domenica 27 settembre 2020

Occhio bionico un traguardo ancora lontano

L’Arena del 27/09/2020

L'occhio «bionico», in grado di sostituire almeno in parte la funzione della vista nell'uomo? È ancora lontano, ma la scienza ci riuscirà. In un futuro non si sa quanto lontano, ma l'obiettivo è possibile. È il pensiero di Eros Pasero, professore del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni al Politecnico di Torino, tra i protagonisti di «SaluTO - Torino Medicina e Benessere», organizzato dalla scuola di Medicina dell'ateneo torinese, l'Università la Città di Torino e il Politecnico. «Purtroppo siamo molto lontani da un sistema di interconnessione col cervello», ha spiegato l'esperto. «Questo è il vero problema, molto lontano dalla soluzione. Esistono modelli diversi in questo senso, come quello di Carver Mead al Caltech che ha sviluppato anni fa una retina artificiale su silicio: si trattava di un ottimo circuito da collegare ad un computer, ma purtroppo non al cervello. Anche noi al politecnico, insieme a Giacomo Indiveri del politecnico di Zurigo e a Paolo del Giudice dell'Issn di Roma abbiamo sviluppato una retina artificiale, da collegare ad un computer. Il risultato più interessante fu un "mouse" in grado di leggere un documento e tradurlo in Braille in tempo reale, un carattere per volta, per mezzo di aghetti posti sotto il dito di un non vedente». (fe.me.)

Ricordate i fumetti con la Banda Bassotti che, nel tempo, svuota in modo impercettibile il deposito di Zio Paperone e come il vecchio taccagno si trovi un giorno a tuffarsi tra poche monetine? Abbiamo riso tutti a quella scena. Ecco, probabilmente bisogna ricordare che qualcosa di simile può accadere anche al nostro occhio. Anche per la vista, infatti, esiste una sorta di «ladro silenzioso» che, senza dare segni si appropria piano piano di porzioni piccolissime della capacità visiva, fino a creare un danno potenzialmente grave e, purtroppo, non reversibile. Si chiama glaucoma.È una patologia degenerativa che generalmente coinvolge entrambi gli occhi determinando danni permanenti al nervo ottico, che nel tempo possono portare a ipovisione e cecità. Il fattore di rischio più importante è la pressione oculare elevata, ma in un terzo dei casi viene osservato in pazienti con pressione oculare normale. Chi ne soffre può andare incontro a una progressiva riduzione del campo visivo fino alla visione «tubulare» che dà l'impressione di guardare attraverso un cono, perché si riesce a vedere solo una piccola parte di ciò che si ha davanti. Non esiste una cura definitiva, ma la patologia può solo essere rallentata. La diagnosi precoce rappresenta uno strumento fondamentale ma purtroppo capita che le persone non si accorgano, anche per lungo tempo, di esserne affette e arrivino dall'oculista quando la situazione è ormai compromessa.Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il 50 per cento dei pazienti non sa di averlo perché si arriva tardi alla diagnosi. Ed allora, ricordiamoci di controllare gli occhi, considerando che gli over 60 sono le più colpite ma il glaucoma può insorgere anche tra i più giovani. È il messaggio che viene dagli esperti dell'Associazione italiana studio per il glaucoma (Aisg). «L'individuo sano deve farsi visitare dall'oculista almeno bi-annualmente a partire dai 40 anni, ricordando che chi ha una familiarità positiva per glaucoma dovrà cominciare a farsi visitare in età giovanile», spiega Stefano Miglior, direttore della Clinica Oculistica del Policlinico di Monza- Università Milano Bicocca, nonché presidente Aisg. «Ai miopi è consigliato farsi visitare già dai 20 anni, ma è pur vero che chi è miope tenderà a farsi visitare più frequentemente e più precocemente». L'importante, in ogni caso, è rendersi conto che nella gestione più appropriata del glaucoma è necessario ottenere una riduzione della pressione oculare che sia clinicamente significativa e il cui valore assoluto dipende da vari fattori (stadio della malattia, valori basali della pressione oculare, fattori di rischio concomitanti, aspettativa di vita e velocità dell'eventuale peggioramento del danno funzionale del campo visivo nel corso del tempo). «Attenzione: rendersi conto che quando il glaucoma peggiora vuol dire che la pressione oculare non è ottimale e deve essere ulteriormente abbassata, cosa che spesso comporta la necessità di un intervento chirurgico», ricorda Miglior.

«E bisogna ricordarsi che oggi è possibile cercare di ottenere una maggior resistenza delle strutture nervose che si danneggiano nel corso della malattia con specifiche molecole neuroprotettrici, il cui utilizzo, in supporto alla tradizionale strategia terapeutica ipotonizzante, potrebbe aiutare a rallentare l'eventuale progressione del danno funzionale». Insomma: ciò che conta, per la vista, è non perdere tempo e fare controlli regolari per una diagnosi precoce.

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