venerdì 15 febbraio 2019

Continuità didattica sul sostegno e separazione delle carriere, di Salvatore Nocera*

Superando.it del 15-02-2019

«Per contenere seriamente il corto circuito sulla continuità didattica degli alunni con disabilità, che permane inarrestabile, ben venga – scrive Salvatore Nocera – l’immissione in ruolo delle migliaia di attuali docenti specializzati precari; ma occorre augurarsi ancor di più che il Governo “del cambiamento” abbia il coraggio di rompere col passato e di varare definitivamente le nuove classi di concorso per il sostegno, con la loro separazione dalle carriere dei docenti curricolari».

Sono grato innanzitutto a «Superando.it» per la possibilità di dialogo ai Lettori e tra i Lettori, offerta in queste settimane sui temi dell’inclusione scolastica.

Ho letto con molto interesse, e ne condivido le ragioni, l’articolo di Gianluca Rapisarda intitolato Ma con quell’esercito di precari, l’inclusione non si riforma!, sulla necessità di garantire la stabilizzazione delle decine di migliaia di docenti per il sostegno, ancora precari, al fine di assicurare agli alunni con disabilità la continuità didattica di tali docenti, assai importante per loro.

Al proposito intendo grevemente intervenire per rafforzare la sua denuncia di massacrante turnazione anche mensile di docenti per il sostegno, che sta degradando la qualità dell’inclusione scolastica con un inutile aggravio di spesa per l’erario, stante la presenza attuale e sempre rinnovantesi di circa un terzo dei docenti per il sostegno non specializzati.

Ci si augura quindi che il Governo attui la stabilizzazione dei docenti specializzati precari, come invocato da Rapisarda, aggiungendo l’auspicio che i prossimi corsi di specializzazione per il sostegno didattico, avviati con il Decreto Ministeriale dell’8 febbraio scorso, possano colmare in un triennio il buco di circa un terzo di posti ricoperti da docenti non specializzati.

Però tutto ciò sarà sufficiente a garantire la continuità didattica ai nostri alunni con disabilità e ai loro compagni?
Va detto innanzitutto che tali docenti debbono avere continuità didattica, per poter aiutare i colleghi curricolari a realizzare l’inclusione scolastica e sociale e sui cui esiti individuali essi votano per tutti gli alunni, durante gli scrutini, come stabiliscono gli articoli 2, 4 e 6 del DPR 122/09.

La normativa attuale, dunque, consente a tali docenti, dopo cinque anni di permanenza sul posto di sostegno (si badi bene, “sul posto di sostegno” e non sul “sostegno con lo stesso alunno”), il diritto di ottenere il trasferimento su cattedra comune. Ne conseguirà che, come da sempre, ammesso pure che subito si riuscisse ad ottenere il 100% dei posti di sostegno coperti da docenti specializzati, trascorsi i cinque anni, in teoria – ma potrebbe anche accadere in pratica – tutti, o per lo meno più realisticamente una buona parte, potranno ottenere il trasferimento su posti comuni, ricreando così l’incolmabile vuoto di specializzati e quindi la piaga del precariato, con tanti saluti alla continuità cui tutti aspiriamo.

Appare questo, quindi, un corto circuito che permane inarrestabile.

Per arrestarlo – o comunque per contenerlo seriamente una volta per tutte – occorre avere il coraggio culturale e politico di fare un vero “governo del cambiamento” e cioè di fare approvare in Parlamento una legge sulla creazione di quattro nuove classi di concorso per il sostegno, ciascuna per ogni grado di scuola, a partire da quella dell’infanzia.

Quanti paventano il rischio dell’affaticamento di tali docenti, “confinati” sempre su posto di sostegno, dovrebbero sapere che ormai non è com’era prima, quando esistevano le “scuole speciali”, in cui i docenti curricolari dovevano lavorare da soli con classi composte esclusivamente da alunni con disabilità. Per questo motivo, proprio per tener conto del loro affaticamento anche psicologico, la normativa consentiva ai fini pensionistici una supervalutazione, doppia, di ogni anno di insegnamento.

Oggi invece, con l’inclusione nelle classi comuni, i docenti per il sostegno non sono più soli, ma “sostengono” appunto i colleghi curricolari nella realizzazione della didattica inclusiva e nel Piano Educativo Individualizzato (PEI), che per legge dev’essere formulato, attuato e valutato congiuntamente da tutti gli insegnanti, in forza di quanto stabilito sin dall’inizio dall’articolo 5 del DPR del 24 febbraio 1994 ed oggi ribadito dall’articolo 7 del Decreto Legislativo 66/17 e dagli articoli 11 e 20 del Decreto Legislativo 62/17.

Se poi questa indissolubile collaborazione non sempre avviene nelle nostre scuole, ciò è dovuto prevalentemente alla mancanza di una sufficiente formazione iniziale e in servizio dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive.

A ciò si era cercato di supplire con la formazione iniziale dei docenti curricolari di scuola dell’infanzia e primaria, tramite l’articolo 13 del citato Decreto Legislativo 66/17 e con quella dei docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado, tramite il Decreto Legislativo 59/17. Quest’ultimo, però, è stato amputato di queste parti dalla recente Legge di Bilancio e vedremo come il Governo penserà di correre ai ripari. Quanto invece previsto dall’articolo 13 del Decreto 66/17, circa la formazione iniziale dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive, con 60 Crediti Universitari Formativi durante la laurea, verrà praticamente rinviato ad almeno cinque anni di distanza dal Decreto dell’8 febbraio scorso sull’indizione dei nuovi corsi di specializzazione, che ignorano la presenza di quei 60 Crediti.

A questo punto bisogna augurarsi che ben venga l’immissione in ruolo delle migliaia di attuali docenti specializzati precari; ma occorre augurarsi ancor di più che il Governo “del cambiamento” abbia il coraggio di rompere col passato e di varare definitivamente le nuove classi di concorso per il sostegno, con la loro separazione dalle carriere dei docenti curricolari.

Se taluni hanno difficoltà su questa scelta epocale, discutiamone senza preconcetti e con la massima libertà di opinioni.

* Salvatore Nocera,
Presidente nazionale del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), della quale è stato vicepresidente nazionale. Responsabile per l’Area Normativo-Giuridica dell’Osservatorio sull’Integrazione Scolastica dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down).

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