venerdì 26 novembre 2021

Noi, donne con disabilità, abbiamo diritto a una vita libera dalla violenza!

Superando del 26/11/2021

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne di ieri, 25 novembre, il Comitato delle Donne dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, ha voluto rilevare come, nonostante i numerosi trattati internazionali, i testi programmatici e altri fondamentali e autorevoli indirizzi che sanciscano il riconoscimento e il rispetto dei loro diritti umani, ancora oggi migliaia di donne con disabilità dell’Unione Europea sono vittime della violenza maschile.

Il Comitato stesso ha ricordato innanzitutto che la CEDAW, la Convenzione ONU sull’eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne, impone agli Stati Parti l’obbligo di accordare alle donne l’uguaglianza con gli uomini davanti alla legge, identica capacità giuridica e le stesse opportunità di esercitare tale capacità (articolo 15).

Inoltre, la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità impone agli Stati Parti l’obbligo di garantire l’effettivo accesso alla giustizia per le persone con disabilità su una base di uguaglianza con gli altri, anche attraverso la previsione di idonei accomodamenti procedurali e accomodamenti in funzione dell’età, allo scopo di facilitare la loro partecipazione effettiva, diretta e indiretta, anche in qualità di testimoni, in tutte le fasi del procedimento giudiziario, inclusa la fase investigativa e le altre fasi preliminari (articolo 13).

E ancora, l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, attraverso l’Obiettivo di sviluppo sostenibile numero 16, cerca di promuovere società pacifiche e inclusive, di fornire accesso alla giustizia per tutti e tutte e di costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli al fine, tra gli altri obiettivi, di ridurre tutte le forme di violenza e relativi tassi di mortalità.

C’è stata quindi la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica), che obbliga gli Stati ad adottare le misure legislative e di altro tipo necessarie per esercitare la dovuta diligenza per prevenire, indagare, punire e riparare gli atti di violenza coperti dall’òmbito di applicazione della stessa Convenzione. Inoltre, impegna gli Stati a garantire alle vittime il diritto all’assistenza legale e anche gratuita alle condizioni previste dal loro diritto interno.

Viene poi ricordato che l’Unione Europea riconosce i principi di uguaglianza davanti alla legge, non discriminazione e uguaglianza tra donne e uomini nella propria Carta dei Diritti Fondamentali (articoli 20, 21 e 23), ove si impegna a combattere la violenza contro le donne firmando la citata Convenzione di Istanbul. La stessa Carta, inoltre, ha l’obbligo di adottare misure per combattere la violenza contro le persone con disabilità in quanto Parte della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con disabilità.

E non basta: la Direttiva dell’Unione Europea 2012/29/UE del 25 ottobre 2012, che ha istituito Norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato, richiede un sostegno mirato e integrato per le vittime con bisogni specifici, come le vittime di violenza sessuale e le vittime della violenza basata sul genere, chiedendo inoltre di tenere in debita considerazione i bisogni specifici delle vittime con disabilità nelle comunicazioni e nelle valutazioni dei bisogni specifici di protezione, mentre il testo della Commissione Europea Un’Unione per l’uguaglianza (Strategia per l’uguaglianza di genere 2020-2025) riconosce che le donne con problemi di salute e con disabilità hanno maggiori probabilità delle altre di subire varie forme di violenza e impegna la Commissione a sviluppare e finanziare misure per contrastare l’abuso, la violenza, sterilizzazione e aborto forzati.

Infine, il testo Unione per l’uguaglianza, ovvero la Strategia per i Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030, sempre prodotto dalla Commissione Europea, si impegna a prestare particolare attenzione alle donne con disabilità le quali hanno da due a cinque volte più probabilità di subire violenza rispetto alle altre e a garantire l’integrazione della disabilità nelle future politiche dell’Unione Europea inerenti gli aspetti correlati della violenza e degli abusi.

Alla luce di tutto ciò, il Forum Europeo sulla Disabilità ha condannato la situazione che vede migliaia di donne con disabilità dell’Unione Europea vittime della violenza maschile contro le donne, o esposte al grave rischio di divenirne tali. L’EDF, inoltre, ha sottolineato come queste donne con disabilità incontrino innumerevoli barriere nel rivendicare i propri diritti di fronte alla legge e siano lasciate senza protezione da un sistema giudiziario che pretende di garantire i diritti, ma che, tuttavia, esclude proprio quelle che sono più vulnerabili e, quindi, sono esposte ad un maggior rischio di divenire vittima di violenza.

A seguito della pandemia di Covid-19, che ha portato a una maggiore esclusione, a più violenza e a maggiori disuguaglianze sociali in tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea, le politiche pubbliche di emergenza per combattere la violenza contro le donne hanno, ancora una volta, trascurato le donne con disabilità nell’accesso alla giustizia, strumento essenziale per poter esercitare efficacemente i diritti, risarcire le vittime e prendere posizione contro la discriminazione e la violenza.

«In quanto donne con disabilità – ha chiarito ancora il Comitato delle Donne dell’EDF –, ci imbattiamo in un sistema giudiziario spaventosamente patriarcale e abilista in tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea. In pratica, alle donne con disabilità viene negato l’accesso alla giustizia non solo a causa degli ostacoli all’accessibilità e della mancanza di accomodamenti procedurali all’interno del sistema giudiziario e del fatto che l’assistenza legale è inaccessibile, ma anche, e ciò è ancora più dannoso, a causa della riluttanza, degli stereotipi e dei pregiudizi mostrati da Magistratura, Pubblici Ministeri, esperti legali e Forze dell’Ordine nei confronti delle poche donne con disabilità che osano denunciare le violazioni dei loro diritti umani».

All’interno del sistema giudiziario, infatti, si trova spesso chi si mostra riluttante a dare credito alle testimonianze offerte dalle donne con disabilità e sovente non riesce a portare avanti i casi relativi agli atti violenti contro le donne con disabilità perché sarebbero necessarie maggiori risorse, vuoi per la necessità di dimostrare la capacità della vittima di dare il proprio consenso e testimoniare, oppure per la loro identità linguistica o culturale, come nel caso delle donne sorde o sordocieche. Le poche Sentenze dei Tribunali che riguardano le donne con disabilità, quindi, anziché proteggerle, finiscono col non rispettarne pienamente i diritti umani. E inoltre, l’eccessivo formalismo nei procedimenti e un linguaggio diverso e specifico, con cui la maggior parte dei cittadini e delle cittadine non ha familiarità, servono a rendere i procedimenti legali stessi incomprensibili alle donne con disabilità in generale, e in particolare a quelle con disabilità intellettiva o psicosociale o altre limitazioni nell’accesso alla comunicazione e all’informazione.

Ma non è ancora tutto: infatti l’EDF ha voluto anche sottolineare che sebbene il diritto all’assistenza legale gratuita sia riconosciuto in alcuni Paesi dell’Unione Europea a coloro che possono dimostrare mezzi insufficienti per sostenere le cause legali (che siano donne vittime di violenza e/o persone appartenenti ad altri gruppi sociali), sarebbe necessario estendere tale diritto a tutte le donne con disabilità che sono vittime di discriminazione multipla o intersezionale a causa del loro genere e della loro disabilità.

Per tutti questi motivi, dunque, il Forum ha chiesto con forza:

- Che l’Unione Europea ratifichi con urgenza la Convenzione di Istanbul.

- Che l’Unione Europea adotti leggi e politiche per combattere la violenza contro le donne, compresa una Direttiva che criminalizzi tutte le forme di violenza maschile contro donne e ragazze (sterilizzazione forzata compresa), e che fornisca assistenza e sostegno a tutte le donne e ragazze vittime, aggiungendo la violenza basata sul genere all’elenco dei crimini dell’Unione.

- Un’indagine a livello europeo, condotta su larga scala, sulla violenza contro le donne con disabilità, per determinare la situazione reale e per sviluppare e attuare politiche pubbliche adeguate in risposta a questo grave problema.

- Misure per garantire in tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea la piena inclusione e accessibilità in tutti i programmi e servizi specializzati per le donne vittime di violenza, nonché la formazione sulle caratteristiche specifiche della disabilità in relazione alla violenza maschile contro le donne.

- Misure per promuovere e garantire l’accesso alla giustizia per le donne con disabilità, comprese quelle sottoposte a meccanismi decisionali sostitutivi (come la tutela o la curatela), provvedendo nel contempo alla piena accessibilità di tutte le garanzie procedurali, anche attraverso la fornitura di accomodamenti procedurali adeguati all’età, all’accesso all’informazione e alla comunicazione e al sostegno umano e tecnologico scelto dalle stesse donne con disabilità nei loro rapporti con il sistema giudiziario.

- Protocolli operativi interistituzionali a livello nazionale che coinvolgano le Forze dell’Ordine, i membri della Magistratura, i Pubblici Ministeri, gli avvocati e tutti gli altri attori interessati per garantire alle donne con disabilità il pieno accesso alla giustizia.

- Che l’Unione Europea e i suoi Stati Membri promuovano programmi di formazione rivolti a tutte le parti interessate all’interno del sistema giudiziario, per eliminare gli ostacoli simbolici, i pregiudizi e le idee preconcette sulle donne con disabilità.

«Mai più violenza contro le donne con disabilità! – ha concluso il Comitato delle Donne dell’EDF -: noi donne con disabilità, consapevoli, visibili e diverse, affermiamo il nostro diritto a una vita libera dalla violenza!».

a cura di Simona Lancioni,

Responsabile di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), nel cui sito il presente contributo è già apparso. Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

Nessun commento:

Posta un commento