Corriere del Mezzogiorno del 30/08/2021
NAPOLI. Arrendersi mai, a nessuna dura lezione che vuole darti la vita. E Matilde Lauria, 54 anni, judoka che partecipa alle Paralimpiadi di Tokyo, nella sua vita ha combattuto ogni avversario per arrivare al suo sogno a cinque cerchi. Mamma di tre figli, judoka e sempre in attività. Nonostante una doppia disabilità: è infatti sordocieca ed è l’unica della sua categoria ai Giochi paralimpici. La vera vittoria di Matilde non sarà la medaglia, ma aver dimostrato che nonostante la disabilità si può ottenere tutto: «Ci sono tanti ragazzi e ragazze ciechi, sordi o con altre disabilità, a cui nessuno ha mai detto che possono essere bravi in uno sport: il mio messaggio è sempre lo stesso: con la tenacia e la voglia di lottare si può ottenere il massimo».
La malattia
Matilde, napoletana doc del quartiere Montesanto, è ipovedente dalla nascita. A 26 anni le hanno diagnosticato una degenerazione genetica dei nervi ottici. A 31 anni ha perso l’uso dell’occhio destro, qualche anno dopo il sinistro e in seguito anche l’udito. La svolta alla sua vita 15 anni fa. Accompagnando Marco, uno dei suoi figli a fare judo alla palestra Partenope. conosce il maestro Gennaro Muscariello, 65 anni, un’istituzione del judo a Napoli: «Faceva altri sport – ha spiegato il maestro e le dissi di provare sul tatami, l’avrei aiutata. É una guerriera e ha capito tutto. Si è impegnata alla grande, ora è una cintura nera terzo Dan, ha vinto diversi campionati italiani, ha partecipato ad europei e mondiali. É una vera forza della natura. In gara non può usare la protesi che le serve per sentire, e in pochi secondi deve capire le mosse dell’avversario. Non è facile, ma lei è molto abile: ha fatto anche scherma e ha battuto tutti».
Gli allenamenti
Il maestro è entrato alla Partenope a 13 anni: ha fatto tutta la gavetta da cintura bianca e ha forgiato campioni, ma è orgoglioso di Matilde: «Le abbiamo fatto girare tutte le palestre di Napoli per prepararla alle Paralimpiadi e acquisire più autostima. Siamo già felici della qualificazione: era il nostro obiettivo». Matilde non conosce il volto dell’ultimo dei suoi figli, Gianluca, 9 anni, anche lui judoka alle prime armi, il figlio più protettivo: «A darmi una grande forza sono stati proprio i miei ragazzi, gli amici e la mia famiglia - ha spiegato la judoka partenopea - che mi hanno accompagnato a fare gli allenamenti e hanno sostenuto tutti i miei sforzi. Nonché mio padre, un vero maestro di vita. Non era facile, anche per le difficoltà burocratiche: chi volete che voglia una sordocieca? Ma io non mi sono arresa, grazie anche al maestro Muscariello: con il judo mi sono sentita a mio agio, mi sento super».
L’impegno sociale
Matilde è ora tesserata per l’Asd Noived di Napoli e iscritta alla Fispic (Federazione Italiana Sport Paralimpici per Ipovedenti e Ciechi) frequenta la Lega del Filo d’oro, oltre ad essere impegnata in tante discipline sportive, ad aiutare i ragazzi con disabilità. Il judo, però, le ha ridato la vita, l’ha fatta risollevare anche nei momenti bui, quando faceva fatica ad accettare la sua condizione. Durante il lockdown è stato tutto più difficile: «Con la chiusura delle palestre – ha spiegato – mi allenavo per strada – facevo qualsiasi cosa. Con l’equitazione ho mantenuto la forma fisica, ma con una disabilità sensoriale come la mia è stata dura». Le Olimpiadi il grande sogno che si è avverato: «É un messaggio a tutti coloro che hanno disabilità: io ce l’ho fatta e nulla è precluso. L’importante è non perdere il sorriso e continuare a combattere contro le difficoltà della vita».
di Donato Martucci
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