lunedì 26 settembre 2022

Le donne con disabilità peggio di ogni altro sul mercato del lavoro

Superando del 26/09/2022

Se nell’Unione Europea le persone con disabilità continuano a subire discriminazioni sul lavoro, sia per quanto riguarda l’accesso al lavoro stesso, sia per la parità di retribuzione a parità di lavoro, le donne con disabilità devono fare i conti anche con il divario di genere. Tale specificità, però, non è stata adeguatamente considerata nelle Strategie della Commissione Europea per contrastare il fenomeno. Per questo il Forum Europeo sulla Disabilità ha elaborato alcune raccomandazioni, per far sì che si affrontino le disparità incontrate dalle donne con disabilità sul mercato del lavoro.

Il 18 settembre scorso si è celebrata la Giornata Internazionale della Parità Retributiva, una ricorrenza introdotta dalle Nazioni Unite per contrastare il fenomeno per cui le donne vengono pagate meno rispetto agli uomini, a parità di ruolo e di mansioni, in molti settori economici. Considerando che per le donne con disabilità la situazione è ancora più drammatica sia rispetto agli uomini (con e senza disabilità), sia rispetto alle altre donne, e considerando anche che tale specificità non è stata adeguatamente considerata nelle Strategie definite dalla Commissione Europea per contrastare il fenomeno, proprio in occasione della Giornata del 18 settembre l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, ha reso pubbliche una serie di raccomandazioni rivolte proprio alla Commissione Europea, per affrontare le disparità che le donne con disabilità incontrano nel mercato del lavoro e introdurre misure per la trasparenza retributiva.

Il diritto alla parità di retribuzione tra donne e uomini, a parità di lavoro o per lavori di pari valore, è uno dei princìpi dell’Unione Europea sanciti dai Trattati di essa, argomentano dall’EDF. E tuttavia, sebbene la parità di accesso all’occupazione sia migliorata nel corso degli anni, il divario tra lavoro e retribuzione rimane una realtà nell’Unione stessa.

I dati mostrano che le persone con disabilità continuano a subire discriminazioni sul lavoro, sia per quanto riguarda l’accesso al lavoro, sia per la parità di retribuzione a parità di lavoro. Esse hanno meno probabilità di essere assunte a tempo pieno, hanno minori opportunità di lavoro e in numerose situazioni i loro diritti non sono rispettati, né vengono loro forniti gli accomodamenti di cui hanno necessità.

In merito alla specifica condizione delle donne con disabilità, dal Forum osservano che sebbene esse costituiscano il 25,9% della popolazione femminile totale nell’Unione e il 60% della popolazione complessiva di oltre 100 milioni di persone con disabilità, purtuttavia continuano a subire discriminazioni multiple e intersezionali in tutti i settori della vita, compresi gli svantaggi socioeconomici, bassi tassi di occupazione e alti tassi di povertà.

In particolare i dati relativi all’Unione Europea indicano che circa il 49% delle donne con disabilità, di età compresa tra 20 e 64 anni, sono occupate, rispetto al 53,9% degli uomini con disabilità della stessa fascia di età. Inoltre solo il 20% delle donne con disabilità ha un’occupazione a tempo pieno, rispetto al 29% degli uomini con disabilità, al 48% delle donne senza disabilità e al 64% degli uomini senza disabilità. Pertanto, la condizione delle donne e delle ragazze con disabilità non è solo peggiore di quella delle donne senza disabilità, ma è anche peggiore di quella dei maschi con disabilità.

Se vi è una significativa disparità nell’accesso al lavoro, vi sono poi notevoli differenze anche nella capacità di reddito. I dati dell’Indice di Uguaglianza di Genere 2021, espresso nello standard di potere d’acquisto (PPS), mostrano che il reddito netto equivalente medio dell’Unione Europea era di 16.822 PPS all’anno per le donne con disabilità rispetto a 17.746 PPS per gli uomini con disabilità, 20.100 PPS per le donne senza disabilità e 20.935 PPS per gli uomini senza disabilità.

Le minori risorse finanziarie e la povertà lavorativa sono quindi una realtà anche per molte donne con disabilità che lavorano a tempo pieno o part-time. Pertanto, le risorse finanziarie delle donne con disabilità sono inferiori rispetto a quelle degli uomini con disabilità e a quelle delle donne senza disabilità.

Tale disparità salariale si determina a causa delle barriere e delle discriminazioni che le donne con disabilità incontrano, e in particolare sono dovute agli stereotipi e ai pregiudizi basati sul genere e sulla disabilità.

Tra i tanti ostacoli, le cause alla base del divario occupazionale e retributivo sono molteplici: i livelli di istruzione e formazione inferiori; lo stigma e la discriminazione; la segregazione nei diversi settori economici; la conciliazione tra lavoro retribuito e vita privata, che vede le donne trascorrere più tempo a svolgere lavori informali non retribuiti e ad assumere responsabilità di cura.

È proprio a partire da questi dati di fatto che l’EDF ha elaborato le raccomandazioni di cui si è detto, per affrontare il divario retributivo ineguale che colpisce le donne con disabilità. Infatti, se è pur vero che nell’affrontare le disuguaglianze durevoli, la Commissione Europea ha incluso misure per promuovere l’accesso al mercato del lavoro nella sua Strategia sui Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030 e nella Strategia per la Parità di Genere 2020-2025, è vero anche che, sfortunatamente, le donne con disabilità, le loro sfide e le loro prospettive non sono esplicitamente o sufficientemente menzionate nelle misure in questione. Pertanto, per garantire che nessuna donna venga lasciata indietro, l’Unione Europea deve studiare il divario retributivo di genere tra le donne con disabilità rispetto agli uomini con disabilità e alle donne senza disabilità.

Nello specifico, il Forum raccomanda alla Commissione Europea quanto segue:

- Gli obblighi di trasparenza retributiva devono essere applicati a tutti i datori di lavoro, indipendentemente dalle dimensioni dell’organizzazione e dal tipo di impiego.

- La legislazione deve introdurre un approccio intersezionale attraverso misure positive e pratiche di assunzione non discriminatorie.

- L’allineamento degli stipendi nel lavoro a tempo parziale e in quello a tempo pieno.

- Le informazioni sulla trasparenza retributiva devono essere disponibili e accessibili.

- La legislazione deve prevedere sanzioni effettive e proporzionate per le imprese e risarcimenti per le vittime di discriminazione.

- Gli organismi per la parità devono avere accesso ai resoconti salariali ed essere attrezzati per sostenere le denunce di disparità salariali da parte delle donne con disabilità. (Simona Lancioni)

Per ogni ulteriore informazione: Marine Uldry, responsabile dell’Ufficio Diritti Umani dell’EDF (marine.uldry@edf-feph.org).

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