Avvenire del 22-02-2019
Cieco dalla nascita, Daniele Cassioli ripercorre in un romanzo autobiografico la scalata ai vertici dello sci nautico di cui oggi è un fuoriclasse assoluto.
Questo incontro con Daniele Cassioli, nasce con la classica gaffe del vedente che incontra il non vedente e istintivamente la prima cosa che fa è porgergli la mano per la stretta del rituale "piacere di conoscerla". Il grave, è che la gaffe si ripete anche al momento del saluto di congedo, ma il non vedente, elegante al di là del completo scuro che indossa, se la ride e assolve con bonaria comprensione: «Capita ogni volta, non si preoccupi... ». Fairplay da campione.
D'altronde nello sci nautico paralimpico il 32enne Daniele Cassioli, nato a Roma ma cresciuto a Gallarate ( Varese), è il "campionissimo". In carriera ha già conquistato 22 titoli mondiali, 25 europei e 35 italiani. Un fuoriclasse assoluto, la stella dell'Asd Waterski Recetto, con gli sci in acqua, il suo habitat naturale, ma soprattutto nella vita di tutti i giorni che affronta a muso duro e con lo sguardo tenero e solare, perché «quando guardi oltre, tutto è possibile». Un mantra che è anche il sottotitolo del suo romanzo-autobiografico Il vento contro (DeA). Un libro più profondo delle acque dei laghi che solca con gli sci, da adottare in tutte le classi scolastiche «e infatti volo in Sicilia e vado a parlarne ai ragazzi delle scuole di Catania e di Enna», dice Daniele prima di imbarcarsi. La sua è una storia comune a quella di tanti altri non vedenti, diventata straordinaria grazie allo sci alpino e poi a quello nautico. «Più diventavo padrone del mio corpo grazie allo sport, più questa consapevolezza si applicava alla vita quotidiana», scrive. Un quotidiano mai facile quando si è venuti al mondo al buio, e rimanendo in questa condizione permanente tutto sembra irraggiungibile, a volte impossibile. Ma la storia di Daniele insegna che l'amore e la saggezza di una famiglia che ti guida e la fiducia nelle persone amiche che ti sostengono, possono rapidamente invertire la rotta e portarci in acque tranquille, fino a sentirci fuori pericolo. Giocare a calcio o andare in bici che per molti non vedenti è un tabù, Daniele invece ha cominciato a farlo fin da piccolo e non senza il timore di cadere, di farsi del male o di perdersi.
Ma ogni volta come la carezza della sera arrivava la voce rassicurante di suo padre Luigi (un "Top Gun" romano, pilota di aerei e collaudatore di elicotteri): «Ricordati Dani, che il mondo - se lo conosci - non ti farà mai paura». A tastoni, cadendo e menando «botte da orbi a mio fratello Davide», Daniele si è allenato a sfidare quel mondo là fuori, spesso impervio, indifferente alla disabilità. Lo fa ogni giorno, supportato da una squadra che ancor prima di quella dello sci nautico è il team degli amici fidati. Alcune stelle fisse fin dall'infanzia, altre che vanno e vengono, come gli amori, come le stagioni, ma l'importante, anzi di primaria necessità, specie per un non vedente, è «scegliersi degli amici veri e disponibili, per essere sempre un po’ tutelato ed evitare di venire dimenticato in un angolo». Daniele raramente si è ritrovato da solo in un angolo, ma può capitare, anche ai campioni come lui.
Un talento assai precoce: a 12 anni debutta agli Europei di sci nautico in Giordania e con sua madre, Brunella, la depositaria di tutti i suoi segreti (le lunghe confessioni in macchina durante il viaggio da casa, Gallarate, fino ai laghi artificiali di Recetto, sede degli allenamenti), scommette che se vincerà si tingerà i capelli biondo platino. «Mia madre era convinta che non mi sarei qualificato...Mi piazzo 2° e appena scendo dal podio divento biondo platino», sorride divertito Daniele che ha sciato e vinto sulle acque dei cinque continenti e che a un certo punto ha trovato sulla sua scia l'insegnamento illuminante e sempre schietto del coach argentino, Pablo. L'hombre vertical che gli ha insegnato a cercare la perfezione e ad osare per fare le figure più complesse: «Mani libere, una gamba sullo sci e l'altra attaccata alla corda, per poi lanciarmi in rotazioni varie, salti e avvitamenti ». Tutto questo è stato possibile solo al prezzo di grandi sacrifici, duri allenamenti all'elastico, per arrivare ad essere un "campione" secondo l'ideale di Pablo. «Ricordate - dice il coach con accento argentino - che il campione vero, la maggior parte delle volte, è quello che lascia accadere le cose e che ha un distacco fra la sua vita e la competizione». Lezione mandata a memoria da Daniele che, dopo un infortunio alla spalla («mentre mi allenavo sugli sci per le Paralimpiadi invernali del 2018»), ha avvertito il desiderio di ridare indietro i tanti preziosi insegnamenti ricevuti a beneficio dei piccoli non vedenti. Da qui il suo impegno con "Sestero Onlus" che settimanalmente, in tutta Italia, dà la possibilità a bambini ciechi di praticare sci nautico, ma anche atletica, i salti sul tappeto di Zero Gravity e la simulazione del volo a Aereo Gravity. «Cerco di portare la mia normalità nella vita degli altri. Quante ore al giorno può muoversi un bambino di 10 anni che vede? E uno che non vede? A queste domande vogliamo che la risposta diventi una soltanto: non c'è differenza. Questi bimbi sono ciechi, non malati che hanno bisogno di terapie come in molti pensano... Lo sport quindi può diventare uno straordinario strumento d'integrazione, presa di coscienza e divertimento, quel saper ridere che troppe volte le famiglie con un bimbo che ha una disabilità smarriscono per la strada».
Monito tosto, da capitano vero, come il suo amatissimo Francesco Totti. Parole che, da fisioterapista (laureato con 110 e lode) massaggiano anche il cuore di tanti genitori spaventati che, magari proprio in questo momento, brancolano tra le tenebre della paura, assieme ai loro figli non vedenti. «L'ostacolo più grande è aggirare la paura della paura». Frasi scolpite nella mente di un ragazzo diventato uomo e che ha fatto della sua esistenza una canzone, un brano romantico e struggente, tipo Il comico- Sai che risate di Cesare Cremonini, «il mio cantante preferito. Da pianista - ho studiato al conservatorio di Gallarate - apprezzo la sua musica pop che attinge tanto dalla classica». Intanto Daniele incontra tanti Carletto, ragazzini a cui insegna lo sci nautico e soprattutto a crescere, senza paura. «E la crescita, mi raccomando a loro, passa dal parlare sempre dei vostri problemi, di ciò che vi fa sentire fragili, del vostro Vento Contro, siate fieri delle vostre debolezze. Questo può insegnare uno sciatore sull'acqua come me». Lo sci nautico non è disciplina olimpica e quindi partecipare a una Paralimpiade per il campionissimo Cassioli è al momento impossibile. «Non escludo colpi di scena, da qui alle prossime Paralimpiadi... Di sicuro io scierò sull'acqua fino a ottant'anni. Ma il mio traguardo è riuscire attraverso lo sport e lo stare insieme a fare tornare il sorriso alle persone. Fargli apprezzare la vita, perché è un dono troppo grande per buttarlo via. Che piangere e ridere richiedono comunque la stessa fatica... Tanto vale ridere».
di Massimiliano Castellani
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