Redattore Sociale del 17/11/2021
ROMA. In Italia i non vedenti, ipovedenti e con disabilità plurime sono quasi due milioni di persone. Ieri, Mario Barbuto, presidente dell'UICI, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, è intervenuto all'audizione della Commissione Affari sociali della Camera sulla proposta di legge-delega per la riforma dei criteri di accertamento delle condizioni di disabilità evidenziando i temi di maggiore rilievo.
Innanzi tutto c'è la necessità di garantire i diritti acquisiti e dare certezza alle persone sul presente e sul futuro, mantenere la valutazione medico-legale quale criterio di accertamento, pur introducendo anche i principi della valutazione bio-psico-sociale e precisare competenze, ruolo e funzioni delle figure tecniche e professionali alle quali vengono affidate le valutazioni funzionali, nonché la definizione dei relativi interventi abilitativi e riabilitativi. Come dichiara Mario Barbuto: "Uno dei principi basilari della legge-delega riguarda la valutazione multidimensionale e multifunzionale delle condizioni soggettive degli interessati, da compiersi tuttavia anche in riferimento al contesto bio-psico-sociale secondo l'orientamento ICF. Tale impostazione tuttavia non può e non deve prescindere da due elementi fondamentali: la valutazione medico-legale che rimane comunque un punto di riferimento certo e la necessità che venga riaffermato il principio costituzionale fondato su uguali condizioni e uguale trattamento per tutti i cittadini, a prescindere dal proprio luogo di residenza o di nascita. Sarebbe quanto mai necessario - ha aggiunto Barbuto -, inoltre, porre l'accento sulle figure tecniche e professionali alle quali vengono affidate le valutazioni funzionali, nonché la definizione dei relativi interventi abilitativi e riabilitativi da porre in atto per il maggior benessere della persona interessata. Dall'opera di tali figure, infatti, deriveranno le azioni e le indicazioni che finiranno per determinare le condizioni specifiche di una esistenza umana. Tali figure, pertanto, sia pure in via generale, andrebbero meglio identificate e connotate".
Diventa poi necessario articolare le specificità della disabilità e legare alle caratteristiche di queste ultime la differenziazione degli interventi abilitativi, riabilitativi, formativi e di cura: "Le disabilità sensoriali - continua Barbuto - per esempio, quando non accompagnate da ulteriori deficit aggiuntivi, devono prevedere da un lato il potenziamento delle cure e delle prestazioni sanitarie in vista del maggior recupero possibile di funzionalità sensoriale, dall'altro un percorso formativo specifico, basato sulla conquista delle autonomie tramite esperienze e l'impiego delle tecnologie assistive, al fine di conseguire una cosiddetta "normalità" inclusiva nella scuola, nel mondo del lavoro, nel contesto della vita civile e sociale ordinaria".
Per ultimo, bisogna definire la questione della rappresentanza reale delle associazioni, basata sugli iscritti e soprattutto sulla presenza di un numero adeguato di presidi territoriali, e pretendere dalla figura del Garante, ove fosse definita, neutralità, competenza, capacità di ascolto, conoscenza dal basso delle criticità che vivono le persone disabilità e le loro famiglie. "Le due grandi federazioni Fand e Fish che raggruppano la più vasta molteplicità delle associazioni non possono divenire, infatti, gli interlocutori esclusivi delle istituzioni statali e delle loro articolazioni regionali e territoriali, poiché ciascuna delle pur poche associazioni altamente rappresentative di categoria rimane comunque depositaria di prerogative e caratteristiche peculiari che non sono state e non verranno mai cedute in delega alle due Federazioni - ha continuato -. Per questa ragione, siamo a chiedere che il ruolo delle associazioni, oltre che delle due Federazioni, venga preservato e posto nel massimo rilievo ora nel corso del dibattito parlamentare e successivamente, quando verrà il tempo per l'emanazione dei decreti di attuazione delle norme e dei princìpi contenuti nella legge".
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