Redattore Sociale del 20.10.2019
Dopo l'annuncio del ministro dell'Istruzione Fioramonti di un'indagine interna sul tema, abbiamo provato a capire l'entità e le ragioni di un settore in cui cresce il precariato. Ianes, docente di Pedagogia e didattica speciale all'università di Bolzano: "C'è un problema di risorse, ma viene considerato anche come un serbatoio a cui attingere".
ROMA. "Troppe cattedre scoperte e molti insegnanti non sufficientemente formati". È questa la ragione per cui il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti, nei giorni scorsi, ha annunciato di aver avviato un'indagine interna al Ministero sugli insegnanti di sostegno. Una decisione prontamente commentata anche dall'Anief, l'associazione sindacale nazionale insegnanti e formatori, che ancora una volta lamenta l'eccessivo ricorso ai posti di sostegno in deroga e quindi ad insegnanti precari, mentre il numero degli alunni con disabilità aumenta di anno in anno. Ma la situazione è davvero così critica? Dati alla mano sembrerebbe proprio di sì.
Il tema del sostegno, visto attraverso i suoi dati, è una bella gatta da pelare. Ad oggi, infatti, non è così scontato riuscire a recuperare dati aggiornati su questo mondo e la sonora bacchettata data dalla Corte dei conti al Miur nel luglio del 2018 ne è la prova. Secondo la Corte, "la mancata pubblicazione, dal 2011, della relazione sullo stato delle politiche per l'integrazione, ha determinato di fatto una carenza di informazioni a danno della trasparenza della gestione delle risorse, dell'interdisciplinarietà degli interventi e, più in generale, di una direzione strategica di governo". Per la Corte, inoltre, alla data della relazione era ancora "lontana la realizzazione di un sistema integrato di fonti informative".
Per rendere confrontabile l'andamento del sostegno negli ultimi anni, abbiamo scelto di mettere sullo stesso grafico unicamente i dati provenienti dai Focus di inizio anno scolastico pubblicati dal Miur. Nei documenti degli ultimi quattro anni scolastici, infatti, vengono indicati il numero degli alunni con disabilità nelle scuole statali, quello degli insegnanti di sostegno a tempo indeterminato e il numero dei posti di sostegno in deroga, ovvero gli insegnanti a tempo determinato. Due le tendenze che saltano immediatamente all'occhio: un trend in costante ascesa (comune sia per numero di alunni disabili che per i posti di sostegno in deroga) e un dato sostanzialmente fermo da qualche anno (cioè quello degli insegnanti di sostegno a tempo indeterminato). All'aumentare del numero degli alunni disabili, quindi, non sta aumentando negli ultimi anni quello degli insegnanti di ruolo, ma sta aumentando solo quello dei precari.
Il dato presente nel Focus del Miur in merito ai posti di sostegno in deroga, tuttavia, è da prendere con le pinze perché cambia nel corso dell'anno e diventa mese dopo mese più consistente. "I dati sui posti in deroga sono ballerini - spiega Dario Ianes, docente di Pedagogia e didattica speciale all'università di Bolzano e fondatore delle Edizioni Centro Studi Erickson -. L'area della deroga è quella più aleatoria e flessibile di tutti perché cambia in corso d'anno per un trasferimento, per il fatto che arriva un ragazzo da un'altra scuola oppure perché il Tar chiede di realizzare una copertura totale". Ci sono "tante variabili" sul mondo degli insegnanti di sostegno precari, spiega Ianes, e una di queste riguarda proprio i ricorsi fatti dalle famiglie che possono arrivare a muovere anche migliaia di posti di sostegno non conteggiati a inizio anno. "Non è semplice avere un sistema informatico che controlli tutto - spiega Ianes -, ma ne abbiamo disperatamente bisogno".
Per Ianes, la forte presenza di precari "porta a non garantire la continuità didattica, un grande tema che i genitori sollevano spesso - spiega -. Cambiare di anno in anno o più volte l'anno è deleterio per la continuità e la stabilità di un progetto". Ma perché ad oggi ci sono così tanti insegnanti di sostegno precari? "Sicuramente c'è un problema di risorse - spiega Ianes -, ma pesa anche la farraginosità della macchina burocratica. E poi c'è anche l'idea che un certo serbatoio di precarietà sulla disabilità bisogna averlo perché sono posti che sono costruiti sulle diagnosi. È un contingente "ad personam", in un certo senso, e questa è la sua fragilità strutturale".
La precarietà, però, è soltanto uno dei nodi del sostegno. A rendere più complessa la faccenda c'è anche la mancanza di insegnanti specializzati. Lo sostiene anche l'Istat nel report sull'inclusione scolastica pubblicato a gennaio 2019 (sull'anno scolastico 2017-2018): "Il 36% degli insegnanti per il sostegno viene selezionato dalle liste curriculari poiché la graduatoria degli insegnanti specializzati per il sostegno non è sufficiente a soddisfare la domanda". E i circa 14 mila gli insegnanti di sostegno che si stanno specializzando quest'anno in diversi atenei, non avranno vita facile, almeno per come stanno le cose oggi. "La specializzazione ti abilita - spiega Ianes - ma devi vincere un concorso. Quindi c'è un altro step da fare e bisogna vedere se il Miur predispone concorsi velocemente in modo da mettere in cattedra gli insegnanti che hanno un titolo". Per Ianes, tuttavia, al ministero di Trastevere c'è "movimento" per "accelerare il processo" e ci sarebbero anche "una serie di ipotesi allo studio".
di Giovanni Augello
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