TrentoToday del 22.07.2019
Il racconto a Today della giovane che, nonostante la malattia, studia, va in montagna, suona e si impegna per superare le difficoltà.
RIVA DEL GARDA. Suona il pianoforte, arrampica in montagna e fa parte del comitato nazionale delle persone sordocieche della Lega del Filo d’Oro. A fare tutto questo è la giovane Giona, una delle 189mila persone sordocieche che vivono oggi in Italia. La ragazza, che oggi abita a Riva del Garda, ha voluto raccontare la sua straordinaria storia a Chiara Cecchini di Today.
Nata in Albania 22 anni fa, la giovane è arrivata in Italia insieme ai genitori quando aveva solo quattro anni e mezzo e oggi è iscritta al terzo anno di scienze del servizio sociale a Trento. Giona si definisce una persona riservata ma “molto forte, determinata quando lo desidera, con idee ben chiare". Tutto ciò nonostante le avversità che la vita le riserva. “Mi sono resa conto di quanto lavorare con le persone sia ciò che veramente desidero al di là di quello che sarà il mio lavoro futuro”, racconta la giovane, che in attesa di completare la triennale e di continuare gli studi con specializzazioni e corsi, sa già di voler diventare in futuro un'operatrice sociale, lavorando a contatto con le famiglie e i minori.
Giona e l'impegno verso l'indipendenza.
Dal punto di vista visivo, Giona ha una cecità assoluta (vede prevalentemente solo luci ed ombre), mentre dal punto di vista uditivo, ha una sordità profonda. Nella vita di tutti i giorni, tra studio e socializzazione, la ragazza è aiutata da una tecnologia sempre più precisa e specifica, come ad esempio l’impianto cocleare che le è stato installato e attivato nel maggio 2009: si tratta di un dispositivo sviluppato per persone con una perdita dell’udito da grave a profonda, che trasforma i suoni in segnali elettrici inviati direttamente al nervo acustico. L’impianto, afferma la ragazza, ha cambiato radicalmente la sua vita permettendole "di comunicare con gli altri ed entrando così maggiormente in relazione con il mondo circostante”.
Per studiare, Giona utilizza dei supporti informatizzati, come ad esempio la Barra Braille e la sintesi vocale, mentre nella vita quotidiana, ricorda, “faccio uso del bastone bianco in tratti brevi e conosciuti, telefono cellulare per socializzare, scrivere email, orientarmi nei momenti di difficoltà, riconoscere i colori e i soldi, il microonde per cucinare piatti semplici”. Durante il periodo di riabilitazione logopedica iniziato in seguito all’impianto cocleare, Giona ha iniziato a suonare il pianoforte, un’attività che da un lato le dà tranquillità e le permette di rilassarsi e dall’altro le consente di continuare a mantenere alta l’attenzione sulla modalità in cui percepisce i suoni, tenendo conto di altezze e frequenze.
In montagna, per trovare libertà e autonomia senza precedenti.
Dal 2013 Giona ha iniziato a praticare l’arrampicata sia in palestra sia in esterna, grazie a un gruppo della sua zona che frequentava e che accompagnava persone non vedenti e con difficoltà motorie in montagna e che ogni estate propone un corso di avvicinamento a questa disciplina. “Se penso a tutto ciò che l’arrampicata mi può dare, posso affermare con sicurezza che tale sport mi dia un senso di libertà e autonomia senza precedenti, ricaricandomi di energia piena, incoraggiandomi a superare i miei limiti dandomi un grandissimo senso di pace interiore – spiega Giona – . Tutto ciò mi permette di non farmi pensare, in maniera temporanea, a quel dolore che, spesso, mi porto appresso. In altre parole, toccare quegli appigli, pensare alle soluzioni per poter superare un passaggio e riuscire a mettere la corda in catena mi fanno sentire viva. Di una vitalità che mi ricorda quanto vale la pena provarci nella vita e tentare di affrontare tutto ciò che ci capita con tenacia e grinta. Mi dà quindi la possibilità di ‘guardare’, anche solo per un attimo, a ciò che sono e a tutto ciò che, di positivo possiedo, ricordandomi quindi, che non sono inutile e che valgo più di quanto possa pensare”.
Nel 2014 Giona è stata anche protagonista del docufilm 'Il colore dell’erba’, che racconta l’adolescenza di due giovani non vedenti: un progetto per lei molto importante e che le ha permesso di crescere molto. “Dalla persona chiusa che ero - racconta Giona -, ho iniziato a voler esplorare il mondo che mi stava attorno in maniera meno paurosa, con meno remore, permettendomi, in tal modo, di conoscere persone che credono in valori e principi più vicini a quella che io sono. Mi ha inoltre permesso di parlare davanti a delle persone che non conoscevo aprendomi così in maniera diversa e dando così quella che la mia esperienza e la mia testimonianza. Una testimonianza unica nel genere, per via delle mie esperienze, ma ricca di forza e di coraggio. Un coraggio nel voler cambiare sé stessi, potendo così, rendere un po’ migliore il mondo che ci circonda. Penso, inoltre, che quel progetto mi abbia motivata e spronata a non mollare, potendo in qualche modo, continuare a credere nei miei sogni”.
"Lavorerò con le persone, il mio potenziale sta nella relazione con gli altri".
Da gennaio 2018 Giona è anche membro del Comitato Nazionale delle Persone Sordocieche. “Il mio ruolo è quello di rappresentare quelli che sono i bisogni, le necessità e le domande poste dalle persone sordocieche affinché si possano trovare soluzioni e risposte risolutive comuni”, dice Giona, impegnata a far valere un principio per lei molto importante, quello di “promuovere la partecipazione attiva della persona sordocieca, sia all’interno dell’associazione stessa sia all’interno delle comunità di appartenenza".
Una vita piena, anche se difficile, quella di Giona, con tanti traguardi raggiunti finora. “Credo che fra quelli più importanti ci sia l’interagire in maniera sicura e serena con l’ambiente circostante e con le persone per me più significative, come per esempio i miei famigliari, portando avanti quelle che sono le mie passioni e i miei interessi, come ad esempio il percorso universitario che sto portando a termine. Credo di aver raggiunto tali obiettivi grazie al supporto e sostegno di persone per me significative, come per esempio i genitori, gli amici e tutte le figure educative che ho incontrato sul mio cammino. Figure che hanno potuto percorrere con me un tratto di strada in cui abbiamo appreso reciprocamente. Penso, inoltre, che tale benessere, sia stato raggiunto anche dall’ottenimento di un equilibrio uditivo sano acquisito attraverso l’impianto cocleare”.
Nel suo futuro, Giona sogna di continuare a scrivere (la scrittura per lei è molto importante), viaggiare per conoscere nuove culture e aprire la mente, scalare nuove vette e “portare avanti quello che è un percorso di vita autonoma e indipendente costruendo, passo dopo passo, anche un contesto famigliare personale, potendolo vivere affrontandolo con serenità e nel modo più normale possibile”.
“Ciò di cui sono sicura - afferma la giovane - è che in futuro lavorerò con le persone, perché il mio potenziale sta nella relazione con gli altri. Perciò, posso affermare che il sogno più grande è quello di prendermi cura delle storie degli altri, imparando a custodirle e farle mie, perché credo siano imprescindibili per il mio percorso di crescita personale oltre che professionale”.
di Chiara Cecchini
Nessun commento:
Posta un commento