desk".
Spunta l’inedita figura dello psicologo scolastico nel protocollo siglato ieri tra il ministero dell’Istruzione e i sindacati, che potrà assicurare sia al personale, sia agli alunni «un sostegno per fronteggiare situazioni di insicurezza, stress, ansia dovuta a eccessiva responsabilità, timore di contagio, rientro al lavoro in “presenza”, difficoltà di concentrazione, situazione di isolamento vissuta». Il Miur a questo proposito ha stipulato una apposita convenzione con il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi in base alla quale gli Uffici scolastici regionali potranno fornire agli istituti la consulenza di professionisti abilitati alla professione psicologica e psicoterapeutica, con colloqui «effettuati in presenza o a distanza» e «comunque senza alcun intervento di tipo clinico».
Per superare eventuali disagi il Protocollo suggerisce pure «il rafforzamento degli spazi di condivisione e di alleanza tra scuola e famiglia, anche a distanza» e l’uso di sportelli di ascolto, soprattutto «nella gestione degli alunni con disabilità e di quelli con disturbi evolutivi specifici o altri bisogni educativi speciali».
Un vero e proprio help desk con numero verde dedicato sarà attivo dal 24 agosto (ore 9-13 e 14-18, da lunedì a sabato) per raccogliere quesiti e segnalazioni sull’applicazione delle misure di sicurezza e supportare le scuole nella delicata fase del rientro, compresa un’apposita assistenza amministrativa per gestire le risorse legate all’emergenza e superare ogni criticità. In parallelo funzioneranno Tavoli di monitoraggio negli Uffici scolastici regionali e un Tavolo nazionale con sindacati e rappresentanti dei ministeri dell’Istruzione e della Salute.
Ingressi e uscite, si va a scaglioni (e un solo genitore).
Cambia la geografia degli spostamenti all’interno della scuola. Il Protocollo stabilisce infatti che entrate e uscite «saranno differenziati» e si dovranno «evitare assembramenti con un’opportuna segnaletica e con una campagna di sensibilizzazione e informazione». Alle scuole sarà pure lasciata la scelta «ove lo si ritenga opportuno» di utilizzare «accessi alternativi»; da differenziare anche i percorsi interni all’edificio, con «predisposizione di adeguata segnaletica orizzontale sul distanziamento necessario e sui percorsi da effettuare». C’è, in questo senso, chi ha già modificato passi carrai, chi aperto nuovi varchi in muratura. Chi invece, e i presidi lo hanno sottolineato ancora una volta ieri, non ha alternative e chiede aiuto.
Il regolamento d’istituto dovrà poi essere modificato con integrazioni che prevedano anche una «ordinata regolamentazione nel caso di file per l’entrata e l’uscita, al fine di garantire l’osservanza delle norme sul distanziamento sociale». Sarà limitato l’accesso ai visitatori e a qualunque “esterno”, mamme e papà degli alunni inclusi; infatti lo studente potrà essere accompagnato da un solo genitore (o altro maggiorenne delegato), il quale dovrà indossare la mascherina «durante tutta la permanenza all’interno della struttura». Gli altri visitatori potranno entrare solo per effettiva necessità, previa prenotazione e annotando su un apposito registro i propri dati e recapiti. Una misura che creerà difficoltà soprattutto alle materne e alle elementari. Per quanto riguarda il rientro degli studenti già risultati positivi all’infezione da Covid-19, la classica “giustificazione” dei genitori non basta più: deve esserci «una preventiva comunicazione con la certificazione medica».
Tutti a un metro, in classe o altrove. Gli orari? Dipende.
Compagno di banco addio. Con le misure post-Covid, ribadite anche dal Protocollo, sarà vietato nel prossimo anno scolastico sedere a fianco dell’amico del cuore. In classe e comunque negli ambienti scolastici vige l’obbligo di «mantenere il distanziamento fisico di un metro», come ormai è prescritto in tutti i luoghi chiusi, e precisamente «tra le rime buccali», cioè tra le bocche.
Anche negli spazi comuni (mense, palestre, aule dedicate) «l’accesso deve essere contingentato, per un tempo limitato allo stretto necessario e con il mantenimento della distanza di sicurezza». Essendo questa la norma che probabilmente ha creato maggiori difficoltà ai responsabili scolastici (dove trovare infatti luoghi alternativi per tutti?), viene data loro facoltà di agire sui tempi: si potranno ad esempio «alternare le presenze degli studenti con lezioni da remoto, in modalità didattica digitale integrata» oppure «prevedere l’erogazione dei pasti per fasce orarie differenziate».
Distanze obbligatorie pure nelle aule professori e nelle zone dove si trovano i distributori automatici di bevande o snack. Gli insegnanti di sostegno, che in molti casi non possono evidentemente osservare il distacco fisico, sono autorizzati a proteggersi con dispositivi aggiuntivi: guanti, occhiali, protezioni trasparenti sul viso.
È peraltro prevedibile che, vista l’annunciata assunzione temporanea di 50.000 tra docenti e personale ausiliario, i dirigenti torneranno a considerare le convenzioni con enti esterni – tra cui associazioni, parrocchie, oratori, scuole paritarie, eccetera – che dispongano di spazi liberi per ospitare le lezioni, così da poter eventualmente “sdoppiare” le classi senza obbligarle a faticosi turni o alle lezioni a distanza. (V.D.)
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