La Repubblica del 21/02/2022
MILANO. L'Istituto dei ciechi non ci sta. «Oggi il Comune, per 2.500 metri quadrati, più parcheggi, cortili e l'uso delle sale Barozzi e Stoppani, paga un canone annuo di 547 mila euro, a cui si sommano 104 mila euro di spese vive, che sosterrebbe ovunque - precisa il presidente Rodolfo Masto dopo l'intervista Repubblica della vice-sindaca Scavuzzo -. Entrate per cui l'Istituto paga 130 mila euro di tasse, la metà al Comune come IMU». La replica arriva dopo che l'esponente della giunta Sala aveva ribadito i motivi per cui la storica scuola media con un alto numero di disabili non poteva rimanere più nell'Istituto e andava trasferita: spese eccessive. «Precisazioni necessarie - aggiunge Masto - per salvaguardare l'immagine della Fondazione verso i propri benefattori (Scavuzzo aveva parlato di circa 9 milioni pagati in 12 anni, ndr), che mal giudicherebbero l'Istituto come uno speculatore immobiliare», mentre «al di là dei servizi sanitari e socioassistenziali offerti, la Fondazione segue oltre 450 studenti». L'Istituto auspica «un ripensamento» del Comune: «Saremmo felici se uno sponsor favorisse la permanenza della scuola», ma «seguiremo gli studenti disabili visivi anche nella nuova sede». L'obiettivo è «avere una sede adatta al progetto educativo e quella individuata non sembra esserlo - spiega la vice-preside Maria Daniela Villa - . Se la decisione è definitiva si preveda almeno il tempo necessario per i lavori e il trasferimento. Non può essere settembre». E il tempo è centrale anche per l'Associazione Scuola Vivaio, contenta «che le visite istituzionali abbiano permesso di riportare l'attenzione sulle necessità della comunità fragile della Vivaio e che stiano maturando le condizioni per parlare del progetto educativo» . Le famiglie, però, non arretrano: chiedono «un incontro con il sindaco e le altre istituzioni» e auspicano «che il ministero favorisca l'apertura di un tavolo di co-progettazione con Comune, Regione, filantropia privata, scuola e famiglie».
di Sara Bernacchia
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