EconomyUp del 16/01/2021
Il Covid-19 ha accresciuto l’importanza di web e app, ma Pubbliche Amministrazioni e aziende private non danno accessibilità alle persone con disabilità. Vediamo con Roberto Scano, uno dei massimi esperti europei, perché e come risolvere il problema.
di Antonio Palmieri
Accessibilità al web e alle app: è ancora un problema. C’è la crisi di governo ma la tecnologia, specialmente quella solidale, non si può fermare per questo motivo. Soprattutto in questo tempo complesso e difficile che stiamo vivendo.
“Condivido. Anche perché il Covid-19 ha portato ancora più alla luce, anche se non ce n’era bisogno, le criticità in tema di accessibilità a tutti i livelli, del pubblico e del privato. Purtroppo molti non sanno che l’accessibilità non è legato solo alla pubblica amministrazione ma anche al settore privato: con la legge 67/2006, qualsiasi utente con disabilità può agire per chiedere la rimozione di problematiche anche rispetto a soggetti privati”
Roberto Scano, uno dei massimi esperti europei in tema di accessibilità e presidente della commissione dell’ente di normazione tecnica ICT (UNINFO) che si occupa di normare queste tematiche a livello nazionale ed europeo, parte come al solito a spron battuto.
Da quale criticità iniziamo, in questo nostro incontro dedicato ai temi e problemi della accessibilità 2020-2021?
Partiamo dai problemi di comunicazione istituzionale discriminatoria. Abbiamo avuto le infografiche con il decalogo per difendersi dalla diffusione del virus e i DPCM pubblicati scansionati, cioè in formato non accessibile, pubblicati in tarda serata, con entrata in vigore il giorno successivo. Poi ci sono stati i video promozionali sull’uso corretto delle mascherine, totalmente inaccessibili alle persone non vedenti.
Ricordo bene. Su questo tema abbiamo presentato una interrogazione parlamentare alla Camera, assieme a Giusy Versace. Non cito la risposta per carità di patria.
Devo però anche dire che, grazie all’evoluzione tecnologica e all’impegno dei gestori di piattaforme di diffusione di contenuti, sui social media abbiamo finalmente ottenuto la disponibilità di contenuti multimediali sottotitolati in tempo reale, nonché abbiamo avuto un incremento dell’utilizzo di interpreti della LIS (lingua italiana dei segni) durante le dirette di personalità pubbliche, quando gli stessi fornivano informazioni importanti per la cittadinanza.
Meno male. Possiamo dire che sul versante della comunicazione pubblica abbiamo quasi “pareggiato”, anche se l’obiettivo rimane sempre quello della vittoria piena, cioè del fatto che l’accessibilità sia un fatto normale e non una eccezione. Sul versante dei servizi, come è andata?
Con la spinta governativa all’uso di SPID e l’impossibilità quasi totale di interagire tramite canali tradizionali, sono emerse ancora di più le problematiche di accessibilità delle applicazioni web. Molte PA oramai hanno siti web di qualità superiore rispetto agli anni passati, grazie anche all’uso di soluzioni come il design dei siti web predisposto dall’AgID e dall’ex Team Digitale, mentre c’è ancora parecchia carenza di accessibilità nei servizi veri e propri. Per una persona con disabilità, come per chiunque altro, trovarsi davanti ad un bel negozio di cui può consultare le vetrine ma non si può entrare per fare acquisti è bello ma inutile, oltre che discriminatorio.
Con il privato è andata meglio?
Le restrizioni al movimento hanno creato anche in questo caso delle discriminazioni: dalle applicazioni mobili non idonee ad effettuare acquisti di generi alimentari da supermercati da parte di persone non vedenti ad applicazioni inaccessibili per prenotare servizi (es: taxi, treni, ombrelloni in spiaggia, ecc.).
In più da questa estate il decreto cosiddetto “rilancio” ha esteso la legge 4/2004 al settore privato ove il soggetto abbia avuto un fatturato medio annuale di 500 milioni di euro nell’ultimo triennio.
La norma anticipa per alcune tipologie di prodotti ICT l’accessibility Act, ha però creato alcune problematiche applicative proprio nel settore privato. Ad esempio, con la definizione di “soggetti erogatori” si sono raggruppati sia i destinatari precedenti della legge Stanca (le PA e soggetti pubblici) che i nuovi soggetti privati e l’uso del termine “soggetti erogatori” in alcuni articoli crea incongruenze e inapplicabilità della normativa.
Per esempio?
Con l’attuale definizione normativa i soggetti privati sono anch’essi obbligati alla pubblicazione della dichiarazione di accessibilità, la quale però contiene degli obblighi legati prettamente alle pubbliche amministrazioni, come la possibilità di ricorso al difensore civico per il digitale in caso di mancato adeguamento dei servizi a seguito di segnalazione del cittadino oppure si fa riferimento alle linee guida (art. 11) che nella versione vigente non contemplano tra i destinatari i soggetti privati.
È quindi necessario provvedere ad un riallineamento della normativa in modo da renderla attuabile, se ho capito bene.
Sì.
Vedremo allora di lavorarci, non appena sarà chiaro cosa succede del governo. A proposito della direttiva europea sull’accessibilità, oramai ci siamo, quasi. È maturo il tempo del recepimento.
L’art. 31 prevede che entro il 28 giugno 2022, gli Stati membri adottino e pubblichino le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva stessa. Ciò significa che la data indicata è la data ultima non per il recepimento “classico” ma per tutto l’iter: definizione di normativa (legge), decreti attuativi e linee guida art. 71 del Codice della Amministrazione Digitale correlate.
Nel corso dell’ultima edizione di Tecnologia Solidale mi sono impegnato ad agire in tal senso, coinvolgendo l’intergruppo innovazione.
A mio parere, la soluzione più appropriata è l’aggiornamento della Legge 4/2004 (la legge “Stanca”) con relativo aggiornamento delle linee guida dell’AgID al fine di avere un unico riferimento per l’accessibilità digitale, una sorta di “CAD dell’Accessibilità”. Auspico quindi che vi sia quanto prima una iniziativa in tal senso.
Nell’attesa torniamo alla valutazione dell’immediato passato e del presente. Bonus Vacanze, Immuni e Cashback hanno superato il test di accessibilità?
Come dicevo prima, il problema delle app è serio, soprattutto se diventano essenziali per le persone con disabilità. Il Bonus Vacanze era disponibile tramite app Io, ma non era accessibile: è stato oggetto di formale diffida all’Agenzia delle Entrate da parte dell’Associazione Luca Coscioni che ha il merito di essere una delle realtà che per prima sta utilizzando la legge 67/2006 per la rimozione delle discriminazioni digitali.
Immuni?
Con l’uscita di Immuni sono state segnalate alcune problematiche nell’uso dei colori e delle notifiche, mentre a tutt’oggi non mi risulta risolta la problematica dell’utilizzo con la rotazione dello schermo. Per questa segnalazione che ho fatto nella sezione dedicata, ho ricevuto critiche da partecipanti che la ritenevano una richiesta inutile… Peccato che un utente con scarsa mobilità molto spesso utilizza lo smartphone in orizzontale e se l’applicazione non “ruota” con la rotazione del dispositivo crea, appunto, un problema di accessibilità.
Cashback?
Purtroppo anche il Cashback è stato oggetto di segnalazione da parte di diversi utenti non vedenti, per l’impossibilità di procedere alla registrazione e alla lettura delle informazioni. E qui, purtroppo, si torna al problema principale che affligge il mondo dello sviluppo web e mobile: la scarsa conoscenza delle regole di accessibilità da parte di chi commissiona, progetta, “disegna” e sviluppa le applicazioni, richiedendo interventi correttivi che troppo spesso avvengono a prodotto già rilasciato.
Ce lo diciamo da quasi 20 anni. L’accessibilità digitale è un problema di cultura, vale a dire di conoscenza e, dunque, di consapevolezza, da parte di tutti i soggetti in questione. Nel privato come nel pubblico, anche se tocca al pubblico il dovere di indicare la strada a tutti.
Già. Per questo ho collaborato volentieri al libro di Marco Campanini “Buone pratiche per gli Enti Locali sulla disabilità: Manuale per Consiglieri Comunali sull’Accessibilità Universale. Il libro contiene una raccolta di iniziative e buone pratiche da attuare negli enti locali per renderli pienamente inclusivi ed accessibili alle persone con disabilità. Il manuale è il frutto di un lavoro di ricerca ed aggiornamento durato anni. Ogni iniziativa sul territorio è stata studiata con dovizia di particolari, ed ogni atto è aggiornato alla legislazione più recente, riprendendo le migliori prassi adottate nei Comuni più virtuosi.”
Che parte hai avuto in questo libro?
Ho curato la parte dedicata agli obblighi di accessibilità negli acquisti di prodotti ICT (inclusi siti web e applicazioni mobili) nonché sulla necessità di collaudo dei servizi digitali con il coinvolgimento delle persone con disabilità.
Ho potuto dare un’occhiata al libro e penso sia utile a tutti gli amministratori pubblici: un aumento della consapevolezza culturale di tipo inclusivo è senz’altro importante per le decisioni politico-amministrative di ogni giorno, ad ogni livello, per i giovani e per chi è impegnato in politica da molti anni. A proposito di molti anni. Nel 2020 hai compiuto 20 anni…
Magari! I 20 anni sono stati quelli della costituzione di IWA (International Web Association) in Italia. All’epoca ci chiamavamo ancora International Webmasters Association, visto che l’origine del nome risale allo scorso millennio, 1996, quando fu costituita la sezione internazionale in USA, a Pasadena. Tra le molte iniziative realizzate vorrei ricordare l’impegno per due temi: l’accessibilità, che ci ha portato a supportare la nascita della legge Stanca e tutte le iniziative tecnico-normative correlate, e il tema delle competenze digitali professionali che ci ha portato a garantire la prima serie di norme di qualificazione delle professionalità operanti nel settore digitale.
E oggi, su cosa vi state focalizzando?
Oltre che una rete tra professionisti, IWA è stata ed è tutt’oggi anche una realtà che fa divulgazione. Abbiamo partecipato a centinaia di eventi e organizziamo nostri eventi divulgativi, trasmessi e archiviati anche sul nostro canale YouTube . IWA è quindi rete, fare rete e collaborare per far migliorare la qualità del web. Nel nostro piccolo qualcosa abbiamo fatto, e continueremo a farlo.
Allora, buon lavoro e grazie, Roberto Scano. Non manca né a te, né a me né e a tutti gli amici di Tecnologia solidale.
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