giovedì 22 aprile 2021

Cieca a 5 mesi: intervento all'avanguardia e ora la piccola Anita può vedere

Il Giornale di Vicenza del 22/04/2021

La piccola Anita è stata operata congiuntamente dai primari di oculistica di Bassano e Santorso. I genitori: «Abilità e partecipazione commoventi»

BASSANO. Anita scopre i volti di mamma e papà e i colori della primavera grazie a un intervento all'avanguardia, eseguito all'Ulss 7 Pedemontana dai primari dei reparti di oculistica dell'ospedale San Bassiano e di Santorso. Era già successo prima con altri piccoli pazienti, ma ogni volta, il delicatissimo percorso operatorio, eseguito in equipe, per curare una rara forma di cataratta congenita che colpisce i bimbi già alla nascita, rendendoli quasi completamente ciechi, ha il sapore del miracolo. È accaduto nei giorni scorsi all'ospedale bassanese dove Anita, bimba di cinque mesi, residente nell'Alto Vicentino, ha potuto vedere grazie a un intervento operato dai primari di oculistica Simonetta Morselli e Antonio Toso, la cui esperienza e sinergia ha permesso alla piccola di scampare a una vita condannata alla cecità.

«Ci siamo resi conto subito di avere a che fare con grandi professionisti - spiegano i genitori della bimba -, ma mai avremmo creduto di poter trovare medici dotati anche di una così grande umanità. La dottoressa Morselli la sera dopo l'intervento è rimasta a dormire in ospedale, nonostante non fosse di turno, per rassicurarci; un anestesista straordinario è venuto a prendere la nostra bimba e l'ha portata in sala operatoria tenendola in braccio e coccolandola perché non si agitasse. Tutto è andato per il meglio. La nostra piccola Anita, appena le hanno tolto le bende, ha fatto un sorriso immenso; ma eravamo anche catturati, al limite della commozione, dalla gioia dei medici e degli infermieri quando hanno capito che tutto era andato bene. Hanno trattato nostra figlia come se fosse la loro, non sapremo mai come ringraziarli».

Il dramma era iniziato a metà marzo: «Ci eravamo accorti che Anita non muoveva correttamente un occhio, non seguiva bene i nostri movimenti - spiegano mamma e papà -. Abbiamo chiamato la pediatra alle 9 del mattino, e alle 10.30 eravamo all'ospedale San Bassiano per il controllo urgente. Dopo tre settimane, lo scorso 7 aprile, è stata operata. È successo tutto talmente in fretta che non abbiamo ancora fatto in tempo a metabolizzare. L'Ulss è stata incredibile. Adesso Anita dovrà seguire una riabilitazione, ma vedrà: non c'è regalo più grande».

Oltre al cuore ci sono anche e soprattutto tecnica e preparazione, applicate in un intervento eseguito solo in pochi ospedali del Nordest e che ha rimarcato il valore del lavoro di squadra, senza separazioni tra ospedali e territori. A spiegare il ruolo fondamentale di questa collaborazione è la stessa Morselli: «Questo tipo di interventi è molto impegnativo: si tratta infatti di operare per alcune ore fissando l'ingrandimento dell'area in cui si va ad agire, con movimenti che devono essere incredibilmente precisi, senza possibilità di utilizzare un robot: tutto sta nella manualità di chi esegue l'intervento. Per queste ragioni non è sostenibile per un solo chirurgo operare entrambi gli occhi in contemporanea, perché la fatica e lo stress andrebbero a incidere sulla sicurezza. Un grande supporto è stato dato anche dal primario Marco Baiocchi, che è riuscito ad addormentare la piccola in totale sicurezza».

«La cataratta congenita - sottolinea Toso - è una patologia con un'incidenza compresa tra 3 e 15 casi ogni 10 mila nati nel mondo. Nella maggior parte la causa è sconosciuta. È necessario intervenire tempestivamente».

L'intervento è solo l'ultimo esempio di una collaborazione costante tra i due reparti di Oculistica di Bassano e Santorso: «Non ci sono medici, infermieri, tecnici "di Bassano" e "di Santorso", ci sono medici, infermieri, tecnici dell'Ulss 7- affermano il direttore generale Carlo Bramezza e il direttore sanitario Antonio Di Caprio -. Un principio fondamentale, sia sul piano dell'operatività, sia in termini di condivisione, sia per ottimizzare l'impiego di risorse in un momento in cui molte specialità soffrono difficoltà a reperire tutti gli specialisti necessari».

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