domenica 16 ottobre 2022

Vittorino e il suo cane guida «Vedo grazie ai suoi occhi ma taxi e hotel lo rifiutano»

Corriere della Sera del 16/10/2022

TORINO. «Mi dispiace ma il cane non entra». E a nulla serve, in molti casi, obiettare, argomentare che c'è una legge. Che è un diritto. Insomma che i cani guida, gli «occhi» delle persone non vedenti, (dice la legge) possono entrare in tutti i luoghi aperti al pubblico. «Quante volte mi tocca ricordarlo. Ma poi mi dicono: "La legge? Qui il cane non passa"». Vittorino Biglia, non vedente, referente nazionale dei cani guida dell'Unione nazionale ciechi, sintetizza così le difficoltà che deve affrontare con il suo inseparabile Spritz, 13 anni di vita insieme. Per cose semplici. Come salire su un taxi, entrare in un ristorante, in un supermercato, in un ospedale, in un albergo. Il suo è il racconto di un disagio vissuto sulla propria pelle ma anche un pezzo di storia sociale, di diritti negati, di una legge che non è rispettata. «Per ignoranza o malafede», spiega. E lo fa nel giorno in cui cade la 17esima «Giornata nazionale del cane guida» che sarà celebrata oggi a Torino.

Biglia narra la trama di una storia poco conosciuta. Ricorda cose apparentemente scontate, come il fatto che durante l'anno un cieco va in vacanza, cena in un ristorante, viaggia in treno, sale su un taxi, entra in chiesa per pregare o in ospedale per curarsi.

«È frustrante, stancante, dover ricordare che c'è una legge, la 37 del 1974. Eppure spesso perdo la battaglia». Traghetto. Lui narra uno dei tanti episodi minori di una storia più grande, dei diritti. «Da Salerno sarei dovuto andare a Catania. Al momento dell'imbarco mi dicono: "Qui i cani non salgono". Ho invocato la legge. Mi hanno chiesto di firmare un documento in cui mi sarei assunto la responsabilità per il cane. Un atto illegale. Non ho firmato. Sono sceso».

Biglia vive a Torino. Lì prendere un taxi è un disastro. «Se chiamo il Radio Taxi e dico che sono un cieco con un cane mi fanno stare 30 minuti al telefono finché non desisto. Se poi arriva il taxista mi rimprovera: perché non l'ha detto? E resto a piedi». Ospedale Cottolengo. «Ci ero andato per fare vista a un parente. Un dottore mi ha sbarrato la strada. Lei qui non può entrare con il cane». Biglia ci ha fatto l'abitudine. Perché, dice, alla fine succede questo nella vita: «Ci si abitua. E lasci cadere la cosa». Nella sua lista, ci sono tre ostacoli quasi insormontabili: «Taxi, ristoranti e supermercati». Poi viene il resto.

Pisa. Era in città. Avrebbe voluto fare un giro sull'autobus per turisti. «Sono salito ma l'autista si è avvicinato e mi ha detto di scendere immediatamente». Il racconto continua. Ristoranti. «A volte telefono per prenotare ma quando dico che ho il cane mi sento rispondere: "è pieno". Una volta sono andato a verificare, il ristorante era vuoto». Il cliente non vuole il cane, si sente ripetere, e Biglia, a sua volta, ripete che il cane guida è pulitissimo e super addestrato proprio per queste evenienze. «Combattere ogni volta è stressante, il più delle volte mi stufo e vado dove accettano i cani, però non è il posto che avrei scelto».

La Giornata nazionale del cane guida è stata voluta proprio per sensibilizzare. «Anche per evitare che pure in chiesa un cieco possa subire lo sguardo severo del parroco». A lui è successo: «Stavo pregando. Mi hanno detto che mi ha guardato storto per tutto il tempo. Non accettava che io fossi lì con il mio cane». Aggiunge Mario Barbuto, presidente dell'UICI: «Sono animali meravigliosi, addestrati per assistere il conduttore senza causare disagio.

Dovrebbero sempre essere accolti con gioia e invece assistiamo a una escalation di episodi: dai negozi alle scuole dove cane e conduttore sono allontanati». Prossimi obiettivi: «Offrire anche agli under 18, oggi esclusi, la possibilità di ricevere un cane guida». E in tempi più rapidi: «Oggi le liste di attesa possono arrivare fino ai due anni».

di Agostino Gramigna

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