Avvenire del 08/04/2021
La Cei vara il Regolamento del Servizio nazionale. La responsabile suor Donatello: una rete vitale tra le realtà ecclesiali che se ne prendono cura.
Occuparsi della persona con disabilità a 360 gradi, e non circoscrivere l'impegno al percorso di iniziazione cristiana. È il compito del «Servizio nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità» (Snppd), istituito nel settembre 2019, di cui il Consiglio episcopale permanente della Cei ha approvato il Regolamento nella recente sessione di fine marzo: «Il Snppd - recita la premessa del Regolamento - sposta lo sguardo sulla persona nella sua interezza e assume la disabilità come condizione esistenziale da sostenere, nell'ottica del progetto di vita, e non più come condizione da cui guarire». Lo conferma la responsabile del Snppd, suor Veronica Amata Donatello: «La premessa del Regolamento già dice tutto - spiega -. Per anni si è lavorato solo in un aspetto, che sembrava il più cruciale trent'anni fa, quello della catechesi, che ha smosso tutte le istanze della vita. Credo che sia molto bello assumere una visione olistica, anche una visione antropologica chiara, il guardare l'altro nella sua interezza ». Significa anche far riconoscere «la dignità di ogni persona con disabilità»: «Vogliamo - continua suor Donatello - mettere in atto una cultura di sinergie e di collaborazioni che eviti sempre più sia la 'cultura dello scarto’ denunciata da papa Francesco ma anche la cultura - dico io - dei compartimenti stagni, o della pastorale della delega. Questo Servizio aiuta un po’ a fare rete, tesse le maglie tra le congregazioni, le associazioni, i movimenti, le parrocchie, le diocesi. Stiamo realizzando un lavoro molto bello di mappatura. E a volte c'è più di quello che sappiamo».
Quanto si amplia lo sguardo, tanto si ampliano finalità e compiti del Snppd, tra cui «consolidare nelle comunità ecclesiali una cultura dell'inclusione». «Non è una prassi ordinaria - ammette suor Donatello -, ma ci sono esperienze sempre più diffuse: nella catechesi questo è già più in atto, e in molte comunità c'è sempre maggiore presenza anche di adulti con disabilità nel tessuto parrocchiale». Anche sostenere i familiari è tra gli obiettivi: «La famiglia - commenta suor Donatello - deve fare un cammino di decentramento, guardare in alto in un'ottica di progettualità, perché non è scontato per tutti. Più un figlio ha disabilità complesse più è da accompagnare anche la famiglia a una sana genitorialità. Non è facile per i genitori, né per i fratelli, però è un cammino in cui si cresce insieme. Credo che dobbiamo anche cambiare punto di vista, dando voce alla persona con disabilità: questo tempo di pandemia è faticoso per la famiglia, ma è più faticoso per tutte le persone con disabi-lità: sono loro che hanno perso tanto, non solo in termini di servizi che mancano. Ma questo tempo, dove è stato possibile, ha messo in moto risposte belle delle comunità. E lavoriamo con le strutture - sia di ordine parrocchiale sia opere grandi - sulla progettualità di vita: perché al centro dobbiamo mettere le persone con disabilità». Il Regolamento del Servizio prevede una Consulta nazionale: «Non è ancora costituita, ma da due anni - aggiunge suor Donatello - c'è un gruppo di lavoro che collabora con me, ognuno con una competenza specifica». Di questo gruppo fanno parte don Diego Pancaldo, assistente spirituale della Fondazione Maic (Maria Assunta in Cielo) di Pistoia, e Roberto Franchini, docente di Progettazione delle attività educative speciali presso il Dipartimento di Pedagogia dell'Università Cattolica a Brescia. «Le persone con disabilità hanno un carisma e una ricchezza - osserva don Pancaldo - che devono essere poste all'interno della realtà ecclesiale con sempre maggiore apertura, perché la preghiera dei ragazzi disabili e la relazione che hanno con il mistero sono un grande segno di speranza per tutti». «L'ostacolo - spiega Franchini - è un pregiudizio sotterraneo che abbiamo tutti noi: che i disabili intellettivi non capiscano, per cui non sarebbe necessario proporre loro un cammino di fede. Questo è un errore grande perché la spiritualità è qualcosa di diverso dalla razionalità. La presenza delle persone con disabilità intellettiva e disturbi del neuro-sviluppo è molto importante dentro la comunità cristiana, perché porta il dono di una fede immediata e senza tanti fronzoli». Conferma don Pancaldo: «Più sto con questi ragazzi e adulti, più mi rendo conto che Dio opera cose stupende: nella preghiera hanno a volte intuizioni per cui uno si domanda da dove gli vengano. Quando pregano esprimono una ricchezza capace di stupire e di creare gioia, e un clima spirituale pieno di letizia, che i giovani intuiscono. Da anni, insegnando in un liceo, cerco di creare ponti tra il mondo dei giovani e quello della disabilità: c'è uno scambio di doni da valorizzare». «Tutti noi sappiamo, e il Papa lo ripete sempre, che le periferie vanno in cattedra e che i poveri ci salveranno - sottolinea suor Donatello - ma non ci mettiamo mai alla loro scuola». «Il Snppd - ricorda Franchini - promuove la qualità della vita globale della persona con disabilità attraverso tutti gli strumenti a disposizione. E quindi interlocutori sono, oltre al mondo ecclesiale, anche tutte le strutture, le residenze, i centri diurni, il mondo professionale che corre invece il rischio di fermarsi all'aspetto tecnico, senza lo sguardo pastorale».
di Enrico Negrotti
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