Solo Ecologia del 13-03-2019
I numeri del turismo accessibile al giorno d’oggi non devono tenere conto unicamente dei soggetti che soffrono di una disabilità fisica. Tale mercato, infatti, include un mondo più ampio e per certi versi più generico, quale quello dei bisogni: non tutte le persone, infatti, hanno disabilità riscontrabili ed evidenti. Si pensi, per esempio, alle donne in gravidanza, ai bambini o ai genitori con passeggini, così come agli anziani: essi ovviamente non sono disabili, eppure hanno caratteristiche o esigenze speciali che richiedono delle accortezze particolari.
Un vero turismo per tutti, poi, deve considerare anche le persone che hanno una disabilità sensoriale, come quelle non vedenti e quelle non udenti, senza dimenticare i disagi degli ipovedenti e degli ipoudenti.
Molti sono gli individui che hanno specifiche necessità alimentari, non solo dovute a problemi fisici – la celiachia è il più classico degli esempi, ma la casistica delle intolleranze e delle allergie è molto più ampia – ma anche basate su ragioni culturali e religiose
La domanda di turismo accessibile.
E, ancora, ci sono gli obesi, le persone che soffrono di autismo, i disabili cognitivi e i disabili motori: tra questi ci sono coloro che hanno difficoltà di deambulazione e i soggetti che per muoversi hanno bisogno di una sedia a motore, di una sedia a rotelle o di un girello.
La domanda potenziale di turismo accessibile in Europa, secondo i dati che vengono forniti da Eurostat, parla di più di 127 milioni di persone: di queste, circa 46 milioni soffrono di una o più forme di disabilità, mentre gli altri 81 milioni di persone sono semplicemente anziani che hanno superato i 65 anni di età.
Non è una nicchia.
Come è facile intuire da questi dati, di conseguenza, quello del turismo accessibile non può certo essere considerato un settore di nicchia, in quanto solo nel Vecchio Continente coinvolge il 17% della popolazione.
Il continuo invecchiamento della popolazione stessa, peraltro, è un fattore che non può essere trascurato, ed è anche per questo motivo che le destinazioni turistiche si dovrebbero impegnare per promuovere, implementare e migliorare il proprio livello di accessibilità.
Un invecchiamento costante che non è correlato solo all’incremento dell’aspettativa di vita, ma anche alla riduzione delle nascite. Si calcola, sulla base delle stime che sono state messe a disposizione dall’Oms, che entro il 2040 oltre il 28% della popolazione in Europa Occidentale avrà più di 65 anni, mentre nel nostro Paese questa percentuale sarà ancora più elevata, arrivando a sfiorare il 33%, per un’età media di ben 52 anni.
Le persone coinvolte.
Quando si parla di turismo accessibile, d’altro canto, è bene tenere in considerazione che quasi sempre gli individui che hanno una o più disabilità necessitano di un accompagnatore che consenta loro di muoversi. La quantità di persone coinvolte, dunque, aumenta in misura radicale.
Per ogni disabile che disponga delle possibilità fisiche ed economiche per viaggiare devono essere calcolati due accompagnatori, che in molti casi sono parenti e amici.
Se la spesa media per vacanza di una persona è pari a 620 euro, un rapido calcolo permette di intuire come il turismo accessibile sia in grado di generare un reddito potenziale pari a 166 miliardi di euro, frutto del coinvolgimento di 268 milioni di persone fruitrici di servizi di questo settore.
Cosa rende accessibile il turismo.
Non rimane, a questo punto, che identificare con precisione il turismo accessibile, definito come l’insieme di strutture e servizi che consentono la fruizione del tempo libero e delle vacanze a chi ha bisogni speciali, nelle migliori condizioni di comfort, di sicurezza e di autonomia, sulla base del principio di uguaglianza e – soprattutto – con dignità.
di Daniele Grattieri
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