Redattore Sociale del 30/10/2023
Carlo Giacobini, analista di norme e politiche sociali esperto di disabilità, contesta la ricostruzione della ministra Locatelli: “La matematica non è un’opinione”.
ROMA. È in arrivo un’altra botta. A pochi giorni dal dirottamento del Fondo per la legge delega (lo chiamo così per brevità) destinato a contribuire ai costi del decreto “anticipi”, la ministra per le Disabilità apre, involontariamente, uno squarcio inquietante anche su altre risorse per il 2024 e gli anni a venire. Partiamo dall'inizio dell'articolo con l'intervista a Locatelli pubblicata da Vita: “La vicenda dei 350 milioni ‘sottratti’ ai disabili si chiude così: nel 2026 le risorse per l’attuazione della legge delega in materia di disabilità ‘saranno 350 + 85 milioni, ossia 435 milioni’. Alessandra Locatelli, ministra per le Disabilità, chiude così su Vita una polemica che dura ormai da una settimana, sorta dopo che il governo con il Decreto Anticipi ha previsto l’utilizzo di 350 milioni del “Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità”.
In realtà i 350 milioni per il 2026 c’erano già (“oltre ai 350 già allocati dal precedente governo” ammette la ministra). 300 erano già previsti nel 2019 e gli altri 50 nel 2021. Quelli del 2023 sono scomparsi e destinati ad altro come poi era già successo nel 2022. E non è che vengano restituiti nel 2026. Sono andati, persi. A fronte della sua tesi secondo la quale non essendo ancora stati approvati i decreti della legge delega, i soldi non possono essere spesi, ci si guarda bene dal chiederle: “Ma perché se non possono essere spesi per l’attuazione della legge vengono destinati ad altro? Non potevano restare nell’ambito della disabilità?”
I fatti restano innegabili: anche questo ministro per la disabilità, come quello precedente, si è lasciato sottrarre 350 milioni che potevano essere destinati alle cento emergenze della disabilità. E fin qua nulla di nuovo: il Ministro però si lascia sfuggire quel dato: 85 milioni in più che sarebbero (saranno) aggiunti. Da dove arrivano? Qual è la fonte? La fonte è l’imminente legge di bilancio in fase di gestazione in questi giorni e di cui vi sono testi sempre più consolidati. L’articolo in questione (salvo numerazioni successive) è il 40 che istituisce il nuovo Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità. Seguitemi, ma attenzione alle denominazioni perché si rischia di perdersi.
L’idea di disporre di un Fondo unico che riesca a garantire in maniera congruente le politiche e i servizi per le disabilità è un’idea antica e tutt’altro che disdicevole, ma può funzionare solo se ci sono le premesse, se c’è una visione, se c’è reale condivisione con chi poi il sociale lo gestisce direttamente (Regioni ed enti locali), se si mira davvero a compiuti livelli essenziali. E forse se si aspira a un Paese in cui non vi siano le gigantesche disparità territoriali o altre disequità che ben conosciamo. Ma tant’è. Si costituisca il Fondo unico e poi qualche santo sarà…
Soldi freschi per il Fondo unico dunque? No, tutt’altro! Nel testo della legge bilancio sempre più consolidato vi confluiscono fondi già esistenti. Attenzione: non tutti i fondi previsti, ma solo alcuni. Il totale che il governo prevede di mettere a disposizione sono circa 232 milioni di euro. Vi sembrano tanti? Per rispondere vediamo quanto era nel 2023 la capienza dei quattro fondi che vi confluiscono.
Il primo è il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità, istituito nel 2021 e destinato a vari interventi di inclusione lavorativa, ludica, sportiva, di riqualificazione di strutture semiresidenziali, ma anche di turismo accessibile e di interventi a supporto di persone con autismo. Sono seguiti vari decreti di riparto. Nel 2023 valeva 100 milioni di euro. Per il 2024 non sono ancora previsti finanziamenti. Il secondo è il Fondo per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità, un riferimento di notevole importanza per l’inclusione scolastica (reale) di tante alunni e alunne con disabilità con maggiori necessità. Nel 2023 il Fondo ammonta a 200 milioni di euro. E così pure nel 2024. Il terzo è il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, previsto nel 2017 e “rivisitato” nel 2021. Doveva servire per coprire i costi di una futura norma sui caregiver che stiamo ancora aspettando. Il buon senso di non restituire il Fondo, di per sé esiguo al limite del ridicolo, ha prevalso e il montante è stato distribuito alle Regioni e, a caduta e per quanto poco, alle persone. Nel 2023 il Fondo ammonta a 30 milioni. Nel 2024 non è ancora previsto alcuno stanziamento che confermi la cifra, tantomeno che la aumenti. Ma state sereni: sarà costituito un tavolo per stilare finalmente la norma per i caregiver. L’ultimo è il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia istituito nel 2018 e destinato alla promozione della conoscenza e delle competenze nell’uso della Lingua dei segni italiana (LIS) e della Lingua dei segni italiana tattile (LIST), alla diffusione di servizi di interpretariato per l’accesso ai servizi pubblici, compresi quelli di emergenza e all’uso di ogni altra tecnologia finalizzata al superamento di barriere “invisibili” alla comunicazione. Nel 2023 sono previsti 6 milioni di euro. Così pure nel 2024. Adesso prendiamo assieme la calcolatrice e calcoliamo quanto cubano i fondi nel 2023: 100 milioni + 200 + 30 + 6… La mia calcolatrice dà 336 milioni.
Il Fondo unico celebrato dalla ministra ammonta per il 2024 a 232 milioni. Dunque rispetto al 2023 andranno persi altri 104 milioni euro. Questo è il regalo della legge di bilancio. Sommati ai 350 milioni persi sul Fondo “per la legge delega” fanno 454 milioni polverizzati in poche settimane. Non male come risultato per il ministero per le disabilità e per il Governo. Qualcuno acutamente potrà osservare: “Non si potevano destinare quei 350 milioni volatilizzati per rifinanziare i singoli Fondi prima di annegarli nel Fondo unico invece di lasciarlo così asfittico? Magari con un emendamento al decreto “anticipi”?” Si poteva, sì. Si può ancora fare ma diventa arduo vista la posizione del Ministero e l’omologato silenzio di una certa corte.
Sorvolo in chiusura, desolato, sulla semantica “fondarola”: dopo la legge di bilancio prossima avremo il Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità e Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità. Davvero il massimo in termini di chiarezza se non di creatività.
di Carlo Giacobini
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