La Repubblica del 26.03.2020
Francesco Mercurio, presidente del comitato delle persone sordocieche della Lega del Filo d'Oro, lancia un appello alle Istituzioni: "Non dimenticateci. Per noi il tatto è vista, e per alcuni di noi anche molto di più".
ROMA. La grave emergenza sanitaria in corso causata dal Coronavirus impone alle persone sordocieche una condizione di isolamento assoluto, dovuta alle restrizioni imposte dalle misure di contenimento della pandemia. Data la minorazione sensoriale, infatti, queste persone utilizzano prevalentemente il tatto per comunicare e conoscere l'ambiente circostante e, in un momento in cui la raccomandazione è quella di mantenere la distanza di sicurezza, questo rappresenta per loro un ulteriore, enorme, ostacolo. Difficoltà vissute anche dai familiari delle persone con disabilità plurime, che, da quando si sono viste chiudere tutti i servizi di sostegno, sono state lasciate sole a gestire situazioni estremamente complesse.
Francesco Mercurio, presidente del comitato delle persone sordocieche della Lega del Filo d'Oro, lancia un appello alle istituzioni: "Non dimenticateci! Per noi il tatto è vista, e per alcuni di noi anche molto di più. Eppure siamo chiamati a scegliere: chiedere aiuto - e correre e far correre rischi - oppure rinunciare? Siamo costretti a vivere con un senso di colpa che toglie il sonno - per quelle persone che, inevitabilmente, devono entrare in contatto con noi, le assistenti, che pure cerco di coinvolgere al minimo per la loro e la mia sicurezza".
La Lega del Filo d'Oro, nel 2019, ha seguito circa 950 utenti nei diversi servizi, di cui il 7% sono persone che hanno più di 65 anni e il 3% sono bambini tra 0 e 4 anni, che spesso presentano un quadro clinico complesso. Le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali, così come tutte quelle che presentano patologie cronico-degenerative, pluri-disabilità e, più in generale, un quadro clinico già compromesso, rappresentano una delle categorie maggiormente esposte al rischio di contrarre il "Coronavirus”, ma sono anche più vulnerabili alle ricadute sociali derivanti dalla grave epidemia in corso.
Più in generale, si stima che nel nostro Paese ci siano quasi 190.000 persone con disabilità legate alla vista e all'udito (studio Istat per la Lega del Filo d'Oro, 2016) e che più della metà abbiano bisogno di assistenza continua. L'espansione dell'epidemia di Coronavirus, per loro e i loro caregiver, è dunque estremamente rischiosa.
"Non chiediamo deroghe alla normativa, siamo consapevoli che il virus non ne ammette. Tuttavia, - continua Marcurio - il contatto rappresenta per noi una questione di vitale importanza e vorremmo che questa vicinanza necessaria alla comunicazione delle cose essenziali e allo svolgimento delle attività della vita quotidiana, avvenisse in sicurezza per noi e per le persone che ci aiutano".
Francesco, classe 1980, è nato cieco ed è poi diventato sordo all'età di dieci anni. In questi giorni sta vivendo una condizione di particolare difficoltà e preoccupazione dovuta alle restrizioni imposte dalle misure di contenimento del coronavirus: "Questa situazione, difficile per tutti, mette a dura prova chi già viveva una vita difficile prima. La caratteristica di questo virus, infatti, è che si può trasmettere anche con il contatto delle mani. E questo è atroce per chi, come noi persone sordocieche, attraverso il tatto si orienta e comunica con il mondo. Per noi avere accesso ai presidi sanitari di prevenzione è necessario per allentare la morsa dell'isolamento a cui siamo stati confinati".
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