Tratto dalla rivista web Lucemagazine
Negli ultimi mesi di emergenza sanitaria, il servizio di inclusione scolastica della Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano ha offerto un indispensabile supporto agli studenti con disabilità visiva e alle loro famiglie. I nostri tiflologi sono stati vicini ai ragazzi operando a diversi livelli, dall’assistenza informatica nella didattica a distanza fino al sostegno psicologico alle famiglie in difficoltà. Ne parliamo con Franco Lisi, direttore scientifico dell’Istituto.
Come è cambiato negli ultimi mesi il servizio di supporto allo studio per i ragazzi con disabilità visiva?
La nostra istituzione storicamente si è sempre occupata di inclusione scolastica, mettendo al centro i temi dell’autonomia, dell’educazione e della crescita personale. Ai primi di marzo, non appena si è capito che la chiusura delle scuole sarebbe durata per molte settimane, abbiamo iniziato a strutturare modalità di intervento specifiche per aiutare gli studenti nella didattica a distanza.
La prima fase ha richiesto un grande sforzo in termini organizzativi, perché è stato necessario redigere nuovi piani individuali per gli studenti (mettendo da parte quelli già predisposti a settembre 2019), con tutte le difficoltà nell’affrontare le procedure burocratiche in smartworking e in videoconferenza.
Ci sono stati aspetti positivi in questo nuovo approccio?
Certamente sì! Grazie alla capacità dei nostri tiflologi siamo riusciti a essere efficaci e utili presso quelle famiglie che usavano poco la tecnologia e avevano ragazzi poco autonomi da questo punto di vista. Attraverso Team viewer (un software per la gestione remota del pc ndr) i nostri tifloinformatici sono intervenuti direttamente sui computer degli studenti per renderli adeguati, soprattutto dal punto di vista dell'accessibilità, alle loro esigenze di apprendimento.
Nei casi dove lo studente non era autonomo è stato svolto un lavoro altrettanto prezioso di sostegno psicologico, trasferendo alcune buone prassi da applicare in situazioni estreme. Anche una semplice telefonata in quei momenti è stata utile. In sintesi, abbiamo unito approccio tecnologico e contatto umano.
L’utilizzo delle tecnologie digitali da parte dei nostri studenti ha fatto un balzo in avanti di dieci anni, facendo emergere un altro tema: quanto i non vedenti possono essere proattivi con queste tecnologie?
Quali sono le difficoltà specifiche per i non vedenti nella didattica a distanza?
Fermi restando gli aspetti positivi, nella didattica a distanza è venuta meno la relazione in presenza che, nel caso di studenti con disabilità visiva, è prioritaria. Si pensi al tiflologo che guida le mani del bambino all’apprendimento del codice braille o alla lettura di un’illustrazione tattile.
Nella comunicazione fatta tramite piattaforme digitali, si usano molto le immagini e le proiezioni di slide, ma soprattutto la mimica gioca un ruolo dominante. Tutto ciò rappresenta un limite per chi non vede.
Quali sono le prospettive per i prossimi mesi?
A Regione Lombardia abbiamo chiesto e ottenuto la proroga di questi progetti, per poterli prolungare almeno fino all’inizio del periodo estivo. Perché una persona disabile rimane tale anche in estate...
Quanti ragazzi ha in carico la Fondazione?
Seguiamo 400 ragazzi e il numero è in crescita, perché sono sempre di più le famiglie che si orientano verso i servizi tiflologici dell’istituto. A questa richiesta corrisponde un impegno di risorse notevole. Per seguire le pratiche burocratiche connesse al servizio sono necessarie 10 persone nell’ambito gestionale, mentre per il lavoro sul campo sono impegnati direttamente una trentina di tiflologi più altri 70 operatori freelance e altrettante cooperative. Questa rete lavora capillarmente sul territorio sotto il coordinamento dell’Istituto dei Ciechi.
Come vi state attrezzando per affrontare il prossimo anno?
Con un po’ di preoccupazione e molto entusiasmo.
Molto tempo verrà dedicato al supporto alle famiglie per l’adesione al servizio, che è una fase delicata e richiede il massimo dell’attenzione. L’obiettivo rimane quello di offrire un servizio di qualità nel rispetto di tutte le individualità. Volendo trarre beneficio da questa esperienza, abbiamo idea di proporre la didattica a distanza come uno strumento ulteriore per la compilazione dei piani didattici individuali. Una modalità che in alcuni casi potrebbe renderci più tempestivi nelle risposte ai bisogni dei ragazzi.
di Marco Rolando
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