Osservatorio Diritti del 07.05.2020
L'imperativo della fase 2 appena cominciata è quello della ripresa economica. Ma cosa rischiano le persone con disabilità se la priorità è questa? Ecco cosa ne pensa Luigi Manconi, ex coordinatore dell'Ufficio anti-discriminazioni razziali della presidenza del consiglio e fondatore di A Buon Diritto Onlus.
di Alessandra Boiardi
«Se bisogna produrre a tutti i costi, si rischia che l’esigenza di una ripresa economica, giusta e necessaria per evitare il tracollo, si imponga tuttavia senza badare alla qualità effettiva delle misure. Si rischia di ignorare quelle tutele necessarie per includere le persone con disabilità».
A sollevare l’attenzione sul tema della disabilità nella fase 2 appena iniziata è Luigi Manconi, fondatore e presidente di A Buon Diritto Onlus, in precedenza coordinatore dell’Ufficio anti-discriminazioni razziali (Unar) della presidenza del consiglio.
Manconi interverrà oggi al talk in live streaming “Coronavirus: Scoprirsi fragili, ripartire diversi?” in programma dalle 19 alle 21 all’interno della quinta edizione del Festival dei Diritti Umani 2020, “Da vicino nessuno è disabile”, che proseguirà, sempre in streaming, fino al 7 maggio.
Anche quest’anno Osservatorio Diritti è tra i media partner dell’evento e ha coordinato, fino a quando è stato possibile farlo, il progetto “A scuola di diritti umani”, una serie di incontri con gli studenti di alcune scuole superiori di Milano e dintorni pensati per favorire la diffusione della cultura dei diritti umani tra le nuove generazioni.
Coronavirus: i disabili e l’imperativo della ripresa.
Che le persone con disabilità siano state dimenticate nei diversi decreti del presidente del consiglio (Dpcm) che indicano quello che è consentito o non è consentito ai cittadini lo dimostra anche il fatto che soltanto nella versione del 26 marzo 2020 dell’autocertificazione è stata inserita tra le deroghe l’urgente assistenza a congiunti o a persone con disabilità. Una misura che ha riconosciuto con un certo ritardo le difficoltà estreme della quarantena per le famiglie con persone disabili.
«Tenendo conto che l’intero sistema di protezione sociale è scosso dalla pandemia e la capacità di tutela dei più fragili viene allentata, si scoprono carenze profonde e buchi spaventosi con l’inevitabile conseguenza di effetti che si ripercuotono sull’intera platea, ma che fanno pagare costi maggiori alle categorie più a rischio. Sono conseguenze che potremmo definire “fisiche” di quel movimento di instabilità e precarizzazione che ha investito l’intera società», commenta Manconi.
Se tra le conseguenze evidenti dell’emergenza imposta dalla pandemia del nuovo coronovirus c’è anche l’aggravarsi di quegli equilibri già precari dei molti che vivevano in situazioni di marginalità, sarà anche il modo di gestire le priorità della ripresa a dover garantire l’inclusione dei più fragili come le persone portatrici di disabilità. Ma come potranno tenerne conto le esigenze economiche?
«Se l’imperativo è produrre, quale potrà essere la qualità di vita per le persone disabili? Se l’unica priorità riconosciuta è badare al sodo, non si considera la qualità della convivenza sociale. Se le pressioni per la ripresa economica risultano le più forti, crescono i rischi per i più fragili», puntualizza Manconi. In un tale contesto di urgenza sono a rischio alcuni diritti fondamentali delle persone con disabilità.
Barriere architettoniche e disabilità: una legge ancora da applicare.
Tutti stanno sperimentando come l’emergenza causata dal coronavirus abbia modificato alcune abitudini quotidiane. Questo è avvenuto in maniera drastica durante il lockdown, ma continua nella costruzione di quella che è stata chiamata “la nuova normalità” anche durante questa prima fase di ripresa.
Tra gli aspetti più delicati c’è quello del trasporto. Un tema, quello della mobilità, che per le persone con disabilità potrebbe diventare ancora più di prima un ostacolo e una mancata tutela. «L’Italia ha una buona legge contro le barriere architettoniche dalla fine degli anni Ottanta, ma anche solo una campagna per il rispetto di quella legge in ambito territoriale sarebbe un formidabile passo in avanti, perché è esperienza di tutti come, al contrario, la legge sia inapplicata. Il problema della mobilità delle persone con disabilità diventa ancora più cruciale in questo momento in cui il trasporto pubblico sta subendo un grande cambiamento», sostiene Manconi.
Coronavirus e disabili: il pericolo isolamento è alto.
Altro tema delicato, secondo Manconi, è quello della conoscenza. «La conoscenza, intesa come la possibilità di formazione e di scambio intellettuale deve essere parte integrante della crescita culturale del Paese. Oggi, e come questa emergenza ci ha confermato, ciò è reso più semplice dai supporti tecnologici che aiutano a superare alcuni limiti».
Per questo si dovrebbero prendere misure che scongiurino il pericolo di un isolamento di fatto delle persone con disabilità durante questo periodo. «Non possiamo immaginare che le persone con disabilità continuino a vivere nella sola dimensione casalinga, che senza le giuste misure diventa una dimensione povera. Ora più di prima la possibilità di uguaglianza sta nella possibilità di intrattenere relazioni», conclude Manconi.
Cosa dice il Dpcm del 26 aprile sulla disabilità.
Nel Dpcm del 26 aprile, che si riferisce alle misure valide dal 4 maggio, sono inclusi alcuni provvedimenti generali relativi alle persone con disabilità.
Tra questi, la riapertura dei centri semiresidenziali, prevista all’articolo 8: «Le attività sociali e socio-sanitarie erogate dietro autorizzazione o in convenzione, comprese quelle erogate all’interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità, qualunque sia la loro denominazione, a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, sociooccupazionale, sanitario e socio-sanitario vengono riattivate secondo piani territoriali, adottati dalle Regioni, assicurando attraverso eventuali specifici protocolli il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori».
Nell’articolo 3, sull’uso delle mascherine, al comma 2 si indica una deroga all’utilizzo di mascherine per persone con alcune disabilità: «Non sono soggetti all’obbligo i bambini al di sotto dei sei anni, nonché i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina ovvero i soggetti che interagiscono con i predetti».
Nessun commento:
Posta un commento