sabato 19 ottobre 2019

Andrea Ferrero: il colore, le mani, l'anima

Superando.it del 19.10.2019

Intervista ad Andrea Ferrero di Paola Desiderato*

Lavora nel campo dell’accessibilità artistica, trasmette sulle onde di un’emittente locale, ha recitato in una docufiction e pratica sci nautico. Da qualche tempo, inoltre, Andrea Ferrero non smette più di dipingere: ma come riesce a farlo, vedendo solo ombre, visto che a causa della retinite pigmentosa conserva ormai solo un lievissimo residuo visivo? Addentriamoci insieme a Paola Desiderato tra le sue parole (e nelle sue variopinte opere), che sprigionano una vitalità contagiosa.

A conclusione della sua prima mostra personale presso lo spazio Le Sognatrici di Cagliari [se ne legga anche la nostra ampia presentazione a questo link, N.d.R.], abbiamo deciso di conoscere meglio l’artista Andrea Ferrero, personaggio poliedrico che sfrutta le sfide e gli imprevisti che la vita gli ha riservato, per migliorarsi continuamente.

Addentriamoci insieme tra le sue parole e nelle sue variopinte opere, che sprigionano una vitalità contagiosa!

Per cominciare, definisciti come persona e come artista, in sole tre parole.

«Creativo, ottimista, impegnato».

Da dove nasce la tua passione per l’arte?

«Il mio approccio all’arte iniziò nel 2016, quando in me nacque la curiosità di indagare oltre le barriere dell’accessibilità museale. Dal 2017 ho iniziato a dipingere. Grazie alla mia pittura ho potuto riscoprire l’universo dei colori e riaccendere quella che ormai era divenuta una memoria residua degli stessi».

Quali strumenti e quale tecnica artistica prediligi?

«Nei primi dipinti usavo il pennello, non sentivo però il controllo di ciò che stavo facendo, mi allontanava dalla tela o dalla tavola, così quasi istintivamente sono passato ad usare le mani e mi si è aperto un mondo. È bellissimo “sentire nelle dita il colore”, sentire come lasci la traccia sulla tela, percepirne il carattere, l’odore e l’anima. Sentire il quadro attraverso le mani mentre lo stai dipingendo è un’emozione unica».

Non tutti sanno cosa sia e quali problemi causi la retinite pigmentosa. Prova a spiegarcelo brevemente, secondo la tua esperienza quotidiana personale.

«La retinite pigmentosa è una patologia retinica ereditaria, che porta alla cecità perché progressiva, degenerativa e attualmente incurabile. La malattia non ha cambiato la mia vita, mi ha portato a ripensarla. Credo che senza non avrei mai scoperto tante cose di me. Quotidianamente affronto anche tante difficoltà; quelle che solitamente le persone chiamano “sfighe” a me piace chiamarle “sfide” e cerco sempre e comunque di portare avanti i miei obiettivi e realizzare i miei sogni».

In che modo riesci a far convivere questa malattia con la tua volontà d’espressione artistica?

«Per me dipingere ha anche un valore terapeutico, con il tempo ho perso i colori, parliamo soprattutto delle varie sfumature, e così attraverso la pittura riesco a recuperarli perché associo il colore con la realtà. La malattia convive così con la mia espressione artistica, aiuta e allo stesso tempo mi dà la possibilità di esprimermi, di dare libero sfogo alla mia creatività. Tutti i miei quadri rappresentano Andrea Ferrero, a prescindere dalla malattia, rappresentano quello che ho dentro, le mie emozioni e la mia anima».

C’è una tua opera a cui sei maggiormente legato o che ti rappresenta meglio di altre?

«Mi sento legato a tutti i miei quadri, li sento un po’ come dei figli, pezzi di me stesso e quindi sarebbe impossibile sceglierne solo uno. Sicuramente Emozioni d’estate è uno dei più importanti, è stato il mio primo dipinto con le mani, che ha dato un po’ l’inizio a tutto questo. Sono molto legato anche a tutte le ipovisioni, che sono dei dipinti educativi; ma anche a quelli in cui è rappresentato il mare, presente nella realtà in cui vivo».

Si è da poco conclusa la tua esposizione a Cagliari, intitolata Sogno Ergo Sum: il mondo onirico di Andrea Ferrero. Parlaci di questa mostra, a cominciare dalla scelta del titolo, dell’allestimento, della nascita e dell’evoluzione di questo progetto artistico. Ne sei soddisfatto?

«Partiamo dal nome: nasce dall’idea di unire il mondo de Le Sognatrici con il mondo di Andrea Ferrero; quindi trovare un legame tra lo spazio che ha ospitato la mostra e le emozioni, le sensazioni e i colori delle mie opere. Passare quindi dal cartesiano “cogito ergo sum” a “sogno ergo sum” è stato semplice e naturale.

L’idea della mostra è nata durante una riunione dell’azienda in cui lavoro, il CRS4 di Cagliari, in occasione di un incontro per il progetto Over the view. Era presente Laura Lanzi, storica dell’arte ed esperta in accessibilità museale. Le parlai della mia pittura, mostrandole delle foto e se ne innamorò, proponendomi subito di organizzare una mostra presso lo spazio espositivo in cui lavora, Le Sognatrici. Ho accettato senza pensarci su, cogliendo al volo questa opportunità con gioia, perché era proprio un sogno che si stava realizzando.

Desideravo da tempo organizzare una mostra dei miei quadri, ma sapevo che bisognava incontrare anche la curatrice giusta: credo quindi che l’incontro con Laura sia stato un segno del destino.

Trattandosi della mia prima mostra personale, vi ho incluso un po’ tutti i temi, partendo da quelli legati a tematiche sociali; un artista è sempre “immerso” nel mondo e non può restare indifferente a ciò che accade attorno, come la diversità di genere o il tema dell’immigrazione.

Avendo come artista anche un ruolo in qualche modo educativo, ho dipinto una serie di quadri legati alla mia patologia. La serie di dipinti Ipovisioni spiega come può vedere una persona affetta da retinite pigmentosa.

La mostra è andata davvero molto bene, addirittura l’abbiamo prorogata di una settimana, sono venute tante persone sia all’inaugurazione che nei giorni successivi. Sono davvero contento, ringrazio Le Sognatrici e Laura Lanzi per l’impegno e la professionalità che hanno messo nella cura di questa mostra».

Hai già nuove mostre o progetti in cantiere?

«I progetti, le idee, i sogni sono sempre tanti. Ora si è conclusa la mia prima mostra personale, spero la prima di tante».

Paola Desiderato è social media manager e caporedattrice della rubrica Arte e Società di «Close-up art», nel cui sito la presente intervista è già apparsa, con il titolo “L’arte secondo Andrea Ferrero: colore, mani, anima”. Viene qui ripresa, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

Andrea Ferrero

Lavora nel Gruppo Comunicazione del CRS4, il Centro Ricerca Sviluppo Studi Superiori della Sardegna, occupandosi di accessibilità in campo artistico; trasmette sulle onde di Radio X, “storica” emittente locale di Cagliari; ha recitato in una docufiction; pratica sci nautico; da qualche tempo, inoltre, non smette più di dipingere.

Ma come riesce a farlo, vedendo solo ombre, visto che a causa della retinite pigmentosa conserva ormai solo un lievissimo residuo visivo?

Per saperlo, oltre a leggere la presente intervista, si può anche accedere a un’altra intervista, che aveva concesso sulle nostre pagine a Stefania Leone.

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