La Repubblica del 04/04/2022
MILANO. «Giocare a baseball mi dà un grande senso di libertà: posso muovermi senza limitazioni». Matteo Comi sorride quando parla del baseball per ciechi. «Nei nostri diamanti viene posta una base sonora nella prima base - sottolinea il capitano dei Lampi -. Inoltre la seconda e terza base sono dei cuscinetti più morbidi rispetto a quelle normali. Infine, il nostro campo viene ridotto dietro la linea dei difensori» . Nel baseball per ciechi la palla è cava: ha sei fori sulla sua superficie e contiene al suo interno due sonagli in ottone nichelato per essere individuata con l'udito. Inoltre, ipovedenti e non vedenti indossano delle mascherine regolamentari sugli occhi: «In questo modo possiamo giocare in maniera " indipendente", contando solo su noi stessi: nella corsa su strada, per esempio, devi per forza correre con una guida - prosegue Comi -. Il battitore si auto-assiste, percependo i suoi della palla quando arriva, mentre sulla seconda base è presente un giocatore vedente, chiamato "spalettatore": quest'ultimo non può parlarci, ma attraverso il battito della mano ci guida quando ci avviciniamo alle basi» . Il milanese, ipovedente, dal 2012 è un giocatore dei Lampi Milano: «Mi è subito piaciuto il baseball per ciechi - continua -. Inoltre, tra tutti gli sport paralimpici che ho praticato, c'è uguaglianza: ipovedenti, non vedenti e normodotati possono giocare tutti insieme». In Italia, su 12 squadre dedicate al baseball per non vedenti, ben 2 sono nel capoluogo lombardo: Thunder's e Lampi Milano. Le due formazioni milanesi si allenano, e giocano le partite casalinghe di campionato, al centro sportivo Kennedy. Ma il campo di via Alessio Olivieri viene utilizzato anche dal Milano 1946, che ha la prima squadra impegnata in serie B. «Purtroppo dovendo condividere tutti la stessa struttura, gli spazi sono molto limitati - sottolinea Fabio Dragotto, numero uno dei Thunder's, la squadra più titolata d'Italia con 7 scudetti nel baseball per ciechi -. Noi e i Lampi, infatti, abbiamo il campo solo per 2 ore e mezza a settimana. Inoltre, mancando l'illuminazione perché le luci del Kennedy sono da rifare e l'intervento al momento è troppo costoso, la sera non ci si può allenare. Questo toglie spazio alle squadre del Milano Baseball e, a cascata, questa limitazione ricade anche su di noi» . Per questo motivo l'unione di Milano 1946, Thunder's e Lampi sta trasformando un'utopia in un sogno concreto: realizzare a Milano il primo campo di baseball per ciechi. «Ci siamo mossi nel 2020, prima del Covid - evidenzia Alessandro Selmi, presidente del Milano 1946 -. All'istituto Curie Sraffa, vicino al centro sportivo Kennedy, abbiamo individuato un campo a 11 inutilizzato. Abbiamo cominciato a dialogare con l'istituto e Città Metropolitana e da parte loro abbiamo trovato interesse». L'opera prevede la realizzazione del primo diamante al mondo interamente dedicato al baseball per ciechi, oltre ad un campo di softball regolamentare: «È un progetto inclusivo perché coinvolge ipovedenti e non vedenti, oltre alle donne per la parte del softball». Il piano prevede un investimento da 200.000 euro da fare in 10 anni: «Lo abbiamo diviso in tre fasi: la prima è per partire con i lavori, le altre per potenziarlo e migliorarlo. Finora abbiamo messo da parte 60.000 euro e speriamo con la campagna di crowdfunding di raccogliere altri fondi. L'ideale sarebbe di finire la parte burocratica entro l'estate, così da partire con i lavori e fare in modo che sia tutto pronto per la stagione sportiva 2023». Nell'attesa Thunder's e Lampi continuano ad allenarsi e giocare al Kennedy: qui il campo, infatti, deve sempre essere riadattato alle loro "esigenze". E ieri è ripartito il campionato con il derby: hanno vinto i Lampi per 13-3. Progetto innovativo Un impianto totalmente dedicato sarebbe il primo al mondo.
di Lorenzo Pardini
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